I misteri di Warm Springs (eLit): eLit
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I misteri di Warm Springs (eLit) - Linda randall Wisdom
Prologo
«Siamo i gatti selvatici! I gatti selvatici!» Il grido gioioso dei bambini si diffuse nel campo sportivo.
«Che gioco assurdo» commentò Scott Fitzpatrick, tenendo un braccio attorno alle spalle della moglie. «Ehi, bellezza, vogliamo rinverdire i nostri ricordi e andare in un angolino buio?»
Bree emise una risata di gola e lo allontanò, ma il suo sorriso gli promise che quella notte non lo avrebbe respinto. «Per essere sorpresi come l'ultima volta? Ricordi come rimase mortificata Sara quando lo seppe? Continuava a domandarmi come potessero dei vecchi come noi fare delle cose simili in pubblico. Inoltre non vorrai rischiare di non esserci quando tuo figlio farà la battuta vincente!»
«Diavolo, no» ridacchiò Fitz.
Bree gli assestò un colpetto con il fianco e s'incamminò. A guardarlo con quei vecchi jeans e la camicia sbiadita nessuno avrebbe mai pensato che suo marito fosse un agente speciale dell'FBI. La gente diceva che loro due formavano una coppia molto affiatata anche perché lei era un'investigatrice della squadra omicidi della contea di Los Angeles.
Dopo otto anni di matrimonio, il marito le faceva ancora battere il cuore come quando l'aveva visto la prima volta. Fitz si lamentava che i suoi capelli stavano diventando grigi, ma lei gli ricordava che la fornace ardeva allegramente anche se il tetto era coperto di neve.
Con i due figli nati da un precedente matrimonio di Fitz e con quello che avevano avuto insieme costituivano una famiglia molto unita.
Bree stava guardando il suo figliastro vincere l'ultima partita del campionato giovanile quando, voltandosi, si accorse che Fitz stava fissando un angolo buio del campo.
«Che cosa c'è?» gli domandò.
«Sembra che sia arrivato quel drogato.»
Bree continuò a sorridere, ma si mise in allerta.
«È uno che conosci?»
«È quel bastardo che girava attorno a Sara.»
Bree si voltò. Il ragazzo in questione stava dando un sacchetto di plastica pieno di pastiglie a un altro ragazzo che lo stava pagando. Dannazione, intorno non c'era nemmeno una guardia di sicurezza.
«Vuoi farmi da spalla?» domandò Fitz.
«Dato che questa è la mia giurisdizione, dovresti farmi tu da spalla.» Bree sfilò la pistola che teneva dietro la cintura e la impugnò.
«Lascialo a me.» Fitz si mosse. «Spiacente, ragazzi, siete in arresto. FBI» gridò mentre li raggiungeva. «State calmi e non succederà niente.»
Bree vide lampeggiare una rivoltella prima del marito.
«È armato!» gridò, puntando la sua pistola. «Mettila giù! Subito!» urlò al ragazzo.
Il giovane la vide e, preso dal panico, si girò verso Fitz e sparò. Bree fece fuoco nello stesso istante in cui una lama ardente le trapassava il petto. Vide Fitz piegare le ginocchia e il suo sguardo sbigottito le fece capire che non si era reso conto di quello che era successo.
Ma lei lo sapeva. C'era troppo sangue che sgorgava dal suo torace. La pallottola doveva aver reciso un'arteria. Cercò di raggiungerlo, però il corpo la tradì e riuscì solo a toccargli la punta delle dita di una mano.
Poi tutto divenne scuro e lei udì il boato della folla. «Rete!»
1
C'era troppo sangue per una persona sola. Nessuno poteva perderne tanto e sopravvivere. Abbassando la testa, Bree guardò l'uomo che stava agonizzando tra le sue braccia.
«Fitz!» gridò, balzando a sedere sul letto.
Nessuno bussò alla porta, chiedendole se stava poco bene. Quella volta il grido le era rimasto intrappolato in gola.
Con dita tremanti, Bree tolse una ciocca di capelli dalla fronte. Aveva creduto che quel sogno non si sarebbe ripetuto. Nella realtà non aveva tenuto tra le braccia il marito morente. Il suo sangue non le aveva coperto le mani. Quando era caduta, dopo essere stata colpita, era riuscita solo a sfiorargli le dita.
Quel sogno era la punizione per non essere riuscita a salvarlo. Abbracciando il cuscino, si cullò avanti e indietro.
«Dannazione, Fitz, non saresti dovuto morire quella notte» sussurrò come cento altre volte. «Saresti dovuto essere qui quando David si è diplomato alle scuole medie. Ho bisogno di te per tenere lontani i ragazzi da Sara e per aiutarmi a crescere Cody.»
Nonostante avesse ancora tre ore di sonno a sua disposizione, non tentò di riaddormentarsi. Non voleva rischiare di rifare quel sogno. Stringendo il cuscino tra le braccia, si riadagiò nel letto.
«Sapevo che non avremmo dovuto trasferirci qui. Non sono riuscita a chiudere occhio per colpa del rumore» annunciò Sara con il tono drammatico che solo una quindicenne poteva adottare. «O in questa casa ci sono dei fantasmi, o abbiamo dei topi sul tetto.»
«Topi?» proruppe il piccolo Cody di sei anni, sbarrando gli occhi. «Topi grandi come in quel film?» domandò alla madre.
Bree lanciò alla figliastra uno sguardo di avvertimento. «L'ispettore che è venuto a controllare la casa prima che ci trasferissimo, ha detto che non ci sono topi. Non dobbiamo dimenticare che le case vecchie come questa sono piene di rumori.»
«Giusto» borbottò David, spalmando la marmellata su una fetta di pane abbrustolito. «La famiglia Addams avrebbe adorato questo posto.»
«Adesso basta!» ordinò Bree, dividendo in due parti l'omelette che aveva cucinato.
Sara respinse il piatto come se fosse stato un nido di vipere. «È pieno di colesterolo e di grasso!» sentenziò, spingendolo verso David che scrollò le spalle e cominciò a mangiare.
Bree si ripromise di fare una lunga chiacchierata con la ragazza, ma in quel momento, se non voleva far tardi il suo primo giorno di lavoro, doveva affrettarsi a mandare i ragazzi a scuola.
Sospirando, continuò a trafficare in cucina. Era ancora arrabbiata con il suo superiore per averla costretta, dieci mesi dopo la morte di Fitz, a scegliere tra un lavoro dietro una scrivania e un posto in una piccola città. Il tenente Carlson si era interessato per rimediarle un posto e le aveva trovato un impiego a Warm Springs, una cittadina non lontana da San Diego in cui sapeva che il tasso di criminalità era molto basso. Il tenente aveva aggiunto che se i suoi figli avessero voluto divertirsi, sarebbero potuti andare a San Diego che distava solo un'ora di macchina e che, una volta in pensione, lui si sarebbe ritirato proprio lì.
I ragazzi avevano accolto male la decisione di trasferirsi e da quando avevano lasciato la loro casa a Woodland Hills glielo avevano fatto capire in mille modi.
Bree mise il piatto della colazione dentro il lavandino. «Pensi di riuscire a trovare facilmente il liceo?» domandò a David. «O le elementari quando andrai a prendere Cody?»
Invece di ridere come faceva spesso, il ragazzo mantenne un'espressione corrucciata. «Oh, sì, impiegherò un mucchio di tempo a trovare due scuole che distano due isolati in una città che ne conta tre in tutto» borbottò, posando a sua volta il suo piatto nel lavandino.
Bree lo guardò e vide in lui i tratti di suo padre. In quei mesi i ragazzi avevano sofferto per la sua morte e oltre a questo avevano dovuto abbandonare i loro amici e la città in cui erano sempre vissuti.
Sebbene David non dicesse mai niente, lei sapeva che soffriva per aver dovuto lasciare la sua squadra di football durante l'anno e perché, nella scuola in cui si era iscritto, era troppo tardi per essere ammesso a giocare. David aveva borbottato che avrebbe cercato di entrare in quella di baseball e lei sperava tanto che ci riuscisse.
Si assicurò che tutti e tre i ragazzi avessero i soldi per il pranzo, diede a Cody il suo zaino e lo fece salire sulla sua Expedition dove Jinx, il pastore tedesco che era il suo collega di lavoro, li aspettava scodinzolando.
«Se fossi rimasto nella mia vecchia scuola, avrei avuto la signora Allen come insegnante» sospirò il bambino. «Nella sua classe si fanno delle cose bellissime e tiene un criceto e due porcellini della Guinea.»
Bree intuì il suo dolore e ne soffrì. Sapeva che quel trasferimento era stato difficile anche per lui che quell'anno cominciava a frequentare le elementari. Aveva sperato che arrivando lì con due settimane di anticipo i ragazzi si sarebbero ambientati e invece si era trovata a battagliare con loro sempre scontenti e immusoniti.
Sara e David non la preoccupavano perché sapeva che non avrebbero avuto difficoltà a farsi dei nuovi amici ma Cody era un bambino timido e silenzioso che non socializzava con facilità.
«Ho sentito dire che la tua maestra, la signorina Lancaster, è molto simpatica» gli disse. «E che in classe fa delle cose bellissime. Forse ha anche lei un criceto.»
«Non come il criceto Harry» mormorò il bambino con voce tremante.
Era ancora depresso quando Bree fermò l'auto davanti a un edificio che comprendeva la scuola materna e le elementari.
«Ti ricordi dov'è la tua aula? O preferisci che ti accompagni?»
Cody guardò i bambini che si affrettavano verso l'entrata e assunse un'espressione decisa. I suoi capelli rossicci che lei aveva pettinato e allisciato, erano di nuovo arruffati e Bree dovette soffocare l'impulso di metterglieli a posto.
«Non sono un bambino piccolo, mamma» rispose con dignità. «So che devo andare nell'aula 108.»
Bree lottò per non commuoversi. «Ricordati che David verrà a prenderti dopo la scuola» gli rammentò.
«Non devo parlare con gli sconosciuti e se qualcuno cerca di fermarmi devo correre a dirlo alla maestra» recitò lui. «O gridare forte. Inoltre devo stare davanti al portone fino all'arrivo di David.»
Bree soffocò l'impulso di abbracciarlo. «Fai il bravo» si limitò a raccomandarsi.
Cody scese dalla macchina e si voltò a salutarla con la mano.
Bree aspettò che fosse entrato nell'edificio, poi si diresse verso il dipartimento dello sceriffo di Warm Springs.
«Spero che tu sia pronto, collega» disse al suo cane, mettendogli al collo la catena a cui era attaccata una targhetta di riconoscimento.
Dato che agli investigatori non veniva richiesto d'indossare l'uniforme, si era messa dei calzoni di lino marrone e una camicetta in tinta. Il suo distintivo era attaccato alla cintura e la pistola, infilata dietro la schiena, era nascosta dalla giacca di lino. I capelli castani che teneva corti per comodità le danzavano attorno al viso mentre camminava con Jinx che procedeva regalmente al suo fianco.
«Buongiorno, detective Fitzpatrick» l'accolse la receptionist dell'ufficio con un piccolo sorriso. La targhetta sulla sua giacca rivelava che si chiamava Irene e come i vicesceriffi della stazione indossava una maglietta blu e dei pantaloni cachi. «Dirò allo sceriffo Holloway che è arrivata.» Guardò Jinx con apprensione e mormorò: «Non abbiamo mai avuto dei cani qui».
«Jinx è stato nominato vicesceriffo» le spiegò Bree.
«Detective Fitzpatrick?»
Bree si voltò verso il suo superiore. Anche lui indossava una maglietta blu e dei calzoni cachi e i suoi stivali erano così lucidi da specchiarvisi. A quanto pareva Roy Holloway teneva alla propria immagine. Bree pensò che era un bell'uomo e che aveva un sorriso amichevole e degli allegri occhi azzurri.
«Sceriffo Holloway» rispose, porgendogli la mano. «Mi dispiace che non ci siamo incontrati l'ultima volta che sono venuta qui. Mi hanno detto che lei era in vacanza con la sua famiglia.»
«Mi stavo rilassando nel mio posto di pesca preferito» spiegò lui, guardando il cane e sogghignando. «Non sono abituato ad avere un vicesceriffo a quattro zampe.»
Bree rise a sua volta. «Jinx sarebbe perfetto se gli avessi insegnato a guidare.»
«Venga» la esortò Roy, «andiamo a parlare nel mio ufficio.»
Bree mormorò un comando a Jinx che s'incamminò al suo fianco e mentre percorrevano un corridoio, notò che gli uomini seduti dietro le scrivanie la guardavano con interesse.
«Si sieda» la invitò Roy, accomodandosi dietro il suo scrittoio.
Bree prese la seggiola davanti a lui e Jinx si accucciò al suo fianco.
«Sarò chiaro con lei» esordì il suo capo, adottando un atteggiamento professionale. «Non pensavo d'aver bisogno di un altro detective. La città sta crescendo ma per il momento non volevo aumentare il numero dei miei aiutanti.»
«Soprattutto assumendo un detective donna?»
«Probabilmente» ammise lui. «Sarò sincero con lei, Fitzpatrick, io non amo le sorprese. Mi piace sapere che cosa succede nel mio dipartimento e assumere da solo il mio personale.»
«Non lo sapevo» replicò Bree con sincerità.
«Lei avrà dei doveri precisi» continuò lui, guardando il plico aperto sulla scrivania. «Vicino al parcheggio è stato creato un recinto per il cane. Toccherà a lei tenerlo pulito.»
«Certo» rispose Bree senza esitare.
Il tenente Carlson le aveva detto che sarebbe stata più tranquilla in quella cittadina ma non le aveva confidato che il suo capo non sarebbe stato contento del suo arrivo.
«Dato che lei è un'esperta, la metterò subito al lavoro» la informò lui. «Le va bene?»
«È il solo modo di procedere.»
Roy annuì. «Ma mi permetta di dirle che se sbaglia sarò inflessibile. Non m'importa che lei abbia un cane che può mangiarmi a colazione.»
«Jinx non ha morsicato un ufficiale da almeno un mese» replicò lei in tono scherzoso.
Roy rise. «Come mai l'ha chiamato Jinx?»
«Viene da una distinta progenie di cani poliziotto» rispose Bree. «Suo padre è Asso, come nell'Asso di Spade e sua madre è Allie, come in Poker Alice, la famosa giocatrice d'azzardo. Jinx è nato un venerdì tredici e tutti i cuccioli hanno avuto dei nomi