Tutta colpa della neve: eLit
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ABBRACCI A CAPODANNO - VOL. 1. È una notte di bufera e non sembra esserci alcuna occasione di celebrare l'inizio del nuovo anno per Ross e Kathleen, da poco tempo vicini di casa. Invece, pur essendosi appena conosciuti, dovranno affrontare insieme una situazione davvero imprevista e commovente: accudire una neonata abbandonata.
I romanzi della serie:
1) Tutta colpa della neve
2) La notte di San Silvestro
3) Anno nuovo...
4) Il cavaliere di Capodanno
5) Brindisi seducente
6) Capodanno con il dottore
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Book preview
Tutta colpa della neve - Stella Bagwell
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
New Year’s Baby
Silhouette Romance
© 1992 Stella Bagwell
Traduzione di Anna Actis
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-654-1
www.harlequinmondadori.it
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1
Kathleen Gallagher Hayes uscì dal bagno dopo essersi fatta la doccia e volse lo sguardo perplessa verso la finestra della stanza da letto, poiché le era sembrato di sentire uno strano rumore. Avvolta nell’asciugamano attraversò la stanza a piedi nudi, aprì la tenda e pulì con la mano il vetro che il vapore aveva offuscato.
La finestra era parzialmente coperta da un grande albero: in quel momento, però, i rami spogli riuscivano a stento a evitare che la neve che cadeva copiosa raggiungesse i vetri della casa. Kathleen gemette.
Proprio quella sera! Tutti i membri della famiglia e parecchi amici si erano riuniti per la festa di fidanzamento di suo fratello Nick. Lei aveva persino comprato una bottiglia di champagne per festeggiare l’avvenimento.
Indossò la vestaglia adagiata ai piedi del letto e strinse la cintura intorno alla vita. Prima di entrare nella doccia non aveva assolutamente notato che stesse per nevicare. Forse l’autostrada era ancora libera e lei sarebbe riuscita a percorrerla con tranquillità.
Guardando fuori da un’altra finestra che si affacciava sul portico, vide che il manto bianco copriva già tutto il vialetto e sembrava aumentare di momento in momento.
Sentì suonare il telefono e corse a rispondere.
«Grazie a Dio sei ancora in casa. Temevamo che fossi già uscita per venire qui.»
Kathleen riconobbe la voce del fratello. «Nick, sono appena uscita dalla doccia. Qui sta nevicando a più non posso. È tutto bianco.»
«Lo immaginavo. Da noi è anche peggio.»
«Non voglio perdere la festa per il tuo fidanzamento con Allison. Se non fosse stato per me non ti saresti mai fidanzato.»
Lui rise. «Be’, mi sono impegnato un po’ anch’io, credimi. Sono io la persona di cui Allison si è innamorata.»
Kathleen sorrise. «Sì, ma non dimenticare che sono stata io a darle una spintarella nella tua direzione. E adesso non posso neanche essere lì a festeggiare con voi! Pensandoci bene, però, le ruote della mia macchina sono nuove: se andassi molto lentamente...»
«Non pensare nemmeno di avventurarti in autostrada» l’ammonì il fratello. «Sarebbe un suicidio. Te lo proibisce anche papà. Sappiamo tutti benissimo che l’autostrada 71 è molto pericolosa con la neve. E il mio fidanzamento non merita una tale sconsideratezza.»
Lei sapeva che il fratello aveva ragione, questo però non la faceva stare meglio. «Oh, non voglio perdere la tua festa di fidanzamento. Sono così contenta che tu e Allison vi sposiate e poi Sam e Olivia sono appena tornati dal viaggio di nozze ed è l’ultimo dell’anno! Avevo comprato lo champagne! Ci sono troppe cose da festeggiare per stare chiusa qui.»
«Lo so. Anche noi vorremmo che fossi con noi!»
«Oh, Nick, fai qualcosa!»
«Be’, Sam e io potremmo rischiare di venirti a prendere col suo pick-up. Ha quattro ruote motrici. Credo che potremmo farcela ad arrivare da te, ma non so se riusciremmo a scendere.»
Kathleen sapeva che sarebbe stato folle incoraggiare il fratello a tentare quell’impresa. «No. Sarebbe troppo rischioso. Allison e Olivia mi ucciderebbero se succedesse qualcosa a uno di voi. Inoltre, se continua a nevicare così, le autorità chiuderanno l’autostrada, se non l’hanno già fatto.»
«Siamo tutti molto dispiaciuti, sorellina: ci mancherai molto. Forse riuscirai a venire domani a cena» aggiunse speranzoso.
Kathleen sentiva della musica in sottofondo e la voce del padre che giocava con Benjamin. Le grida deliziate del bambino erano accompagnate dalla risata profonda dell’uomo. Era facile per lei visualizzare la famiglia e gli amici riuniti nella vecchia fattoria, mentre arrostivano salsicce sul fuoco del camino, ballavano nella sala e brindavano al fidanzamento di Nick e all’anno nuovo.
«Va bene. Bacia Allison da parte mia e di’ a mamma e a papà che verrò domani, se la strada sarà libera. Altrimenti, non preoccupatevi per me: ho un’abbondante scorta di cibo.»
«Ti chiameremo più tardi per sapere come te la cavi» promise il fratello, poi aggiunse ridacchiando: «E ricorda, sorellina: hai tu lo champagne. Puoi sempre metterti un vestito molto elegante e godertelo».
«Da sola?»
«Se bevi tutta la bottiglia non ti renderai conto di essere sola.»
«Sei tremendo.» Lei rise di gusto.
«Ciao, allora, ci sentiamo più tardi.»
Kathleen chiuse la comunicazione. E adesso che avrebbe fatto?, si domandò. Accese il televisore e si sintonizzò su un canale locale. Stavano trasmettendo le previsioni del tempo ed era piuttosto evidente che la situazione era grave: sarebbero passati parecchi giorni prima che lei potesse riuscire a scendere in macchina lungo le strade ripide di montagna.
Con un profondo sospiro si diresse in camera da letto. Aveva ancora i capelli umidi e doveva asciugarli. Decise che, anche se era costretta a restare in casa, si sarebbe ugualmente vestita come se dovesse andare alla festa.
Ross Douglas considerò un miracolo il fatto che il pick-up si fosse fermato addossato al fianco della montagna, senza precipitare nel burrone. E poiché era a solo pochi metri dall’uscita che portava a casa sua si apprestò a scendere dal veicolo e a fare il resto del tragitto a piedi.
Chiuse fino al collo la lampo del pesante giaccone e si calò sulla fronte il cappello da baseball. Sarebbe stata una lunga camminata al gelo, pensò domandandosi per l’ennesima volta come aveva fatto a rinunciare al fantastico caldo del Texas per trasferirsi tra le montagne dell’Arkansas.
Il terreno era estremamente scivoloso e Ross fu spesso costretto ad afferrarsi a rami e arbusti secchi per non scivolare giù per il burrone. Nessuna macchina lo sorpassò né in salita né in discesa: nessuno, pensò, era stato tanto stupido da lasciarsi cogliere da quel tempaccio.
Quella mattina aveva ascoltato le previsioni del tempo ma, dato che arrivava dal clima caldo e mite di San Antonio, non aveva pensato che un po’ di neve potesse costituire un problema. La prossima volta sarebbe stato più attento.
Quando riuscì ad arrivare in un punto meno ripido poté camminare più facilmente. Allungò il passo, ansioso di arrivare a casa. Quando era uscito per andare a Fort Smith era ancora primo pomeriggio e non aveva pensato di lasciare accesa la luce del portico; adesso avrebbe preferito averlo fatto, perché non vedeva niente ed era sicuro che gli scalini fossero coperti di ghiaccio.
Finalmente arrivò a destinazione! Stava tirando fuori le chiavi dalla tasca quando vide qualcosa a terra, accanto alla porta. Si avvicinò e si accorse che si trattava di una scatola.
Chi poteva averla lasciata? Forse era passato un vicino per portargli qualcosa. Ma se non conosci nessun vicino!, rammentò a se stesso.
Raccolse la scatola poi, facendo attenzione a non scivolare, aprì la porta, accese le luci e andò a posarla sul tavolo della cucina. Ross esitava a sollevarne il coperchio temendo che qualcuno dei suoi nuovi colleghi gli avesse fatto uno scherzo: aprendo la scatola, forse una molla avrebbe fatto saltare fuori qualcosa di orribile, come accadeva di solito nelle sere di Halloween.
No, non aveva senso. Chi poteva essere andato in giro nel bel mezzo di una tormenta di neve, su una strada di montagna, solo per fare uno stupido scherzo?
Allora sollevò il coperchio e aggrottò la fronte vedendo la pesante stoffa di lana blu all’interno. Aveva l’aspetto di un cappotto, ma chi mai avrebbe potuto portargliene uno? Si era trasferito nell’Arkansas solo due settimane prima, aveva avuto contatti solo col personale della scuola a Fort Smith, dove era stato assunto.
Sollevò la stoffa e spalancò la bocca stupefatto. Sotto c’era un neonato!
Era vivo? Ross sollevò precipitosamente il piccolo: era nudo, avvolto in un asciugamano e non era stato nemmeno lavato dopo il parto. Ross non fece a tempo a meravigliarsi che il piccolo incominciò a strillare.
Quanto tempo era rimasto sotto il portico a una temperatura di parecchi gradi sotto lo zero? Mezz’ora? Un’ora? Sicuramente non molto dato che la scatola era asciutta e non mostrava tracce di neve.
Col neonato tra le braccia corse in soggiorno, afferrò il ricevitore, poi lo sbatté giù prima ancora di portarselo all’orecchio: non era ancora stato collegato.
Calma!, raccomandò a se stesso. Non lasciarti prendere dal panico! Pensa! Il piccolo doveva essere visitato da un medico o, almeno, visto da qualcuno che sapesse cosa fare. Lui doveva innanzitutto coprirlo, perché non morisse di freddo.
Ross corse in camera da letto e tirò fuori da un cassetto una camicia di