Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Il piacere della verità: Harmony Destiny
Il piacere della verità: Harmony Destiny
Il piacere della verità: Harmony Destiny
Ebook161 pages2 hours

Il piacere della verità: Harmony Destiny

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Lei aveva pagato a caro prezzo il suo errore...

Per Molly Stewart Bailey non è facile tornare sulla "scena del crimine", soprattutto perché, quando se ne era andata, anni prima, aveva giurato a se stessa che non avrebbe più rivisto quel luogo e l'uomo che lo abita. Adesso, però, è arrivato il momento di affrontare la verità, anche correndo il rischio di perdere tutto.

... ma lui non l'avrebbe perdonata facilmente.

L'ultima persona che Worth Cavanaugh desidera e si aspetta di vedere è la donna che cinque anni prima ha fatto a pezzi il suo cuore e il suo orgoglio. Ma, quando succede, la prepotenza dell'attrazione che li unisce è più forte di qualsiasi volontà, e Worth decide di mettere a tacere la ragione per un'ultima, torrida notte.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2016
ISBN9788858952832
Il piacere della verità: Harmony Destiny
Author

Mary Lynn Baxter

Americana, non è solo un'eccellente scrittrice, ma anche una divoratrice di libri. Harlequin Mondadori ha pubblicato tra gli altri Un giorno d'aprile, Senso di colpa, Diamanti, Tra buio e luce, Passione assoluta, Sensi vietati.

Read more from Mary Lynn Baxter

Related to Il piacere della verità

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Il piacere della verità

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Il piacere della verità - Mary Lynn Baxter

    successivo.

    1

    Era stata una decisione sofferta.

    Tuttora Molly era molto combattuta. Un nodo di tensione le aggrovigliava lo stomaco e non le dava tregua. All'improvviso, non poté più ignorarlo: dovette accostare al ciglio della strada e fermarsi. Si girò a controllare di non aver svegliato Trent, che dormiva nel suo seggiolino, il capo reclinato su una spalla.

    Fu tentata di uscire dall'auto per raddrizzargli la testolina, ma ci ripensò: c'era molto traffico e gli altri automobilisti sfrecciavano sulla superstrada a una velocità folle. Avrebbe rischiato di farsi ammazzare.

    Continuò a guardare con la tenerezza di sempre quel bimbetto dai capelli scuri, gli occhi azzurri e i tratti delicati.

    Una volta, un amico le aveva detto che aveva un viso solare e gli occhi più limpidi che avesse mai visto.

    Se l'avesse vista adesso! I mille pensieri che le affollavano la mente incupivano la sua espressione, mentre continuava a fissare suo figlio.

    Non assomigliava affatto al padre, tranne che per...

    Scacciò quel pensiero senza completarlo. Non era il momento di abbandonarsi ai ricordi. Ora doveva, piuttosto, fare appello alla forza e al coraggio che occorrevano per affrontare quello che stava per fare. Sapeva che quella decisione avrebbe cambiato tutta la sua vita, e non necessariamente in meglio, ma non aveva altra scelta.

    Tornò a girarsi e si rimise in marcia, rendendosi conto di essere ormai vicinissima al Cavanaugh Ranch. Ancora una volta si sentì assalire da un'ondata di nausea. Aveva giurato solennemente di non tornare mai più in Texas, meno che mai da quelle parti.

    Ma cinque anni prima non poteva immaginare che sua madre sarebbe caduta e che si sarebbe procurata una lesione alle vertebre.

    Tirò un lungo sospiro e cercò di concentrarsi sul paesaggio, sulle querce gigantesche impreziosite dai caldi colori dell'autunno, i rossi intensi, i marroni e le tonalità dorate, sui pini, i cui rami sembravano protendersi fino al cielo, l'acqua immobile dei laghetti scintillanti come diamanti, i prati immensi puntellati dai paletti dei recinti.

    Ma, per quanto si sforzasse, la sua mente la riportava a quel che stava per succedere.

    Dopo quasi cinque anni stava per rivedere Worth Cavanaugh. Un lungo brivido la percorse da capo a piedi e Molly ordinò a se stessa di controllarsi. Doveva essere forte. Tenere a bada certe emozioni, se non voleva rischiare di esserne travolta.

    Stringendo convulsamente il volante, affrontò l'ultima curva prima di imboccare il lungo viale sterrato che conduceva al ranch, in cima alla collina. Una volta arrivata, arrestò l'auto e respirò a fondo, cercando di calmarsi. Si sentiva agitatissima.

    Non era da lei. Si era sempre vantata di avere nervi saldi. Lucidità e sangue freddo erano, d'altronde, requisiti indispensabili per una professione come la sua. Un'infermiera non può farne a meno. Ma questa era una questione personale: Molly stava per incontrare un uomo che aveva sperato di non vedere mai più. L'uomo che le aveva spezzato il cuore.

    «Piantala!» ordinò a se stessa, ad alta voce. E di nuovo si girò, temendo di aver spaventato suo figlio. Che invece non si era mosso. Presto, però, avrebbe dovuto svegliarlo. Sapeva già che Trent avrebbe cominciato a piagnucolare, come faceva sempre quando il suo sonno veniva interrotto.

    Guardandosi intorno, però, si sarebbe subito calmato: si sarebbe incantato a guardare le mucche e i cavalli che pascolavano. Gliene aveva parlato a lungo, per prepararlo. Gli aveva persino comprato un paio di stivali e un cappello da cowboy.

    Trent aveva fatto il diavolo a quattro per farseli mettere prima di partire e Molly sorrise, ripensando a come aveva sfilato per tutta la casa, tronfio e raggiante.

    Il suo sorriso si smorzò all'istante quando vide davanti a sé la casa di Worth. Per un momento, fu tentata di inserire la retromarcia e di ripartire senza nemmeno scendere dall'auto. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Un vecchio detto che purtroppo, per lei, non aveva funzionato. Poi però ripensò alla voce sofferente di sua madre, quando aveva parlato per telefono con lei l'ultima volta, e ricordò a se stessa che Maxine aveva bisogno di lei.

    Molly doveva tutto a Maxine, e non solo perché era sua madre. Maxine l'aveva sempre appoggiata e sostenuta senza mai intromettersi, senza farle domande, senza mai pretendere di sapere nulla della sua vita. Delle sue decisioni.

    «Ma'...»

    Girò la testa di scatto e rivolse un sorriso al bambino, che aveva aperto gli occhi e sgambettava. «Finalmente ci siamo svegliati!»

    «E i cavalli? Dove sono?» chiese Trent, impaziente.

    «Ogni cosa a suo tempo, tesoro. Prima andiamo a salutare la nonna.»

    «Mi porta la nonna a vederli, allora?»

    Scesa dalla Toyota Camry, Molly aprì la portiera e sganciò la cintura che bloccava il bambino, aiutandolo poi a uscire dall'auto. «Te l'ho spiegato: la nonna non può fare niente. Si è fatta molto male alla schiena e deve stare a letto.»

    Trent si imbronciò appena. Poi scese con un balzo e si guardò intorno: scrutò l'immensa distesa di verde che li circondava, finché non intravide alcuni puntini in movimento, accanto a un laghetto. «Eccole, ma'! Le mucche! Hai visto?»

    «Sì» rispose Molly in tono distratto, afferrando il bambino per le spalle e attirandolo in direzione della porta laterale da cui si accedeva direttamente all'appartamentino in cui viveva sua madre.

    Un ingresso indipendente, voluto e fatto realizzare da Worth. Cosa per cui adesso Molly fu immensamente grata.

    Per quanto sapesse che era inevitabile, non aveva molta voglia di incontrarlo, almeno finché non avesse visto sua madre e capito fino a che punto fossero gravi le sue condizioni.

    «Mamma! Siamo arrivati!» chiamò, bussando alla porta, prima di aprirla.

    Maxine giaceva distesa sul letto, il cuscino sollevato, un sorriso stampato sul viso ancora attraente e le braccia spalancate per accogliere Trent, che però esitava a muoversi.

    «Che aspetti, tesoro? Vai a salutare la nonna.»

    «Voglio un bel bacio dal mio nipotino. Sapessi quanto ho aspettato questo momento! Quanto mi sei mancato.»

    Trent avanzò con una certa riluttanza ma poi si lasciò avvolgere dalle braccia di sua nonna, che lo trattenne a lungo. Quando allentò l'abbraccio, Maxine aveva gli occhi lucidi. «Mamma mia quanto sei cresciuto! Sei proprio un ometto, ormai.»

    «Ho quasi cinque anni!» dichiarò Trent.

    Maxine gli strizzò l'occhio. «Lo so. Se è per questo, ti ho già comprato un regalo per il tuo compleanno.»

    «Wow!» fece il bambino.

    «Ehi, calma» intervenne Molly. «Hai soltanto quattro anni e mezzo, il che significa che mancano ancora sei mesi al tuo compleanno.»

    «Ma il regalo me lo dai adesso, vero nonna?»

    Molly gli arruffò i capelli. «Niente da fare, furbetto.» E poté finalmente avvicinarsi al letto di sua madre.

    Le si strinse il cuore a guardarla. Sul viso di Maxine erano comparse rughe che non ricordava e gli occhi erano cerchiati. Aveva un'aria smunta, fragile e vulnerabile come non l'aveva mai vista.

    Maxine Stewart Bailey non era mai stata una donna massiccia, ma aveva sempre avuto una tempra forte e uno spirito indomito: bella a cinquant'anni, forse anche più di quanto lo fosse stata a venti, la scambiavano spesso per la sorella di sua figlia.

    Ora però la sofferenza l'aveva trasformata e, inevitabilmente, invecchiata. Guardandola adesso con gli occhi allenati di chi aveva a che fare ogni giorno con i malati, Molly cercò inutilmente un indizio di quella sofferenza negli occhi di sua madre. Eppure le radiografie che le avevano spedito parlavano chiaro: non aveva motivo di dubitare della diagnosi fatta dai medici.

    «Come ti senti?» le chiese.

    «Bene.»

    Molly roteò gli occhi. «Lo sai che lavoro faccio?»

    «L'infermiera.»

    «Appunto. Perciò non credere di darmela a bere. Allora?»

    «E va bene, questa schiena mi fa un male cane» ammise Maxine a denti stretti. «Mi sta dando il tormento.»

    «Ho fatto bene a venire, allora.»

    «Ma solo per qualche giorno» precisò Maxine. «Devi tornare al lavoro. Se perdessi il tuo posto per colpa mia, starei molto peggio.»

    «Tranquilla.» Molly si chinò per baciarle una guancia. «I miei superiori sono molto comprensivi. E ho un bel po' di ferie arretrate da fare. Quattro settimane in tutto.»

    «Sì, però...»

    «Te l'ho detto: sono ferie che mi spettano. Non perderò il lavoro.»

    Maxine sembrò tranquillizzarsi. E sorrise. «Sono così contenta di vedervi... Mi sento già meglio, sai? E Trent! Mio Dio, è cresciuto talmente tanto che quasi non lo riconoscevo.»

    «Sì, sta crescendo in fretta. Non è più il piccolino della mamma» mormorò Molly con voce incrinata.

    «Lo sarà sempre, invece. Come tu sarai sempre la mia bambina.»

    Molly si sentì riempire gli occhi di lacrime, che cercò di ricacciare indietro. «Dimmi di te. Come ti sei organizzata qui?»

    «Parli del lavoro?»

    «No, certo. Per quello non dovrebbero esserci problemi.»

    «Me lo auguro proprio.» Maxine aggrottò appena la fronte. «Alcuni mesi fa, Worth mi aveva dato il permesso di assumere un'altra persona che venisse di tanto in tanto a darmi una mano con la gestione della casa.»

    «E funziona?»

    «Sì. Ma in un'abitazione come questa ci vorrebbe una governante a tempo pieno, specie ora che Worth sta pensando di darsi alla politica.»

    Worth era l'ultima persona di cui Molly avesse voglia di parlare. Ma essendo il proprietario del ranch, era inevitabile che venisse tirato in ballo.

    «Ti confesso che sono preoccupata: prima o poi mi licenzierà» disse Maxine. «Sono giorni che me ne sto qui, inchiodata a letto, e non vedo nessun miglioramento.»

    «Non dire così, mamma. Worth non può mandarti via. Non lo farà mai.»

    «Lo so. Cioè, non sarebbe da lui. Ma sai com'è, te ne stai qui a oziare, a rimuginare, e finisce che ti deprimi...» Un sospiro. «È che la mente a volte ci gioca strani scherzi.»

    «È colpa di questo letto e del fatto che non sei abituata a startene tutto il giorno da sola, con le mani in mano.» Molly accennò un sorriso. «Ma ora ci siamo qui io e Trent a farti compagnia.» A proposito di Trent, Molly si girò a cercarlo... ma non lo vide. «Dov'è finito? Lo hai visto uscire?»

    «No. Ma non può essere andato lontano.»

    Molly si affacciò fuori dalla stanza e si accorse che la porta d'ingresso era aperta. «Arrivo subito» disse, precipitandosi in soggiorno. «Trent, dove sei?»

    «Chi sarebbe questo Trent?»

    Molly si bloccò, impietrita, ritrovandosi a faccia a faccia con Worth Cavanaugh. Per un istante che le sembrò interminabile, i loro occhi si incrociarono, ma nessuno dei due fiatò. L'aria si caricò all'istante di una tensione insostenibile.

    «Ciao, Worth» fece Molly, con una voce asciutta.

    «Che cosa sei venuta a fare?»

    Molly s'impose di ignorare il tono affilato con cui le aveva parlato.

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1