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L anello del milionario: Harmony Collezione
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L anello del milionario: Harmony Collezione

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About this ebook

Una sola settimana di passione in una lussureggiante isola tropicale.

Per il milionario Marco Silviano i patti erano molto chiari. Per questo è un vero shock per lui ritrovarsi faccia a faccia con Imogen Fraser in Inghilterra. Ma lo è ancora di più scoprire che è incinta di suo figlio!

Convinto che quel bambino sia provvidenziale per continuare la dinastia, Marco fa di tutto per convincere Imogen ad accettare il suo anello e sposarlo. Con una lenta e calcolata seduzione raggiunge il suo scopo, ma, una volta fidanzati, la passione che brucia entrambi e il fascino caldo e profondo di Imogen metteranno a dura prova il suo autocontrollo.
LanguageItaliano
Release dateOct 21, 2019
ISBN9788830505728
L anello del milionario: Harmony Collezione

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    L anello del milionario - Rachael Thomas

    successivo.

    1

    L'attenzione di Marco Silviano venne totalmente catturata dalle meravigliose curve della bionda che aveva appena ordinato champagne per sé e per la sua amica. Anche la voce era molto sexy e il vestito di seta azzurra brillava sotto le luci del locale e acuiva le reazioni che lui percepiva nel proprio corpo.

    Chiamò il barista con un cenno. «Riferisci alle signore che offro io lo champagne, come ammiratore.»

    «Certo... Chi devo dire?» domandò il ragazzo.

    Lui era lì, in quel fantastico villaggio di lusso sull'isola che il Gruppo Silviano si era appena assicurato in esclusiva, proprio per accertarsi che tutto andasse per il meglio. L'esperienza gli aveva insegnato che era cosa saggia non rivelare subito la propria vera identità, e comunque non prima di essersi reso conto della situazione con i propri occhi, come un ospite qualsiasi.

    «Marco» rispose in fretta, tacendo il cognome.

    Rimase a guardare, mentre il barista riferiva il messaggio. Le due donne distolsero l'attenzione dal messaggero e puntarono gli occhi verso di lui, che continuava a fissare la bionda. I loro sguardi si incrociarono, e accadde qualcosa di inspiegabile che sembrò azzerare di colpo tutte le distanze. Marco riprese fiato a fatica. Non gli era mai successo in precedenza. Mai prima di allora aveva avuto la sensazione che tutto il mondo scomparisse, e che rimanesse solo quella persona, con gli occhi nei suoi.

    Si ricompose in fretta, ritrovando il fascino abituale, e alzò il bicchiere in onore della bionda. Si accorse appena che l'altra ragazza aveva accennato a un brindisi per ringraziare e che diceva qualcosa all'amica, che non aveva smesso di guardarlo. L'espressione della bionda parlava chiaro, anche lei era sbalordita dalla sensazione che avevano appena condiviso. L'immagine dell'altra svanì sullo sfondo. Rimase solo la sconosciuta dai capelli d'oro, che le ricadevano morbidi sulle spalle e poi giù fino a sfiorare l'attaccatura dei seni, sapientemente sottolineata dalla scollatura del vestito.

    Poi, anche lei sorrise e alzò il bicchiere nella sua direzione. Un gesto innocente, che per qualche ragione gli sembrò molto sexy. Quasi provocante. Un gran calore gli incendiò il basso ventre e di colpo la promessa che suo padre e sua madre gli avevano estorto, quella di mettere finalmente la testa a posto e di sposarsi, si dileguò come neve al sole.

    Eccolo lì, in veste di ospite qualunque, per una settimana. La scusa perfetta per sottrarsi alle richieste di una famiglia che non aveva mai davvero sentita come propria. Erano successe troppe cose, di recente, che avevano contribuito a rendere pressante la richiesta di trovarsi una moglie. Tanto che, alla fine, lui aveva fatto di tutto per allontanarsi dal quartier generale del Gruppo Silviano a New York e mettere la maggior distanza possibile tra sé e i suoi.

    Il recente attacco di cuore di suo padre aveva portato alla luce un inatteso segreto di famiglia e reso ancor più bruciante il senso di inadeguatezza di Marco di fronte alle aspettative altrui. I ricordi, tutti, avevano congiurato per perseguitarlo. E a questo si aggiungeva la costante consapevolezza che proprio a lui, e a nessun altro, spettasse il compito di fornire l'agognato erede all'impero dei Silviano. Un erede maschio, beninteso.

    Purtroppo sua sorella Bianca aveva dovuto rassegnarsi a un verdetto di totale sterilità. Quindi lui era rimasto il solo a poter dare i natali alla nuova generazione, destinata a garantire un seguito a tutto ciò che il nonno aveva costruito, dopo essere emigrato in America dall'Italia.

    Forse, un flirt con la bionda era proprio la medicina giusta per distrarsi un po'. Dopotutto, al matrimonio non era ancora arrivato, e non intendeva arrivarci in tempi brevi. L'idea del flirt gli fece scorrere più veloce il sangue nelle vene. Perché no, dopotutto? Sarebbe rimasto lontano da New York e dalle pressioni della famiglia per un'intera settimana. Poi avrebbe avuto tutto il tempo per ritornare alla solita vita, ma per il momento aveva altre e più interessanti questioni per le mani...

    Scivolò giù dallo sgabello di fronte al banco e si fece strada verso le due giovani donne. Gli occhi azzurri della bionda continuarono a seguirlo divertiti, e lui sentì l'eccitazione montare solo guardandola mordersi un labbro. Era come se, dietro all'evidente gioco di seduzione, lei non fosse affatto esperta in quel tipo di manovra, a dispetto di quel che voleva lasciargli credere. Era possibile che la novità di trovarsi lì su quell'isola la spingesse a fare cose che di solito non avrebbe mai fatto? Oppure era tutta colpa dell'attrazione divampata tra loro al primo sguardo? In ogni caso, il cocktail era inebriante. E lui intendeva gustarlo fino in fondo.

    «Grazie per lo champagne» disse la sua amica alzandosi in piedi, come se la sua intenzione fosse quella di togliersi di mezzo.

    «Sì, grazie.» La lieve esitazione che sentì nella voce della bionda lo sorprese. Era in contrasto con l'aria volutamente spavalda, e con quel vestito di seta provocante che sottolineava le sue curve alla perfezione. Un vestito che gli faceva desiderare di prenderla subito fra le braccia e di tenerla stretta a sé, di spogliarla e di godersi tutti i piaceri che il suo corpo sexy prometteva.

    «È un onore» rispose, appoggiandosi al bancone con il bicchiere di brandy in mano, incapace di fare altro se non guardarla negli occhi. Era un po' come tuffarsi nell'oceano. Gli sembrò persino di sentire l'acqua sulla pelle... Sbatté le ciglia. Che diavolo gli prendeva? Nelle ultime settimane aveva passato troppo tempo con sua sorella, che continuava a ripetergli di come un giorno anche lui avrebbe incontrato la donna giusta, si sarebbe innamorato e da quell'unione sarebbe nato l'erede tanto atteso in famiglia. Che lei purtroppo non poteva generare. Poi l'aggravarsi delle condizioni di suo padre aveva catalizzato le attenzioni di tutti, cancellando il resto. Solo per poco, pensò Marco.

    L'idea di formarsi una famiglia propria gli era del tutto estranea. Lui viveva la vita al massimo, sempre all'inseguimento di una nuova avventura. Non cercava il conforto di una tranquilla vita familiare, dopo la comprovata incapacità di adattarsi a quella in cui era cresciuto. Quanto all'amore, quello che gli prospettava sua sorella quando gli diceva che sarebbe capitato anche a lui era decisamente un tabù. Dopo aver scoperto il segreto di sua madre, e quindi il perché non fosse mai riuscito a ottenere il favore di suo padre, lui non voleva avere niente a che fare con l'amore. Di nessun tipo. Non ne aveva avuto da bambino, quindi aveva creduto di non meritarlo. Ora, da adulto, lo considerava una trappola in cui non intendeva cadere.

    La bionda gli sorrise e lui assaporò il gusto di quella nuova sfida. «Lei è Julie Masters e io sono Imogen...» Una pausa, come se non volesse rivelargli la sua vera identità. Lui le scrutò il viso. «Imogen... e basta.»

    Dunque, nome di battesimo e nient'altro. Per lui andava benissimo. «Ti trovo bellissima questa sera, Imogen e basta.» Le sorrise, consapevole del fascino che il suo sorriso emanava. Non aveva mai desiderato così tanto che quel fascino facesse effetto. «Io mi chiamo Marco.»

    Lei sbatté le ciglia, con un pizzico di timidezza in netto contrasto con il vestito che indossava, ma quando tornò a guardarlo negli occhi la sua espressione era tutt'altro che incerta.

    «Ciao, Marco.» La sua voce era scesa di un tono, così sexy da far da detonatore per il suo desiderio.

    «Ditemi, belle signore, l'isola vi piace?» chiese Marco a entrambe, nel tentativo di raffreddare l'atmosfera tra loro due, divenuta a un tratto incandescente.

    «È assolutamente fantastica» rispose Imogen con entusiasmo. «Siamo arrivate solo ieri sera, ma io me ne sono già innamorata.»

    «Io la trovo divina» assicurò Julie, prima di riportare l'attenzione al suo bicchiere di champagne.

    Lui non avrebbe potuto sperare in un riscontro più positivo. Tutto quel che aveva visto dal momento dell'arrivo, nel pomeriggio, lo aveva soddisfatto. Ma sentire che l'isola, i servizi e il personale corrispondevano anche alle attese degli ospiti, quei pochi che potevano permettersi una vacanza così esclusiva, gli fece molto più piacere. «Di dove siete, tu e Julie?»

    «Di Londra» rispose quest'ultima, così in fretta da stupirlo. «Papà ci ha convinte che una vacanza al caldo ci avrebbe fatto bene. E così, eccoci qui.»

    «Siete sorelle?» Marco passò lo sguardo dalla bionda Imogen alla mora Julie.

    «Cugine» precisò Imogen, e Julie rise come per uno scherzo tra loro. Lui dubitò che fossero cugine per davvero.

    Aveva l'impressione di essere incappato in una specie di piccolo gioco privato, ma finché quel gioco non gli avesse impedito di esplorare l'attrazione divampata tra lui e Imogen, non se ne sarebbe curato.

    Imogen si girò verso Julie e le due si scambiarono uno sguardo. Lui non capì se era di avvertimento, stupore o chissà cos'altro, ma quando Imogen tornò a guardarlo aveva il sorriso sulle labbra e una piccola scintilla divertita negli occhi. Lui sentì subito salire il livello di libido. «Rimarremo solo una settimana.»

    «Allora dovremo sfruttarla al meglio, questa settimana.» Marco la vide arrossire appena e fissare il bicchiere, come se le bollicine potessero aiutarla a decidere che cosa voleva fare esattamente.

    «Proprio quello che ho detto anch'io.» La voce divertita di Julie lo distolse per un attimo da Imogen. «Quindi, se volete scusarmi, vado a cercare qualcos'altro da fare.»

    Imogen alzò la testa di scatto e lo guardò per un attimo, prima di rivolgersi a Julie. «Ma come?»

    «Tranquilla» rise Julie, già lontana di qualche passo. «Sono sicura che Marco saprà tenerti compagnia.»

    Lui capì subito. Anche Julie aveva notato la scintilla di attrazione divampata tra lui e Imogen, e si comportava di conseguenza.

    Posò di nuovo lo sguardo su Imogen. Gli piaceva quel suo pizzico di timidezza. Per quanto fosse sorprendente, l'idea di doverla corteggiare era una ventata d'aria fresca. Meglio che non trovarla già ai suoi piedi, o direttamente nel letto, cosa che gli capitava abbastanza spesso, considerata la sua ricchezza e il nome che portava. Le donne non vedevano lui, ma quello che poteva offrire loro. Ora Imogen e basta sembrava disinteressata alle questioni materiali, a dispetto dell'abito firmato che indossava. Lui aveva la netta sensazione che le questioni materiali riguardassero più la cugina che non lei.

    «Mi dispiace» gli disse, la timidezza che faceva capolino di nuovo nella sua voce. Sarebbe stata una settimana davvero interessante, pensò lui. La bella Imogen era proprio l'antidoto di cui aveva bisogno prima di ritornare a New York per affrontare la situazione. Magari, per quanto impensabile, avrebbe anche potuto spegnere il telefono per un giorno o due e prendersi una pausa vera. Se il premio in palio era una notte con Imogen ne sarebbe valsa la pena, perché di certo non intendeva voltare le spalle alla scintilla ad alto potenziale che si era sprigionata tra loro. Avrebbe fatto in modo che l'attrazione prendesse corpo a poco a poco, una pratica in cui non aveva mai indugiato molto prima d'ora. Il pensiero di allungare i tempi il più possibile, fino alla conclusione inevitabile di un amplesso incandescente, alimentò ancor più il fuoco che già lo divorava. Sarebbe stata una battuta di caccia fantastica.

    «Non mi dispiace affatto tenerti compagnia» le assicurò. Lei alzò lo sguardo e lui si perse nell'azzurro inquieto dei suoi occhi, vagamente consapevole che Julie nel frattempo se n'era andata. «Abbiamo una bottiglia di champagne e la notte intera per noi. Cosa potrebbe esserci di più perfetto?»

    Un pizzico di ritrosia nel suo sorriso gli fece trattenere il fiato. Per quanto avesse progettato di attendere, non era affatto sicuro dell'esito di quella serata. Al di là dei sorrisi e del vestito sexy, sentiva che Imogen era probabilmente molto diversa da tutte le altre donne con cui aveva avuto una storia. La cosa gli piaceva. Gli piaceva sentirsi divorare dall'eccitazione e dall'incertezza e sapere che avrebbe dovuto faticare, corteggiarla e vincere tutte le sue riserve, prima di convincerla a entrare nel suo letto. E lo eccitava proprio perché non aveva mai dovuto farlo prima.

    «Non berrò di certo la bottiglia da sola, ora che Julie se n'è andata.» Imogen rise piano. «Non sono abituata a bere champagne... Tutte quelle bollicine mi danno alla testa.»

    Lui corrugò appena la fronte. Di sicuro una giovane donna della buona società abituata alle feste e agli inviti a cena non avrebbe avuto tanti problemi a bere champagne. Ignorò la

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