Un ereditiera misteriosa: Harmony Collezione
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Rio Mastrangelo non vuole avere niente a che fare col padre, che non l'ha mai riconosciuto. Così, quando eredita da lui un'isola che sembra un angolo di paradiso, decide di venderla al più presto. Ma la potenziale acquirente non è la viziata ereditiera che si era aspettato.
A corto di denaro, Tilly Morgan ha accettato una somma notevole per impersonare il ruolo di una donna ricca e capricciosa. Ma la presenza del sensuale padrone di casa sta complicando notevolmente le cose. Quando poi infuria una tempesta, che li intrappola insieme in un minuscolo cottage, la passione che divampa fra loro mette a rischio l'identità di Tilly... oltre che il suo cuore!
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Un ereditiera misteriosa - Clare Connelly
successivo.
Prologo
Strano che lì, su quell'isola in cui sua madre aveva trascorso solo pochi mesi, Rio si sentisse così vicino a lei. Era come se la sua presenza impregnasse le pareti del cottage o accompagnasse il movimento delle onde salmastre che morivano sulla spiaggia. Su quell'isola non riusciva a vederla mentre si avvicinava alla fine, così indebolita e malata; la immaginava che correva libera sulla sabbia, la sua risata spontanea che si perdeva nell'aria.
Fece roteare il bicchiere con lo scotch tanto che il ghiaccio urtò il cristallo, il suono inghiottito da quanto lo circondava. La spiaggia, gli uccelli, il fruscio delle foglie. Pareva che persino le stelle sussurrassero tra loro... e ce n'erano così tante di stelle, visibili dall'isola nel mezzo del mare, lontano dalla civiltà.
Rosa aveva amato quel luogo.
Ma non sorrise al ricordo di sua madre.
La sua vita era stata caratterizzata dalla perdita e dalla sofferenza, sino alla fine. E adesso lui era nell'isola che apparteneva all'uomo che avrebbe potuto alleviarle molte di quelle sofferenze, se soltanto gliene fosse importato.
No. L'isola non apparteneva più a Piero.
Era sua.
Un'offerta troppo tardiva che Rio non avrebbe voluto accettare.
Persino adesso, un mese dopo la morte del padre, lui era convinto di essere stato nel giusto respingendolo, tenendolo lontano, opponendosi a qualsiasi tentativo di riconciliazione.
Non aveva voluto aver niente a che fare con il potente milionario italiano, e mai l'avrebbe voluto. E non appena si fosse liberato di quella dannata isola non gli avrebbe più neppure rivolto un pensiero.
1
«Cressida Wyndham?»
Era il momento di porre fine alla menzogna. Di essere onesta: se voleva tirarsi fuori da quel dannato pasticcio avrebbe dovuto dire la verità.
No, sono Matilda Morgan e lavoro per Art Wyndham.
Ma purtroppo questa volta era con le spalle al muro. Ciò che aveva avuto inizio come un favore personale per l'ereditiera si era mutato in un obbligo al quale non poteva sottrarsi, soprattutto avendo accettato trentamila sterline per questo particolare favore. Era stata comprata, pagata, e se non si fosse resa disponibile le conseguenze sarebbero state terribili.
D'altra parte si trattava di una settimana soltanto. Cosa poteva andare storto in sette giorni di sole?
«Sì...» si ritrovò a mormorare, prima di ricordare che stava impersonando la parte dell'ereditiera di una fortuna di milioni di dollari. Mormorare qualcosa tra i denti non era nel ruolo.
Alzò il capo sforzandosi di sostenere lo sguardo dell'uomo con un luminoso sorriso. Un sorriso che gelò quando lo riconobbe.
«Lei è Rio Mastrangelo.»
L'espressione del giovane non lasciava intendere nulla. E questo non la sorprendeva. Ilario Mastrangelo era noto per il suo spietato dinamismo. Si diceva che avesse un cuore di ghiaccio e che lasciasse perdere qualsiasi transazione, a meno che non si svolgesse secondo i suoi programmi. O, perlomeno, questo era quanto si raccontava di lui.
«Sì.» Il motoscafo rollava sotto di lei. Era per questo che si sentiva tanto incerta e traballante? Osservò il pilota, un uomo basso con un sorriso sdentato e la pelle del viso cotta dal sole... ma era immerso nella lettura del giornale. Quindi nessun aiuto da quella parte.
«Mi aspettavo d'incontrare un agente immobiliare» cominciò, perché il silenzio che si prolungava era angosciante e sentiva la necessità di spezzarlo.
«No, nessun agente.» L'uomo entrò nell'acqua poco profonda, apparentemente incurante del fatto che i jeans si inzuppassero fino al ginocchio.
Nessun agente. Fantastico.
Cressida era stata chiara: avrebbe incontrato un agente.
Ci sarai solo tu, qualche incaricato dell'agenzia immobiliare e della servitù dell'isola. È sufficiente che tu dica che vuoi trascorrere del tempo da sola per afferrare in pieno l'atmosfera dell'isola e rilassarti. Starai al fresco tutta la giornata, mangerai prelibatezze... Vacanze perfette, no? Non è un grande impegno.
Non era un grande impegno.
Solo che, osservando Rio Mastrangelo, Tilly pensò che le cose non stessero proprio così. Lui era un esperto uomo d'affari e lei era una pivella.
«Ha un bagaglio?»
«Oh... sì.» Annuì allungando la mano verso il borsone Louis Vuitton che Cressida aveva insistito per prestarle.
Mentre lo prendeva, Rio alzò gli occhi su di lei, un lampo di curiosità nello sguardo.
Lo stomaco di Tilly si muoveva allo stesso ritmo delle onde. In carne e ossa lui era molto più affascinante. O forse era lei a non aver mai prestato molta attenzione.
Sapeva qualcosa di lui. Era un imprenditore milionario che si era fatto da sé. Un anno prima era stato su tutti i giornali per aver acquistato un grande appezzamento di terreno a sud di Londra con l'intenzione di valorizzarlo. Lo ricordava perché le aveva fatto piacere. Proprio su quel terreno c'era un vecchio pub, uno dei più antichi di Londra, con un pavimento traballante e pareti inclinate, nel quale un'estate lei aveva lavorato dopo aver lasciato la scuola. L'idea che andasse in rovina l'aveva rattristata, ma in un'intervista Rio aveva affermato di volerlo restaurare.
«Viaggia leggera» rimarcò.
Tilly annuì. Aveva buttato nel borsone qualche bikini, un paio di infradito, dei libri e alcuni prendisole. L'indispensabile per una settimana da sola su un'isola deserta.
Lui si gettò il borsone sulla spalla poi le porse la mano. Tilly lo fissò come se si fosse trasformato in un rospo.
«Ce la faccio da sola...» mormorò rigida, rimproverandosi subito per il tono puritano.
Cressida decisamente non era puritana. Snob sì, ma puritana?
Ma per favore! Le stravaganze di Cressida in genere facevano sembrare un viaggio a Ibiza una visita in un ospizio. Il padre di Cressida, il capo di Tilly, era stato entusiasta per il fatto che la figlia, alla fine, avesse mostrato qualche interesse per l'attività paterna accettando di recarsi sull'isola per valutare la possibilità di farne una rinomata meta turistica.
Rio Mastrangelo non aveva quel fascino da divo di Hollywood, si ripeté Tilly mentre si avviava verso la scaletta per scendere dal motoscafo. E neanche quello del ragazzo della porta accanto, biondo con gli occhi azzurri, al quale era impossibile resistere. E neppure distinto e convenzionale come si era aspettata. Era... selvatico. Indomabile.
Le parole le salirono alla mente dal nulla ma, dopo avergli rivolto un'occhiata di sfuggita, seppe di avere ragione.
La pelle era abbronzata e il mento ricoperto da una folta barba indicava che non si radeva da giorni, senza preoccuparsi di esibire un ordine esteriore. Gli occhi erano grandi, di un grigio scuro come il colore dell'oceano nel punto più profondo. Le ciglia erano lunghe e fitte. I capelli neri si arricciavano sul collo dove sfioravano la camicia.
Aveva un fisico atletico. Era alto, spalle ampie e muscoli sodi. Gli avambracci si flettevano mentre portava il suo bagaglio.
Ma erano quegli occhi ad attrarre la sua attenzione in modo particolare.
Ebbe l'impressione di essere stata schiaffeggiata. Erano allacciati ai suoi, di un grigio che tendeva al verde. L'imbarcazione oscillò di nuovo e lei si aggrappò al corrimano per sostenersi.
Per il volo aveva scelto un abito semplice. Era di sartoria, ma l'aveva acquistato di seconda mano diverso tempo prima, quando quel programma pazzesco non era ancora all'orizzonte. Era turchese, il suo colore preferito, e metteva in risalto i lunghi capelli rossi. Anche la sua pelle, se non abbronzata come quella di Rio, aveva una tonalità dorata. Aveva scelto quell'abito perché voleva essere elegante, ma non per Rio.
L'aveva scelto per i fotografi che avrebbero potuto scattarle qualche foto all'aeroporto di Roma o sul traghetto per Capri. Per i turisti con il cellulare che avrebbero riconosciuto Cressida Wyndham, il suo alter ego, in viaggio per una fantastica vacanza nel Mediterraneo. Aveva sempre tenuto la testa bassa, come se realmente fosse un'ereditiera che fingeva di voler evitare l'attenzione, ma che nello stesso tempo faceva di tutto per essere al centro della scena.
Per questo motivo aveva scelto quell'abito.
Per Rio, sospettava che sarebbe stato meglio indossare un abito da suora.
Qualsiasi cosa pur di sfuggire quello sguardo che la studiava con insistenza.
Nei suoi ventiquattro anni aveva conosciuto uomini a sufficienza per riconoscere quel tipo di interesse, maledicendo tra sé quelle curve che molte donne le invidiavano. Da tempo odiava il suo seno generoso, la vita sottile e i fianchi arrotondati. Nel suo fisico c'era qualcosa che pareva segnalare agli uomini di essere disposta a spogliarsi e a balzare nel loro letto.
Il motoscafo oscillò di nuovo e ancora una volta si aggrappò al corrimano. Il pilota aveva accostato il più possibile alla spiaggia, ma anche in quel caso sarebbe stato impossibile sbarcare senza bagnarsi i piedi. Si tolse le scarpe e le tenne in mano, consapevole che Rio la stava osservando.
Stava per posare i piedi sulla sabbia quando sopraggiunse un'altra ondata che la fece cadere ignominiosamente in acqua.
Ovviamente Rio le fu subito accanto. Con il borsone di Cressida sistemato sulla spalla, la afferrò proprio nel momento in cui sarebbe finita sott'acqua.
La aiutò a rialzarsi, lo sguardo divertito.
Da vicino era di una bellezza devastante: notava le lentiggini sul naso aquilino e poteva apprezzare la profondità dei suoi occhi che non erano del tutto grigi. Avevano delle pagliuzze dorate che si mescolavano in mille combinazioni. Avrebbe potuto trascorrere tutta la giornata a osservarle.
«Pensavo che ce l'avrebbe fatta» considerò lui.
Tilly era sconvolta. Che figura da sciocca aveva fatto! Cressida non sarebbe mai inciampata in un movimento così elementare come scendere da un motoscafo. No, Cressida avrebbe preso la sua dannata mano e gli avrebbe passato le unghie sul palmo, incoraggiandolo a guardarla. Invitandolo a fare ben di più.
Matilda Morgan, invece, era un'imbranata. Cadere da un motoscafo era proprio quel genere di cose per cui il suo gemello Jack l'avrebbe presa in giro. Ma sarebbe anche scoppiato in una risata alla quale lei si sarebbe unita.
Così anche in quest'occasione si ritrovò a sbottare in una risata, pur cercando di coprirsi la bocca.
«Mi dispiace...» mormorò sorridendo a Rio. «Probabilmente sono la persona più imbranata che lei abbia mai conosciuto.»
Quella considerazione lo colse alla sprovvista.
Quando Art Wyndham l'aveva avvertito che avrebbe mandato sua figlia Cressida a dare un'occhiata all'isola, Rio aveva provato un misto di emozioni contrastanti.
Sapendo che la bellissima ereditiera era considerata una povera sciocca, aveva immaginato che in un paio di giorni l'avrebbe convinta ad acquistare l'isola. Da quanto aveva sentito dire, Cressida Wyndham era il tipo di donna che gli andava bene per una cosa soltanto. Era solo bellezza, niente sostanza, ed era l'ultima persona con cui avrebbe trascorso del tempo, salvo a letto.
Ma doveva ammettere che la sua risata era deliziosa. Musica e sole.
Sempre sorridendo lei si scostò reggendosi finalmente in piedi. «Va tutto bene» lo rassicurò. «Sono solo un po' fradicia.»
A quelle parole lui emise un suono gutturale, poi la lasciò di scatto. «Può asciugarsi all'interno.»
Fece un cenno verso la spiaggia e per la prima volta lei guardò l'isola. Era rigogliosa e lussureggiante, e poco