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Pericolo nella notte
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Pericolo nella notte

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About this ebook

In una notte buia e tempestosa, l'affascinante Lord James Aldhurst trova una donna svenuta sul viale che porta alla residenza di campagna della sua famiglia. La giovane ha ferite alla testa e ai polsi, indossa abiti semplici ma biancheria finissima, e al suo risveglio non ricorda né il proprio nome né da dove proviene. Un mistero che si fa più intricato con il passare dei giorni, perché è chiaro che Anne, come il gentiluomo chiama la fanciulla che gli ha irrimediabilmente rapito il cuore, è in pericolo. Qualcuno la sta inseguendo, e sembra che voglia separarli per sempre.
LanguageItaliano
Release dateMar 9, 2018
ISBN9788858980026
Pericolo nella notte
Author

Sylvia Andrew

Like every writer she has ever met, Sylvia Andrew is a great reader. Her preference in fiction is for thrillers and historical romances, though she is ready to read anything if desperate. However, one benefit of writing seriously is that she no longer haunts the library looking for something new to read — she is usually too busy plotting her own! Sylvia and her husband live in Maidenhead with two delightful pets, and visit their small house in Normandy whenever they can.

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    Pericolo nella notte - Sylvia Andrew

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Reawakening Miss Calverley

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2010 Sylvia Andrew

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-002-6

    1

    Un’improvvisa folata di vento schizzò di pioggia il viso di James Aldhurst che alzò il colletto del pastrano e spronò il cavallo, maledicendo il tempo avverso e la propria stupidità. Se avesse avuto un briciolo di buonsenso in quel momento sarebbe stato seduto davanti a un fuoco scoppiettante nella locanda di Norris, sulla strada per Portsmouth, con un bicchiere del suo famoso punch in mano e la prospettiva di una buona cena per sé e per Sam Trott. E poi di un comodo letto per la notte. Invece, da più di un’ora, lui e Sam stavano lottando contro il vento, la pioggia e il fango lungo la strada che andava a Hatherton. Avrebbe dovuto dare retta a Norris, quella non era una sera per uscire.

    Alle sue spalle James sentiva il suo servitore che brontolava, probabilmente dicendosi le stesse cose. Perché mai aveva permesso a sua nonna di mandarlo a Hatherton in quella stagione? Ed eccolo lì, nel peggior temporale che si potesse immaginare, desideroso soltanto di non averla ascoltata.

    Dopo pochi minuti notò con sollievo che stavano attraversando il crocevia a un miglio circa da Hatherton. Fra non molto quel viaggio da incubo sarebbe finito e avrebbe goduto del solito benvenuto caloroso a casa della nonna da parte dei domestici che conosceva da sempre.

    Il malumore svanì per un attimo, mentre un raggio di luna riusciva a filtrare attraverso le nubi. Forse il segno che il temporale stava allontanandosi.

    Accelerarono il passo e dopo non molto furono confortati dalla vista familiare del viale, sulla destra.

    «Coraggio, Samuel!» gridò James. «Fra dieci minuti saremo a casa e all’asciutto.»

    Il servitore non si lasciò intenerire.

    «Forse saremo a casa, ma ci vorrà un bel po’ per asciugare me e i cavalli, padron James, fradici come siamo.»

    Le nuvole si allontanarono rapidamente mentre percorrevano il viale alberato, la pioggia e il vento si calmarono, ma i cavalli dovevano farsi strada fra i rami spezzati, caduti per la tempesta.

    Erano ormai a poca distanza dalla casa quando James vide qualcosa in mezzo al viale, che non era di certo un ramo d’albero. A quella distanza sembrava solo un mucchietto di stracci bagnati.

    Fermò il cavallo, smontò e si avvicinò a piedi. Sam fece lo stesso e, dopo essersi scambiati uno sguardo stupito, si chinarono per guardare più da vicino.

    Era un corpo inanimato, il corpo di una donna che giaceva bocconi.

    «È morta?» chiese Sam.

    «Morta o svenuta. Vediamo.»

    James si inginocchiò, lentamente girò la donna e spostò i capelli bagnati che le ricadevano sul viso. Rimase senza fiato. Nella fredda luce lunare il viso della donna sembrava scolpito nel marmo, solo un rivolo scuro di sangue deturpava la purezza dei suoi lineamenti.

    «Credo che sia ancora viva, ma è troppo buio per esserne certi. Dobbiamo portarla in casa, Sam.»

    «Sembra che abbia battuto la testa.»

    «Dobbiamo trasportarla con cautela, ma non può restare qui. La porto io, tu pensa ai cavalli.»

    Non senza fatica, perché i vestiti della donna erano bagnati e pesanti, James la prese in braccio e la portò fino alla casa che non era molto distante.

    Un’anziana governante venne ad aprire la porta.

    «Non mi aspettavo che veniste con questo tempo, milord! Entrate, entrate, c’è un bel fuoco acceso in...» Si interruppe di colpo. «Santo cielo, padron James, che cos’è? Non ditemi che avete avuto un incidente. Che cosa è successo?»

    «Non pensateci per il momento, Cully! Dove avete detto che è acceso il fuoco?»

    Fece un cenno a Sam che aprì subito la porta a destra nell’entrata. Nel caminetto, fra due grandi divani ricoperti di damasco, scoppiettava un bel fuoco. James posò con delicatezza la donna su uno dei divani, ma Mrs. Culver strillò che si sarebbe rovinato perché gli abiti della donna erano bagnati e gli stivaletti sporchi di fango.

    James ignorò i suoi commenti. Si tolse il pastrano e lo diede a Sam, poi prese una lampada e la mise sul tavolino accanto al divano.

    «È ancora una fanciulla! Sam, di’ a uno dei garzoni di stalla di badare ai cavalli mentre vai a chiamare il Dottor Liston. Mrs. Culver, per favore fate accendere il fuoco anche in una delle camere e fate preparare il letto. Tirate fuori una delle camicie da notte di Lady Aldhurst.»

    «Ma...»

    «Non perdete tempo, Cully!» replicò James mentre toglieva gli stivaletti pesanti della fanciulla e le massaggiava i piedi. «Ha bisogno di calore e di cure. Ritornate dopo avere dato gli ordini alle cameriere, e portatene una per aiutarci. Andate e prendete anche qualche coperta.»

    La governante capì che era inutile protestare e uscì scuotendo il capo e brontolando con disapprovazione.

    Quando se ne fu andata, James prese uno scialle che era drappeggiato sull’altro divano, lo mise sulla fanciulla e si inginocchiò al suo fianco. Respirava a malapena, sarebbe stato meglio portarla a letto, ma voleva che prima la vedesse il medico. Liston non abitava molto lontano, non avrebbe tardato.

    Studiò il volto della fanciulla, così pallido in confronto alla tappezzeria del divano, e le sue lunghe ciglia. Poiché la ferita sulla fronte stava ancora sanguinando, prese un tovagliolo dal tavolino per pulirla con delicatezza.

    La giovane donna gemette e si mosse, e James trattenne il fiato. Lei aprì gli occhi, grandi e di un azzurro vivido. Lo guardò e, dopo alcuni tentativi, riuscì a parlare.

    «Chi... chi siete?»

    «Mi chiamo James Aldhurst» le rispose con voce calma e profonda. «Questa è la casa di mia nonna. Vi abbiamo trovata svenuta sotto la pioggia e vi abbiamo portata qui. Non preoccupatevi, siete al sicuro.»

    Lei chiuse gli occhi. «Mi fa male la testa. Credo di essere caduta... Stavo correndo...» I suoi occhi si spalancarono di colpo, questa volta pieni di panico. «Non riesco... La mia testa! Oh, la mia testa! Ma devo... Aiuto! Per favore, aiutatemi! Non devono prendermi!»

    La disperazione nella sua voce lo stupì. Le prese la mano.

    «Vi ho detto che qui siete al sicuro. State giù, il medico arriverà subito e se dirà che possiamo spostarvi, vi porteremo in una camera più confortevole. Per adesso non muovetevi.»

    Gli occhi azzurri lo fissarono, poi lei annuì, chiuse ancora le palpebre e ritrasse la mano.

    James la guardò, preoccupato. La sua mano era gelida. Dov’era Liston? E perché Mrs. Culver tardava tanto a tornare? Le prese di nuovo la mano per riscaldarla, ma fu turbato quando vide tutto intorno al polso sottile un segno rosso e gonfio sulla pelle. Prese anche l’altra mano e trovò lo stesso segno sull’altro polso.

    Qualcuno l’aveva legata e in modo crudele. Che cosa era successo? Chi era? Perché l’avevano trovata svenuta in mezzo alla strada, alle otto di sera, durante un violento temporale? Le risposte alle sue domande avrebbero dovuto aspettare, per prima cosa bisognava pensare alla salute della ragazza. Dove diavolo era finita Mrs. Culver? James uscì dal salotto e la chiamò ad alta voce.

    Mrs. Culver arrivò scendendo le scale, seguita da una cameriera che portava una quantità di coperte. Quasi contemporaneamente si aprì la porta di casa ed entrò Sam con il Dottor Liston.

    «Grazie a Dio! Da questa parte, Liston. Abbiamo bisogno di voi, Mrs. Culver. Grazie, Sam, ora va’ a toglierti quei vestiti bagnati.»

    Il medico seguì James nella stanza e andò al divano. Mrs. Culver, dopo avere ordinato alla cameriera di rimanere con il medico, prese in disparte James.

    «Vostra Signoria, vi conosco da quando eravate bambino e mi ricordo che vi mettevate spesso nei guai. Sono stata io, una o due volte, a salvarvi dalle conseguenze. Sarò franca con voi, vostra nonna mi ha affidato la casa mentre è a Londra e non sono sicura che approverebbe quello che sta succedendo stasera. Chi è questa giovane donna?»

    «Non lo so, Cully. Sam e io l’abbiamo trovata poco distante da qui, svenuta in mezzo alla strada. Avremmo dovuto lasciarla laggiù?»

    «Che bisogno c’era di portare una mendicante nel salotto di vostra nonna? Potrebbe anche essere una zingara! Non so che cosa direbbe Lady Aldhurst vedendo che rovinate il suo divano con gli stivaletti infangati e i vestiti bagnati di questa sconosciuta, e che vorreste darle una delle nostre migliori camere da letto e perfino una camicia da notte di vostra nonna. E che avete chiamato il Dottor Liston per visitarla... Che cosa vi è saltato in mente?»

    «Non è una mendicante, Cully. C’è un mistero in tutta questa faccenda e voglio andare fino in fondo. Per prima cosa dobbiamo pensare alla sua salute. La camera da letto è pronta? Se Liston ce ne dà il permesso, la porteremo al piano di sopra.»

    «Le hanno solo dato un colpo in testa, ma era molto violento. I polsi...» aggiunse il dottore dando una strana occhiata a James.

    «Li ho visti.»

    «Sam mi ha detto che l’avete trovata svenuta in mezzo alla strada, e che sembrava esserci rimasta per un certo tempo. Non so davvero che cosa pensare, Lord Aldhurst. Per adesso ha solo bisogno di un buon letto, con tante coperte e qualche mattone caldo, e di riposo assoluto. Probabilmente le verrà la febbre. Vi manderò una pozione calmante e, se si agita, potrete dargliene un po’. Però vi consiglierei di darle soltanto acqua da bere, niente altro, e di tenerla al caldo. Per stasera non posso fare altro, ma tornerò domani mattina.» Scosse il capo. «Dobbiamo stare a vedere.»

    «Il letto è pronto, Mrs. Culver?»

    La governante era rimasta a guardare la fanciulla, pallida e immobile.

    «Poveretta, sembra davvero che stia molto male. La porteremo a letto, chiamerò uno dei valletti.»

    «La porterò io al piano di sopra, Cully. Bisogna muoverla con delicatezza.»

    Mrs. Culver lo guardò imbronciata, ma non disse nulla.

    «Metteremo la vostra... ospite nella camera da letto verde, milord» gli rispose con il tono più formale, come per fargli capire che non era ancora del tutto convinta, anche se non voleva dirlo davanti alla cameriera. «Se Vostra Signoria la porterà al piano di sopra, Rose e io faremo il resto. La tratteremo con la massima delicatezza, milord, non abbiate timore.»

    Dopo avere portato di sopra la fanciulla, James andò in camera sua, dove uno dei valletti lo stava aspettando con i vestiti asciutti per aiutarlo a cambiarsi, ma non si accorse nemmeno di quello che il servitore stava facendo. Non riusciva a pensare ad altro che a lei. Perché sembrava così spaventata?

    Aspettò con impazienza che Mrs. Culver lo mandasse a chiamare. Quando arrivò nella camera da letto verde vide che avevano lavato il viso e le mani della fanciulla e le avevano fatto indossare una delle camicie da notte orlate di pizzo di sua nonna. I polsi erano bendati, giaceva con gli occhi chiusi.

    «Una delle cameriere rimarrà ad assisterla per la notte» gli disse Mrs. Culver.

    «Rimarrò io, Cully.»

    «Non potete, milord! Non sarebbe conveniente...»

    «Cully, risparmiate il fiato» replicò impaziente James. «Sapete che non è facile farmi cambiare idea. Potrebbe svegliarsi durante la notte e voglio che veda me. Il mio è l’unico viso che può riconoscere. Quando ha ripreso conoscenza era terrorizzata, è chiaro che si trova in pericolo... Avete visto i suoi polsi, se li avete bendati. Niente discussioni, informate soltanto i domestici che non devono dire a nessuno della nostra ospite... assolutamente a nessuno. Almeno fino a quando sapremo di più delle circostanze che l’hanno portata qui. Capito?»

    Mrs. Culver sapeva che, quando James parlava con quel tono, era meglio non contraddirlo.

    «Bene, milord, mi assicurerò che tutti tengano la bocca chiusa. Più tardi vi manderò una cameriera per vedere se avete bisogno di qualcosa.»

    La governante se ne andò chiudendo piano la porta.

    James sistemò la lampada in modo che la luce non cadesse sulla fanciulla e si sedette studiando il suo viso. Non era bello in maniera convenzionale. Il naso era corto e diritto, la bocca generosa, gli zigomi ben modellati... Il mento era un po’ troppo deciso. Non era il tipo che sorrideva in maniera affettata, come la maggior parte delle ragazze. Sembrava intelligente e determinata, forse anche troppo indipendente per la maggior parte degli uomini...

    Che stupidaggine, si disse alzandosi e scuotendo impaziente il capo. Come poteva giudicare il carattere di una donna dai lineamenti del suo volto immobile? Di certo, al suo risveglio, si sarebbe rivelata simile a tutte le altre...

    Andò alla finestra. Il temporale era passato, i campi e le siepi sembravano d’argento sotto i raggi della luna. Si chiese che cosa avrebbe detto la nonna se avesse saputo che era lì a vegliare una donna sconosciuta, nel mezzo della notte. Era già seccata con lui prima ancora che partisse, per colpa di quei maledetti giornali.

    Ricordò quello che era successo a Londra, nella camera della nonna che, come al solito, era seduta accanto alla finestra che guardava in Brook Street...

    La vedova di Lord Aldhurst, per quanto minuta, dominava la stanza con la sua figura eretta. Vestiva in nero, come sempre, ma quel giorno aveva un colletto bianco e una cuffietta di pizzo di Alençon che copriva i capelli brizzolati, pettinati con cura. Sulle sue spalle era drappeggiato uno scialle di cachemire, sul tavolino accanto a lei c’erano un bicchiere di vino di Madera, un piatto di biscottini e una pila di giornali, in cima ai quali vi era la Gazette.

    Quando James era entrato non lo aveva salutato con particolare calore, ma la sua espressione si era addolcita vedendolo andare verso di lei con il suo passo caratteristico. Suo nipote era alto, aveva le spalle larghe, gli occhi grigi e i capelli neri, era l’immagine stessa dell’uomo che lei aveva amato e sposato cinquant’anni prima. Aveva sempre avuto un posto speciale nel suo cuore. James si chinò a baciarle una guancia e sorrise sentendo una traccia delicata del suo profumo.

    «Vedo che indossate la cuffietta che vi ho regalato» le disse sedendosi. «Vi sta bene. Sembrate ringiovanire sempre di più.»

    «Di certo non per merito tuo!» replicò lei in tono tagliente.

    «Che cosa ho fatto questa volta, nonna?»

    «Che cosa non hai fatto, piuttosto!» Lady Aldhurst prese la copia della Gazette dal tavolino. «Leggi tu stesso, per favore!»

    James prese il giornale e lesse che Lord Paston aveva annunciato il fidanzamento della figlia con Christopher Dalloway.

    «Auguro loro tutta la felicità possibile» dichiarò restituendo il giornale alla nonna. «Non capisco che cosa abbia a che vedere con me e perché ne siate dispiaciuta.»

    «Leggi anche il resto, anche gli altri annunci! Sarah Carteret sposerà qualcuno di cui non ho mai sentito parlare, e sua madre non ne sarà di certo lieta. E il mese prossimo Mary Abernauld sarà la moglie di Francis Chantry...»

    «Così Mary diventerà contessa? Spero che suo padre sappia quello che sta per fare. Chantry si è perso al gioco l’eredità della prima moglie in tempo di record... C’è da sperare che non mandi in rovina anche lei con la stessa velocità.»

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