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Un paradiso per due: Harmony Jolly
Un paradiso per due: Harmony Jolly
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Ebook162 pages2 hours

Un paradiso per due: Harmony Jolly

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About this ebook

Non sempre al primo colpo si capisce chi abbiamo a fianco, ma la seconda volta sì.
Possibile che quella sirena sia davvero Zoe Summers? Mitch Bailey, atleta pluripremiato in vacanza a Bali, non riesce a credere ai propri occhi. Il brutto anatroccolo del liceo è scomparso, e al suo posto ora c'è uno splendido cigno. In piscina. In bikini. Deve assolutamente conquistarla, e non importa se in passato tra loro ci sono stati dissapori. D'altronde, sarebbe stato impossibile il contrario: lui era il ragazzo più popolare della scuola, lei la secchiona dal balbettio facile. Forse un bacio potrebbe bastare per farsi perdonare, ma la magia del paradiso tropicale che li circonda lo spinge a volere da lei molto di più, forse anche il suo cuore!
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2020
ISBN9788830513563
Un paradiso per due: Harmony Jolly

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    Un paradiso per due - Kandy Shepherd

    978-88-3051-356-3

    1

    Zoe Summers sapeva di non essere bella.

    Insignificante. Era quella l'etichetta che le era stata affibbiata fin da piccola. Non brutta... essere brutto, infatti, poteva anche renderti interessante. Invece, ribelli capelli scuri, viso spigoloso, comunissimi occhi castani e un naso con una leggera gobba la rendevano assolutamente insignificante.

    Dopo un'adolescenza particolarmente difficile in cui a scuola era tutt'altro che popolare, aveva deciso di rimediare. Non era stata una vera e propria metamorfosi, ma era riuscita a valorizzarsi al massimo e a creare uno stile proprio.

    E ora, all'età di ventisette anni, Zoe Summers era considerata strepitosa, sofisticata ed elegante.

    Anche per questo la nuova Zoe aveva dedicato ogni giorno un po' di tempo a se stessa, nella SPA del lussuoso resort, durante quella vacanza sull'isola di Bali.

    Una volta tornata a casa e al lavoro, infatti, nel suo studio commerciale, ritagliarsi del tempo per dei trattamenti di bellezza sarebbe stato difficile per una stacanovista dichiarata come lei.

    Inoltre, lì, per un pacchetto che includeva trattamento per il viso, esfoliazione, depilazione, manicure e pedicure aveva speso meno della metà di quello che le sarebbe costato a Sydney.

    E così, nel quarto e ultimo pomeriggio di vacanza, Zoe era distesa su un lettino, affidata alle sapienti cure della massaggiatrice che stava esercitando le sue arti magiche per scioglierle la tensione accumulata sulle spalle.

    Il paradiso.

    Inebriata dagli aromi riposanti del sandalo, del gelsomino e delle zagare, lasciò che i suoi pensieri vagassero, lontani da qualsiasi cosa avesse a che fare con il lavoro e le decisioni da prendere. O dalla preoccupazione che il suo gatto, nella pensione per animali, avesse deciso di fare lo sciopero della fame.

    Invece pensò alla nuotata rilassante che si sarebbe concessa nelle acque turchesi e salate della piscina dell'albergo. A cosa avrebbe ordinato per cena, in uno dei numerosi ristorantini di Seminyak. E se comprare quel delizioso prendisole stampato batik nella boutique vicina. O il bikini? O entrambi? Il cartellino riportava un impressionante numero di rupie indonesiane, ma in dollari australiani equivaleva più o meno a un pacchetto di patatine.

    Emise un sospiro di piacere e si rilassò, in quel delizioso stato di semi-incoscienza.

    E quando il lettino cominciò a vibrare pensò che fosse parte del trattamento. Ma quando anche le finestre tremarono e i flaconi di oli profumati e lozioni caddero sul pavimento di pietra, si tirò su spaventata.

    Capì cosa stava succedendo prima ancora che la massaggiatrice gridasse: «Terremoto!».

    Era difficile rimanere in piedi quando il pavimento si muoveva come il ponte di una nave in una tempesta. Inutile tentare di appoggiarsi ai muri perché sembravano flettersi verso l'interno. La massaggiatrice si rifugiò sotto un tavolo di legno. Zoe la seguì.

    Si raggomitolò con le ginocchia strette al petto, con il cuore che le batteva all'impazzata, un nodo alla gola per la paura, la mano stretta a quella della ragazza. La stanza tremò attorno a loro per quella che sembrò un'eternità, anche se probabilmente si trattò solo di alcuni secondi.

    Poi, finalmente, tutto finì. Con cautela, Zoe sgusciò fuori da sotto il tavolo e si sentì quasi sopraffare dai profumi degli oli di aromaterapia sparsi sul pavimento. Quando la massaggiatrice gridò che dovevano raggiungere un punto di raccolta, si limitò ad annuire, troppo sconvolta per parlare.

    Voleva uscire all'aperto prima possibile. Ma era nuda, fatta eccezione per le minuscole mutandine di carta in dotazione per il massaggio, e i suoi abiti e i sandali erano in un armadietto chiuso. Agguantò il telo bianco sul lettino e, con mani goffe e tremanti, se lo avvolse attorno al corpo, cercando di fissarlo meglio che poté. A piedi scalzi, evitò i frammenti di bottigliette rotte sul pavimento e seguì la massaggiatrice all'aperto.

    Ancora sotto shock, si affrettò lungo il vialetto ombreggiato da piante tropicali che collegava il centro benessere all'edificio principale del resort. Con immenso sollievo notò che non c'erano stati danni. Ma la paura non accennava a diminuire. Già una volta la tragedia si era abbattuta nella sua vita all'improvviso, cambiandola per sempre. E poteva succedere di nuovo.

    Durante la vacanza non aveva prestato particolare attenzione agli altri ospiti – anche perché i bungalow offrivano privacy assoluta, cinti da alti muri e dotati di piscina privata – e ora era sorpresa dal numero di persone raggruppate nel punto di raccolta davanti alla reception. Lei era l'unica a essere avvolta in un asciugamano, ma altri erano in costume o con indumenti infilati di fretta.

    Poteva recarsi nel suo alloggio? Se doveva morire, non voleva che succedesse in uno striminzito asciugamano d'albergo.

    Anche gli altri ospiti erano terrorizzati. Era evidente dai loro volti tesi e dal mormorio concitato in tante lingue diverse.

    La direttrice dell'albergo prese la parola per rassicurare i clienti, spiegando che si era trattato di un sisma di bassa intensità. Avvertì che era in corso un black-out, ma presto i generatori di emergenza dell'hotel sarebbero stati attivati e la situazione sarebbe tornata alla normalità. Niente panico.

    E se ci fossero state delle scosse di assestamento?

    Le rassicurazioni della direttrice non riuscirono a far rallentare i battiti di Zoe né a farla smettere di tremare. Doveva andarsene. Si era rilassata. Si era lasciata coccolare. Ma ora era impaziente di tornare a casa.

    Stava per chiedere alla direttrice se l'aeroporto era aperto quando un uomo alle sue spalle chiese: «C'è rischio di uno tsunami?».

    Zoe raggelò. E non fu il pensiero di un'onda anomala che le fece accelerare i battiti, ma la voce di quell'uomo. Profonda, sicura, immediatamente familiare.

    Mitch Bailey.

    Non poteva trattarsi di lui. Chissà quanti maschi australiani si trovavano in quel momento a Seminyak.

    Quella località sulla costa ovest dell'isola era un luogo turistico molto popolare per gli australiani. Inoltre, era da dieci anni che non sentiva quella voce. Doveva essersi sbagliata.

    «Nessun allarme tsunami» assicurò la direttrice. «Non c'è alcun pericolo.»

    «E le scosse di assestamento?»

    Eppure quella voce...

    «Nessun pericolo» ribadì la direttrice, «si è trattato di un terremoto lieve.»

    Zoe azzardò un veloce sguardo alle proprie spalle, per vedere a chi appartenesse quella voce.

    E rimase di stucco.

    Era davvero Mitch Bailey. Lo riconobbe all'istante: occhi verdi, capelli biondo scuro, un paio di shorts a scacchi blu e nient'altro. Il petto abbronzato e scolpito.

    Zoe impallidì e sentì la gola asciutta.

    Era bello come quando aveva diciassette anni. Anzi, più bello. Il suo volto era più cesellato e vissuto e i suoi capelli biondi erano tagliati a spazzola... molto più corti di quando lo aveva conosciuto. Era alto, spalle larghe, ma magro, con muscoli ben delineati.

    Allora era il rubacuori del liceo, ora una stella del calcio internazionale, in vetta alle classifiche degli uomini più sexy al mondo.

    Zoe si rigirò all'istante e abbassò il capo. Fa' che non mi riconosca. Quell'uomo faceva parte di un passato che si era gettata alle spalle.

    Ripensò al giorno in cui si erano conosciuti. A metà anno scolastico, ancora scioccata per la recente morte dei genitori – in un incidente in cui anche Zoe era rimasta coinvolta – la nonna paterna l'aveva sradicata dalla tranquilla cittadina nell'entroterra e dal piccolo liceo che frequentava e l'aveva catapultata in una nuova scuola, dove non conosceva nessuno e nessuno sembrava aver voglia di conoscerla. E in cui si indossava un'uniforme ruvida e scomoda, una vera schifezza... proprio come la sua vita di allora.

    La prima volta che aveva visto Mitch Bailey era circondato da un gruppetto di ragazze, tra cui la fidanzata Lara, bionda e bellissima, perennemente aggrappata al suo braccio. Zoe stava percorrendo il corridoio della scuola a testa bassa, ma un cicaleccio l'aveva indotta ad alzare il capo.

    E così aveva incontrato lo sguardo magnetico di Mitch.

    Mitch – il galletto della scuola, l'atleta, l'asso dello sport, il più popolare dei ragazzi – le aveva rivolto un sorriso, amichevole e sincero, e quello era stato un piccolo raggio di sole nella vita desolata di Zoe, la sfortunata, la nuova arrivata, l'argomento di conversazione della scuola.

    E lei aveva risposto con una specie di smorfia, ben lontana da un vero sorriso.

    Poi, quando Mitch aveva avuto bisogno di una mano in inglese e lei si era offerta di aiutarlo, si erano conosciuti meglio. Ma l'ultima volta che si erano visti, lui era stato così offensivo che Zoe era ritornata nel suo guscio e ci era rimasta fino a che non era fuggita da quella scuola.

    Si irrigidì, cercò con lo sguardo una via di uscita, poi si rese conto che non aveva nulla da temere. Mitch non l'avrebbe riconosciuta. Era completamente diversa dalla diciassettenne goffa e infelice di allora. Tentò comunque di passare inosservata.

    Avrebbe voluto chiedere alla direttrice informazioni riguardo ai voli, visto che sarebbe dovuta tornare a Sydney la mattina dopo, però non voleva attirare l'attenzione su di sé. Se lei aveva riconosciuto la voce di Mitch, lui avrebbe potuto fare altrettanto con la sua. Era improbabile, ma possibile. Per sicurezza tenne la bocca chiusa.

    La direttrice aveva detto che gli ospiti potevano ritornare nelle loro stanze. Ed era lì che sarebbe andata... subito.

    E ci sarebbe rimasta fino alla fine della sua vacanza, per essere certa di non imbattersi in Mitch Bailey.

    Affrettò il passo lungo il vialetto ombreggiato.

    «Zoe?»

    Quella voce alle spalle la fece sussultare. Sapeva che si sarebbe dovuta girare, ma continuò a camminare a testa bassa, sperando con tutto il cuore che lui desistesse. Fa' che pensi di essersi sbagliato.

    Mitch aveva notato quella ragazza dai capelli scuri avvolta in un asciugamano bianco non appena era arrivata al punto di raccolta. Quale uomo non l'avrebbe fatto? L'asciugamano striminzito celava a malapena un corpo sensazionale.

    Era annodato tra i seni, alti e tondi e copriva appena le gambe lunghe e abbronzate. Poteva scivolarle giù da un momento all'altro? E se sì, sotto era nuda?

    Poi lei si era mescolata agli altri ospiti del resort che si erano raggruppati davanti all'affascinante direttrice dell'albergo balinese, e lui si era concentrato sulla donna che aveva iniziato a parlare in tono calmo e professionale.

    Mitch era già stato a Bali prima e sapeva che piccoli terremoti come quello non erano rari. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni della direttrice, sapeva che si sarebbe potuto verificare uno tsunami e lui era una persona a cui piaceva giocare d'anticipo, come si diceva in gergo calcistico. Ecco perché aveva fatto quella domanda.

    A quel punto la ragazza in asciugamano si era girata e lui aveva avuto l'impressione di conoscerla.

    Mitch incontrava sempre tanta gente perché era un calciatore di fama internazionale e testimonial di capi di abbigliamento firmati e orologi di lusso. Poteva essere una mamma che gli aveva chiesto di firmare il pallone da calcio del figlio. O una fan con più di un autografo in mente.

    La guardò meglio. I loro occhi si erano incontrati solo per un secondo, ma quell'espressione ansiosa sul volto pallido e tirato aveva fatto breccia nella sua memoria. Negli ultimi anni aveva incontrato così tante persone che non riusciva a collocarla. Aveva frugato nella memoria inutilmente.

    Ma poi la giovane donna si era allontanata dal punto di raccolta e lui aveva ammirato la sua figura ondeggiante nell'asciugamano

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