Al fianco dello sceicco: Harmony Collezione
By Kate Hewitt
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About this ebook
Non posso permettere che si sappia che la mia futura sposa è stata rapita. Mi serve un'altra donna... Tu! Per difendere il trono, lo sceicco Aziz al Bakir ha bisogno di qualcuno che impersoni temporaneamente la fidanzata data per dispersa. Così, il leggendario seduttore chiede a Olivia Ellis, la sua governante, di rivestire quel ruolo.
Olivia si era illusa che il Kadar foss
Kate Hewitt
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Al fianco dello sceicco - Kate Hewitt
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Commanded by the Sheikh
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2014 Kate Hewitt
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-428-8
www.harlequinmondadori.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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1
«Ho bisogno di te, Olivia.»
Olivia Ellis si affrettò a soffocare l’esplosione di sentimenti provocata da quelle semplici parole dello sceicco Aziz al Bakir. Ovvio che avesse bisogno di lei. Aveva bisogno che gli cambiasse le camicie, che lucidasse l’argenteria e che tenesse puliti i tappeti persiani nella sua casa di Parigi.
Ma questo non spiegava cosa facesse lì, al palazzo reale in Kadar.
Poco meno di otto ore prima, era stata convocata da un funzionario di Aziz, che le aveva imposto di salire con lui sull’aereo reale per recarsi a Siyad, la capitale del Kadar, paese di cui Aziz era da poco sceicco.
Olivia aveva obbedito con riluttanza, perché le piaceva la vita quieta di Parigi; una vita poco eccitante e priva di passione, ma a lei stava bene così, e non intendeva cambiarla.
«Cosa vi serve, Vostra Altezza?» chiese. Durante il volo aveva cercato di spiegarsi le motivazioni per cui desiderava restare a Parigi. Aveva bisogno di stare a Parigi, le serviva la quiete e la sicurezza di quella vita tranquilla.
«Considerate le circostanze, credo proprio che dovresti chiamarmi Aziz.» Il sorriso che le rivolse era bizzarro, volutamente affascinante, ma Olivia s’impose di restare fredda. Spesso aveva osservato a distanza il fascino di Aziz, aveva udito le parole dolci che sussurrava a una delle varie amanti di Parigi. Aveva raccolto la biancheria dal pavimento e aveva servito il caffè a quelle che lo desideravano prima di alzarsi dal letto, i capelli arruffati e le labbra gonfie per i baci.
Ma si era sempre considerata immune al playboy gentleman, come lo definiva la stampa. Un po’ scontato, dovette ammettere, dato che Aziz possedeva un certo carisma.
E adesso lo percepiva, con lui che accentrava su di lei la massima attenzione, in quel palazzo opulento con le pareti affrescate e gli intarsi dorati.
«Molto bene, Vostra Altezza, cosa vi serve?» Parlava con tono professionale, lo stesso che usava quando discuteva di una riparazione necessaria al tetto, o della lista delle persone da invitare a un party. Eppure, in quel momento, le costò un certo sforzo, trovandosi in quel luogo particolare con lui.
In effetti, dovette ammetterlo, Aziz era splendido. Una semplice constatazione, come sostenere che il David di Michelangelo era una scultura di incredibile bellezza: niente altro. In ogni caso, in lei non era rimasto nulla per provare qualcosa di più. Né per Aziz né per nessun altro.
Osservò i capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte; gli occhi grigi che mandavano bagliori argentei, le labbra perfettamente disegnate che potevano schiudersi in un sorriso ammaliatore.
Per quanto riguardava il corpo... potente, perfetto, senza la minima traccia di grasso, solo muscoli, muscoli perfetti.
Aziz si portò le dita sotto il mento mentre si avvicinava alla finestra, dandole le spalle. Olivia attese, il silenzio che si faceva opprimente. «Lavori per me da sei anni, ormai, vero?» esordì Aziz. Pareva una domanda, ma Olivia sapeva che non lo era.
«Sì. Esatto.»
«E hai svolto ottimamente il tuo lavoro.»
Lei s’irrigidì. Sembrava il preambolo di un licenziamento. E quindi mi dispiace doverti dire che non ho più bisogno di te...
Trasse un profondo respiro. «Mi fa molto piacere, Vostra Altezza.»
«Aziz, ricordatelo.»
«Considerato il nostro rapporto, non mi sembra appropriato chiamarvi per nome.»
«Anche se te lo impongo?»
Si voltò verso di lei aggrottando un sopracciglio e Olivia ridusse le labbra a una fessura. «Se me lo imponete, ovviamente, obbedisco» rispose gelida. «Farò del mio meglio per chiamarvi come desiderate.»
«Ne sono certo. Hai sempre fatto del tuo meglio per compiacermi, Olivia, ed è esattamente questo di cui oggi ho bisogno.»
Lei attese, il disagio che le serpeggiava lungo la spina dorsale. Di cosa diavolo poteva aver bisogno lì, in Kadar? Non le piacevano le sorprese; aveva trascorso anni creandosi un nido al sicuro, e aveva il terrore di perderlo. O di perdersi.
«A Parigi hai svolto un lavoro ammirevole tenendo in ordine la mia casa» riprese Aziz. «Adesso ho un altro compito per te, ma sarà di breve durata, e confido che tu sia in grado di svolgerlo.»
Lei non aveva la minima idea di cosa intendesse, ma se era qualcosa di veloce, sperava di poter tornare presto a Parigi. «Spero di sì, Vostra... Aziz.»
Lui sorrise, lo sguardo di approvazione. «Vedi come impari presto?» mormorò.
Olivia rimase in silenzio, ignorando quel piccolo fremito di... di qualche genere, che il pigro mormorio di Aziz le aveva risvegliato. A Parigi i loro discorsi erano pratici e lei, semplicemente, non aveva percepito il carisma di Aziz. Anche in Kadar sarebbe dovuta essere la stessa cosa, ma era fuori dal proprio elemento, ed era comprensibile.
Gli rivolse un veloce sorriso professionale. «Temo di non capire perché sono qui.»
«Tutto a suo tempo.» Aziz si accomodò alla scrivania, abbagliandola con uno dei suoi fantastici sorrisi. Premette un pulsante e, subito dopo, si sentì bussare.
«Avanti» disse Aziz, ed entrò l’uomo che l’aveva scortata in aereo.
«Vostra Altezza?»
Aziz si appoggiò con un fianco alla scrivania di quercia. «Cosa ne pensi, Malik? Può andare?»
Malik la studiò per qualche secondo.
«I capelli...»
Aziz schioccò le dita. «Problema risolvibile.»
«Gli occhi?»
«Non hanno importanza.»
Malik annuì lentamente.
«Ha circa la stessa altezza.»
«Sì, mi sembra.»
«È discreta?»
«Assolutamente.»
«Allora ritengo che sia possibile.»
«Non si tratta di una possibilità, Malik, ma di una necessità. Tra un’ora ci sarà la conferenza stampa.»
Malik scosse il capo. «Un’ora... non c’è il tempo.»
«Deve essere sufficiente. Sai che non posso rischiare di causare ulteriore instabilità.» Olivia notò che l’espressione di Aziz s’incupiva, la bocca una linea sottile, rendendolo completamente diverso dalla persona sorridente e affabile che conosceva. «Una chiacchiera a questo punto sarebbe come un fiammifero acceso. Tutto potrebbe andare a fuoco.»
«Ne sono consapevole, Vostra Altezza. Comincio subito i preparativi.»
«Grazie.»
Quando Malik fu uscito, Olivia si rivolse ad Aziz. «Di cosa diavolo si tratta?»
«Mi dispiace averti confuso più che mai le idee con questi discorsi. Immagino che adesso tu sia in ansia.»
«Esatto» rispose Olivia, la voce che pareva un ringhio. Non le era piaciuto il modo in cui i due uomini avevano parlato di lei... come se fosse un oggetto. Poteva anche essere la governante di Aziz, ma non era una sua proprietà, e non intendeva più permettere a nessuno di controllare le sue azioni.
«Scusami, Olivia.» Aziz alzò le mani. «Non ci sarebbe stato motivo di darti spiegazioni, se Malik non ti avesse approvata.»
«Approvata?»
«Se non ti avesse ritenuta adatta.»
«Adatta a cosa?»
Aziz sospirò. «Immagino che tu non sia al corrente delle clausole del testamento di mio padre, vero?»
«No» replicò lei. «Non ho accesso a informazioni tanto private, naturalmente.»
Lui alzò le spalle, il movimento noncurante, eppure pieno di grazia. «Potevano essere circolate voci...»
«Non faccio attenzione ai pettegolezzi.» Non leggeva neppure le riviste di gossip.
Aziz aggrottò un sopracciglio. «Sai che sono fidanzato con Elena, la regina di Thallia?»
«Certo.» Il fidanzamento era stato annunciato la settimana precedente, e Olivia sapeva che il matrimonio si sarebbe celebrato in Kadar nei prossimi giorni.
«Potresti esserti domandata come mai Elena e io ci siamo fidanzati così rapidamente» rimarcò Aziz, lo sguardo fisso su di lei, in attesa della sua reazione.
Olivia alzò le spalle. Per quanto potesse essere un gentiluomo, Aziz era sempre un playboy. Ne aveva accertato l’evidenza lei stessa, nel numero di donne che si portava casa a Parigi e che poi aveva lasciato con il consueto dono di commiato: un braccialetto di brillanti e un mazzo di gigli.
«Immagino che adesso, come sceicco, tu abbia bisogno di sposarti» considerò dandogli del tu, dato che ormai doveva rivolgersi allo sceicco con il suo nome, e Aziz si lasciò sfuggire una risata amara, così inusuale per lui.
«Puoi ben dirlo.» Ancora una volta guardò dalla finestra, le labbra serrate. «Mio padre non ha mai approvato le mie scelte» ammise dopo un attimo, «e neppure me. Immagino che abbia inserito quelle clausole nel testamento per costringermi a restare in Kadar, legato alle vecchie tradizioni.» Alzò le spalle. «O forse voleva soltanto punirmi. È possibile.» Parlava con tono indifferente, come se stesse raccontando un fatto che non lo riguardava, ma lei notò nei suoi occhi il gelo o, forse, la sofferenza.
Fu colta da una certa curiosità, anche se non c’era alcun motivo che fosse al corrente del rapporto con suo padre, o con chiunque altro, per non parlare delle emozioni che lui cercava di tenere sotto controllo.
«Quali clausole?»
«Per mantenere il trono devo sposarmi entro sei settimane dalla morte di mio padre.» Aziz fece una smorfia. Olivia non l’aveva mai visto così amareggiato.
«Ma è già trascorso più di un mese.»
«Esatto, Olivia. Per la precisione cinque settimane e quattro giorni, e il matrimonio con la regina di Thallia è stabilito per dopodomani.»
«In questo caso tu salirai al trono» considerò lei. «Ti sposerai entro il tempo stabilito e non ci saranno problemi.»
«Purtroppo un problema c’è» la informò Aziz, la voce pericolosamente suadente. «Un grosso problema, perché Elena è scomparsa.»
«Scomparsa?»
«Rapita da un ribelle, qualche giorno fa.»
Olivia emise un’esclamazione di stupore prima di riacquistare l’abituale compostezza.
«Non credevo che in paesi civilizzati succedessero ancora cose del genere.»
«Ti sorprenderesti se sapessi cosa può succedere in qualsiasi paese, quando c’è di mezzo il potere. I segreti che la gente mantiene, le menzogne che si raccontano.» Si allontanò da lei, un movimento improvviso, quasi sulla difensiva, e Olivia di nuovo ebbe l’impressione che le stesse nascondendo qualcosa. Che si stesse nascondendo. Nei sei anni durante i quali aveva lavorato per lui, Aziz era sempre sembrato niente più di ciò che appariva in superficie: un playboy affascinante. Ma in quel momento pareva che avesse dei segreti. Segreti cupi.
E lei sapeva bene cosa significasse