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Un playboy da scoprire: Harmony Collezione
Di Kay Thorpe
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Aug 10, 2015
- ISBN:
- 9788858939093
- Formato:
- Libro
Descrizione
Pazza! Soltanto una pazza può accettare una proposta di matrimonio da uno come Zac Prescott, affascinante playboy e collezionista di fidanzate. Jessica Saunders non vuole ammettere nemmeno a se stessa che, in realtà, lei è così innamorata di lui che si è lasciata commuovere dalla motivazione: far contento l'adorato nonno di Zac che sta per morire. Le follie non sono ancora finite perché, dopo i primi giorni di convivenza, succede che...
Informazioni sul libro
Un playboy da scoprire: Harmony Collezione
Di Kay Thorpe
Descrizione
Pazza! Soltanto una pazza può accettare una proposta di matrimonio da uno come Zac Prescott, affascinante playboy e collezionista di fidanzate. Jessica Saunders non vuole ammettere nemmeno a se stessa che, in realtà, lei è così innamorata di lui che si è lasciata commuovere dalla motivazione: far contento l'adorato nonno di Zac che sta per morire. Le follie non sono ancora finite perché, dopo i primi giorni di convivenza, succede che...
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Aug 10, 2015
- ISBN:
- 9788858939093
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
Un playboy da scoprire - Kay Thorpe
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Mistress to a Bachelor
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2002 Kay Thorpe
Traduzione di Heidy Furlanis
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-909-3
www.harlequinmondadori.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.
1
Lieve come un battito d’ali, il tocco gentile di labbra maschili la fece sorridere nel sonno. D’istinto Jessica si voltò mugolando di piacere, mentre una mano le carezzava voluttuosamente la pelle nuda.
Avvertì la risata dolce di Paul, sentì le sue braccia muscolose che la stringevano, la sua bocca avida... Non l’aveva mai baciata così.
Come mai ha tutti questi muscoli?, si chiese nel dormiveglia. Aprì gli occhi di scatto e saltò giù dal letto con un balzo. «E tu chi cavolo sei?» strillò in preda al panico.
«Potrei farti la stessa domanda» rispose l’uomo, incuriosito più che preoccupato. «Dov’è Leonie?»
Cercò di calmarsi e fece un respiro profondo prima di parlare. «Non c’è!»
«Questo l’avevo capito» disse lui accendendo l’abat-jour, «ma non mi hai detto cosa ci fai nel suo appartamento.»
«E tu che...» Jessica non finì la frase. Persino una stupida avrebbe capito il motivo per cui lui era lì. Sentì un brivido di piacere correrle lungo la schiena ripensando a quelle mani sulla sua pelle.
Avrebbe dovuto capirlo subito che non poteva essere Paul. Lui non l’aveva mai accarezzata così. Mai.
Jessica arrossì davanti ai propri pensieri e a quegli impudenti occhi grigi. Si rese conto allora di avere addosso solo uno striminzito baby doll di cotone. Raccattò da terra la vestaglia e se l’infilò in fretta sotto lo sguardo deluso dello sconosciuto.
«Leonie mi ha offerto il suo appartamento» spiegò lei in tono scontroso. «Mi meraviglio che tu non sia informato sui suoi spostamenti, visto che hai le chiavi.»
Lui alzò le spalle come un bambino. «Non abbiamo una relazione fissa... passavo da queste parti e così sono salito.»
«Ti sarei grata se te ne andassi immediatamente» tagliò corto lei. «E lascia le chiavi. Ci penserà Leonie a ridartele.»
«Nessun problema» disse calmo e si liberò delle coperte con un gesto rapido, rimanendo completamente nudo. Sorrise vedendola a disagio. «I miei vestiti sono su quella sedia.»
«Aspetto di là» annunciò scontrosa. Chiuse la porta e fece un sospiro. Roba da non credere! Stava per fare sesso con un perfetto sconosciuto! Quell’uomo aveva una faccia tosta incredibile. Non si era neppure scomposto vedendo che non era Leonie.
L’ingresso era illuminato. Probabilmente era stato lui ad accendere la luce, entrando in casa. Alla propria immagine riflessa sulla portafinestra Jessica fece una smorfia. Con quel groviglio di capelli ribelli e il viso reso lucido dalla crema da notte non si meravigliava affatto se vedendola si era smontato all’istante. Non riusciva invece a spiegarsi come Leonie avesse potuto dimenticare di avvertirla. Nessuna donna poteva dimenticare un uomo del genere.
Era mezzanotte. Aveva dormito soltanto un’ora. Chissà con chi è Paul questa notte. Certo non da solo.
La porta si aprì dietro di lei, e l’intruso apparve. Poco più di trent’anni e un fisico da paura, valorizzato al massimo da un completo sportivo grigio e nero.
«Credo di doverti delle scuse» disse lui in tono ironico. «Avrei dovuto accorgermene...»
«Ma figurati! Tanto le donne sono tutte uguali al buio» ribatté lei.
«Diciamo che tu e Leonie siete praticamente identiche!»
Lo fulminò con i suoi occhi verdi e allungò una mano senza sorridere. «Le chiavi, per favore.»
«Ci mancherebbe.» Tolse dalla tasca un portachiavi a forma d’anello e ne rimosse un paio per depositarle su un tavolinetto. «Ecco fatto! Adesso che ci siamo tolti il pensiero perché non mi offri qualcosa da bere prima di rispedirmi in strada?»
«Forse sei abituato ad avere tutte le donne ai tuoi piedi» rispose lei sarcastica, «ma io ti voglio fuori! Sai già dov’è la porta.»
«A proposito, mi chiamo Zac Prescott» disse lui senza muovere un passo. «E tu?»
«Non ha nessuna importanza, e neanche m’importa sapere il tuo nome! E adesso te ne vai o devo chiamare la polizia?»
Le sue labbra si curvarono leggermente, con malizia, polverizzando in un attimo la sicurezza di lei. «E per accusarmi di cosa? Non è successo niente di grave.»
Avrebbe potuto succedere, però, pensò Jessica, se non mi fossi svegliata in tempo. Aveva la spiacevole sensazione di provare rimpianto anziché sollievo.
«È un uomo fortunato il tuo lui. Hai preso fuoco in un attimo» le sussurrò guardandola negli occhi.
Lei arrossì. «Immagino che tu ci sia abituato.»
Zac si limitò a sorridere. Stava per uscire quando all’improvviso tornò indietro e la baciò con passione.
«Non si può resistere a una bocca così» mormorò lasciandola andare. «Sogni d’oro, occhi verdi!»
Mentre la porta si chiudeva, Jessica si sfiorò le labbra con le dita. Sentiva ancora il profumo intenso della sua acqua di colonia, il calore di quel corpo virile. Avrebbe voluto fermarlo.
Attrazione sessuale, ecco cos’è!, si disse, scioccata dalla propria reazione. Era stata fortunata; quell’uomo avrebbe potuto approfittare della sua debolezza. Anche se fosse stata un’esperienza memorabile, se ne sarebbe pentita per il resto dei suoi giorni.
Impossibile andare a dormire in quelle condizioni. Si preparò una tazza di latte caldo e andò a sedersi in terrazza. Il mare mandava riflessi azzurrini, illuminato dalla luce dei lampioni sulla passeggiata. S’intravedeva al largo una grossa nave da crociera con gli oblò accesi come una miriade di piccoli soli gialli. Era sicuramente diretta a Palma.
Tra un mese avrebbe fatto davvero caldo, ma al momento la notte era ancora fresca e la brezza proveniente dal mare era quello che ci voleva per raffreddare il suo corpo bollente.
Leonie le aveva offerto l’appartamento per tutto il mese e Jessica aveva colto al volo l’occasione. Aveva bisogno di stare sola per rimettersi in carreggiata. Ripensando a tutto quello che le era capitato non riusciva a credere di essersi fidata di Paul. Come poteva sperare che uno come lui fosse capace di mantenere le promesse?
Ormai è passato, si disse, soffocando il dolore. Entro due giorni avrebbe lasciato l’isola, pronta a ricominciare. Aveva qualche soldo da parte, così da poter stare tranquilla fino a che non avesse trovato un nuovo lavoro e un posto dove stare. Un monolocale sarebbe andato benissimo. Avrebbe fatto il possibile per cavarsela da sola e non approfittare troppo della generosità di Leonie.
Tornata a letto si rese conto subito che non sarebbe stato facile riprendere sonno. Le lenzuola avevano ancora l’odore di quell’uomo, e risvegliavano emozioni che avrebbe fatto meglio a soffocare. Zac Prescott. Era certa che Leonie non le avesse mai parlato di lui. Si domandò da quanto tempo andasse avanti la loro relazione, anche se relazione non era proprio la parola adatta per definire i rapporti di Leonie con l’altro sesso. Gli uomini, diceva lei, devono essere usati per quello che sanno fare meglio.Avrebbe dovuto imparare da lei. Sarebbe stato tutto molto più facile. Grazie al cielo non avrebbe più rivisto Zac Prescott. Al solo pensiero di incrociare nuovamente quegli occhi si sentiva arrossire.
La mattina dopo si svegliò alle sette, accarezzata da un tiepido sole. Fece colazione in terrazza, godendo della magnifica vista alla luce del giorno. Nell’aria tersa del mattino il paesaggio aspro della costa occidentale era davvero magnifico.
A parte un paio di escursioni a Palma non aveva visitato la zona, e dal momento che il suo volo di ritorno era previsto per due giorni dopo, decise di mettere fine al suo isolamento e di andare a scoprire l’isola.
Lasciò l’appartamento alle nove e puntò verso la costa. Sulla mappa trovata in un cassetto dello studio aveva evidenziato un itinerario che le sembrava perfetto. Avrebbe guidato fino a Valldemosa e si sarebbe fermata in un paio di piccole località per fotografare il paesaggio.
Arrivò a destinazione verso mezzogiorno. Aveva davvero fame. La guida che aveva con sé raccomandava il Mirador Hotel. Categoria lusso anche per il ristorante interno. Doveva essere piuttosto costoso, ma... Che cavolo!, pensò Jessica, posso permettermi di esagerare una volta nella vita!
L’albergo era un luogo da sogno. Costruito in cima a una collina sovrastante un piccolo paese, tra alberi di arance e limoni, aveva mura candide ricoperte di rose rampicanti e bouganville. Parcheggiò all’ombra e si diresse verso la terrazza ristorante.
C’erano soltanto due tavoli liberi. Optò per quello più vicino al parapetto, per godere appieno della vista spettacolare.
Questa sì che è vita, pensò sorseggiando un bicchiere di vino frizzante. Dopo un po’ si rese conto che qualcuno la stava osservando.
Un uomo, in procinto di sedersi al tavolo di fianco, si era fermato a guardarla. Alzò gli occhi dal menu, decisa a bloccarlo con uno sguardo... invece rimase a bocca aperta e lo stomaco le si chiuse in una morsa.
Zac Prescott le sorrideva compiaciuto. «È un segno del destino!»
«Non avevo idea che tu fossi qui» rispose Jessica sulla difensiva.
Lui pareva divertito. «Ne sono convinto. Avresti girato alla larga se l’avessi saputo, ma visto che sei qui» disse indicando la sedia vuota, «ti dispiace se ti faccio compagnia?»
«Figurati!»
Zac si sedette con calma e riprese a fissarla. «Però adesso sono in svantaggio. Non so ancora come ti chiami.»
«Jessica Saunders.»
«Jess per gli amici?»
«Non ci provare neanche!»
Zac scoppiò a ridere. «Me ne ricorderò!» Riprese a osservarla, quasi volesse imparare a memoria anche il più piccolo dettaglio del suo viso, con quegli enormi occhi verdi, il naso piccolo e dritto e la bocca carnosa.
«Secondo me sei più giovane di Leonie... diciamo quattro o cinque anni in meno. Venticinque?»
«Quasi» rispose lei alzando un sopracciglio con aria interrogativa. «E tu?»
Lui rise ancora. «Trentatré. Com’è che vi conoscete?»
«Perché?» gli chiese sospettosa.
«Curiosità. Non sei obbligata a rispondere.»
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