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Seduzione all'altare: Harmony Collezione
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Seduzione all'altare: Harmony Collezione
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Seduzione all'altare: Harmony Collezione

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Un problema per due.



Quando Antonio Cavelli le appare di fronte, a Victoria Heart sembra di riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel. Forse grazie a lui non sarà costretta a rinunciare alla propria attività, basterà accettare la sua scioccante proposta. Lui le garantirà un futuro sicuro, senza più ombre, e in cambio prenderà... la sua libertà.



Un'unica soluzione.



Antonio non ha tempo né interesse per l'amore, il suo unico scopo è trovare una donna che gli dia un erede. E Victoria è la soluzione ideale. Una soluzione che sembra anche gradire particolarmente le sue attenzioni. Così, in breve tempo, di fronte all'evidenza dell'attrazione che li unisce, Antonio non sarà più così sicuro di volere solo un rapporto d'affari.
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2018
ISBN9788858980644
Seduzione all'altare: Harmony Collezione
Author

Kathryn Ross

Americana, viene giustamente considerata uno dei nuovi "talenti" della narrativa rosa targata Harlequin.

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    Seduzione all'altare - Kathryn Ross

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Italian Marriage: In Name Only

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Kathryn Ross

    Traduzione di Cornelia Scotti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-064-4

    1

    «Cosa mi dici di questo posto?» domandò Antonio Cavelli mentre la limousine si fermava davanti alla vetrata di un ristorante.

    Il suo contabile, Tom Roberts, diede una scorsa agli appunti che teneva in mano. «Abbiamo acquistato la palazzina l’estate scorsa. La titolare, si chiama Victoria Heart, ha rifiutato per due volte la buonuscita. Allora le abbiamo aumentato l’affitto e ora è in difficoltà. Non ce la fa a tenere aperto. Spero sia sul punto di firmare.»

    Antonio aggrottò la fronte. Era in Australia da solo poche ore, dopo essere arrivato da Verona dove la sua società aveva sede, e già gli nascevano dubbi sulle scelte di Tom. «Si era detto che sarebbe stato un affare semplice» osservò. «Invece siamo in ritardo di sei mesi... a che gioco stai giocando?»

    Il viso dell’amministratore divenne paonazzo. Una mano nervosa lisciò i radi capelli biondicci.

    «È tutto sotto controllo, glielo garantisco» mormorò nervosamente. «Abbiamo avuto qualche problema, lo so, però...»

    Il cellulare di Antonio squillò proprio allora, giusto in tempo per concedere all’uomo una breve tregua. Era il suo avvocato, e Antonio si affrettò a rispondere. In quel momento aveva problemi più pressanti che il banale sfratto di quell’insignificante ristorante. Il futuro della società era sul bordo di un precipizio a causa dell’assurdo comportamento di suo padre. Il vecchio despota stava tentando uno sporco giochetto per costringerlo a fare ciò che voleva lui.

    Le labbra di Antonio si piegarono in una smorfia di rabbia. Nessuno poteva dirgli cosa fare, pensò mentre apriva il cellulare con uno scatto. Nessuno! Meno che mai l’uomo verso il quale provava solo disprezzo.

    «Roberto. Hai buone notizie da darmi, spero» disse tornando all’uso della lingua madre, l’italiano.

    Il silenzio dall’altra parte del telefono fu l’eloquente risposta.

    «Ho studiato tutte le nostre opzioni un milione di volte, Antonio» rispose l’amico con voce carica di rammarico. «Purtroppo non abbiamo molte alternative. Potremmo portarlo in tribunale, ma credo che otterremmo solo di finire sui giornali scandalistici. Senza nemmeno la garanzia di vincere. È vero che il fondatore della società sei tu, ma è anche vero che tuo padre detiene il sessanta per cento delle azioni della Cavelli Enterprises. E lui può farne quello che vuole.»

    Gli occhi scuri di Antonio scintillarono di rabbia. Non gli importava se il mondo intero avrebbe scoperto cosa pensava di suo padre. Gli importava invece che il nome di sua madre non venisse infangato dagli avvenimenti del passato. Quella povera donna aveva subito già abbastanza umiliazioni per colpa del marito quando era viva, non era il caso di toglierle dignità ora che non c’era più.

    Allora, quale sarebbe stato il modo migliore per procedere? A mano a mano che la rabbia di Antonio si placava, prendeva il sopravvento il bisogno di cercare una risposta al problema. Non avrebbe lasciato che suo padre vincesse quella battaglia. Luca Cavelli poteva anche essere il presidente della società, ma ormai la sua era una carica soltanto nominale. Il cervello, dietro il successo della catena di alberghi, era lui, Antonio Cavelli. Era lui che aveva trasformato l’attività provinciale di Luca in un affare di successo a livello globale. A suo padre non era mai interessato espandersi, preferiva essere il pesce grosso in uno stagno piccolo, dove era più facile mantenere il controllo e manipolare a suo piacimento. Poi Antonio aveva ereditato le quote della madre e gli aveva forzato la mano per trascinare la compagnia in alto. Ed era rimasto a guardare con gioia il padre travolto da una rabbia impotente.

    Cosa poteva fare a questo punto? Avrebbe potuto scoprire il bluff del padre, liquidare il suo quaranta per cento e andarsene, lasciando che il vecchio mettesse in atto la sua minaccia e vendesse tutta la società. Si sarebbe reso conto presto che, senza di lui al comando, valeva ben poco. Eppure... perché mai doveva arrivare a tanto?, si domandò con irritazione. Perché gettare al vento tutti quegli anni di lavoro ed energie?

    «Ci sarà pure un modo per uscirne» borbottò tra sé.

    «Se anche c’è, non riesco a vederlo» ammise l’avvocato. «Ho letto la corrispondenza che ti ha inviato e a questo punto mi è chiaro che, se entro il trentacinquesimo compleanno non ti sarai sposato e non avrai messo al mondo un figlio, lui venderà tutte le sue azioni. Tuo padre è convinto che, essendo figlio unico, tu debba preoccuparti di assicurare la continuità della famiglia. In una lettera dice anche che ti vuole vedere felicemente sistemato.»

    Antonio si sentì sommergere da un’ondata di risentimento. Che ipocrita! Proprio Luca, che aveva abbandonato sua madre quando lui aveva appena dieci anni! A quel tempo non gliene era importato nulla della famiglia! Piuttosto gli importavano tutte le amanti con cui si faceva vedere in giro!

    «Sembra davvero determinato» aggiunse il legale con voce flebile.

    «Può darsi, però non è determinato quanto me. Non ho intenzione di lasciarlo fare.»

    «D’altronde» riprese l’avvocato, «se accetterai le sue condizioni, tuo padre ha dichiarato che ti cederà subito le sue quote della società. Mi ha fatto una dichiarazione scritta.»

    «Ma davvero...» Più passavano i minuti, e più Antonio si convinceva che era il caso di accettare la sfida che il padre gli aveva lanciato. Non avrebbe lasciato che l’avesse vinta. Niente affatto. Sarebbe riuscito a trovare un modo per ottenere il controllo dell’azienda. Poi, avrebbe fatto rimpiangere al padre di aver inventato quella storia assurda. «Sarò felice di prendere il controllo delle sue quote, ma senza fare quello che pretende da me.»

    «Non riesco a vedere come. Tuo padre vuole che ti sposi e che tu abbia un figlio. E che il tutto accada entro due anni.»

    «Esiste una soluzione a ogni problema, Roberto. Per favore, mandami tutto per e-mail. Voglio leggere il documento che ti ha consegnato. Ci risentiamo più tardi.» Antonio riagganciò e guardò l’uomo che gli sedeva di fronte. «Allora, a che punto eravamo rimasti?» domandò, tornando a parlare in un inglese perfetto.

    Tom lo guardò con apprensione. Non aveva capito nemmeno una parola della conversazione, però aveva visto le scintille di rabbia negli occhi del capo e aveva capito di doversi muovere con cautela. Antonio Cavelli aveva la reputazione di uomo corretto negli affari, però anche privo di scrupoli quando si trattava di liberarsi di un collaboratore che non portava a termine gli incarichi che gli erano stati affidati. «Intendevo dire che... che... metterò ordine nella vendita del locale.»

    «D’accordo» tagliò corto Antonio. «Questa storia sta andando troppo per le lunghe. Francamente, inizio ad avere dubbi su come tu stia gestendo la faccenda.»

    «Signor Cavelli, mi rendo conto che ci sta volendo più tempo del previsto, però le assicuro che sto facendo il possibile, e nel miglior modo possibile.» Si sporse in avanti con entusiasmo. «Per esempio, mi sono assicurato che la signorina Heart non si rendesse conto di chi ci sia realmente dietro alla proprietà. Infatti, ho fatto tutto come se si trattasse della Lancier, la sua sussidiaria, senza che trapelasse mai il suo nome.»

    «A cosa serve?» domandò Antonio con espressione infastidita. «Non mi piace fare affari dalla porta di servizio, Tom.»

    «Le posso assicurare che è tutto perfettamente legale!» L’uomo si raddrizzò. «Ciò che sono riuscito a fare, è tenere il prezzo basso, visto che la ragazza non ha capito l’importanza strategica che l’edificio ha per noi.»

    «Tom, limitati ad alzare l’offerta e chiudi l’affare.» Era stufo di quella storia. Aveva altro a cui pensare.

    «Con tutto il rispetto, signore, non è necessario che alziamo l’offerta. Credo che la riluttanza della signorina Heart dipenda dall’attaccamento emotivo che nutre nei confronti della sua attività. Ah, e poi è preoccupata che i dipendenti rimangano senza lavoro.»

    «Tutto qui? Allora informala che li sistemeremo da qualche parte. Dopo tutto, sto per aprire un albergo proprio qui di fianco, per l’amor del cielo! Pensaci tu, e risolvi la cosa!» Antonio afferrò la borsa e aprì la portiera. «Nel frattempo, pranzerò nel suo ristorante.»

    «Cosa?» Tom sembrò preoccupato.

    «Perché no? Mi sembra un ristorante accettabile e io ho fame. Ti suggerisco di tornare in ufficio, mettere mano ai numeri e finalizzare l’accordo per oggi pomeriggio.»

    Dopo il fresco dell’aria condizionata, il calore della strada avvolse Antonio come una coltre liquida. Nonostante ciò era piacevole trovarsi finalmente all’aperto. Il viaggio dall’Europa era stato lungo. Era piacevole anche allontanarsi da Tom Roberts. Quel tipo era un vero squalo. D’altra parte era per quello che lo aveva assunto, rammentò Antonio a se stesso. Aveva bisogno di uomini sul territorio, leali e capaci di controllare ogni singola località. Tom era il suo uomo a Sydney e, dopo tutto, stava facendo un buon lavoro. Si erano sviluppati molto in quella parte del mondo. Quello era il decimo albergo sul continente australiano. Purtroppo Tom aveva il difetto di allargarsi un po’ troppo, e di godere del suo potere, così bisognava rimetterlo al suo posto di tanto in tanto.

    Antonio camminò con calma lungo il marciapiede, e si prese tempo per studiare il ristorante. La signorina Heart si era scelta una bella posizione. Il locale si trovava sulla strada principale, di fianco a un piccolo parco lussureggiante e abbastanza vicino al mare da godere di qualche scorcio dalla terrazza del piano superiore. Peccato fosse tanto vicino al palazzo che lui aveva acquistato da poco. Torreggiava letteralmente sopra al ristorante il nuovo Hotel Cavelli che, in quel periodo, era in fase di ristrutturazione perché fosse trasformato in un altro albergo di lusso, all’altezza della catena Cavelli.

    La signorina Heart era la sua spina nel fianco. Il suo ristorante doveva sparire per lasciare posto alla nuova entrata laterale e alle boutique di alcuni famosi stilisti di moda.

    Entrò nel piccolo locale e ammirò suo malgrado il parquet ben tenuto e il divano di pelle chiara sistemato strategicamente. I clienti che vi ci sedevano avevano una bella vista rilassante sul piccolo parco pubblico.

    La signorina Heart aveva buon gusto. L’arredamento era notevole e, da quel che riusciva a vedere, la clientela di buon livello. A quell’ora del giorno, quasi tutti i tavoli erano occupati.

    Non c’era nessuno dietro al bancone della cassa e lui era quasi sul punto di dirigersi verso uno dei pochi posti liberi, quando si aprì una porta dietro di lui e comparve una giovane donna. In una mano teneva una cartellina, nell’altra una penna e aveva l’aria di essere molto assorta nei suoi pensieri.

    «Buon pomeriggio signore, posso aiutarla?» gli domandò con fare distratto e senza guardarlo in faccia.

    «Sì, vorrei pranzare.»

    «Quanti siete?» chiese mentre cercava qualcosa tra le carte del raccoglitore.

    «Solo io.» Con sguardo curioso Antonio osservò il corpo di lei, infagottato in un tailleur scuro che la faceva sembrare più vecchia di quanto probabilmente non fosse in realtà. Quanto alla camicetta bianca allacciata fino all’ultimo bottone sulla gola, le dava l’aria di una bibliotecaria di altri tempi. Teneva i lunghi capelli castani raccolti in uno chignon severo dietro la nuca e indossava un paio di occhiali cerchiati di scuro, troppo pesanti per il suo viso minuto.

    Victoria trovò il documento che cercava e alzò gli occhi. Intercettò lo sguardo dello sconosciuto e si ritrovò ad arrossire.

    Già

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