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Il figlio segreto: Harmony Bianca
Il figlio segreto: Harmony Bianca
Il figlio segreto: Harmony Bianca
Ebook150 pages1 hour

Il figlio segreto: Harmony Bianca

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About this ebook

Amy: Ho portato Jacob, mio figlio, sull'isola greca di Constantis per fargli conoscere le proprie radici. Mai avrei pensato che avremmo incontrato suo padre! Nico mi ha spezzato il cuore molti anni fa e io non ho intenzione di permettergli di farlo di nuovo, anche perché a-desso la posta in gioco è molto più alta.



Nico: Non sapevo di avere un figlio e, adesso che l'ho conosciuto, anche il mio legame con sua madre, l'unica donna che abbia mai amato, è tornato a essere quello di un tempo. L'attrazione fra noi è la stessa di allora, ma il segreto che mi porto nel cuore potrebbe dividerci per sempre e io non posso rischiare di farla soffrire ancora.
LanguageItaliano
Release dateSep 20, 2017
ISBN9788858969915
Il figlio segreto: Harmony Bianca
Author

Jennifer Taylor

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il figlio segreto - Jennifer Taylor

    successivo.

    1

    Era sembrata un'idea davvero ottima, mentre era ancora a casa, in Inghilterra. Invece adesso, un attimo prima di realizzarla, Amy Prentice non ne era più così sicura. E se qualcosa non fosse andato per il verso giusto, se fosse capitato un imprevisto? Rischiava di ritrovarsi in una situazione ancora più complicata, e tutto a causa della propria leggerezza e scarsa ponderazione.

    Con ansietà crescente, insieme a Jacob, il figlio di otto anni, Amy si unì alle persone in fila per prendere il traghetto. Eppure, quella mattina, al momento della partenza, tutto le sembrava così giusto, semplice e chiaro: portare Jacob in vacanza a Constantis, una piccola isola della Grecia, proprio per dirgli che suo padre era nato là, e quello era il suo Paese.

    Fino a quel momento a Jacob era stato detto che era un dottore e lavorava in America; solo per quel motivo non l'aveva mai visto. Senza fare domande, il bambino aveva accettato la situazione. Ma quando i suoi compagni di classe, ridendo, continuavano a chiedergli con insistenza notizie del padre, avrebbe voluto saperne di più. Molti di loro, come Jacob, vivevano con un solo genitore, però mantenevano contatti con quello assente. Solo mio figlio non ha mai incontrato il padre, pensò Amy, e la responsabilità della situazione ricadeva unicamente su di lei.

    Nicolaus Leonides non aveva nascosto i propri sentimenti, nove anni prima, dimostrando totale disinteresse per il bambino che Amy aspettava, e non c'era ragione di immaginare che nel frattempo avesse cambiato idea.

    In sostanza, Nico aveva ottenuto tutto ciò che aveva desiderato, diventando uno dei chirurghi estetici più famosi del mondo. Il suo nome era simbolo di perfezione, e solo una clientela esclusiva e ricchissima frequentava la sua clinica in California.

    No, di sicuro Nico non intendeva occuparsi del figlio, anche se fosse stato pronto a incontrarlo, cosa che del resto Amy non aveva intenzione di proporgli. Soggiornare un po' nell'isola dove Nico era cresciuto, le sembrava il modo migliore per dare a Jacob un'idea del padre, mostrandogli i luoghi dove aveva vissuto da bambino. E forse, un giorno, gli avrebbe detto la verità.

    Ma allora, perché mai, all'improvviso, si sentiva incerta, timorosa di sbagliare, di suscitare in Jacob reazioni inattese, e per sé nuove complicazioni?

    Piegata dal peso del bagaglio, Amy avanzò a fatica, chiedendosi se era il caso di portare a termine il progetto o lasciarlo cadere.

    Jacob era già corso avanti, saltando sulla passerella. Si girò, vedendo che la madre non lo seguiva. «Presto, mamma!» gridò. «Se non ti sbrighi, perdiamo il traghetto!»

    È felice, eccitato per il viaggio, per la vacanza originale su un'isola, pensò lei. Ne avrebbe sofferto molto, in caso di rinuncia. Il suo lavoro di caposala, nel reparto per pazienti in osservazione all'ospedale di Dalverston, le lasciava davvero poco tempo da dedicare al figlio. Con questo viaggio Amy sperava di restituire a Jacob un dovuto equilibrio, e non solo.

    Sospirando, pose il bagaglio sulla passerella. Impossibile tornare indietro, ormai. Quanto al rischio di possibili problemi, poteva stare tranquilla. Non c'era il pericolo di incontrare Nico, sull'isola. Era lontano, a migliaia di chilometri, impegnato ad aggiungere altri dollari al suo forziere già pieno da scoppiare.

    Nico allungò il passo. Poi iniziò a correre. Tutti i passeggeri erano a bordo, e il traghetto stava per staccarsi dalla riva. Non poteva perdere quella corsa, l'ultima della giornata, pensava; all'indomani molta gente lo aspettava, fiduciosa nelle sue cure.

    Con un ultimo balzo acrobatico, l'uomo riuscì a saltare a bordo, facendo un gesto di scusa al marinaio anziano, che ad alta voce lo aveva rimproverato per quella bravata.

    Ha ragione, pensò lui. Forse non avrebbe dovuto rischiare in quel modo, però tutto sommato era contento di essere in forma al punto di poterselo permettere. Specialmente dopo l'attacco di cuore di tre anni prima, a causa del quale aveva quasi creduto di essere ormai destinato a una vita monotona e sedentaria. Una volta accettata, però, l'idea di cambiare stile di vita, aveva capito che poteva godersela ancora per molto, a patto di preferire scelte sagge e ragionevoli.

    Prima di tutto, doveva eliminare lo stress causato dal pesante lavoro nella clinica in California e dal successo, ottenuto lavorando sodo. Trascorreva diciotto ore al giorno alle prese con interventi chirurgici, e ogni istante di tempo libero al computer. Il suo cardiologo era stato molto chiaro: smettere all'istante quel ritmo, se non voleva rischiare un nuovo attacco.

    Così Nico aveva venduto la clinica. Al ritorno in Grecia, si era preso un anno di tempo, per riflettere e decidere cosa fare del resto della sua vita. Difficile davvero, pensare a qualcosa che non fosse ciò a cui si era dedicato per quasi vent'anni, e trovare una strada diversa. Ma un giorno era andato a Constantis, la piccola isola dove aveva trascorso molte estati felici con i nonni e la sorella, e, in un'improvvisa rivelazione, aveva compreso che voleva restare a vivere proprio là.

    In quel momento, sull'isola non esistevano ospedali né ambulatori. Se qualcuno si ammalava, doveva prendere il traghetto e raggiungere la parte continentale della Grecia per potersi curare. Nico aveva contattato il Servizio Sanitario Nazionale. Il suo progetto di dotare l'isola di Constantis di una struttura di Pronto Soccorso, ambulatorio e un piccolo ospedale con dieci posti letto, era stato accolto con cauto ottimismo. In seguito, dopo molte e lunghe trattative, aveva ottenuto il permesso di dare l'avvio ai lavori per costruirla, soprattutto perché era lui a finanziarne il costo.

    Ormai l'ambulatorio Ariana Leonides, aperto già da un anno, andava avanti benissimo, con l'aiuto di medici e infermiere.

    Nico avanzò lungo il ponte del traghetto, salutando parecchi conoscenti con cenni e sorrisi. Uno degli aspetti migliori di quel lavoro era l'ottimo, semplice rapporto individuale con gli isolani, pensò. In California, era spesso invitato a feste eleganti, consapevole dell'aura di prestigio intorno alla sua persona, qualcosa di cui le ospiti potevano vantarsi in seguito. In fondo era ricco, famoso, aveva successo, ed era solo questo che contava di più.

    Un improvviso tramestio bloccò i suoi pensieri; vi era gente raggruppata vicino al parapetto. C'era una ragazza, distesa sul ponte, apparentemente priva di conoscenza. Turista, dal tipico abbigliamento, jeans e top ridotti. Un ragazzo, che le era inginocchiato accanto, alzò lo sguardo spaventato su Nico, che nel frattempo si era avvicinato.

    «Non so cosa sia successo» mormorò. «Un attimo fa scattava foto con il cellulare, e poi è caduta...»

    «Perde spesso i sensi?» chiese Nico, chinandosi a sua volta.

    «Non lo so! Ci siamo incontrati da poco, non ne ho idea» spiegò l'altro.

    Nico controllò il polso della ragazza, molto rapido. «Capisco. Come si chiama?»

    «Jane» rispose il ragazzo, visibilmente imbarazzato. «È australiana, non so di dove. La conosco da due giorni, e in gran parte li abbiamo passati a divertirci.»

    Nico sospirò. Era chiaro cosa volesse dire: alcol e forse droga. In parecchi casi di malore, la cosa più difficile è far dire ai ragazzi cosa abbiano ingerito, solo per ricorrere al rimedio più adatto. Spesso tacciono, in preda al panico.

    Condusse il ragazzo da parte, per parlare liberamente. «Sai se ha preso qualcosa? Ascolta, sono un dottore, dimmelo, altrimenti non posso aiutarla.»

    «No, no! Non ha preso niente!» protestò il giovane, ma era ovvio che mentiva.

    «Non pensare a te, adesso» replicò Nico, duro. «Se Jane ha preso qualche droga, devo sapere di che si tratta, potrebbe morire, lo sai, se non riceve la cura giusta!»

    «Non ne so niente di droghe, io» protestò l'altro. E improvvisamente si girò e scomparve, aprendosi il passaggio tra la folla.

    Nico imprecò tra sé, rimpiangendo di non poterlo inseguire in quanto doveva assistere la ragazza svenuta. La girò sul fianco, prevedendo del vomito, spesso causato da overdose di sostanze stupefacenti. Tutto confermava la sua ipotesi. Febbre alta, respiro leggero. Il problema era sapere cosa avesse esattamente ingerito.

    «La mia mamma è infermiera!» esclamò un'acuta voce infantile, accanto a lui. «La farà stare meglio, la chiamo?»

    Nico alzò lo sguardo: un bambino di circa otto anni lo guardava, capelli castani e occhi castano scuro, qualcosa che gli sembrò stranamente familiare... Nico gli sorrise, cancellando quella sensazione. Un aiuto sarebbe gradito, rifletté, pensando che il cuore di Jane poteva smettere di battere da un momento all'altro.

    «Sì, per favore, mi occorrono davvero altre due mani...»

    Il bambino annuì, serio, e corse via. Nico controllò di nuovo il polso e il respiro della ragazza. Non era peggiorata, ma neanche dava segni di ripresa.

    «Jacob mi ha detto che lei ha bisogno di aiuto.» La voce, dal tono calmo e deciso, superò il brusio intorno. E il cuore di Nico mancò un battito. Alzò di nuovo lo sguardo, stringendo le palpebre al sole. Non poteva essere lei, pensò, mentre rivedeva quella figura agile, in piedi, ma in un altro luogo, in un altro tempo, non lì, adesso, sul traghetto. No, non era possibile una tale incredibile coincidenza, pensare che il destino li avesse riavvicinati, dopo tanto tempo...

    «Tu!»

    La parola le salì alle labbra, involontariamente. Ho gridato, pensò Amy. In realtà l'aveva appena sussurrata, solo Nico poteva aver udito.

    Si rimise in piedi, il respiro corto, incredulo, cercando di capire. Nico non aveva rimpianti, infatti si concentrava sempre sui progetti futuri, riuscendo a realizzarli. Ogni decisione era pianificata, niente sorprese a parte la gravidanza di Amy, assolutamente imprevista.

    «Amy...» mormorò, con una dolcezza che lo scosse dal profondo. Era lei, la stessa del passato, capelli castani lunghi alle spalle, occhi verdi scintillanti, snella come allora. Il tempo non l'aveva sfiorata, sembrava incredibile che fossero passati tanti anni.

    «Hai idea di cosa le sia successo?»

    La domanda, brusca, riportò di colpo Nico alla realtà del momento. Si chinò di nuovo accanto a Jane, focalizzando le idee sul da farsi, e non pensando con rimpianto a quanto c'era stato tra lui e Amy.

    «Sospetto collasso da overdose» rispose, il tono professionale. «Puoi dare un'occhiata nel suo zaino?» aggiunse. «Forse c'è qualcosa che spiega cosa ha preso esattamente.»

    «Subito.»

    Amy si inginocchiò, aprì la cerniera dello zaino, cercando di celare il tremito delle mani. Rivedere Nico all'improvviso era stato uno shock non indifferente, di cui sentiva ancora l'effetto. Ma doveva mostrarsi calma, per il bene di Jacob. Guai a fargli intuire che quell'uomo era suo padre...

    Si concentrò sul contenuto dello zaino: magliette, biancheria intima, altri oggetti abituali per igiene e trucco. E infine, proprio in fondo, trovò quello che cercava. Un piccolo flacone di vetro. Lo sollevò, mostrandolo a Nico.

    «GBL, se non sbaglio» disse. «Pieno a metà, impossibile sapere quanto ne ha preso oggi.»

    «Già, però almeno sappiamo cosa affrontare, anche se non ci garantisce di poterla aiutare.»

    Gammabutyrolactone, GBL in breve, pensò Amy. Sempre più diffuso tra gli studenti. Anche una dose minima poteva avere potenti effetti sedativi; estremamente

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