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Per sempre con te: Harmony Collezione
Per sempre con te: Harmony Collezione
Per sempre con te: Harmony Collezione
Ebook162 pages2 hours

Per sempre con te: Harmony Collezione

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About this ebook

Madeleine Conway È una ragazza timida, dai modi delicati e dal fascino irresistibile, nonostante la giovane età. E la cosa non passa certo inosservata.

Giannis Petrakos Passionale armatore greco, non è il classico milionario dedito solo al lavoro. Fare del bene agli altri sembra una cosa normale per lui.

Sono nove anni che Maddie vive nel ricordo di Giannis, e ora che l'ha incontrato di nuovo non riesce a credere che sia proprio lui l'uomo che le sta chiedendo di diventare sua moglie.
LanguageItaliano
Release dateJul 11, 2016
ISBN9788858952146
Per sempre con te: Harmony Collezione
Author

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Per sempre con te - Lynne Graham

    l'ipocrisia.

    1

    Di ottimo umore e pronta ad affrontare il suo secondo giorno di servizio alla Petrakos Industries, Maddie balzò sulla bilancia del bagno e si immobilizzò, abbassando lo sguardo sull'ago in movimento. Quando si fermò, sussultò di fronte al valore indicato. Forse non era stata una buona idea saltare direttamente sulla bilancia. Così scese. Si sfilò la camicia da notte e l'orologio, risistemò la bilancia e vi salì in punta di piedi. Con sua somma delusione, il responso non cambiò.

    Forse aveva esagerato la domenica prima, quando era stata invitata a pranzo dall'anziana signora Evans che abitava a pianterreno? Oppure la colpa era della barretta di cioccolato che si era concessa di ritorno dal supermercato la sera precedente? Possibile che si mettesse su peso così in fretta? In verità, il lungo orario lavorativo al quale si sottoponeva per pagare l'affitto aumentava il suo già sano appetito, senza contare che non guadagnava ancora abbastanza per mangiare seguendo una dieta corretta. Serrando la bocca generosa, raccolse con dita impazienti i lunghi capelli rossi, li fermò all'altezza della nuca con un monile e si vestì a gran velocità.

    I jeans neri e la camicetta bianca aderivano più del solito alle sue floride curve, constatò, corrugando la fronte. Nell'incendio scoppiato nella sua casa precedente, aveva perso quasi tutto ciò che possedeva. Anche se stava cercando di farsi un nuovo guardaroba, non era facile riuscirci con il modesto reddito che percepiva. Quando si allontanò dallo specchio, l'attenzione le cadde sulla fotografia della compianta sorella e si rimproverò mentalmente per essere così schizzinosa sul proprio aspetto estetico quando aveva la fortuna di avere la salute.

    «Guarda il lato positivo delle cose» era stato il costante ritornello della nonna che l'aveva cresciuta.

    «Non tutto il male vien per nuocere» le aveva fatto eco spesso suo nonno con determinazione.

    Eppure Maddie e i nonni avevano conosciuto tanti brutti momenti. A Suzy, l'adorata gemella di Maddie, era stata diagnosticata una leucemia all'età di otto anni. Lo stress provocato dal dover fronteggiare la malattia di Suzy aveva distrutto il matrimonio dei genitori. I nonni paterni si erano presi cura di loro, seguendo Suzy durante le cure invasive, il periodo di momentaneo miglioramento e, infine, attraverso le fasi terminali della sua giovane vita. Era stata proprio la fiera determinazione con cui Suzy aveva goduto appieno di ogni singolo momento che le era rimasto a insegnare a Maddie l'importanza di mantenere un approccio improntato all'ottimismo.

    Mentre attendeva alla fermata del bus, Maddie si ritrovò a dover reprimere un fremito di eccitazione, forse un po' infantile, mentre si chiedeva se questo sarebbe stato il giorno in cui sarebbe riuscita a rivedere anche solo di sfuggita il leggendario Giannis Petrakos. Per la verità, quando pensava a lui si sentiva più una scolaretta che la ventitreenne che era! La imbarazzava quasi ricordare che un tempo aveva conservato con venerazione la fotografia apparsa su di una rivista del magnate greco dalla bellezza devastante. Ma all'epoca era solo un'adolescente, e aveva avuto un'incredibile cotta per lui.

    La Petrakos Industries aveva sede in un alto edificio che ospitava parecchi uffici nel cuore della City di Londra. Maddie non aveva mai lavorato in un posto così in precedenza, dove gli standard richiesti al personale erano decisamente elevati. Anche se era solo una lavoratrice temporanea cui venivano affidate mansioni modeste, la sua mancanza di qualifiche professionali aveva fatto storcere più di un naso il primo giorno di lavoro. Da parte sua, comunque, faceva di tutto per compensare le sue carenze dimostrandosi una lavoratrice entusiasta e indefessa. Avrebbe fatto praticamente qualsiasi cosa pur di ottenere un posto fisso in una simile società, perché un salario decente le avrebbe cambiato del tutto la vita.

    «Per abbattere i costi, sono stati tagliati altri cinquecento posti» si lamentò una voce femminile appena fuori dalla stanza in cui Maddie era impegnata a inserire dei dati al computer. «La stampa ci ricamerà non poco...»

    «La Petrakos Industries è fra le società di maggior successo al mondo» intervenne con tono di riprovazione un collega. «Giannis Petrakos sarà anche un implacabile bastardo, ma è imbattibile quando si tratta di affari. Non dimenticare che il suo istinto da squalo ci frutterà un premio produzione superiore a quello dell'anno scorso.»

    «Pensi mai a qualcosa che non siano i soldi, tu?» lo criticò la donna. «Quel Petrakos sarà anche ricco sfondato, ma ha la stessa sensibilità di un pezzo di granito.»

    Maddie fu tentata di andare alla porta per contestare l'ultima affermazione. Ma non le andava di rendere palese il fatto di essere rimasta a origliare, sia pur involontariamente, i discorsi altrui. Sebbene desiderasse tesserne le lodi, non era il caso che si mettesse a parlare di certi aspetti della vita privata di Giannis Petrakos. Sopprimendo un sospiro, tornò a concentrarsi sullo schermo che aveva proprio di fronte a sé.

    Dopo pranzo, lei e Stacy, la collega che proveniva dalla sua stessa agenzia interinale, vennero mandate al piano superiore a dare una mano. Una manager brunetta di nome Annabel disse a Stacy che le sarebbe spettato il compito di servire bevande a una riunione pomeridiana.

    «Sono una precaria, non una cameriera!» dichiarò con tono battagliero Stacy.

    «Il tuo ruolo come precaria è di fare ciò che ti viene chiesto di fare» ribatté seccamente Annabel. «La Petrakos Industries richiede un alto grado di flessibilità da parte di tutti i suoi dipendenti...»

    «Io non sono una dipendente... sono un'avventizia... e non servo il tè.»

    «Non preoccuparti» si inserì Maddie, ansiosa di porre fine alla diatriba prima che Stacy riuscisse a farle rimanere entrambe senza lavoro. «Lo farò io per te.»

    In risposta a quell'offerta, Annabel si sgelò solo marginalmente, e lanciò un'occhiata di evidente disapprovazione ai jeans di Maddie. «Le norme aziendali relative all'abbigliamento non ammettono i jeans, ma suppongo che dovremo fare uno strappo.»

    «Avresti dovuto replicare a quella insolente per essere stata così offensiva a proposito del tuo modo di vestire» mugugnò Stacy nel momento stesso in cui le due ragazze si ritrovarono sole. «Le stai facendo un favore.»

    Maddie fece una smorfia. «Il suo commento non era fuori luogo. Ma, con la gonna a lavare, da indossare non mi restavano che questi jeans.»

    «Scommetto che quella è solo invidiosa del tuo aspetto» sottolineò Stacy con disprezzo. «Quegli uomini d'affari che sono scesi dall'ascensore mentre parlavamo sembravano non poterti togliere gli occhi di dosso, e Annabel non l'ha affatto presa bene.»

    Maddie arrossì per l'imbarazzo. «Io credo fosse semplicemente tesa in vista della riunione.»

    «Secondo me, dovresti approfittare della situazione» le disse imperterrita Stacy. «Avessi il tuo viso e il tuo corpo, li sfrutterei per far soldi a palate come modella o ballerina di lap dance.»

    Rabbrividendo al solo pensiero della quantità di pelle scoperta da esibire nell'esercizio di quelle professioni, Maddie evitò qualsiasi commento. A volte pensava di essere nata nel corpo sbagliato, perché si sentiva tremendamente a disagio di fronte all'interesse maschile che risvegliavano le sue curve decisamente prorompenti.

    Mentre stava chinandosi per togliere un servizio da tè in porcellana dall'armadietto in cui era riposto, Annabel spalancò la porta per impartirle le ultime istruzioni. «Il signor Petrakos sarà presente all'incontro. Quando entri nella sala delle riunioni, servi le bevande rapidamente e senza fiatare.»

    Precedendo il suo staff personale con incedere imperioso, Giannis notò la rossa con la coda dell'occhio un attimo prima che la porta della cucina accanto alla sala delle riunioni si richiudesse alle sue spalle. In quella frazione di secondo un'immagine più che nitida di lei gli si stampò nella mente: capelli chiari che rilucevano come rame, risaltando contro la sua carnagione color alabastro e ricadendo a formare una splendida cascata che le arrivava a metà schiena, un paio di seni decisamente notevoli e una figura che scendeva fino ad assottigliarsi in un incredibile vitino da vespa per poi tornare a prorompere in un glorioso fondoschiena.

    Una potente ondata di testosterone lo assalì per tutta risposta. Giannis sapeva controllare sempre la sua sessualità, per questo fu sbalordito dall'improvviso afflusso di sangue all'inguine. Quella reazione ribadì un dato di fatto inequivocabile. Gli piacevano le donne un po' più in carne rispetto alle modelle che rasentavano l'anoressia. Comunque fosse, irritato da certe pulsioni incontrollabili, bandì con decisione la vivida immagine della rossa dalla sua mente. Molto probabilmente, ammise tra sé, aveva soltanto bisogno di una donna.

    Coi nervi tesi alla prospettiva di rivedere infine Giannis Petrakos, Maddie raddoppiò immediatamente la quantità di caffè nel bricco che stava preparando. Molto forte e molto dolce, era così che gli piaceva. Per un attimo i ricordi ebbero il sopravvento, costringendola a ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di spuntarle negli occhi.

    Col favore dell'animato dialogo che si stava sviluppando attorno all'enorme tavolo per le conferenze, Maddie spinse il carrello nella sala delle riunioni e chiuse la porta alle sue spalle. Solo allora si permise di guardare in direzione dell'uomo fermo in piedi accanto alla vetrata e, anche se si era ripromessa che avrebbe azzardato una semplice occhiata fugace, rimase come pietrificata a fissarlo. Nella perfezione del gessato scuro confezionato su misura, appariva assolutamente magnifico.

    Se possibile, ammise Maddie sentendosi girare la testa, era perfino più bello della prima volta che l'aveva visto. Nove anni avevano cancellato dal suo viso asciutto e affilato ogni traccia del ragazzo che era stato, e anche la mascella si era fatta più volitiva. Ma continuava a tenere orgogliosamente eretta la testa, la sua postura era maestosa e i suoi occhi qualcosa di indimenticabile. Scuri come la notte e incastonati sotto sopracciglia color dell'ebano. Il suo sguardo era freddamente puntato sull'uomo che aveva appena preso la parola. Aveva degli occhi incredibili che, quando rideva, lanciavano riflessi dorati.

    «Cosa aspetta a servire?» le sibilò all'orecchio qualcuno.

    Maddie si riprese dal momentaneo torpore come se l'avessero schiaffeggiata. Quando sollevò la prima tazza con relativo piattino, Giannis la guardò, e lei tornò a paralizzarsi. Lo stomaco le si rimescolò e il cuore prese a batterle forte, rendendole difficile perfino respirare. Per lo spazio di un battito d'ali, tutto attorno a lei sembrò svanire. I seni le si fecero improvvisamente pesanti, la bocca le divenne secca e un tumulto quasi doloroso si sprigionò a livello del suo basso ventre. In un attimo di autentica confusione, abbassò le ciglia e la turbò constatare che le ci volle quasi uno sforzo fisico per riportare l'attenzione sul compito che stava svolgendo.

    Caffè... forte e dolce, rammentò a se stessa, mentre si chiedeva cosa diamine le fosse successo. E poi, intuendolo, sentì un'ondata gigantesca di rossore che, diffondendosi su per la gola, le si impadronì del volto sgomento, giungendo fino all'attaccatura dei capelli. Mio Dio, non avrebbe mai più osato guardarlo in faccia! Tirando a fatica un respiro, gli versò del caffè, aggiunse quasi distrattamente quattro cucchiaini stracolmi di zucchero, mescolò il tutto, e si costrinse ad avviarsi in direzione di Giannis Petrakos.

    Giannis stava annoiandosi, ma adesso la sua noia era svanita. Non l'avesse rivista, era sicuro che non avrebbe ripensato a lei. Ma la sua presenza a sei-sette metri scarsi catalizzò la sua attenzione. Con un movimento fluido, si sedette di nuovo al tavolo. Era la titolare di una ditta di catering? Oppure era una semplice cameriera? Guardandola, Giannis perse presto ogni interesse relativo ai particolari della sua identità professionale. Sebbene fosse decisamente tascabile per quanto riguardava la voce statura, aveva un volto molto bello e la pienezza delle sue labbra rosa ben si abbinava alla sorprendente simmetria delle sue curve abbondanti. Aveva gli occhi di un verde che gli ricordava quello dei pezzi di vetro che gli era capitato di raccogliere sul bagnasciuga da bambino. La bocca dalla linea decisa gli si piegò mentre rammentava lo scherno della sua raffinata madre nel ricevere un regalo così ingenuo, ma quando notò lo sguardo deferente della minuta rossa tutta curve quel ricordo spiacevole riguardante la sua triste infanzia evaporò di colpo.

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