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Un ladro da conquistare: Harmony Destiny
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Sep 21, 2015
- ISBN:
- 9788858938461
- Formato:
- Libro
Descrizione
Gianni Coretti ha una reputazione da difendere. O da nascondere. Un tempo è stato più famoso di Arsenio Lupin, come ladro di gioielli, ma quei giorni sono finiti e ora si trova dall'altra parte della barricata a collaborare con la giustizia per catturare i suoi ex... colleghi. Coinvolto in un'importante missione sotto copertura, avrebbe bisogno di una fidanzata al suo fianco, per rendere la finzione più credibile. E ha in mente la donna perfetta. Marie O'Hara, bellissima esperta di sicurezza, ha infatti bisogno dell'aiuto di Gianni per risolvere una delicata questione familiare e sarebbe disposta a qualunque cosa, pur di assicurarsi i suoi servigi. Anche a recitare la parte della fidanzata innamorata, un ruolo che, stranamente, le riesce con fin troppa naturalezza.
Informazioni sul libro
Un ladro da conquistare: Harmony Destiny
Descrizione
Gianni Coretti ha una reputazione da difendere. O da nascondere. Un tempo è stato più famoso di Arsenio Lupin, come ladro di gioielli, ma quei giorni sono finiti e ora si trova dall'altra parte della barricata a collaborare con la giustizia per catturare i suoi ex... colleghi. Coinvolto in un'importante missione sotto copertura, avrebbe bisogno di una fidanzata al suo fianco, per rendere la finzione più credibile. E ha in mente la donna perfetta. Marie O'Hara, bellissima esperta di sicurezza, ha infatti bisogno dell'aiuto di Gianni per risolvere una delicata questione familiare e sarebbe disposta a qualunque cosa, pur di assicurarsi i suoi servigi. Anche a recitare la parte della fidanzata innamorata, un ruolo che, stranamente, le riesce con fin troppa naturalezza.
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Sep 21, 2015
- ISBN:
- 9788858938461
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
Un ladro da conquistare - Maureen Child
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Fiancée Caper
Harlequin Desire
© 2014 Maureen Child
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-846-1
www.harlequinmondadori.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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1
«C’è papà dietro il furto di smeraldi dei Van Court della scorsa settimana, vero?» chiese conferma Gianni Coretti. Parlava a voce bassa, per non farsi sentire, mentre fissava suo fratello Paulo, seduto al tavolo di fronte a lui.
L’altro uomo si strinse nelle spalle, bevve un sorso di whisky e accennò un sorriso. «Conosci papà.»
Gianni lo scrutò accigliato e si passò una mano fra i capelli. Risposta vaga, si disse, ma tutto sommato prevedibile. Paulo aveva sempre preso le parti del genitore
Ruotò lo sguardo verso la finestra, posandolo distrattamente sul prato ben curato e illuminato del Vinley Hall. Il lussuoso albergo nel cuore dello Hampshire, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, era da sempre tappa preferita della famiglia Coretti, non solo per la sua innata eleganza, ma anche perché vicino al campo d’aviazione privato di Blackthorn.
Era lì che erano diretti. Gianni stava accompagnando il fratello all’aerodromo per prendere il volo che lo avrebbe riportato alla sua casa di Parigi. E durante il tragitto si erano fermati al Vinley Hall per un drink.
Paulo era andato a trovarlo a Londra ed era stato suo ospite per tre giorni. Tre giorni che erano sembrati a Gianni tre lunghi anni. Non gli piaceva avere gente per casa, neppure se si trattava di familiari, e Paulo aveva l’abilità di mettere a dura prova la sua pazienza come nessun altro.
Una cameriera in gonna nera e camicetta bianca passò accanto al loro tavolo, diretta verso quella che era un tempo la biblioteca del Vinley Hall, trasformata ora in un’elegante sala da bar. Gianni passò quindi dall’inglese all’italiano mentre chiedeva al fratello: «Tu e papà vi siete dimenticati che appena un anno fa ho fatto il diavolo a quattro per ottenere dall’Interpol che ci venissero condonati i nostri furti passati? I patti sono patti».
«Ancora mi chiedo come ci sia riuscito» commentò Paulo con aria di sufficienza, dopo aver bevuto un altro sorso di whisky e aver posato il massiccio bicchiere di cristallo sul tavolo. «A ogni modo, nessuno te l’aveva chiesto.»
Era vero, non gliel’aveva chiesto nessuno, ma aveva provato comunque a strappare alla polizia quella promessa di salvezza per i suoi familiari; i quali, purtroppo, non solo non avevano apprezzato il gesto, ma erano anche terrorizzati all’idea di dover rinunciare alla proficua attività di famiglia.
I Coretti erano ladri di gioielli da secoli. Si tramandavano l’arte del furto di generazione in generazione. I segreti e i trucchi del mestiere venivano insegnati ai più piccoli che diventavano così adulti svelti di mano e di pensiero, con l’abilità di entrare e uscire da porte chiuse a chiave, senza lasciare traccia di sé.
C’erano polizie in ogni continente del globo pronte a dare qualunque cosa per uno straccio di prova contro di loro. Fino a quel momento, però, i Coretti erano riusciti a farla franca, non solo grazie alle loro indubbie abilità, ma anche perché assistiti dalla fortuna. E Gianni era convinto che quella fortuna non sarebbe durata all’infinito.
«Fai proprio sul serio, allora» disse Paulo.
«A che cosa ti riferisci?» Gianni cominciava a innervosirsi.
«A questa tua fissazione per una nuova vita all’insegna dell’onestà e della virtù.»
L’irritazione si impennò. «Detta così, pare che stia diventando una specie di...» Si frugò nella mente alla ricerca della parola giusta. «Chierichetto.»
Paulo scoppiò a ridere. «Mi sembra un paragone azzeccato.»
Era da un anno, in famiglia, che se ne parlava, e ancora suo fratello e suo padre non riuscivano a capire perché Gianni avesse preso quella decisione. Dopotutto, non c’era da meravigliarsene. Una tradizione di professionisti del furto come la loro non poteva tutt’a un tratto essere barattata con una vita da specchiato cittadino. Tuttavia quella di Gianni era stata una sorta di conversione, una rivelazione improvvisa che da un anno a quella parte aveva cambiato radicalmente la sua esistenza.
Sua sorella Teresa, grazie al cielo, lo capiva, perché aveva scelto anche lei, diversi anni orsono, di prendere le distanze dalle abitudini familiari. Teresa era l’unica a comprenderlo. In effetti, il cambiamento lasciava perplesso non solo la sua famiglia, ma alle volte anche lui stesso.
«Pensa un po’... hai un lavoro, adesso.» Paulo si scosse tutto, con teatrale senso di orrore. «Noi Coretti non abbiamo un lavoro. Noi facciamo, se mai, un bel lavoro. C’è differenza.»
«Una differenza che potrebbe spedirvi dritti dritti in carcere.»
«Non è ancora successo» ribatté Paulo con un sorriso compiaciuto.
No, infatti. Ma Dominick Coretti, il padre di Gianni, stava invecchiando, e con l’età perdeva colpi. Era normale che non possedesse più la destrezza di un tempo. Nick non lo avrebbe mai ammesso, naturalmente. E così Gianni si era accordato con l’Interpol per garantire l’indulto per il padre, in quanto non vi era una sola possibilità che l’anziano genitore fosse in grado di sopportare una condanna e, di conseguenza, la detenzione.
Ovviamente, non era stato quello l’unico motivo per cui aveva tradito la famiglia, così come diceva suo padre. Fare il ladro significava anche doversi costantemente guardare alle spalle.
E Gianni voleva qualcosa di diverso.
Se suo padre e il fratello avessero continuato a deviare dalla retta via, avrebbe rischiato anche lui. Nonostante il patto con l’Interpol, se fosse stato provato che i Coretti continuavano a rubare gioielli in Europa, non aveva dubbi che l’accordo sarebbe saltato e che i suoi nuovi amici avrebbero trovato un modo per sbattere lui e i familiari in cella.
«Ti preoccupi troppo, Gianni» disse Paulo. «Siamo i Coretti.»
«Lo so bene chi siamo.»
«Davvero?» Piegando il capo da un lato, Paulo lo scrutò per un lungo istante. «Se te lo ricordassi sul serio, abbandoneresti queste velleità di uomo virtuoso.»
Gianni finì il suo drink e puntò lo sguardo sul fratello. «So esattamente chi sono, chi siamo. Ho dato la mia parola in cambio dell’immunità, Paulo.»
L’altro fece una smorfia. «Sì, alla polizia.»
«Si tratta della mia parola d’onore» borbottò Gianni. «Ti ricordo, però, che l’accordo con l’Interpol riguarda solo i crimini passati. Se tu e papà veniste presi ora...»
«Basta preoccuparsi» lo zittì Paulo. «Non ci hanno beccati finora e mai succederà. E poi, conosci papà, no? Rubare è per lui come respirare.»
Gianni emise un sospiro avvilito. «Lo so.» Avrebbe desiderato tanto un altro whisky, ma una volta lasciato Paulo all’aeroscalo, avrebbe dovuto guidare fino a casa sua, a Mayfair. Ci mancava solo che lo fermasse la polizia per guida in stato di ebbrezza.
La sua espressione doveva essere eloquente perché Paulo scoppiò di nuovo a ridere. «Papà è quello che è, Gianni. Non puoi pretendere di cambiarlo a quest’età. E poi, la signora Van Court stava praticamente chiedendo che le sue pietre preziose le venissero rubate. Figuriamoci se papà si lasciava sfuggire un furto così facile.»
«Me lo immagino» replicò, strabuzzando gli occhi. «Mi raccomando, quando lo vedi, digli di starsene buono per un po’, finché non si sarà placato il clamore mediatico attorno alla vicenda. Se necessario, chiudilo a chiave in casa.»
Paulo rise, trangugiò l’ultimo dito di whisky e si alzò in piedi.
«Non replico neppure alla tua ultima idea perché lo sai bene anche tu che non ci sono porte a chiave che tengano se nostro padre non vuole essere trattenuto.»
«Questo è vero» mugugnò Gianni, alzandosi in piedi anche lui e seguendo il fratello fino all’auto, parcheggiata lungo il vialetto di ghiaia. L’aeroporto era vicino al Vinley Hall e, nel giro di pochi minuti, i due fratelli erano sul nero asfalto della pista, con un freddo vento inglese che soffiava loro intorno.
«Guardati le spalle in quel mondo di gente rispettabile nel quale ti sei introdotto» lo ammonì Paulo.
«E tu le tue» gli rispose Gianni, poi lo salutò con un abbraccio. «E anche quelle di papà.»
«Come sempre» gli assicurò il fratello, prima di afferrare il bagaglio, voltarsi e incamminarsi verso il velivolo privato che lo stava aspettando.
Gianni non attese il decollo. Girò i tacchi e raggiunse l’automobile. Avviò il motore e guidò verso casa. Verso la sua nuova vita.
«Certo è che il crimine paga» sussurrò Marie O’Hara, mentre si aggirava furtiva nell’appartamento buio e silenzioso di uno dei ladri più famosi del mondo.
Era agitata. Per tutta la vita aveva seguito le regole, rispettato la legge, e quella sera aveva gettato al vento tutto quanto, rinnegando i principi di correttezza e legalità, per cercare giustizia. Quel pensiero, purtroppo, non la tranquillizzava. Ma ormai era lì ed era determinata a perquisire la casa da cima a fondo.
Dopo aver pedinato Gianni Coretti per settimane, studiando le sue abitudini, era abbastanza sicura che non sarebbe rincasato per il momento; non aveva comunque senso rischiare e decise di non accendere le luci.
L’appartamento era un lussuoso attico al decimo piano, con una vista spettacolare su Londra. Una vetrata a tutta parete consentiva di godere di quel panorama unico al mondo e lasciava entrare abbastanza chiarore lunare da consentirle di muoversi tranquillamente senza la necessità di luce artificiale.
«È bello, ma mi sembra più un museo che una casa» mormorò mentre calpestava il lucente pavimento di marmo bianco. Era tutto bianco lì dentro. Sembrava di camminare attraverso una nuvola di ovatta... se non fosse stato per le linee squadrate fin troppo dominanti che rendevano l’ambiente un po’ meno
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