Passione da favola: Harmony Collezione
By Laura Wright
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About this ebook
La ragazza dei sogni. Francesca è una veterinaria che aspira ad aprire una clinica per animali in California. Per realizzare il suo sogno, però, ci vogliono tanti soldi. Allora, perché non accettare quella particolare offerta di lavoro? Poco importa se dovrà trasferirsi in una lontana isola vicino alla Cornovaglia per occuparsi degli animali di un uomo molto ricco e blasonato, il principe Maxim.
Il principe cerca moglie
Maxim è tormentato dal padre che desidera vederlo sposato, ovviamente con una donna del suo rango. Ma il principe ha ben altro per la testa, e ancora una volta approfitta della sua posizione e del suo fascino per corteggiare Francesca. Le cose, però, si complicano quando i due si scoprono innamorati. Riusciranno a convincere il re?
Laura Wright
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Passione da favola - Laura Wright
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Charming the Prince
Silhouette Desire
© 2003 Laura Wright
Traduzione di Sonia Scognamiglio
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-017-5
www.harlequinmondadori.it
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1
Francesca Charming non credeva alle favole, non ci aveva mai creduto. Tuttavia, calpestare regali ciottoli delle deliziose stradine di Llandaron, osservare la bandiera porpora e oro sventolare dalla cima di un’imponente e antica fortezza, sentire la tiepida brezza del mattino carezzarle i capelli di fronte a un panorama di rara bellezza erano cose che avrebbero facilmente potuto farle cambiare idea.
L’imponente castello in pietra viva, costituito da sette strutture principali, si ergeva elegante sulla costa dell’Atlantico.
Mentre si inoltrava su rampe di scale in marmo color crema che salivano sempre più in alto, Francesca giunse all’ingresso del castello e davanti a lei si presentò un massiccio portone di legno. Da entrambi i lati del portone, verso l’interno, erano visibili decine e decine di finestre, incorniciate da rigogliose edere rampicanti, e le due torri in marmo bianco, che circondavano il complesso, si innalzavano con le loro punte verso l’azzurro del cielo.
L’aria era pregna del profumo dell’erica e di una leggera essenza marina, senza dubbio trasportata fin lì dalla brezza proveniente dalla costa. Francesca dimenticò il motivo per cui era giunta in quel luogo, completamente rapita dalla bellezza dello scenario, immersa in quell’incantesimo che le faceva sembrare tutto irreale.
«Benvenuta a Llandaron, signorina» la risvegliò bruscamente una voce proveniente da un uomo materializzatosi accanto a lei come dal nulla.
Era un giardiniere, a quanto pareva, il giardiniere di corte. Diffondeva aroma di caprifoglio e il suo volto sorrideva. «È la prima volta che viene al castello, immagino. Da togliere il fiato, non è vero?»
Finalmente la magia svanì, cedendo il posto alla realtà contingente del momento. Non era da Francesca lasciarsi cullare in fantasie infantili e sognare a occhi aperti. Non era quello il motivo per cui era arrivata a Llandaron. Infatti, si era recata sull’isola inglese solo per motivi di lavoro. Con i soldi che avrebbe guadagnato in quel posto, avrebbe forse potuto far costruire una sala operatoria nella sua clinica veterinaria di Los Angeles, cosa che era sempre stata il suo unico, vero sogno.
Stringendo a sé la borsa da lavoro, la giovane donna si rivolse a sua volta al giardiniere. «Sì, è la prima volta che vengo qui. Sono la veterinaria che Sua Maestà ha fatto venire dagli Stati Uniti, Francesca Charming. Dovrei andare verso le scuderie, mi indicherebbe la strada?»
L’uomo annuì. «Continui da questa parte e si troverà esattamente di fronte alle scuderie. Chieda di Charlie non appena arriva, è lui che si occupa di tutto, lì. Le saprà dire che cosa fare.»
«La ringrazio» disse Francesca, poi si girò per riprendere il cammino. Nonostante cercasse di impedirselo, il suo sguardo continuava a soffermarsi su ogni incantevole dettaglio del castello, dell’immenso giardino e degli infiniti vialetti che vi correvano all’interno.
Tutti i libri che aveva consultato a proposito di Llandaron avevano descritto il luogo come bellissimo e quasi magico, soprattutto in primavera, ma lei non avrebbe mai creduto che la realtà avrebbe potuto superare quelle parole che sembravano decisamente esagerate.
Una volta terminata la poco ripida salita sulla quale stava procedendo, di fronte a lei apparvero le scuderie, anch’esse regali, eleganti e immense, come tutto lì.
Attraverso vialetti con cespugli di erica e altri fiori rossi e di varie tonalità cremisi che le sembrava di non aver mai visto prima, giunse alle porte dell’edificio delle scuderie, dietro le quali si intravedevano alti alberi secolari e un vasto prato verde perfettamente curato.
Assumendo l’aria più sicura e naturale che le fu possibile, Francesca entrò.
Non le era mai capitato di trovarsi in una scuderia tanto pulita, i cavalli sembravano tutti splendidi esemplari da gara e ciascuno di essi le tributò un nitrito di benvenuto non appena lei gli passò davanti.
Accarezzando il muso degli animali, la ragazza si guardò intorno alla ricerca di Charlie, l’uomo indicatole dal giardiniere come suo referente.
Ma quando fu arrivata all’ultima stalla, si bloccò di colpo e trattenne il respiro. Non appena mise a fuoco chi le stava di fronte, le ginocchia le divennero di burro e la gola le si seccò all’improvviso, mentre il cuore prese a batterle all’impazzata.
Con un forcone in mano e le spalle nude rivolte verso di lei, l’uomo stava spingendo della paglia nella stalla adiacente. Senza rendersi conto di ciò che stava facendo, Francesca lasciò che il proprio sguardo vagasse su quella visione dalla punta degli stivali da lavoro agli stretti jeans che gli fasciavano le gambe muscolose e forti che si intravedevano perfettamente. E, santo cielo, aveva un didietro da record dei primati! Lei si leccò le labbra, continuando a guardare, senza fretta. Quell’uomo aveva fianchi stretti e un’ampia, abbronzata schiena, la cui eccellente muscolatura era messa in risalto dal sudore che gli rendeva il corpo lucente.
Francesca emise un lieve sospiro di soddisfazione, ma, a quel suono, lui si girò e si accorse della sua presenza. Resosi conto di ciò che lei stava facendo, le indirizzò un ironico ghigno da mandrillo.
«Salve, come va?»
L’accento era inconfondibilmente di Llandaron e le labbra sensuali di lui scandirono le poche parole accarezzando i suoi sensi come cioccolato fuso.
Francesca si sforzò di ritrovare la voce. La lingua le si era bloccata e non riusciva ad aprire bocca, sensazione per lei del tutto inusuale, poiché di solito non reagiva in quel modo davanti a un uomo. Generalmente era padrona di sé e impassibile, ma quel giovane dio di un metro e ottantacinque, con capelli scuri e luminosi, sopracciglia anch’esse scure su due occhi più azzurri del mare, era qualcosa che non aveva mai visto prima in vita sua.
Lo sguardo di lei si soffermò ora sul petto di lui, la cui sottile peluria non nascondeva certo la struttura muscolare che definire esemplare era appena sufficiente a descrivere. Era proprio un sogno, il sogno proibito di ogni ragazza.
Ma, con ogni fibra del suo corpo, lei si impose di farsi forza e di sottrarsi a quel sogno. Strinse i pugni e fece ricorso al suo sperimentato tono indifferente e pratico. «Buongiorno, lei deve essere Charlie...» Solo che in quel momento la sua voce non risuonò poi tanto sicura.
Al contrario, lui appariva perfettamente a proprio agio, si appoggiò con la massima naturalezza accanto a una delle porte delle stalle e le rivolse uno sguardo che le rese il sangue bollente. «Devo essere Charlie?»
Il tono della risposta di lui non fu molto chiaro a Francesca, che non comprese se l’uomo avesse fatto una domanda o dato una risposta. Tuttavia, lei decise di non insistere per non dargli l’occasione di comprendere in che stato l’avesse messa con poche parole e una schiena nuda.
«Be’... Io sono Francesca Charming. Ma tutti mi chiamano Fran.»
Lui assentì, rendendosi conto finalmente chi aveva di fronte. «Capisco» annuì. «La veterinaria americana.»
«Sì, vengo dalla California, per la precisione.»
Lui sollevò un sopracciglio con l’inconfondibile sguardo dell’uomo che la sa lunga sulle donne. La squadrò da capo a piedi, senza preoccuparsi di indugiare su ogni particolare del corpo di lei. «Mmh... Capelli biondi, carnagione abbronzata, gambe lunghe e bellissimi occhi, una ragazza della California, senza dubbio.»
Il comodo completo pantalone di Francesca improvvisamente si era trasformato in una trasparente camicia da notte di pizzo, sotto lo sguardo indagatore di lui. Si sentì avvampare e le guance le si imporporarono.
Quando infine si riprese, tentò di ridarsi in fretta un contegno. Santo cielo, era pur sempre una ragazza di città, non era la prima volta che un bell’uomo le faceva dei complimenti. «Allora, è soddisfatto di ciò che ha visto, o intende continuare a fissarmi ancora a lungo? Magari preferisce che faccia un giro su me stessa?» gli chiese, sarcastica.
Lo sguardo di lui si sollevò fino a incontrare quello di lei. «Mia cara, avrei potuto dirle esattamente quello che lei ha appena detto a me.»
Francesca deglutì, imbarazzata. In fondo, aveva ragione.
Un sorriso canzonatorio si dipinse sul volto di lui. «Ebbene?»
«Ebbene, cosa? » gli fece eco Francesca.
Lui disegnò un cerchio nell’aria con la mano, indicando a lei di girare su se stessa. «La proposta me l’ha fatta lei, dottoressa Charming. E poi mi sembra giusto che io veda di lei quanto lei ha visto di me.»
Francesca spalancò gli occhi. «Io... io non ho fatto niente del genere!» esclamò, sapendo di mentire. «E si dimentichi che mi metta a fare le piroette, giusto per il suo svago.»
Il giovane mostrò un altro dei suoi sorrisetti beffeggiatori. «E va bene. Sarà per la prossima volta, allora.»
«Non credo proprio» gli rispose, prima di distogliere lo sguardo. Finalmente si decise a cercare il motivo per il quale era stata chiamata a Llandaron. I suoi occhi incontrarono ciò che stavano cercando all’interno di un ufficio provvisto di mobilio di ottima fattura, quanto meno insolito per una scuderia.
Su una comoda branda lunga un paio di metri, era adagiata una femmina di levriero irlandese, era visibilmente incinta e aveva un paio di dolcissimi occhioni marroni.
Fino a dieci giorni prima, Francesca non aveva mai sentito nominare né il re Oliver né il suo levriero, e neanche Llandaron, per la verità. Era stato il suo collega e quasi fidanzato, il dottor Dennis Cavanaugh, a offrirle la possibilità di quel lavoro. La