Colpevole... un bacio: Harmony Destiny
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About this ebook
Mentre cammina per le strade di Tranquillity, dove si è rifugiata dopo una delusione d'amore, Brenna Montgomery viene baciata su una guancia da uno sconosciuto. La ragazza si reca subito a denunciare il fatto allo sceriffo locale, Dylan Chandler. Nessuno dei due sospetta che dietro questo fatto casuale c'è qualcuno che ha architettato tutto con suprema maestria. In più Dylan dovrà "infiltrarsi" nel corso di creatività che Brenna tiene nel suo negozio e...
Kathie DeNosky
Inizia la sua giornata lavorativa alle due di mattina, in modo da poter scrivere in tutta tranquillità prima che il resto della famiglia si alzi.
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Book preview
Colpevole... un bacio - Kathie DeNosky
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Lawman In Her Stocking
Silhouette Desire
© 2002 Kathie Denosky
Traduzione di Loretta Marsilli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-118-8
www.harlequinmondadori.it
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1
«Sceriffo? È qui?»
La voce femminile rimbombò nella sala della caserma dei vigili del fuoco di Tranquillity in cui aveva sede l’ufficio dello sceriffo. Dylan Chandler provò una stretta allo stomaco. L’esperienza gli aveva insegnato che quel tono, un misto di paura e indignazione, preludeva sempre a un problema.
Afferrò la pertica con la mano guantata, guardò giù ed emise un piccolo gemito. Non si era sbagliato.
Brenna Montgomery aveva l’aria di aver appena visto un fantasma e di essere rimasta terrorizzata da quell’incontro inaspettato.
Dylan l’aveva vista soltanto una volta, da lontano, da quando lei si era trasferita a Tranquillity, un paio di settimane prima.
Quando lei aveva presentato regolare domanda per aprire un piccolo laboratorio di artigianato, lui era arrivato in ritardo alla riunione del consiglio comunale e quindi non erano stati presentati formalmente.
A giudicare dall’espressione che la giovane aveva dipinta in volto, adesso, dubitava di poter fare la sua conoscenza in maniera convenzionale.
Forse, se fosse rimasto zitto, lei non si sarebbe accorta che stava penzolando, appeso a una corda, sopra la sua testa e sarebbe tornata a cercarlo nel suo ufficio dandogli almeno il tempo d’infilarsi la camicia.
Invece Brenna notò immediatamente l’estremità della corda penzolante sul muro. La seguì con lo sguardo fino ad arrivare a lui... Dylan gemette di nuovo, un po’ più forte questa volta. A quel punto, non poté fare altro che presentarsi.
«Sono lo sceriffo Chandler. Cosa posso fare per lei, signorina?» Puntellandosi con i piedi contro il muro, scese giù e agguantò la camicia. L’indossò e se l’infilò nei jeans, in attesa di una risposta.
Poiché lei rimaneva zitta a fissarlo con gli occhi sgranati, pensò che, probabilmente, non era molto sveglia. Oppure lui aveva i pantaloni slacciati. Abbassò lo sguardo. La cerniera era chiusa, ma aveva dimenticato di togliersi l’imbracatura che, stretta sulle cosce, metteva in massima evidenza le sue parti intime.
«Cosa desidera, signorina Montgomery?» si informò, togliendosi le cinghie e gettandole sulla sedia.
Lei parve riprendersi, mentre arrossiva leggermente. Alzando lo sguardo, gli domandò in tono stupito: «Cosa diavolo ci faceva appeso al soffitto, sceriffo?».
Trattenendo un sorriso, si passò il polsino della camicia sulla stella d’argento che portava appuntata sul petto come se avesse voluto togliere della polvere che, in realtà, non c’era. «Stavo cercando di testare le nuove attrezzature della Squadra di Ricerca e Salvataggio.»
Lei annuì, ma rimase in silenzio e si guardò intorno.
Lui per poco non scoppiò a ridere. A quanto pareva, la ragazza faceva fatica a guardarlo negli occhi.
Dopo diversi secondi d’imbarazzante silenzio, Dylan le posò una mano sulla schiena e la sospinse delicatamente verso la porta del proprio ufficio. Mentre si dirigeva dietro la scrivania, aprì e chiuse la mano un paio di volte nel tentativo di far cessare il formicolio che, dal braccio, gli stava salendo lungo la schiena. Probabilmente aveva stretto la corda con troppa forza. Era semplicemente ridicolo pensare che quella sensazione avesse a che fare in qualche modo con il calore della pelle di lei, che lui aveva percepito attraverso la stoffa leggera della sua camicetta, durante quel brevissimo contatto.
«Allora, qual è il problema, signorina Montgomery?» le domandò di nuovo, prendendo il suo cappello a larga falda da un gancio sul muro. Se lo piazzò in testa e si girò a guardarla.
Lo sguardo gli corse subito sulla massa disordinata dei suoi capelli ramati. Santo cielo! Non avrebbe mai saputo dire come fosse riuscita a raccoglierli in quell’assurda pettinatura. Pareva una palla da baseball in mezzo a un nido d’uccello.
«Sono qui per denunciare un anziano che...» La giovane si bloccò nel bel mezzo della frase. «Sceriffo, mi sta ascoltando?»
Si piantò le mani sui fianchi rotondi, attirando l’attenzione di Dylan sulle sue curve. Come poteva pretendere che l’ascoltasse se lo distraeva in quel modo?
«Allora, cos’ha combinato questo signore?»
«Mi ha importunata.»
«Qui? A Tranquillity? È sicura?»
Dylan la vide avvampare per l’indignazione. Il rossore mise in risalto la spruzzata di lentiggini che le punteggiavano il nasino all’insù. Chissà perché, l’espressione dei suoi grandi occhi azzurri e la sua bocca perfettamente disegnata gli evocavano la dolce intimità di lunghe notti invernali, trascorse abbracciati sotto le coperte, nel suo lettone a tre piazze.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero. La ragazza aveva detto qualcosa che gli era sfuggito. Maledizione! Avrebbe fatto meglio a concentrarsi sul lavoro, invece che perdersi nelle sue sciocche fantasie.
«Come ha detto, scusi?»
«Le ho detto che quel vecchiaccio mi ha afferrata per un braccio e mi ha baciata» ripeté lei, spazientita.
Dylan trasse un sospiro mentre spostava lo sguardo oltre la sua testa, verso la finestra. Cos’era successo all’affascinante giovane che, con la sua grazia, aveva incantato i membri del consiglio comunale? Tutti non facevano che ripetere che ragazza deliziosa fosse la signorina Montgomery.
Dylan scosse di nuovo la testa. Era stupefacente come le donne riuscissero a essere tanto amabili quando tutto andava a modo loro, e tanto noiose quando qualcuno, o qualcosa, le infastidiva.
Riportò l’attenzione sulla donna dall’altra parte della scrivania, e imprecò fra i denti. Non aveva problemi a tollerare il suo tono di voce e perfino la sua insistenza. Ma era il modo in cui lo guardava che lo faceva sudare sulla fronte e sopra il labbro superiore. Che bisogno aveva Brenna Montgomery di essere così maledettamente... graziosa?
Ma come diavolo era vestita?, si chiese Dylan sentendo frusciare la sua lunga gonna nera. Portava una camicetta bianca chiusa fin sotto il mento, e la gonna spazzava letteralmente il pavimento. Così conciata, gli ricordava la maestra di scuola dei vecchi film western che guardava quand’era bambino.
«Tutto qui?» le chiese alla fine. «Solo un bacio?»
«Non le pare abbastanza?» Poiché lui rimaneva zitto, lei lo guardò incredula. «Non penserà che me lo sia inventata, spero!»
«No.»
Dylan provò una stretta allo stomaco. Non aveva la minima importanza come fosse pettinata o quali vestiti indossasse. Il fatto era che lui aveva sempre avuto un debole per le donne rosse e disperate. E Brenna Montgomery era entrambe le cose.
Brenna sentì un brivido correrle lungo la schiena. Quando lo sceriffo le piantò addosso i suoi splendidi occhi verdi, provò lo stesso intenso desiderio di cioccolata che provava tutte le volte che era nervosa. L’aveva così stupita averlo trovato a torso nudo, appeso al soffitto della caserma dei pompieri, che, sulle prime, aveva notato soltanto i suoi muscoli tesi per lo sforzo. Ma lo spettacolo dei suoi attributi maschili, esaltati dalle cinghie dell’imbracatura strette intorno alle cosce, l’aveva lasciata letteralmente senza fiato.
Lo sceriffo Chandler di sicuro non aveva nulla del classico dipendente statale. In effetti, in quell’uomo non c’era nulla di banale o di mediocre.
Brenna prese fiato, si fece coraggio e gli chiese: «Cosa pensa di fare?».
Dylan spinse indietro il suo cappello da cowboy con il pollice e incrociò le braccia sul petto. La guardò dritto negli occhi e per un secondo s’illuse che sarebbe riuscito a spaventarla. Ma si sbagliava. Brenna Montgomery non pareva per nulla intimidita mentre contraccambiava il suo sguardo con aria di sfida.
«Mi dica, intende sporgere denuncia, signorina Montgomery?»
«No. Non sporgerò denuncia» rispose Brenna lisciandosi la gonna. «Quell’uomo non mi ha minacciata.» Raddrizzò le spalle e lo guardò in faccia. «Ma non voglio che succeda di nuovo. Ho preso un gran spavento. Anche se mi ha baciato solo sulla guancia.»
«Capisco, signorina Montgomery. E questo signore le ha forse anche offerto una rosa prima di baciarla?» Quando lei fece sì con la testa, Dylan sorrise. «Penso di aver capito di chi si tratta e, mi creda, non ha corso alcun pericolo. Parlerò con lui, scommetto che si tratta di Pete Winstead.»
«Non ha importanza chi è stato» replicò Brenna. «Quell’uomo mi ha fatto prendere un colpo!»
Dylan corrugò la fronte. «Le ha dato solo un bacio sulla guancia... Un modo come un altro per darle il benvenuto in città, mi creda.»
«Sì, ma lei non ha idea di quanto spaventosa possa essere un’esperienza del genere per una donna.» Era davvero fuori di sé, tutta agitata e rossa in faccia. «Dove sono nata io, un simile gesto viene considerato un...» Fece una pausa in cerca della parola giusta. «Una molestia sessuale» disse alla fine, guardandolo con gli occhi sgranati.
Dylan scoppiò a ridere. «E le ha detto qualcosa durante questa presunta molestia?»
Lei gli lanciò un’occhiata che avrebbe potuto incenerirlo. «Sì, ma ero così terrorizzata che non ho capito cosa.» Arricciò leggermente il naso. «E poi, puzzava di birra.»
Dylan si fece improvvisamente serio. «Pensa forse che un uomo non abbia diritto a un buon boccale di birra dopo una lunga giornata di duro lavoro?»
«Be’... onestamente, non sono d’accordo.»
«Allora lasci che le spieghi come vanno le cose dalle nostre parti, signorina Montgomery. Quasi tutti gli uomini di Tranquillity si fermano al pub di Luke dopo il lavoro per bere una birra e scambiare quattro chiacchiere con gli amici. È una specie di rito. Si beve una birra, ci si racconta un paio di barzellette, e poi si va a casa.» Dylan si strinse nelle spalle. «Pete non è diverso da tutti noi. È un cliente fisso di Luke. Ma non l’ho mai