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Alchimia di passione: Harmony Destiny
Alchimia di passione: Harmony Destiny
Alchimia di passione: Harmony Destiny
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Alchimia di passione: Harmony Destiny

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About this ebook

Project: Passion 2/2
Tra uno scatto e l'altro, ci sarà tempo di innamorarsi prima della prossima settimana della moda?

Affermata disegnatrice di borse, perché mai Juliet Zaccaro, nel momento stesso in cui dovrebbe camminare verso l'altare, si ritrova invece a scappare precipitosamente dalla chiesa già gremita di invitati? Ha appena scoperto di essere incinta, ma non del suo promesso sposo! Sarà l'investigatore privato Reid McCormack a ritrovarla, e sarà sempre lui a prendersi cura di lei d'ora in poi.
Nonostante Juliet cerchi di negare l'alchimia esplosiva che si scatena tra loro ogni volta che sono insieme, Reid ha tutte le intenzioni di convincerla che il loro futuro è insieme.
LanguageItaliano
Release dateAug 20, 2018
ISBN9788858986103
Alchimia di passione: Harmony Destiny
Author

Heidi Betts

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Alchimia di passione - Heidi Betts

    successivo.

    1

    Juliet Zaccaro fissò il piccolo stick di plastica che stringeva fra le dita tremanti.

    Faceva parte di uno di quei kit che promettevano la massima precisione. Senza alcun margine di errore. E quella che compariva nella finestra di controllo era una chiara linea blu che pareva puntata contro di lei quasi fosse un'abbagliante insegna di Broadway.

    Era incinta.

    Avvertì una contrazione allo stomaco, quindi ai polmoni. Le ginocchia minacciarono di cederle e dovette fare un unico passo malfermo di lato per abbandonarsi sul coperchio chiuso del water avvolta in una nuvola bianca di tulle.

    Una risata isterica tentò di risalirle su per la gola, ma serrò le labbra e riuscì a sopprimerla. Se non lo avesse fatto, sapeva bene che non si sarebbe più potuta fermare.

    Era il giorno del suo matrimonio. Ed eccola qui, nel bagno angusto della piccola ma pratica stanzetta sul retro della chiesa in cui si stava preparando, del tutto inaspettatamente e inopportunamente incinta.

    Avrebbe dovuto fare il test qualche giorno prima, invece di aspettare di essere truccata e acconciata di tutto punto, oltre che di essersi già infilata l'abito da favola disegnato e realizzato dalle abili mani di sua sorella Lily. Non sospettava ormai da una settimana che capogiri, emicranie e sconvolgimenti di stomaco ricorrenti fossero imputabili a qualcosa di più del semplice nervosismo prematrimoniale? Il fatto era che aveva temuto di avere ragione e aveva avuto talmente paura di essere incinta che non se l'era sentita di scoprirlo con certezza.

    E poi si era guardata allo specchio, si era vista come una sposa che si accingeva a percorrere la navata centrale della chiesa e si era resa conto che non aveva un gradevole incarnato roseo, ma che era rossa come un peperone. Che non trasudava felicità, ma che irradiava terrore. E questo alla sola prospettiva di dover pronunciare il fatidico .

    Quando si era fermata a considerare il fatto che poteva veramente essere in stato interessante, tutti i dubbi, tutte le paure, tutti i ripensamenti si erano amplificati fino a diventare un'assordante cacofonia nella sua testa. Era stato in quel momento che aveva capito di non poter rinviare il test per capire con certezza come stavano le cose.

    Adesso conosceva esattamente la situazione, però non aveva idea di cosa fare. Poteva salire all'altare e iniziare una nuova vita con un uomo che molto probabilmente... molto probabilmente?, ma chi voleva prendere in giro? Che senza ombra di dubbio non era il padre di suo figlio?

    Santo cielo, suo figlio. Il suo bambino.

    Era incinta per davvero. Il che significava che non si trattava più solo di lei. Che non sarebbe più stata l'unica interessata da qualsiasi decisione avesse preso da quel momento in poi. E che doveva cominciare a pensare da madre, anteponendo il bene e la felicità di suo figlio ai propri.

    Un colpo alla porta del bagno la fece sobbalzare, strappandola a quei cupi pensieri. Sollevò la testa proprio nel momento in cui la voce di sua sorella le giunse distinta all'orecchio.

    «Juliet. Aspettiamo solo te, tesoro» disse Lily. «È ora che tu diventi la signora Harris.»

    Parlò con tono allegro, incoraggiante, intenzionata ad allentare ogni possibile tensione presente. Eppure, udendo la sua voce, Juliet provò un tuffo al cuore.

    Non sapeva se poteva, né tantomeno doveva, diventare la signora Harris.

    Tirando un profondo quanto incerto respiro, gridò: «Arrivo subito. Datemi solo un momento».

    «D'accordo. Ti attendiamo qui fuori.»

    Juliet aspettò fino a quando il rumore dei passi della sorella sfumò e sentì chiudere la porta esterna. Poi si alzò in piedi a malincuore e fissò la sua immagine riflessa nello specchio sopra al lavandino.

    Niente male, pensò, sempre ammesso che tra i banchi della chiesa stessero aspettando una specie di Sposa Cadavere. Ogni accenno di colorito aveva abbandonato il suo volto, tanto che ombretto e rossetto accuratamente applicati da sua sorella Zoe spiccavano in modo così stridente da farla sembrare una geisha.

    Passandosi un dito sotto ciascun occhio, cancellò qualsiasi traccia delle lacrime che le erano sfuggite e si assicurò che mascara ed eye-liner fossero intatti. Poi ravvivò le pieghe dell'abito e lasciò cadere lo stick del test nel cestino accanto al lavandino. Un attimo dopo, si chinò e scosse il cestino stesso affinché lo stick finisse sul fondo e scomparisse alla vista.

    Non voleva che qualcuno trovasse fortuitamente un test di gravidanza positivo nella zona riservata alla futura sposa e avesse il tempo di fare due più due.

    Facendosi coraggio, lasciò il bagno e attraversò l'antibagno per abbassare lentamente la maniglia e aprire di uno spiraglio la porta. Grazie al cielo, nell'atrio non si vedeva anima viva. Questo significava che le era concesso ancora un momento di tregua.

    Aprendo completamente la porta, uscì.

    Le voci delle sue sorelle e di suo padre le arrivarono indistinte dal punto in cui la stavano aspettando, qualche metro più in là.

    Girando a sinistra, si sarebbe trovata all'inizio della navata e avrebbe mosso i primi passi della sua nuova vita sulle note della Marcia nuziale scelta per l'occasione.

    Girando a destra, verso una delle porte laterali della chiesa, invece sarebbe potuta scappare. Anche quella sarebbe stata in qualche modo una nuova vita, solo assai più incerta.

    Il petto le si sollevò e abbassò al ritmo dei suoi respiri sempre più ravvicinati e il cuore prese a correrle come un levriero all'inseguimento di una lepre.

    Sinistra o destra? Procedere con il matrimonio, tenendo fede alla promessa fatta a Paul Harris, o gettare tutto al vento e tuffarsi a capofitto nell'ignoto?

    Il tempo sembrò quasi fermarsi ed ebbe la sensazione di avvertire in lontananza il richiamo della risacca dell'oceano. Esitò ancora un attimo e poi fece l'unica cosa che poteva fare. Si girò verso destra... e cominciò a correre.

    2

    Tre mesi prima...

    L'interfono suonò. «Signor McCormack, c'è qui Juliet Zaccaro che desidera vederla.»

    Le dita di Reid si bloccarono a mezz'aria sulla tastiera del computer. Cercò di dirsi che il fremito di eccitazione e la vampata di calore che accusò non erano dovuti ad altro che alla sorpresa.

    In fin dei conti, questa visita non era programmata e, quindi, arrivava del tutto inaspettata.

    Premendo il tasto di risposta, si schiarì la gola e disse: «Grazie, Paula. Falla pure passare».

    Salvando il documento al quale stava lavorando, spostò di lato alcuni incartamenti che aveva sul ripiano della scrivania, poi portò la sua attenzione sulla porta non appena la maniglia si abbassò e il battente cominciò ad aprirsi.

    Com'era accaduto la prima volta in cui l'aveva incontrata, la vista di Juliet Zaccaro lo colpì dritto al cuore con la forza di un'auto da corsa che andava a sbattere a trecento all'ora contro un muro.

    Era bella in un modo classico, con una pelle perfetta e dei lineamenti marcati ma regolari. I suoi occhi, evidenziati dalle lunghe ciglia scure, erano di un fantastico azzurro. E i capelli biondo miele, che immaginava le arrivassero ben oltre le spalle, erano sempre raccolti in un elaborato chignon che le conferiva un'aria regale.

    Oh, quanto avrebbe voluto sciogliere quello chignon, per poi passare le dita nelle ciocche setose e magari sfilarle l'elegante tailleur pantalone e, subito dopo, la camicetta e qualsiasi capo di biancheria indossasse al momento.

    Erano sempre stati assolutamente professionali e irreprensibili l'uno con l'altro, tuttavia fin dal momento in cui si erano conosciuti, le sue fantasie si erano scatenate, tanto che se l'era immaginata spesso nuda sotto di lui. In effetti, avrebbe tanto desiderato far breccia in quell'atteggiamento altero per scoprire la donna appassionata che sicuramente si nascondeva dietro la facciata, per conoscere la donna capace di avvinghiarsi a lui, implorandolo di farla sua senza riserve. Quella stessa donna che gli avrebbe affondato le unghie nella schiena e avrebbe urlato il suo nome all'apice del piacere.

    Un'ondata di rinnovato calore lo assalì, costringendolo a pregare che lei non notasse la naturale reazione alla sua presenza mentre si alzava per accoglierla. Stando dietro alla scrivania, aspettò che lei attraversasse la stanza e le tese la mano. Non era la prima volta che si stringevano la mano. Così come non era la prima volta che si toccavano.

    Mantieni un atteggiamento professionale, McCormack.

    Quando, però, le sue dita strinsero quelle esili di lei, fu tentato di attirarla a sé, di tenerle un po' più a lungo la mano e di accarezzargliela con il pollice.

    Juliet Zaccaro era già venuta nel suo ufficio e ricordava esattamente cosa aveva indossato in ogni occasione. Oggi sfoggiava un semplice vestito color lavanda dalla scollatura a V, stretto in vita da una morbida fusciacca dello stesso tessuto. Completavano il look un paio di scarpe basse in tinta e alcuni monili d'oro.

    Aveva un'aria da Audrey Hepburn o Jackie O', un tipo di donna che di solito non esercitava alcun appeal su di lui, che era attirato da femmine più vistose.

    Femmine consce della loro sensualità e ben decise a trarne il massimo vantaggio. Insomma, il genere che non disdegnava una fugace quanto torbida avventura.

    E, per quello che ne sapeva, Juliet Zaccaro non rientrava in questa categoria.

    Allora perché mai era così preso da lei?

    Aveva acconsentito ad aiutarla appena aveva messo piede per la prima volta nel suo ufficio, nonostante il suo caso comportasse un chiaro conflitto d'interessi con quello che stava già seguendo per sua sorella Lily. E, da quel momento in poi, non era più riuscito a togliersela dalla testa.

    L'aveva chiamata per fornirle degli aggiornamenti, anche se non aveva avuto novità vere e proprie da comunicarle e avrebbe dovuto evitare di contattarla per via del lavoro che stava svolgendo per Lily. L'aveva incontrata nel suo ufficio, a volte su richiesta di Juliet, altre di propria iniziativa, anche se non ce n'era stato effettivamente bisogno.

    E adesso eccola qui di nuovo, che si presentava senza preavviso, oltre che senza alcuna ragione ufficiale di cui fosse al corrente.

    La richiesta di Juliet di rintracciare la sorella scomparsa era ormai archiviata, ora che Lily era tornata da Los Angeles e aveva spiegato la ragione per cui era sparita dalla circolazione per alcune settimane. Al contrario, lui stava ancora lavorando al caso di Lily, che accusava la dipendente di una casa di moda concorrente di averle rubato dei bozzetti e, anche se Juliet era comproprietaria della Zaccaro Fashions, l'indagine non richiedeva contatti con lei.

    Questo però non gli impediva di essere contento di rivederla.

    Il cuore stava battendogli come se fosse appena sceso da un tapis-roulant dopo un'ora di corsa, e si sentiva come un ragazzino che, nella confezione dei cereali, aveva trovato proprio la sorpresa che desiderava.

    Schiarendosi la voce, indicò a Juliet di accomodarsi, poi tornò a sua volta a sedersi.

    «Signorina Zaccaro, è un piacere rivederla, anche se non ricordo che avessimo questioni in sospeso.»

    Pur pensando a lei come a Juliet, faceva sempre attenzione a rivolgersi alla signorina Zaccaro, tanto per rammentarsi che era stata una cliente e che era fidanzata con un altro uomo.

    Lei sorrise in modo incerto. Fu allora che si accorse del leggero pallore della sua pelle sotto il velo di trucco.

    Socchiudendo gli occhi, si chiese se per caso avesse dei problemi. Che fosse accaduto qualcos'altro per cui aveva bisogno del suo aiuto?

    Una parte di lui avrebbe voluto emettere un gemito, visto che l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una ragione legittima per trascorrere del tempo con lei, ma un'altra parte, quella predominante, sperava che fosse così.

    Umettandosi le labbra, lei disse: «Sono passata solo per darle l'assegno per il lavoro che ha svolto per me».

    Reid ebbe la decenza di arrossire. Non aveva svolto alcun lavoro per lei. Al massimo, le aveva fornito informazioni equivoche e l'aveva presa in giro per quasi un mese. Lo aveva fatto per proteggere la riservatezza del caso al quale stava lavorando per la sorella, però lo aveva fatto. Quindi, non meritava alcun pagamento.

    «Non mi deve

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