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Sogni a lume di candela (eLit): eLit
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Sogni a lume di candela (eLit): eLit

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About this ebook

Grace Marlowe non si è mai sentita tanto imbarazzata. Qualcuno, a sua insaputa, l'ha iscritta a un sito di appuntamenti al buio e ora lei deve vedersi con uno sconosciuto!

L'imbarazzo, però, dura lo spazio di un attimo. Noah Frost, l'uomo selezionato come suo compagno ideale, è infatti alto, bellissimo e con uno sguardo seducente capace di sciogliere anche il cuore più gelido. Persino la sua compagnia è elettrizzante, e la serata penosa e sgradevole che Grace aveva immaginato sta per trasformarsi nell'evento più romantico di tutta la sua vita!
LanguageItaliano
Release dateJan 31, 2018
ISBN9788858981092
Sogni a lume di candela (eLit): eLit
Author

Fiona Harper

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Sogni a lume di candela (eLit) - Fiona Harper

    successivo.

    1

    Grace Marlowe e le sei del mattino di solito non andavano molto d'accordo. Quel giorno invece era in piedi nel centro della cucina ancora avvolta nella penombra, l'orologio che ticchettava al passo con il suo cuore. Una luce perlacea filtrava tra le imposte, confondendo i colori di quell'ambiente angusto e sgangherato.

    Grace fece una smorfia. Tutto sembrava grigio, persino le tazze verde acido e il tostapane rosa. Non c'erano dubbi: era il momento più orribile della giornata.

    Che cosa ci faceva lì? Avrebbe dovuto essere a letto, occupata a sussurrare frasi sconclusionate nel sonno, il piede sinistro appoggiato sul piumino per tenerlo comodo e fresco.

    Con uno scatto improvviso, si diresse verso il primo armadietto che le capitò a tiro e lo aprì. In fondo, uno valeva l'altro; aveva giusto bisogno di tenersi impegnata per non pensare al fatto che quella mattina il suo piccolo appartamento assomigliava a un buco nero.

    Pacchi di pasta e confezioni di pelati la fissavano in silenzio dall'interno della dispensa. Richiuse con cautela l'anta e tentò con un'altra. Cinque scatole di cereali aspettavano in fila che lei ne scegliesse una. Grace richiuse anche quello sportello.

    Il bollitore era a portata di mano, così lo accese con gesti distratti. L'elettrodomestico si animò, emettendo un rumore che squarciò il silenzio. Avrebbe dovuto fare qualcosa, per esempio togliere la patina biancastra che ne rivestiva l'interno. La maledizione dell'acqua calcarea di Londra...

    Grace sbatté le palpebre. Per qualche secondo era riuscita a dimenticare che si sentiva sola e a terra. E questo era di sicuro un buon segno.

    Afferrò la sua tazza preferita: quella enorme e rosa con la scritta sexy mamma in caratteri rosso fiammante. Il regalo di Daisy per l'ultima festa della mamma. Daisy condivideva il suo gusto per il kitsch e aveva immaginato che la sua sexy mamma avrebbe gradito tanto lo slogan quanto i colori sgargianti. Grace era felice che la figlia avesse ereditato il suo sarcasmo, ma quando il sorriso evocato da quel divertente ricordo si fu smorzato, tornò la tristezza. Erano finiti i tempi delle code di cavallo e delle ginocchia sbucciate. Daisy ormai era cresciuta ed era pronta ad abbandonare il nido.

    In effetti, aveva già spiccato il volo.

    Nel giro di un paio di settimane sarebbe stata di nuovo la festa della mamma, e per la prima volta non l'avrebbe trascorsa facendo qualcosa di divertente con sua figlia. L'anno prima erano andate a pattinare e avevano trascorso l'intero pomeriggio con il sedere sul ghiaccio. Poi avevano preso una quantità industriale di cibo a un take-away cinese e si erano fatte una mangiata che era passata alla storia.

    Quell'anno, invece, Daisy avrebbe trascorso la ricorrenza a Parigi, in Romania oppure a Praga. Sarebbe stata in viaggio per tutto l'anno e, al suo ritorno, sarebbe andata all'università.

    Grace si strinse la tazza contro il petto. Sua figlia era in viaggio da diciotto ore e già le mancava da impazzire. Davvero patetico!

    Appoggiò la tazza sul bancone della cucina e rimase immobile con le braccia conserte e la fronte aggrottata.

    Andiamo, Grace! Sei sempre stata in grado di mantenere il tuo sangue freddo, ricordi?

    Eppure, per la prima volta in diciannove anni, si sentiva vecchia e sola. Sentiva un vuoto dentro di sé che poteva essere attribuito solo al fatto che qualcuno si fosse introdotto nell'appartamento nottetempo per ritagliare un pezzo enorme della sua anima e portarselo via. E con ogni probabilità la parte mancante in quel momento stava dormendo in un ostello della gioventù a Montmartre.

    Si preparò una tazza di tè e si decise ad accendere la luce sotto la cappa. Starsene seduta lì al buio poteva dare l'impressione che fosse depressa, pensò, lasciandosi ricadere su una sedia e appoggiando la testa sul tavolo. Volute di vapore si sollevarono dalla tazza e lei rimase a contemplarle rapita, mentre invisibili correnti d'aria ne confondevano i contorni. Dopo un po' riuscì a scuotersi e prese a sorseggiare la bevanda.

    Bleah! Quella mattina il tè era davvero disgustoso. Osservando l'interno della tazza Grace credette di afferrarne il motivo. Aveva dimenticato di aggiungere la bustina. Acqua bollente e latte non erano certo il massimo.

    Si alzò con un sospiro e raggiunse l'armadietto dove conservava le bustine di tè. Si mise alla ricerca dell'Earl Grey e in quel momento una busta rosa cadde e planò sul pavimento.

    Infischiandosene del tè, Grace si chinò, e per un attimo rimase a fissare la calligrafia tondeggiate e familiare con cui era vergata la parola mamma.

    Sorrise. Da quando aveva imparato a scrivere, Daisy aveva preso l'abitudine di disseminare la casa di bigliettini e messaggi. Con il tempo gli indecifrabili disegni con il gessetto erano stati sostituiti da messaggi scritti con una calligrafia di volta in volta più fluida, ma l'ondata di piacere che Grace provava nel trovarli restava la stessa. Strappò la busta e iniziò a leggere con impazienza.

    Cara mamma,

    ti prego, ti prego, ti prego, non ti arrabbiare...

    Grace aggrottò la fronte.

    Lo sapevo! La settimana prima aveva prestato a sua figlia la maglietta di David Bowie e le aveva chiesto di fare attenzione a non metterla nello zaino per sbaglio.

    Piccola birbante! Con la bocca incurvata in un sorriso, continuò la lettura.

    ... ma ho pensato di lasciarti con un piccolo regalo. So quanti sacrifici hai dovuto fare per allevarmi da sola e adesso è arrivato il momento che ti diverta un po' anche tu.

    Grace smise di leggere. Le bruciavano gli occhi e sentiva uno strano prurito nelle narici. Bevve un altro sorso d'acqua calda, rabbrividì e cercò di darsi un contegno.

    Non avrebbe potuto desiderare una figlia migliore e, in qualche modo, le sembrava che il cielo le avesse dato Daisy per compensarla di averle portato via Rob troppo presto e in modo tanto drammatico. Saltare in aria a ventitré anni su una mina antiuomo durante il servizio in Iraq era davvero ingiusto. Non aveva potuto vedere i primi passi di sua figlia o sentirsi chiamare papà.

    Grace inspirò a denti stretti, sopraffatta dal bisogno di piangere, ma scosse la testa e si rifiutò di cedere. Aveva ancora sua figlia e doveva concentrarsi su di lei, perché Daisy era l'unico motivo per cui il sole aveva continuato a sorgere e tramontare negli ultimi diciotto anni.

    Si guardò intorno. Anche se era sciocco, non poté fare a meno di pensare che quel giorno il sole non si sarebbe preso la briga di farsi vedere.

    Andiamo, Grace! Smettila di commiserarti!

    Guardò di nuovo la lettera che reggeva tra le mani. Daisy non aveva alcun motivo di ringraziarla. Restare vedova a ventidue anni era stata dura, certo, ma le era bastato guardare quei meravigliosi occhi castani per sapere che una parte di Rob era sopravvissuta.

    Ma ti conosco, mamma. So che ti cercherai un hobby, oppure deciderai di aprire una tavola calda tutta tua, così finalmente potrai dare ordini anziché obbedire. So anche che c'è una cosa per cui non farai assolutamente nulla, così mi sono presa la libertà di darti una piccola spintarella e non me ne pento. Ne hai bisogno, mamma. E non provare a tirarti indietro!

    Il messaggio di Daisy aveva spazzato via il grigiore dalla cucina una volta per tutte e Grace continuò a leggere.

    Che cosa avrà combinato?, si chiese tra sé.

    Rimase a fissare attonita il foglietto rosa. «Che cosa hai combinato?» gridò in direzione della stanza di Daisy, pur sapendo che la figlia aveva avuto abbastanza buonsenso da frapporre tra loro parecchie centinaia di miglia di terra e una striscia di mare prima di comunicarle l'esplosiva novità. Una precauzione necessaria perché, se fosse stata a portata di mano, l'avrebbe senz'altro strangolata.

    Grace tornò a contemplare la lettera un'ultima volta, quindi la scaraventò sul tavolo. Non le interessava quel che aveva scritto Daisy.

    Deve pur esserci un modo per tirarsi indietro!, si disse terrorizzata.

    Noah avanzò sul tappeto color crema del suo studio, frizionandosi distrattamente i capelli bagnati con una salvietta. Anche se aveva già fatto la sua corsa mattutina, fuori era ancora buio. E tutto era immerso nel silenzio. Ma la cosa non lo infastidiva. Quello era il momento della giornata che preferiva, quando le idee migliori prendevano forma e si sviluppavano.

    Accese il computer. Mentre correva aveva trovato il modo di rendere ancora più malvagio il coprotagonista del suo ultimo romanzo. Il suo editor sarebbe stato contento. L'ultimo episodio della serie di romanzi di spionaggio stava vendendo così bene che dalla casa editrice arrivavano non poche pressioni perché terminasse il nuovo libro il più in fretta possibile.

    Ripiegò con cura la salvietta e la posò sullo schienale della sedia prima di accomodarsi al computer per controllare le e-mail. La casella della posta in arrivo si riempì rapidamente ma, anziché controllare il primo messaggio, ne aprì uno vecchio e cliccò su un link che lo portò a un sito che non osava visitare quando la sua assistente personale era nei paraggi.

    Grace accese la luce nella stanza di Daisy e chiuse gli occhi. Forse il viola alle pareti non era stata una scelta felice: le stava facendo venire il mal di testa.

    Il portatile rosa di Daisy era sulla scrivania. Grace lo sollevò e andò a sedersi sul letto con le gambe incrociate. Il computer non troppo recente si avviò con un soffio rumoroso. Nell'attesa che caricasse le impostazioni, Grace si osservò le unghie e resistette alla tentazione di rimuovere lo smalto blu elettrico. Finalmente riuscì a connettersi e digitò l'indirizzo che Daisy aveva riportato nel suo messaggio.

    www.ilpartenerperfetto.com? Che accidenti le era venuto in mente? L'idea di un appuntamento, al buio o meno, era già abbastanza orripilante. Sposarsi poi! Ci era già passata una volta e per Grace poteva bastare. Tutt'al più poteva accettare una cena o un caffè tra amici.

    Mentre la pagina si apriva, Grace si perse nei suoi pensieri.

    Sposarsi dopo un appuntamento al buio? Che assurdità! Come funzionava? Si andava a cena in un ristorante... e poi?

    La sua mente era affollata di immagini incoerenti. Abiti da sposa coordinati con la tovaglia, fedi nuziali utilizzate come ferma tovaglioli, sacerdoti camuffati da camerieri pronti a svelare la propria identità alle prime avvisaglie di un possibile .

    Aveva la pelle d'oca. Scosse la testa. D'accordo, Daisy aveva ereditato la sua impulsività, ma non si sarebbe mai aspettata che arrivasse a infliggere alla propria madre una simile umiliazione.

    Con una smorfia Grace digitò lo username scelto da sua figlia per creare il suo account.

    Englishcrumpet, la pupa inglese.

    Che classe! Era ovvio che con un nomignolo del genere avrebbe attirato l'attenzione degli uomini sbagliati, di quelli che non perdono mai l'occasione per sbirciare nella scollatura dell'accompagnatrice di turno non appena credono di passare inosservati.

    Cliccò subito sulla casella dell'assistenza agli utenti, ignorando del tutto i cuoricini e i confetti sulla homepage. Doveva esserci un numero di telefono da chiamare per spiegare

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