Passione araba: Harmony Collezione
By Annie West
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Annie West
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Passione araba - Annie West
successivo.
1
Belle strinse le mani l'una nell'altra, cercando di non farsi prendere dalla paura.
Il pavimento su cui si trovava era ruvido e lei avrebbe tanto desiderato avere qualcos'altro indosso invece del costume da bagno. Lo sfregamento del metallo contro la pelle irritata dei polsi e delle caviglie era sopportabile se restava immobile.
Continuava però a tornarle in bocca il sapore acido della paura. E nella sua mente non faceva che rivedere le brutali immagini di violenza.
Tremando, abbassò lo sguardo su Duncan. Il suo collega era pallido, ma sembrava dormire tranquillo sul piccolo giaciglio di fortuna. Gli aveva steccato la gamba alla bell'e meglio e il sangue aveva smesso di fuoriuscire. Non poteva fare più nulla per lui.
Se non pregare.
Non aveva fatto altro nelle ultime trenta ore, da quando i loro rapitori li avevano abbandonati in quella catapecchia su un isolotto deserto e terribilmente afoso.
Il giorno prima lo aveva ispezionato in lungo e in largo in cerca di una via di fuga o di aiuto, strisciando sulle ginocchia perché le pesanti catene le avevano impedito di procedere eretta.
Se fosse stata in grado di camminare, avrebbe percorso l'intera isola in non più di cinque minuti. Si trattava di un piccolo atollo, fatto di sabbia, un paio di palme e quella catapecchia. Niente soccorsi. Niente provviste.
Spostò affranta lo sguardo sull'unica bottiglia d'acqua che avevano lasciato i sequestratori e che ormai era quasi vuota. Da quando si era fatto giorno non beveva un sorso, perché sapeva che Duncan ne aveva bisogno più di lei, ma ora aveva la gola secca e la bocca asciutta. Li avevano lasciati lì a morire? Il suo stomaco vuoto protestò al pensiero.
In quella storia non c'era nulla che avesse un senso. Né il loro sequestro dalla barca, né il loro abbandono. Lei e Duncan non erano le classiche vittime di sequestro. Non erano né ricchi, né potenti. Erano lì semplicemente per cercare i resti di un mercantile del primo secolo. Tutti nel Q'aroum si erano dimostrati cortesi e disponibili con loro.
Belle si morsicò il labbro, cercando di non pensare all'eventualità che potessero morire di sete prima di essere salvati. Il mar Arabico era vasto e l'isola era talmente piccola che era improbabile si trovasse sulle cartine.
Quegli uomini spietati che sembrava non avessero altro desiderio che tagliarle la gola sarebbero tornati?
Nonostante il volto coperto, Belle aveva capito che non avrebbero esitato a uccidere. I loro occhi erano accesi per l'eccitazione e il piacere sadico di incutere timore nelle loro vittime.
Lei rabbrividì e abbassò le palpebre. Non si sarebbe lasciata prendere dal panico. La sua unica speranza, per sé e per Duncan, era essere forte. Concentrarsi sulla loro sopravvivenza.
Pensò alla sua famiglia in Australia e trasse forza dalla convinzione che, se fosse sopravvissuta, avrebbe avuto il conforto di sua madre e sua sorella.
Quando si fosse salvata e non se.
Premette le mani sugli occhi che le bruciavano. Non aveva dormito e la stanchezza la stava fiaccando. Non riusciva a smettere di tremare.
Determinata a recuperare un po' di forza, si sistemò meglio che poté e chiuse gli occhi.
Il rumore la risvegliò. Si era alzato un vento forte che faceva scricchiolare il soffitto. Era in arrivo un temporale.
Belle aprì gli occhi e si rese conto di dove si trovasse e del fatto che aveva compagnia.
Il cuore le batteva forte e il suo rimbombo nelle orecchie era quasi insopportabile. C'era un uomo chino su Duncan. Una torcia posata per terra illuminava il viso sfregiato dell'uomo e i suoi capelli grigi. Aveva una pistola a tracolla e per terra, accanto allo stivale, un grosso pugnale da caccia.
L'uomo tese una mano verso il collo di Duncan e Belle si rese conto con orrore che avrebbe dovuto agire alla svelta. Il suo collega non era in grado di difendersi da solo.
Il terrore però l'aveva immobilizzata. Sapeva di non avere alcuna speranza contro quell'energumeno.
Con notevole sforzo allungò il braccio lentamente finché non riuscì ad afferrare il pugnale. Era pesante e spossata com'era fece fatica a sollevarlo.
L'uomo mise la mano sul collo di Duncan e in quel momento Belle si tirò sulle ginocchia con grande determinazione, cogliendo il loro carceriere di sorpresa e posandogli la lama del pugnale sul collo.
«Una mossa e sei morto» gli intimò in un sussurro spezzato.
Per un istante tutto restò immobile.
Poi d'improvviso una mano forte si strinse intorno al suo polso, tanto da farle dolere le ossa.
Ma Belle era decisa a non mollare. Il coltello era la sola cosa che aveva per proteggere entrambi.
«Buona, piccola tigre» la pregò qualcuno con voce profonda e rassicurante. «Siamo amici. Siamo qui per aiutarvi.»
Belle si girò in direzione della voce e vide la luce di un paio di occhi accanto a lei. Poi ne avvertì anche il calore del corpo e rabbrividì alla sensazione di potere che emanava.
La pressione delle dita dello sconosciuto aumentò un po' e Belle mollò il coltello con un grido di dolore.
Non appena l'uomo la lasciò andare, Belle si portò la mano al petto, mordendosi le labbra per non piangere di dolore, paura e frustrazione.
L'energumeno che lei aveva minacciato col coltello, riprese la sua arma e si allontanò di poco. Intanto l'altro raccolse la torcia e le illuminò le mani, imprecando furiosamente in arabo. Percorse tutto il suo corpo col fascio di luce, poi posò ancora la torcia per terra e si diresse verso Duncan, che stava ancora dormendo.
«Va tutto bene, signorina Winters. Siamo qui per liberarvi.»
Liberarli? La testa prese a girarle a tal punto che si mise a sedere sui talloni. Poteva essere vero?
«Pensa di resistere finché ci occuperemo del suo amico?» le domandò l'uomo dalla voce profonda, posandole una mano sul braccio.
Belle annuì. «Sto bene» lo rassicurò con voce roca.
L'uomo accanto a lei disse qualcosa all'altro, che tornò a inginocchiarsi vicino a Duncan. Belle si rese conto che gli stava tastando il polso e comprese che quei due erano realmente venuti a salvarli.
«Beva.» Quello che sembrava essere il capo le avvicinò una borraccia alla bocca, facendole bere un goccio d'acqua. Assetata com'era, Belle la afferrò per inclinarla maggiormente.
«Piano» la avvisò. «Se beve troppo, starà male.»
Lei sapeva che lo sconosciuto aveva ragione, ma la sua gola era ancora molto secca. Ciononostante l'uomo le portò via la borraccia.
«Basta così.»
Se non avesse consumato tutte le energie nell'attaccare il suo compare poco prima, avrebbe protestato con tutte le sue forze per quella prepotenza, ma era talmente debole che ondeggiò su un fianco.
L'uomo la afferrò subito per le spalle. Le sue mani ruvide le irritarono la pelle nuda scottata dal sole e Belle sussultò. Lo sconosciuto imprecò ancora.
«Mi scusi, sono un po' instabile» si giustificò Belle.
«È un miracolo che sia ancora cosciente.» L'uomo la sollevò e la adagiò su una coperta. «Resti stesa qui intanto che controlliamo le condizioni del signor MacDonald.»
«Conoscete i nostri nomi?»
«Non capitano spesso sequestri nel Q'aroum. Men che meno di due stranieri. È ovvio che sappiamo chi siete. Vi stiamo cercando via mare e via aerea da quando il vostro marinaio ci ha segnalato il vostro sequestro.»
Le scostò una ciocca di capelli dal viso e Belle chiuse gli occhi, sentendosi stupidamente vicina alle lacrime per quella manifestazione di tenerezza.
«Si riposi ora» le mormorò, poi lo sentì allontanarsi.
Aveva male da ogni parte e una terribile arsura in gola. La testa le stava scoppiando e Belle capì di essere arrivata al massimo della resistenza.
Ora però era stesa su una morbida stoffa e la carezza di quella mano ruvida aveva riacceso le sue speranze. Belle rammentò la voce calda e vellutata del suo salvatore. Nonostante la situazione estrema, aveva avvertito un fremito d'eccitazione in tutto il corpo quando lui le aveva parlato.
Se quella era un'allucinazione, lei non voleva che avesse fine. Si sarebbe lasciata andare felicemente ora, rassegnata al suo destino.
Magari si sarebbe anche appisolata. Il mormorio lieve dei due uomini era rasserenante come lo sciabordio delle onde sulla riva.
Avvertendo però il vento che si faceva sempre più forte, Belle si accigliò. Le fronde delle palme sbattevano sul tetto e in lontananza si udiva un rumore sordo come di un treno merci in avvicinamento.
Belle riaprì gli occhi, guardando assonnata i due uomini. Avevano acceso una seconda torcia più potente e dal loro abbigliamento Belle intuì potesse trattarsi di soldati o forse mercenari. In quel momento non le importava molto in realtà, ciò che contava era che fossero venuti a salvarli. L'uomo coi capelli grigi si scostò e Belle trattenne il respiro vedendo per la prima volta il suo soccorritore sotto la luce.
Era stata tratta in salvo da un pirata!
Chiuse gli occhi, pensando si trattasse di uno scherzo del suo cervello affaticato. Quando però li riaprì, non ebbe più dubbi.
I capelli neri erano pettinati disordinatamente all'indietro, lasciando scoperto il viso austero di un combattente, dai lineamenti duri e severi. Nonostante questo però era uno dei visi più sorprendenti che lei avesse mai visto in vita sua. Ogni tratto denotava assoluto rigore e inflessibilità, a partire dal naso lungo e importante fino alla mascella dritta e decisa. Ma la bocca, con la sua spiccata sensualità, faceva eccezione.
Le rughe ai lati degli occhi lasciavano intuire fosse un uomo che trascorreva il tempo all'aperto in quel clima torrido.
Nonostante la tenuta militare, però, quell'uomo, che stava steccando in modo quasi professionale la gamba di Duncan, non sembrava appartenere a un qualsiasi corpo militare. Un cerchietto d'oro appeso al lobo rifletteva la luce a ogni suo movimento. E dietro alla nuca i suoi capelli erano piuttosto lunghi e folti. Decisamente contrario a qualsiasi regolamento militare.
D'improvviso l'uomo alzò la testa e incrociò il suo sguardo. Belle trattenne il respiro. Restarono a fissarsi per un lungo istante, abbastanza perché lei immaginasse un che di bollente e scaltro nei suoi occhi.
Sembrava un pirata che avesse appena adocchiato una nave da abbordare.
Belle deglutì a fatica, sostenendo il suo sguardo con una sensazione al limite della paura.
Il pirata diede un ordine al suo compare, che le si avvicinò immediatamente, porgendole la borraccia. Fu solo quando Belle la prese che il capo distolse lo sguardo e la tensione che l'aveva assalita scemò.
Si tirò sui gomiti e bevve, attenta questa volta a non avere troppa fretta. L'uomo col volto sfregiato annuì in segno d'approvazione e le mormorò qualcosa di incoraggiante. Anche lui sembrava appena sceso da un vascello pirata, dove le leggi della società civile non venivano applicate.
Accidenti! Doveva essere più debole di quanto non avesse creduto. Il caldo, lo stress e la mancanza d'acqua la stavano rendendo paranoica.
Uno dei suoi salvatori aveva l'aspetto del classico cattivo dei film mentre l'altro sembrava essere uscito da un romanzo sui pirati. Doveva essere uno scherzo dovuto alla luce fioca e alla stanchezza.
Restituì riluttante la borraccia, poi posò la testa sulla coperta. Di lì a poche ore sarebbe tornata nel regno di Q'aroum dove avrebbe ricevuto le cure necessarie.
I due uomini misero via la loro attrezzatura medica, ma Duncan stava