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Bollente proposta: Harmony Collezione
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Ebook159 pages2 hours

Bollente proposta: Harmony Collezione

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About this ebook

Un uomo come Emiliano Cannavaro sa che ogni cosa ha il suo prezzo. Così come ogni persona.

Inclusa Lauren Westwood, unica donna a essere riuscita a superare le sue difese e colei alla quale è affidato suo nipote. Ma un generoso assegno basterà a ottenere la custodia del piccolo, Emiliano ne è certo. Lauren però non è l'opportunista che lui ritiene, e soprattutto non è in vendita. Messa di fronte a un ultimatum - trascorrere insieme una vacanza ai Caraibi, oppure rivedersi in tribunale - decide di affrontare Emiliano faccia a faccia. È pronta a dargli battaglia, una battaglia che promette di essere molto più esplosiva di quanto entrambi possano immaginare!

LanguageItaliano
Release dateFeb 19, 2015
ISBN9788858931134
Bollente proposta: Harmony Collezione
Author

Elizabeth Power

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano:

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    Bollente proposta - Elizabeth Power

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Clash with Cannavaro

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Elizabeth Power

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-113-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Lauren lo riconobbe non appena scese dall’auto, un mostro argenteo che sembrava del tutto fuori luogo nello scenario costituito dal cortile della fattoria e nelle verdi vallate del Cumberland che la circondavano.

    Intenta a chiudere la porta della stalla, seguì con lo sguardo il procedere dell’uomo, i folti capelli smossi dal vento. Alto, snello, poco più di trent’anni, sfoggiava una giacca di sartoria che non poteva nascondere il fisico palestrato, o sminuire la potenza di spalle così ampie da oscurare la luna.

    Era l’uomo che non si sarebbe mai aspettata di rivedere, o meglio, che si era augurata di non rivedere mai più.

    «Salve, Lauren.»

    Era talmente sorpresa nel vederlo lì, nella sua proprietà che sorgeva nei pressi della zona dei Laghi, da restare senza parole. Una proprietà nella quale i suoi defunti genitori avevano investito fino all’ultimo risparmio inseguendo un sogno di grandezza che poi non si era mai realizzato, una fattoria che era quanto più di diverso possibile dalle scintillanti capitali europee e dagli ambienti ricercati che l’uomo davanti a lei amava frequentare.

    «Emiliano!» esclamò Lauren, odiando se stessa per il tono stridulo che aveva assunto la sua voce, e per l’improvviso, inopportuno desiderio di avere addosso qualcosa di più raffinato della sdrucita salopette di jeans, o di avere avuto almeno il tempo per ravviarsi i capelli.

    Dopo un’intera giornata trascorsa prendendosi cura dei cavalli che aveva a pensione, la cui retta incrementava il magro guadagno che ricavava lavorando come receptionist al Centro di Giardinaggio, sapeva che i lunghi riccioli rossi dovevano ricaderle sulle spalle in una disordinata massa fiammeggiante.

    «Che cosa fai qui?» Di nuovo la voce la tradì. Il tono di sfida in cui aveva sperato era stato soffocato da una sorta di gemito. A sua parziale giustifica, non le capitava certo tutti i giorni di ritrovarsi faccia a faccia con Emiliano Cannavaro, plurimilionario magnate italiano nel campo delle spedizioni marittime, l’uomo che aveva trasformato la piccola compagnia di navigazione ereditata dal padre in un gigante globale che includeva una flotta di lussuose navi da crociera e gigantesche imbarcazioni cargo che solcavano gli oceani. L’uomo che, servendosi del suo fascino e dei modi seducenti, l’aveva conquistata e portata a letto solo per poi sbarazzarsi di lei nel modo più umiliante possibile il giorno successivo, al matrimonio di Angelo, il minore dei fratelli Cannavaro, con Vikki, sua sorella, avvenuto due anni prima.

    «Dobbiamo parlare» affermò lui.

    Aveva dimenticato quanto fosse alto. Ora, senza l’ausilio dei tacchi, gli sfiorava a malapena la spalla. Quello che però non aveva dimenticato era la scossa sensuale che la percorreva solo guardando il suo bellissimo viso abbronzato, si rese conto Lauren, quei lineamenti perfetti a eccezione di una piccola gobba sul naso e della linea della mascella un po’ troppo pronunciata.

    Sollevò una mano per proteggersi gli occhi dai raggi obliqui del sole al tramonto. «E di cosa?» domandò, il tono guardingo che doveva servire a nascondere l’effetto traumatizzante che la sua improvvisa comparsa aveva avuto su di lei.

    «Di Daniele.»

    Lauren sbatté le lunghe ciglia. «Danny?» ripeté, in imbarazzo per l’esame attento a cui la stava sottoponendo.

    Lo sguardo di lui si soffermò sugli occhi verdi che spiccavano sul viso a forma di cuore, e sul naso all’insù spruzzato da una manciata di lentiggini che sua madre amava definire polvere di stelle, per poi indugiare – insolente – sulla bocca. Una bocca che naturalmente era incline al sorriso, ma che in quel momento aveva preso una piega severa.

    Il suo modo di osservarla la faceva sentire a disagio, un disagio che invece lui evidentemente non percepì perché, con aria noncurante, girò la testa e indicò la fattoria.

    «Entriamo?»

    In casa? Sola con lui? Il cuore di Lauren ebbe un tuffo. «Prima dimmi qual è il problema» replicò.

    «D’accordo. Voglio vederlo.»

    «E perché vuoi vederlo adesso, quando in più di un anno non sei mai venuto a fargli visita e non hai nemmeno telefonato per informarti sul suo conto?» sbottò lei.

    A meno che non fosse uno scherzo della sua immaginazione, lo sentì trattenere il respiro. Bene, decise, almeno si sentiva in colpa.

    «Se non ho mai telefonato, o se non l’ho mai cercato, è solo perché tu hai fatto in modo che nessuno di noi sapesse dov’era.»

    Lauren lo fissò con aria incredula. «È questo che ti ha raccontato tuo fratello?» chiese poi. «Oppure è una tua personale deduzione? Comunque, non credevo che a te importasse qualcosa di Danny. A te e a tutti i Cannavaro» puntualizzò amareggiata, ricordando come il fratello di Emiliano avesse rinnegato il figlioletto di sei mesi solo poche settimane dopo la morte di Vikki, avvenuta circa un anno prima. Appoggiandosi ancora sul bastone di cui aveva avuto bisogno a causa delle ferite subite nell’incidente d’auto in cui aveva perso la vita la moglie, Angelo Cannavaro le aveva comunicato con fredde, crudeli parole che poteva tenersi il bambino. Quel bambino che, a suo dire, Vikki aveva usato per costringerlo a sposarla.

    Non lo aveva più visto da allora, né lui né gli altri componenti della famiglia Cannavaro. Onestamente era stato un sollievo, ma adesso Emiliano appariva dal nulla e la accusava di essere lei in torto!

    «Certo che hai un bel coraggio» sibilò fra i denti.

    Lui alzò una mano per scostare il ciuffo di capelli che gli era ricaduto sulla fronte. Una mano che, durante un solo fine settimana, aveva esplorato il suo corpo in ogni minimo dettaglio, rammentò Lauren. Notò ora che i lineamenti del suo viso erano più duri di quanto ricordasse, anche se già al tempo del loro fugace incontro era stata colpita dalla fronte alta e dagli zigomi sporgenti, dettagli che avevano in qualche modo enfatizzato il suo atteggiamento autoritario. Quello, oltre a spettacolari occhi scuri, alle sopracciglia perfettamente disegnate – una delle quali adesso era inarcata come a voler confutare le sue accuse – e lunghe ciglia nere, particolari che avrebbero mandato in delirio qualsiasi donna del pianeta, spiegavano perché avesse perso letteralmente la testa per lui sin dal primo momento in cui lo aveva visto.

    «Ora possiamo entrare in casa?»

    Aveva parlato con tono che non ammetteva repliche, così Lauren scrollò le spalle e si avviò verso la porta della piccola fattoria. «D’accordo, parla pure» lo invitò una volta entrati nell’ampia ma dimessa cucina, tentando di esibire un gelido distacco. Un’impresa resa impossibile dall’umiliante ricordo di come lui, dopo un incontro di sesso bollente, l’avesse trattata come spazzatura. Un ricordo sempre vivo e doloroso, che non aveva certo bisogno di essere ravvivato dalla sua presenza in casa sua!

    «Come desideri» concesse Emiliano, apparentemente per nulla colpito dai suoi modi bruschi. «Allora non perderò tempo in chiacchiere. Probabilmente saprai che Angelo è morto un mese fa.»

    Lauren annuì. Era rimasta sconvolta leggendo la notizia sui giornali. Morte accidentale, era stato il verdetto, causata dalla letale combinazione fra le eccessive dosi di analgesici che assumeva per combattere il dolore causato dalla ferita alla schiena e l’abuso di alcol.

    Era dispiaciuta per la sua perdita, ma ciò non bastava per indurla ad abbassare la guardia «E questo cosa ha a che fare con me?»

    «Tutto, perché, da questo momento in poi, dovrai smettere di monopolizzare Daniele.»

    «Io non l’ho mai monopolizzato!» si difese lei. «Almeno, non intenzionalmente» aggiunse. «E, anche se l’ho fatto, è successo solo perché tuo fratello non aveva alcun interesse per lui, il che – per inciso – è anche il motivo per cui Vikki chiese la separazione.» Uno dei motivi, ammise a se stessa. «Lo stesso posso dire di te» precisò.

    «Qualcosa a cui voglio porre rimedio» dichiarò Emiliano. «Ma come ho già detto...» riprese con tono ora impaziente, «non avevo idea di dove si trovasse. Come tu probabilmente ricordi...»

    Lasciò per un attimo la frase in sospeso, uno stratagemma – Lauren ne era certa – per ravvivare in lei la memoria di un’intimità che brevemente avevano condiviso e che lei avrebbe solo voluto dimenticare.

    «Io abito a Roma» riprese Emiliano, «e Angelo mi ha sempre rassicurato riguardo al bambino, affermando che c’era chi si occupava adeguatamente di lui. Solo poco prima della sua morte, su mia insistenza mi ha rivelato che lo aveva affidato a te, ma che non aveva alcuna idea di dove tu lo avessi portato. Perché avrebbe dovuto mentire?»

    «Perché non voleva che tu sapessi la verità!» sbottò Lauren.

    «E, dimmi, con precisione quale sarebbe questa verità?» domandò Emiliano con tono scettico.

    «Che ha abbandonato suo figlio perché non ha mai desiderato essere padre» sottolineò lei. «Sapeva esattamente come trovarmi, io non gli avrei mai impedito di vedere Danny» puntualizzò, scaldandosi. «Ma Angelo non è mai venuto, perché era troppo occupato a conquistare schiere di donne e a perdere montagne di denaro al tavolo verde, a condurre insomma quel tipo di vita che tu ami almeno quanto la amava lui!»

    Il suo era stato un grido accorato, la reazione a tutte le ingiustizie che lei e sua sorella avevano dovuto subire, la loro unica colpa quella di essersi coinvolte con i Cannavaro. Certo, Vikki non era stata una santa, ma sicuramente non aveva meritato gli abusi e i tradimenti che infine l’avevano costretta a lasciare il marito solo dieci mesi dopo il matrimonio.

    Tanto meno lei aveva meritato il disprezzo con cui l’aveva trattata Emiliano.

    «In ogni caso, Daniele è suo figlio, di conseguenza è mio nipote» sentenziò Emiliano con altezzosità, per nulla colpito dalla critica che gli era appena stata mossa, o anche dall’ovvio dolore che echeggiava negli occhi di lei.

    «E, ovviamente, tu desideri incontrarlo» dedusse Lauren. Quello almeno doveva concederglielo, pensò. Erano entrambi zii del piccolo, dunque avevano gli stessi diritti. Ciò nondimeno però, non riuscì a trattenersi dal concedersi una piccola soddisfazione. «Bene, temo che non sarà possibile questa sera, perché Danny sta già dormendo.»

    Lo vide irrigidirsi e, per la prima volta, notò le ombre scure che gli cerchiavano gli occhi, conseguenza senza dubbio del suo recente lutto. Poi però Emiliano annuì, e

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