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Un fantasma per amico (eLit): eLit
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Ebook144 pages2 hours

Un fantasma per amico (eLit): eLit

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About this ebook

Cassie, vicepresidente di un'agenzia di pubblicità, ha atteso quel mese di vacanza per tutto l'inverno: ora può rilassarsi dando una mano alla cara zietta che gestisce una romantica pensione nel New Hampshire. Non che ci sia molto da fare,visto che l'unico cliente è un certo Dan Travis, piuttosto misterioso e maledettamente sexy. Ci vorrebbe un bel fantasma con tanto di lenzuolo bianco e catene arrugginite per far accorrere i turisti. Ma la trovata pubblicitaria si rivela essere uno spiritello... in carne e ossa, sconclusionato e con un cuore grande così, deciso a rendere immortale la storia d'amore di Cassie e Dan!
LanguageItaliano
Release dateJul 29, 2016
ISBN9788858957400
Un fantasma per amico (eLit): eLit

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    Book preview

    Un fantasma per amico (eLit) - Judith Mcwilliams

    successivo.

    Prologo

    «Vedi, Millicent...» borbottò mortificato.

    «Non tentare di blandirmi, Jonas Middlebury! Con me non attacca!» «Ma, Millicent...»

    «No!» Lei scosse la testa in un gesto deciso, agitando i morbidi riccioli dorati che le incorniciavano il viso pallidissimo. «Sono più di ottant'anni che ascolto le tue scuse e ora ne ho abbastanza. Quando ti deciderai a fare la buona azione che ti serve per entrare in Paradiso? Di questo passo farai prima ad aspettare il giudizio universale!»

    «Zuccherino, tesoro, fragolina di bosco, tu non capisci che a un vero uomo non piace che gli si dica cosa deve fare.»

    «Io capisco solo una cosa.» Millicent abbassò lo sguardo e fece il broncio. «Mi sento sola quassù ed è stato solo grazie al tuo egoismo se sono stata privata del piacere di avere una famiglia e dei bambini.» Il suo grazioso labbro inferiore tremò e gli occhi azzurri si velarono di lacrime.

    «Il mio egoismo?» tuonò Jonas. L'indignazione gli fece vibrare la folta barba scura. «Adesso non dirmi che è stata colpa mia se sono affogato mentre cercavo di guadagnarmi da vivere onestamente!»

    «Se non fossi stato ubriaco non saresti scivolato fuori bordo dalla baleniera in pieno Atlantico» ribatté Millicent in tono sostenuto. Trasse un sospiro profondo. «Ma tu mi ami?» gli chiese dopo un lungo silenzio.

    Il viso di Jonas, rugoso e indurito dall'aria salmastra del mare, si tinse di una sfumatura paonazza per l'imbarazzo. «Mio adorato bocciolo di rosa, passerottino, che domande mi fai? Non ti avevo forse chiesto di sposarmi?»

    «Sì, però sei annegato prima di poter pronunciare il fatidico e ora ti rifiuti di compiere una piccolissima buona azione per poter stare con me per sempre. Perciò, sai cosa penso?»

    «No, non lo so. E poi non dovresti pensare, non è bene che le donne usino troppo il cervello.»

    «Penso che non mi ami affatto» continuò Millicent ignorando il suo commento. «Tu stai con me solo per abitudine. Dopo tutti questi anni non ti piaccio più! Ecco perché non hai alcuna fretta di salire in Paradiso con me» lo accusò con la voce incrinata dal pianto.

    «Amore, non è vero!» proruppe lui con slancio. «Io ti amo» dichiarò diventando ancora più rosso. «Non merito le tue accuse. Non puoi giudicarmi superficialmente. Sono i fatti che contano, non le parole.»

    «Per l'appunto» ribatté Millicent annuendo. «E i fatti dimostrano che tu non hai la minima voglia di passare il resto dell'eternità con me.»

    «Come faccio a convincerti che ti sbagli?» sospirò Jonas sollevando le spalle in un gesto d'impotenza.

    «Te lo ripeto un'ultima volta, Jonas, o compi la tua buona azione e ti sbrighi a entrare in Paradiso, oppure...» lo minacciò sollevando a mezz'aria un dito.

    «Oppure?» chiese Jonas aggressivo.

    Le labbra di Millicent tremarono di nuovo e una lacrima bagnò la sua guancia d'alabastro. «Oppure significa che non sono abbastanza importante per te da meritare i tuoi sforzi e sarò costretta a comportarmi di conseguenza.»

    «Zuccherino, non dire così!» «Non mi lasci scelta. Avrei dovuto darti questo ultimatum lustri fa!»

    Jonas la fissò a lungo in silenzio, poi capitolò. «E va bene» disse infine. «Lo farò, ma solo per te.»

    «Oh, Jonas!» esclamò lei gettandogli le braccia al collo. «Saprò renderti felice, vedrai che non te ne pentirai.»

    «Su, su, non diamo spettacolo. Gli angeli ci guardano.» Le diede dei colpetti goffi sulle spalle, ma non riuscì a sottrarsi al suo abbraccio pieno di entusiasmo.

    Infine lei si staccò e si sporse verso l'estremità della nuvola su cui stavano. Guardò pensosa la costa del New Hampshire in lontananza sotto di loro. «Ci sono condizioni per la buona azione che devi compiere?» chiese meditabonda.

    Jonas aggrottò la fronte cercando di ricordare le parole di San Pietro. «Non mi pare, deve solo essere importante per il bene di qualcuno.»

    «Dobbiamo trovare il soggetto adatto, allora. Che ne dici della vecchietta che ha aperto una pensione nella tua casa? Non mi avevi detto che aveva dei problemi?»

    Jonas annuì con convinzione. «Non riesce ad affittare neppure una camera da quando hanno aperto un grande albergo di lusso nelle vicinanze.»

    «Potresti fare qualcosa per lei. Aiutare le vecchiette è la tipica buona azione da manuale» gli propose Millicent.

    Jonas si grattò il mento coperto da una folta barba scura. «La cosa è più complicata di quanto sembri.»

    «Comunque non puoi tirarti indietro ora, me l'hai promesso» l'ammonì lei.

    «E manterrò la promessa. Puoi contarci, donna. Devo solo farmi venire un'idea con i fiocchi.»

    «Pensaci, sono sicura che troverai qualcosa.»

    Lei gli rivolse un sorriso d'incoraggiamento e Jonas desiderò di poter essere altrettanto fiducioso nelle proprie capacità. Ora che aveva deciso di compiere una buona azione per poter sposare finalmente la sua Millicent in Paradiso, nient'altro importava di più per lui. Perciò fu con un acuto senso di rimpianto che la vide svanire lentamente in cielo quando il tempo a loro concesso finì.

    Pensoso, scosse i ciuffi di nuvole che gli erano rimasti impigliati nelle fibbie delle scarpe. Si disse che non doveva indugiare oltre e cominciò lentamente a scendere sulla terra per far fronte al suo obbligo. Emise un profondo sospiro e scosse la testa. Le persone si lamentavano sempre di quanto fosse dura la vita, pensò, ma nessuno avrebbe mai immaginato come fosse difficile vivere da morti!

    1

    «Hai bisogno di un'idea promozionale vincente, zia Hannah.» Cassie Whitney sedeva al tavolo della cucina e piluccava dei lamponi da una ciotola con aria assente.

    «No, mia cara, ciò di cui ho veramente bisogno sono ospiti paganti. Me ne basterebbero anche due o tre» sospirò l'anziana signora mentre impastava una torta con mani esperte. «Sono tanto preoccupata per Gertie. Sai che paga la scuola dei figli con i soldi che guadagna facendo le pulizie qui e se non avrò più ospiti...» Lasciò la frase a metà e sollevò le mani infarinate in un gesto eloquente.

    Cassie cominciò a pensare che la situazione fosse peggiore di quanto avesse immaginato la sera prima, quando era arrivata nella pensione di sua zia per trascorrervi le vacanze ed era rimasta sorpresa di trovarla immersa nel silenzio. Non era da lei mostrarsi tanto scoraggiata. Di solito la sua forza d'animo l'aiutava ad affrontare con inguaribile ottimismo ogni avversità, perciò per Cassie era sconcertante vederla così insolitamente depressa.

    «Ti confesso che sono preoccupata anche per me» continuò lei con un sorriso triste. «I soldi che guadagno affittando le camere mi servono. Anche se posso contare sulla mia pensioncina da insegnante per le piccole spese, non ti nascondo che mantenere l'albergo è molto costoso. La bolletta del riscaldamento è spaventosa e c'è sempre bisogno di ridipingere qualcosa, riparare o cambiare qualcos'altro. Per non parlare delle tasse!» La zia di Cassie si guardò intorno nell'accogliente cucina arredata con mobili di gusto antico. I suoi occhi esprimevano un profondo rammarico. «Spero di non dover arrivare a una decisione drastica» sospirò.

    «Sei in arretrato con i pagamenti delle tasse?» domandò Cassie.

    «Non esattamente.»

    «Come si fa a essere non esattamente in ritardo? O lo sei o non lo sei» puntualizzò la nipote.

    «Be', le tasse sulla proprietà si pagano in due rate e la prima scadeva il trentuno maggio» confessò riluttante.

    «Allora, considerato che oggi è il ventidue giugno, ne deduco che sei in arretrato.»

    «Tecnicamente sì, ma l'ufficio imposte concede sempre un periodo di novanta giorni per mettersi in regola prima di intraprendere azioni legali per il recupero della somma dovuta. Io ho già fatto un versamento per il primo acconto.»

    «Quindi, quanto dobbiamo ancora?»

    Hannah, sconsolata, scosse la testa con enfasi. «No, cara nipote, quanto devo io. La pensione è mia, non tua.»

    «È della famiglia» replicò Cassie. «I Whitney hanno sempre vissuto qui.»

    «Non sempre, solo dal milleottocentoquarantaquattro» rettificò la zia. «Fu allora che Jonas Middlebury morì in mare e lasciò la proprietà alla sua fidanzata che era una nostra lontana parente.»

    «Com'è romantico!» esclamò Cassie mentre i suoi occhi grigiazzurri si addolcivano in un'espressione sognante. «Morire tragicamente e lasciare tutto in eredità al proprio unico, vero amore!»

    «Da quel che so io, l'unico vero amore di Jonas Middlebury era il rum. Se fosse vissuto sarebbe stato un pessimo marito per Millicent. Forse l'unico piacere che le ha fatto è stato quello di affogare prima di avere il tempo di rovinarle la vita.»

    Cassie trasalì sentendo un rumore improvviso proveniente dal ripostiglio accanto alla cucina. Si girò di scatto e guardò verso la porta chiusa della dispensa. «Cos'è stato?» chiese allarmata.

    «Forse ho lasciato la finestra aperta e il vento ha fatto cadere qualcosa» spiegò Hannah con noncuranza. «Vivi a New York da troppo tempo. Hai paura della tua stessa ombra.» Scrutò la nipote con occhio critico. «Sei anche dimagrita» notò accigliata, esaminando gli zigomi un po' troppo pronunciati sotto la pelle chiara e vellutata. «Ci penserò io a farti prendere un paio di chili quest'estate.»

    «È stato un anno pesante e faticoso per tutti quelli che lavorano nel campo pubblicitario, non solo per me. Però i miei sforzi sono stati ricompensati.» Cassie fece un sorriso fiero. «Sono stata promossa vicepresidente della Welton e Mitchell

    «Congratulazioni, mia cara» dichiarò Hannah con orgoglio.

    «Grazie. Anzi, visto che ho ottenuto la promozione perché sono brava a vendere le cose, perché non mi permetti di usare la mia esperienza per preparare una campagna pubblicitaria per la pensione? Scommetto che fra un mese, quando le mie ferie saranno finite, dovrai alloggiare gli ospiti persino nelle vasche da bagno!»

    «Sarebbe bello riavere il China View pieno di clienti!» mormorò la zia mentre finiva di mettere i lamponi sulla torta e la infornava. «Però non posso permetterti di lavorare anche in vacanza. Sei qui per riposarti.»

    «Ma per me sarà un divertimento» la rassicurò Cassie. «Avrò tempo per riposare. Non potrei stare con le mani in mano per un mese intero mentre il China View rischia di chiudere. Pensare a un progetto pubblicitario mi impedirà di annoiarmi.»

    Corse verso la zia e le prese entrambe le mani. «Stai tranquilla, sarà un piacere. Per prima cosa, bisogna saldare il debito con le tasse. Ti farò un assegno.»

    «Non mi sembra giusto prendere soldi da te» obiettò la zia.

    «Consideralo un prestito temporaneo. Ora che sono vicepresidente ho ricevuto un discreto aumento di stipendio.»

    «Di

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