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Ricatto e seduzione: Harmony Collezione
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Ricatto e seduzione: Harmony Collezione

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About this ebook

L'attrice Daisy Maddox farebbe qualsiasi cosa per suo fratello, anche intrufolarsi in un lussuoso ufficio di New York per restituire l'orologio che quest'ultimo ha rubato al milionario Rollo Fleming.



Chi preferisci? Me o la polizia?

Quando però lui la sorprende con le mani nel sacco, Daisy non può fare altro che affidarsi al suo perdono. Rollo glielo concede, ma solo a patto che lei accetti di sposarlo. Catapultata nel mondo sfavillante del milionario e costretta a interpretare il ruolo della moglie devota di un uomo per cui prova una pericolosa attrazione, Daisy scopre che anche il ricatto può riservare qualche piccola delizia. Soprattutto in camera del letto.
LanguageItaliano
Release dateFeb 20, 2018
ISBN9788858977163
Ricatto e seduzione: Harmony Collezione

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    Ricatto e seduzione - Louise Fuller

    successivo.

    1

    La festa era affollata e chiassosa. La gente ballava in ogni angolo, ridendo e alzando le braccia in aria. Tutti si stavano divertendo, tranne Daisy Maddox. Appoggiata al muro, con i capelli biondi illuminati dalle luci stroboscopiche, se ne stava in disparte, osservando con occhio critico la sala. Nessun luogo al mondo era vivo come Manhattan a notte fonda e nessun posto era più alla moda della Fleming Tower, il sottile grattacielo in vetro e acciaio di proprietà del capo di suo fratello David: Rollo Fleming, magnate milionario e organizzatore di quella festa. Daisy sospirò. Era proprio un gran bel party, se solo avesse fatto parte degli invitati!

    Soffocando uno sbadiglio, osservò la propria uniforme. Per lei, che doveva servire invece i calici di champagne, quello era soltanto l'ennesimo turno di lavoro. Non le piaceva lavorare come cameriera, a prescindere dalla bellezza del luogo o degli invitati. Lanciò uno sguardo al ragazzo che le era stato addosso per tutta la serata.

    Magro, moro e affascinante, era esattamente il suo tipo. In una situazione normale avrebbe flirtato un po', ma quella sera aveva fatto fatica persino ad accorgersi della sua presenza.

    «Dai!» Lui le sorrise speranzoso. «Solo un bicchiere non potrà fare del male!»

    Alle sue spalle Joanne, un'altra cameriera, alzò gli occhi al soffitto.

    Daisy fece un respiro profondo. Sei mesi prima si era trasferita nell'appartamento di David sperando di sfondare a Broadway solo che, esattamente come il resto della sua vita, le cose non erano andate secondo i piani previsti e i suoi sogni si erano infranti in una sequela di audizioni e rifiuti.

    Tuttavia gli anni alla scuola di recitazione non erano stati vani pensò mentre, abbozzando un'espressione delusa, rispondeva con un sorriso di rammarico: «È molto carino da parte tua, Tim, ma non posso. Te l'ho già detto. Non bevo mentre lavoro». Indicò poi con lo sguardo la propria uniforme, ma il ragazzo non sembrava aver accettato quella risposta.

    «Mi chiamo Tom, non Tim. Dai, solo un bicchiere! Prometto che non lo dirò a nessuno.» Ridacchiò. «Il grande capo non è qui a sgridarti.»

    Il grande capo era Rollo Fleming. Daisy fu percorsa da un fremito nel ricordare la foto del suo viso affascinante che faceva capolino con aria sprezzante dal sito web della Fleming Organisation. Era proprio vero. Nonostante il fatto che la festa fosse stata organizzata nel suo grattacielo e per il suo staff, Rollo aveva preferito non parteciparvi. Voci di corridoio dicevano che si sarebbe presentato all'improvviso. Qualcuno sosteneva addirittura di averlo visto nell'atrio. Daisy era invece certa che non sarebbe venuto. Rollo Fleming si trovava a Washington per affari e quando avesse fatto ritorno la festa sarebbe stata già conclusa, pensò, lanciando un'occhiata furtiva all'orologio al muro.

    «Quindi lavori per lui?» chiese una voce femminile,

    Sorpresa, si voltò e vide Joanne che osservava Tom incuriosita.

    Annuì.

    «Sì, da circa un anno.»

    «Davvero?» le chiese Joanne stupita. «Lui è davvero bellissimo. Com'è di persona?»

    Quella domanda era rivolta a Tom, ma Daisy dovette mordersi la lingua per evitare di rispondere. Le ore passate a navigare sul web l'avevano resa la più esperta conoscitrice di Rollo Fleming. Non che ci fosse molto da sapere, dato che rilasciava raramente interviste, e a eccezione delle foto che lo ritraevano con svariate modelle, la sua vita privata non era molto documentata.

    Tom fece spallucce. Sul viso comparve un misto di timore e ammirazione. «Non lavoro a stretto contatto con lui, ma per quanto riguarda gli affari ha il tocco di re Mida. Inoltre, si becca tutte le donne più belle.» Aggrottò la fronte. «Però è anche inquietante. Intendo dire che lavora come un pazzo e ha manie di controllo. Conosce tutto quello che succede, ogni singolo dettaglio! Ed è ossessionato dall'onestà...» Fece una pausa. «Un giorno ero con lui a una riunione quando è sorto un problema. Qualcuno aveva cercato di insabbiarlo e lui si è arrabbiato. Diciamo solo che nessuno desidererebbe mai averlo contro.»

    Daisy provò un nodo allo stomaco. Le parole di Tom confermavano tutto quello che David le aveva già riferito. Rollo Fleming era uno stakanovista esigente e un donnaiolo impenitente, in pratica una versione potenziata del suo ex, Nick, esattamente il tipo di uomo che detestava.

    Alzando lo sguardo si lasciò sfuggire un sospiro, non per colpa del ricordo della sua ultima relazione fallita ma per le lancette dell'orologio: il suo turno era quasi finito. In una serata qualunque si sarebbe sentita sollevata, ma quella notte era diversa. Quella notte sarebbe stata la prima, e sperava anche l'ultima, in cui avrebbe dovuto scegliere tra infrangere una promessa o la legge.

    «Stai bene?» Joanne le diede una gomitata. «Hai un aspetto alquanto malaticcio.»

    Daisy deglutì. Si sentiva esattamente in quel modo. Il solo pensare a quello che stava per compiere le faceva venire la nausea. Si sforzò di sorridere. «So che questa è la città che non dorme mai, ma qualche volta vorrei tanto che New York andasse a letto presto.»

    «Senti...» Joanne si guardò intorno poi abbassò la voce. «Perché non torni a casa? Finisco io qui.»

    Daisy scosse il capo. «Sono solo stanca. Non voglio piantarti in asso.»

    «Non è vero. Smettila di far finta di stare bene.»

    Daisy esitò. Odiava dover mentire a Joanne, specialmente quando era così gentile con lei. Tuttavia non poteva dirle la verità. Stava ancora cercando di venire a patti con se stessa. Riandò con la mente a quattro giorni prima quando, una volta ritornata all'appartamento di David, l'aveva trovato in lacrime. Dopo molti sforzi le aveva confessato di avere un problema con il gioco d'azzardo. Solo che non era un semplice problema: a quanto pareva, infatti, scommetteva e perdeva denaro da mesi e i suoi debiti erano ormai fuori controllo.

    I loro genitori avevano insegnato a entrambi l'importanza di vivere con i propri mezzi. I debiti erano però l'ultimo dei problemi di David. Facendo cadere alcuni fogli nell'ufficio di Rollo Fleming, infatti, aveva notato un orologio di marca sul pavimento. Non si era quindi limitato a guardarlo e basta, ma l'aveva preso e se l'era pure intascato, sperando di poterlo vendere per ripagare i propri debiti. Una volta tornato a casa, però, si era reso conto di quello che aveva fatto ed era crollato. Daisy aveva quindi dovuto promettergli che l'avrebbe rimesso al suo posto.

    Quel pensiero la riportò alla realtà. Abbozzò una smorfia. «In effetti non mi sento molto bene. Forse è meglio che vada. Grazie, Joanne, sei un tesoro.»

    L'amica annuì. «Sì, lo sono, ma non esagerare con i ringraziamenti: martedì dovrai coprire il mio turno. Cam mi vuole portare fuori a cena, è da sei mesi che stiamo insieme!»

    Anche lei avrebbe desiderato avere un appuntamento, rifletté Daisy mentre si faceva strada tra gli invitati alticci per raggiungere l'ingresso deserto. Certo, il requisito sarebbe stato quello di avere un ragazzo, ma giusto cinque settimane prima Nick aveva deciso di aver bisogno all'improvviso dei propri spazi. Spazi! Si fermò tristemente davanti all'ascensore. Romeo non aveva mai detto a Giulietta di aver bisogno di spazi.

    Fissò il proprio riflesso sulla porta d'acciaio lucido. Tutti gli uomini erano inaffidabili ed egoisti o, più probabilmente, era lei che non riusciva a comprenderli. A ogni modo, ne aveva abbastanza. Nel prossimo futuro sarebbe rimasta felicemente single.

    Infilando una mano nell'ampia tasca del proprio grembiule estrasse un tesserino magnetico e osservò la foto del fratello. Per fortuna aveva David: lui era sempre al suo fianco, la aiutava a prepararsi per le audizioni e le aveva anche trovato quel lavoro da cameriera. Fece strisciare la tessera e rimase senza fiato quando la spia verde si illuminò e le porte si aprirono lentamente davanti a lei. Gli doveva ogni cosa. Ora aveva finalmente l'occasione per potersi sdebitare.

    Le tremavano le mani. Ce l'avrebbe fatta? Esitò per un secondo. Il pensiero di David che l'aspettava all'ingresso e il sollievo sul suo volto quando fosse tornata da lui la incoraggiarono ad avanzare. Nell'ascensore venne sopraffatta dalla paura e dal panico, ma in men che non si dica le porte le si aprirono davanti e con il cuore che batteva all'impazzata si avviò lungo un corridoio buio. David le aveva indicato quale fosse l'ufficio di Rollo. Ticchettando delicatamente sul pavimento in parquet attraversò la sala di ricevimento e si fermò di fronte a una porta di legno. Rimase a fissarla in silenzio. Non c'era alcuna targa identificativa, nulla che potesse distinguerla dalle altre. Si chiese quale fosse il motivo. Sembrava un atto stranamente modesto per un milionario che non faceva nulla per nascondere di ritenersi non solo un uomo d'affari, ma anche un costruttore d'imperi finanziari. Dopotutto, un uomo come Rollo Fleming non aveva certo bisogno di presentazioni, a maggior ragione in un grattacielo che portava il suo stesso nome.

    Daisy si sentiva come se stesse per entrare nella tana del lupo. Ma il lupo non era in casa e quando fosse tornato lei se ne sarebbe andata già da un pezzo. Facendo quindi un respiro profondo, strisciò nuovamente il tesserino e aprì la porta.

    L'interno era silenzioso e buio. Attraverso le finestre, si intravedeva il panorama familiare della città illuminato da mille luci. Rimase a osservarlo meravigliata. Rollo Fleming godeva davvero della vista più spettacolare di New York. Tuttavia, ogni minuto trascorso in quell'ufficio avrebbe aumentato il rischio di essere sorpresa e perciò, spronata da quella prospettiva, fece inconsciamente un passo in avanti.

    «Ahi!»

    Il suo ginocchio aveva colpito qualcosa di duro nell'oscurità, ma quel dolore venne presto dimenticato non appena si rese conto che quella strana cosa aveva cominciato a tremare. Con il cuore in gola allungò una mano nel tentativo di evitare che quell'oggetto cadesse. Era però troppo tardi: un rumore sordo echeggiò nell'ufficio.

    «Brava Daisy...» borbottò sottovoce. «Perché già che ci sei non accendi anche qualche fuoco d'artificio?»

    Digrignando i denti, si piegò e si massaggiò con cautela il ginocchio. All'improvviso raggelò: dall'altro lato della porta giunse il rumore chiaro e inconfondibile di passi in avvicinamento. Rallentarono e si fermarono. Il cuore di Daisy batteva all'impazzata. Sollevò il capo non appena la porta si spalancò e la stanza venne invasa dalla luce. Per un lungo attimo rimase ad aspettare, sperando e pregando che, come lei non riusciva a vedere chi fosse, la stessa cosa accadesse alla persona che era appena entrata nella stanza. Quella speranza venne però cancellata da una voce, fredda e profonda, che ruppe il silenzio.

    «Ho avuto una giornata lunga e deludente, quindi spero per il tuo bene che tu abbia una buona scusa che giustifichi la tua intrusione.»

    Daisy sbatté le palpebre. Quelle parole le avevano fatto provare un fremito lungo la schiena, ma non fu nulla a confronto dello sgomento che ebbe nel riconoscere il viso dell'uomo che si trovava davanti alla porta aperta. Rollo Fleming sarebbe dovuto essere a Washington, per affari. Tuttavia, a meno di non avere delle allucinazioni, quelle indiscrezioni non erano vere.

    L'essere rimasta abbagliata dalla bellezza che aveva davanti agli occhi l'aiutò a non cadere nel panico. Sullo schermo e sui giornali, Rollo Fleming era stupendo come una star del cinema, eppure in carne e ossa il suo fascino era ancora maggiore, enfatizzato da un'aria decisa e mascolina che la fece arrossire. Non era però il suo tipo, pensò in fretta. Era troppo biondo, troppo posato, troppo freddo. Era solo a causa dello shock che non riusciva a smettere di guardarlo.

    Con i tratti del volto decisi e i capelli corti e biondi, non somigliava affatto a un magnate milionario. Solo la giacca palesemente molto costosa faceva presagire che fosse più ricco del PIL di qualche piccolo stato. Quando la guardò dritto negli occhi, raggelò. I suoi occhi erano straordinari: chiari e verdi, brillanti come il vetro. Tuttavia, fu la bellissima curva delle labbra carnose ad attrarre la sua attenzione. Immaginò quella bocca piegarsi in un sorriso seducente...

    Sobbalzò. Non stava affatto sorridendo. Aveva piuttosto le labbra serrate, che rispecchiavano la rigidità minacciosa dell'intero corpo che bloccava l'uscita. Daisy scrutò nervosa l'ufficio, cercando

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