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Ogni giorno di più: Harmony Collezione
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Ogni giorno di più: Harmony Collezione

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About this ebook

Solo l'incontro di una sera. Rowena tenta di con¬vincersi che le splendide ore di passione trascorse con Quinn, il seducente e irresistibile amico dei tempi dell'università che ha rivisto a una festa, siano state soltanto un fuggevole passatempo. Ne ha bisogno lei, decisa a non lasciarsi trascinare da storie troppo burrascose, e ne ha bisogno il suo lavoro di redattrice in una rivista di moda, che prevede una carriera impegnativa. Ma Rowena non ha fatto i conti con la testardaggine di Quinn. Lui non si accontenta di rintracciarla, perché appena scopre che è diretta in Scozia, non esita a...

LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2015
ISBN9788858934678
Ogni giorno di più: Harmony Collezione
Author

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Ogni giorno di più - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Her Baby Secret

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2002 Kim Lawrence

    Traduzione di Luisa Morselli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-467-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Avvolto nella tuta di pelle da motociclista che aderiva perfettamente al corpo alto e muscoloso, Quinn fece il suo ingresso nella sede elegante della rivista Chic, famosa in tutto il mondo.

    La larga porta girevole lo portò automaticamente a posare i piedi sulla fitta moquette. L’illuminazione era così forte che lo costrinse a socchiudere gli occhi. Si fermò un attimo per darsi un contegno di circostanza. Niente faceva supporre il motivo per il quale si trovava lì. Se soltanto la persona che cercava fosse venuta a saperlo, lo avrebbe fatto buttar fuori senza esitare. Normalmente Quinn confidava nelle sue innate capacità di sapersela cavare in ogni frangente, ma nella situazione in cui si trovava doveva appellarsi anche alla sua buona stella.

    Per sua sfortuna, Quinn aveva quel tipo di viso che la gente non poteva fare a meno di guardare - anche due volte - per ammirare quel notevole insieme di lineamenti. Le guance piuttosto incavate intrigavano più degli occhi, di un colore verde smeraldo. In quel momento, l’espressione del viso era così determinata da far sì che lo si osservasse con maggiore attenzione del solito.

    Persino le mascelle erano tirate. L’espressione tesa era accentuata dal corpo snello e forte così contratto che anche l’andatura era rigida oltre ogni dire.

    Indubbiamente, Quinn trasmetteva una sensazione di pericolo a chi lo guardasse, in special modo al pubblico femminile. Ed era così vera che si poteva dire che fosse l’ingrediente principale che faceva fatalmente inchiodare all’istante le donne.

    Di solito, Quinn non si preoccupava molto dell’impressione che faceva sulla gente, a meno che non si trattasse del suo lavoro. Allora aveva il merito di riuscire ad assumere un’espressione più bonaria, obbligato com’era a mettere a proprio agio le persone.

    Al momento, quello che doveva fare era strettamente personale, e aveva in mente cose ben più urgenti che far accelerare il polso alle donne.

    Doveva vedere Rowena. E se questo voleva dire essere coinvolto in uno sconveniente contrattempo con una guardia di sicurezza, o finire incatenato a una delle colonne corinzie dell’enorme salone, o anche soltanto dare spettacolo di se stesso... be’, che succedesse!

    Dove abitava la dignità? All’inferno! A lui certo non mancava la dignità, anzi, trasudava di quella roba da mattino a sera, ma quello non era il momento di usare controllo e moderazione. Lo aveva fatto per gli ultimi due mesi e che cosa aveva ottenuto? Era stato ignorato e le risposte che aveva avuto erano state tutte evasive. Bel risultato!

    Le mascelle si strinsero maggiormente mentre rammentava il modo in cui la sua vecchia amica e recente amante Rowena Parrish lo aveva trattato dopo la memorabile notte a New York.

    Da allora non c’era stato tempo per alcunché di positivo. Quinn, però, non era uomo da poter accettare una sconfitta, a meno che non ci fosse una buona ragione. E doveva essere veramente buona...

    «Sono qui per vedere la signorina...» cominciò a dire con voce ferma mentre si avvicinava alla scrivania a forma di mezzaluna della reception con aria sicura.

    «Oh, sicuramente sarà felice di vederla!» Il viso carino dell’impiegata si aprì in sorriso di approvazione.

    Non che gli altri aspiranti che si erano presentati quella mattina non fossero di bella presenza. Come quest’ultimo, erano rigorosamente abbigliati con tuta di pelle nera molto aderente e molto sexy. C’erano, però, delle cose che questo esemplare non aveva: i capelli arruffati o impomatati di gel e l’aria grintosa che la moda imponeva a ogni giovane maschio che volesse stare alla pari con i tempi. Ma, d’altra parte, nessuno di loro aveva quel qualcosa di indefinibile in più che possedeva costui senza dovere ricorrere a stratagemmi o astuzie di sorta.

    L’impiegata lo aveva subito notato. Labbra sensuali appena dischiuse e tutti gli attributi fisici richiesti, comprese lunghe gambe che in lui sembravano ancora più lunghe. Fianchi stretti, addome piatto come una tavola da surf e due spalle larghe da far sognare.

    Quinn, che era pronto alla battaglia, fu piuttosto sorpreso di essere accolto con tutti quegli ampi sorrisi. Si schiarì la gola e aggrottò le sopracciglia, sospettando che fosse uno dei trucchi di Rowena per depistarlo. «Dove devo andare?»

    «Se mi dice il suo nome, informerò la collega che sta arrivando.»

    «Quinn Tyler.» Ci fu un attimo di esitazione. No, non lo avevano riconosciuto, per fortuna! Rowena non aveva lasciato istruzioni di buttarlo fuori, come invece aveva fatto con il portiere del suo condominio.

    Dopo avere sbattuto le ciglia più volte, la giovane donna si mise a consultare il computer che aveva davanti. «Non vedo il suo nome... deve esserci stato uno sbaglio.» Ci furono teste che annuirono e la ragazza del computer lo informò prontamente che non era un problema, lo avrebbe subito inserito.

    Quinn realizzò tra sé che doveva esserci davvero un errore, però al momento non aveva alcun interesse a farlo presente a quelle ragazze. Gli sarebbe stato più facile avvicinarsi al rifugio di Rowena. Peccato non sapere che parte doveva interpretare.

    Con una filosofica scrollata di spalle, scacciò ogni remora. Al limite lo avrebbero preso per la collottola e sbattuto fuori.

    Con il gomito appoggiato sul banco, sfoderò impunemente uno dei suoi migliori sorrisi. «È molto gentile da parte sua, signorina...» Consultò la targhetta che la ragazza portava al taschino della giacca. «Stephanie.»

    Qualche minuto dopo, mentre entrava nell’ascensore che lentamente cominciò a salire, il suo sorriso sparì. La ragazza gli aveva messo in mano un bigliettino con scritto il suo numero di telefono, che lui accartocciò. La direzione indicatagli da Stephanie lo portò in una stanza lunga e molto poco arredata, salvo che per una fila di sedie.

    Quinn sbatté gli occhi, incredulo: le sedie erano tutte occupate da uomini, forse più giovani di lui, tutti vestiti di pelle nera da capo a piedi. Credette di sognare o addirittura di avere un incubo.

    Mentre ancora stava chiedendosi il perché di quella scena irreale, una porta alla sua sinistra si aprì improvvisamente. Una giovane donna vestita con una combinazione di colori vistosi dal verde al fucsia, con in mano un blocco per appunti, si affacciò e chiese: «Chi è il primo?».

    In risposta a quella breve domanda, tutte le tute nere si alzarono contemporaneamente, con l’ovvio aumento di testosterone e ansia insieme. La ragazza ignorò quelle figure in piedi, ansiose di essere scelte, e rivolse l’attenzione alla persona che aveva più vicino, e anche l’unica che non voleva essere scelta.

    «Lei! Sì, lei...» Lo sguardo si posò su quella figura alta un metro e ottanta, e la donna sussultò nell’incontrare un paio di occhi di un verde tale che non aveva mai visto in vita sua. E non era tutto: le ciglia erano così lunghe e nere da fare invidia a qualsiasi donna, degno contorno per quegli occhi spettacolari.

    Sophie non poté fare a meno di esprimere un breve cenno di approvazione. Anche se lui non stava facendo niente per mettersi in mostra, stava superando di gran lunga gli altri maschi che, rassegnati, si erano seduti di nuovo ad aspettare.

    Gli occhi della donna si posarono su quel naso leggermente aquilino, che spiccava sui lineamenti che parevano cesellati da uno scultore, per poi spostarsi su due labbra straordinariamente sensuali.

    «Sicuramente farà al caso» gli disse lei con un sorrisetto contenuto.

    Quinn sentì su di sé gli sguardi risentiti di chi da tempo aspettava di essere chiamato.

    In contrasto con l’abbigliamento colorato della sua accompagnatrice, l’elegante donna dietro la scrivania era tutta in nero. Prima di sorridere lo guardò per qualche secondo, poi si alzò dalla sedia presentandosi con uno sbrigativo: Anna Semple, ma invece di dargli la mano cominciò a girargli intorno con la testa piegata da un lato come fanno gli uccelli rapaci pregustando la preda.

    «Chi è lei?» chiese infine, sorpresa che lui non facesse nulla per piacere, e stesse invece guardando il suo orologio da polso.

    «Quinn Tyler» rispose lui, indeciso se essere divertito o irritato da quel trattamento.

    «Non ho nessuno con questo nome» intervenne la collega consultando la lista.

    «Non importa» fu la risposta della donna, che lo guardava come se il suo nome lo avesse stampato nella memoria. Passò le dita sulla manica del suo giubbotto di pelle. «Non è quello richiesto» commentò, concedendogli però un altro dei suoi sorrisi. «Ha lavorato molto in questo campo, Quinn Tyler?»

    Era tempo di rivelare il sotterfugio e seguire il suo obiettivo principale. «Veramente, credo che ci sia una sorta di...» cercò di dire, muovendosi in direzione della porta.

    «Chi l’ha mandata?»

    «Nessuno!»

    «Mi piacciono gli uomini che hanno iniziativa, vero, Sophie? Ma avrà pure un agente, no?»

    Sarebbe stato meglio se non lo avesse avuto, così potevano esserci diverse possibilità, come un contratto esclusivo. Niente male, pensò Anna, fallendo nel tentativo di cercare un qualche difetto in quel prestante giovanotto. A parte la tuta di pelle, aveva davanti un soggetto che poteva sostenere da solo tutta la nuova campagna pubblicitaria. Di più, quel viso nuovo poteva reggere ben più di una campagna, pensò eccitata.

    Quinn era un uomo paziente, ma anche lui aveva i suoi limiti. Gli era capitato di vedere dei contadini al momento di acquistare del bestiame, girarci attorno meno di quanto stesse facendo quella donna. Si aspettava quasi che gli chiedesse di mostrargli i denti! E ci mancò poco.

    «Si tolga il giubbotto e la camicia, per favore» gli chiese infatti Anna con tono di comando, ritornando alla scrivania, come se fosse stata la cosa più normale di questo mondo.

    Notando che la donna era terribilmente seria, Quinn non poté che stupirsi, ma il suo scopo era altrettanto serio e valeva qualche sacrificio, quindi ubbidì. «È tutto, spero.»

    A quelle parole, la più giovane sembrò sorpresa, ma non lo fu altrettanto Anna.

    «Sì, è sufficiente...» rispose, lanciando un’occhiata divertita alla collega quando lui, in evidente imbarazzo, rimase immobile. «Non sarà timido, vero?» gli domandò con tono indulgente.

    «No, non sono timido.» Quinn era sincero. «Non capisco perché mi devo togliere i vestiti.» Se fosse stata Rowena a chiederglielo, sarebbe stato ben diverso. Con uno sforzo, cercò di non pensare a quello che l’argomento vestiti gli aveva attivato nella mente.

    Stava per chiarire che, qualsiasi intenzione avessero avuto, lui non sarebbe stato disponibile, quando la porta dietro di lui fu socchiusa, e Quinn si irrigidì nell’udire una voce provenire dalla sala attigua.

    «Devo proseguire con il progetto Potete averlo tutti, Rowena?» chiese Sylvia Morrow alla sua capo redattrice, che entrò nel proprio ufficio seguita dagli sguardi di tutti gli uomini in tuta nera.

    Rowena era una bellezza tipicamente inglese. Giovane, alta, colorito roseo, lineamenti

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