Passione sotto il vischio: Harmony Destiny
By Tessa Radley
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About this ebook
Miranda Owen, chef di grande talento, vorrebbe intraprendere un'attività di catering e come biglietto da visita le viene offerto di organizzare la festa di Natale di un'importante società. Peccato che l'azienda appartenga a Callum Ironstone, colui che ha determinato il declino della sua famiglia. Ma l'occasione è troppo ghiotta per rifiutare e Miranda accetta.
Che sia colpa del vischio? Callum non si spiega in altro modo come mai la sua desiderabile cuoca sia passata dalla cucina al suo letto. Ora che ne ha assaggiato i baci, però, capisce di non poterne più fare a meno. Riuscirà a convincere Miranda a restare al suo fianco, almeno fino a Santo Stefano?
Tessa Radley
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Passione sotto il vischio - Tessa Radley
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Millionaire Under the Mistletoe
Silhouette Desire
© 2009 Tessa Radley
Traduzione di Maria Latorre
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5890-726-9
www.eHarmony.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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1
Callum si arrestò sulla soglia, tutta la sua attenzione concentrata sulla donna che camminava impaziente davanti al banco della reception. I raggi di sole che filtravano dalla finestra le si intrecciavano tra i capelli, facendoli scintillare di un morbido riflesso ramato.
Fece un passo avanti.
«Callum Ironstone ha richiesto la mia presenza qui alle tre» borbottò tra sé e sé la donna nel guardare l’orologio. «Sono già le tre e dieci. Quanto altro tempo mi terrà ad aspettare?» La sua voce flautata mascherava una nota di impazienza.
Callum si irrigidì. Era questa Miranda Owen?
Impossibile.
La scrutò da capo a piedi, seguendo con lo sguardo la linea impeccabile delle caviglie, della gonna nera che le fasciava i fianchi, del maglione nero che ne metteva in risalto la vita sottile.
Non poté fare altro che fissarla a bocca spalancata.
I ricordi gli riportavano alla mente l’immagine di una teenager grassoccia che non indossava altro che jeans e felpe extralarge e i cui capelli sempre legati non avevano niente in comune con le morbide ciocche castane che adesso le cadevano sulle spalle e la schiena. Perfino l’apparecchio ortodontico era sparito.
Si schiarì la voce con un colpo di tosse.
Lei si girò di scatto. Due occhi color caramello incontrarono i suoi. Callum si sentì serrare lo stomaco alla vista della palese ostilità che vi era riflessa.
Una cosa non era cambiata: Miranda Owen lo riteneva ancora responsabile della morte di suo padre.
Callum non lasciò trasparire quella consapevolezza mentre le si avviava incontro. «Miranda, ti ringrazio per essere venuta.»
«Callum.»
Un’unica parola, eppure così piena di risentimento.
Lui tese la mano e per un attimo pensò che lei volesse rifiutarla. Poi, con un sospiro, la sentì cedere. Gliela strinse, ma solo per un attimo.
«Per quale motivo hai voluto incontrarmi?» gli chiese.
Diretta, dritta al punto. Gli piaceva. Callum tentò di svegliarsi dal torpore in cui era caduto nell’osservare il cambiamento incredibile di Miranda. «Andiamo a parlare nel mio ufficio» le disse. «Ti va un caffè?» E subito gli tornò alla mente l’immagine di lei, che aggiungeva cucchiai su cucchiai di zucchero a una tazza di cioccolata il giorno dei funerali del padre.
«No, grazie.» Una risposta secca.
Callum guardò la segretaria. «Porti una tazza di cioccolata calda alla signora Owen e un caffè per me, per cortesia. E anche parecchio zucchero.» Quindi la prese per il braccio per scortarla lungo il corridoio, verso la stanza ampia e luminosa che ospitava il suo studio.
«Non sono una bambina» sbottò lei nel frattempo, sbattendo quelle ciglia lunghissime che gli procurarono un brivido. «E non bevo più cioccolata calda.»
«Che tu non sia più una bambina è piuttosto evidente» ribatté lui per tutta risposta. «Sei cambiata.»
«Tu no.»
Ancora torva. L’ondata di desiderio che aveva provato per un istante svanì. «Forse mi sbaglio» osservò. «Pensavo che fossi cresciuta.»
Un lampo contrito le attraversò il viso. «Scusami.»
Lui dubitava che fosse davvero dispiaciuta di quella sua mancanza di cortesia, eppure le lesse negli occhi un’espressione apprensiva. Di cosa aveva paura?, si chiese, ma proprio in quel momento lei raddrizzò la schiena e quell’attimo di vulnerabilità scomparve.
La fece accomodare nel suo studio, indicandole due comode poltrone sistemate ai piedi dell’albero di Natale. Quell’albero gli ricordava che era la stagione delle riconciliazioni, ma a giudicare dall’espressione di lei, una riconciliazione doveva essere l’ultimo pensiero che le attraversava la mente. Come poteva biasimarla, del resto? Scegliendo con cura le parole, esordì: «Ricominciamo tutto daccapo, vuoi?».
Ignorando quella richiesta, lei si spostò dall’altra parte della stanza, dove appoggiò la borsa e il cappotto su una delle sedie che circondavano il piccolo tavolo da riunioni.
Voleva fare la dura, dunque? Bene, sarebbe stato al gioco anche lui. «Ti ho chiesto di venire perché ho una proposta da farti.»
«Una proposta?» gli fece eco lei. Parve sorpresa. «Per me?»
«Tu fai la cuoca, vero?» Certo che faceva la cuoca. Lo sapeva bene anche lui, visto che aveva pagato fino all’ultimo centesimo il suo costosissimo corso di preparazione. Per evitare domande imbarazzanti, tuttavia, si affrettò ad aggiungere: «Adrian mi ha riferito che lavori in uno dei ristoranti della catena The Golden Goose».
Qualche tempo prima si era fermato a informarsi su come si trovasse il giovane Adrian con il lavoro temporaneo di autista della società e da lui aveva saputo che Miranda sognava un giorno di aprire una sua attività di ristorazione. Quello gli aveva fornito l’idea per la soluzione perfetta. Finalmente un modo per togliersela per sempre dalla coscienza.
«Sì» gli rispose intanto lei senza nessuna loquacità. «Faccio la cuoca.»
Non intendeva certo facilitargli il compito. Callum decise di passare dritto ai fatti. «Ecco la mia proposta. Sabato sera vorrei invitare a cena a casa mia il presidente uscente di una società che la Ironstone Insurance ha appena acquisito.»
«E lui verrà?»
«Si capisce. Gordon resterà tra gli azionisti della società e vorrei introdurlo agli altri membri del consiglio di amministrazione. Si tratta di un festeggiamento.»
Gli occhi marroni si indurirono. «Capisco. Immagino che i tuoi fratelli vogliano conoscere un azionista importante.»
Il sorriso di Callum sparì. La fusione era stata una sua idea, e un’idea di successo, per giunta, che avrebbe portato alla Ironstone Insurance un notevole vantaggio strategico rispetto ad altre società assicurative. E Gordon Harris era stato ben contento di accettare la fusione. Voleva andare in pensione, prendersela comoda. Ma le parole di Miranda fecero desistere Callum dal rivelarle l’altra ragione per i festeggiamenti.
Una ruga solcò la fronte di lei. «Parli di questo sabato?» gli chiese, e al cenno di assenso di lui, aggrottò ancora di più la fronte. «Non c’è molto tempo.»
«Non credi di farcela?»
Un lampo adirato le saettò negli occhi. «Quante persone?»
Nascondendo un sorrisetto di trionfo, Callum si alzò per prendere un fascicolo appoggiato sulla scrivania e glielo appoggiò di fronte sul tavolo da riunioni. «I particolari sono tutti qui dentro.»
Se fosse riuscito ad avviare Miranda sulla strada del successo, magari a presentarle persone facoltose, forse sarebbe stato in grado di dimenticare l’odio che aveva visto brillare un tempo negli occhi di quella diciottenne...
O, almeno, quello era il programma.
Dopo avere incontrato Miranda, però, sospettava che attuare i suoi piani non sarebbe stato tanto facile.
Immobile alle sue spalle, la guardò mentre spalancava il fascicolo con le sue mani eleganti e osservava la prima pagina del contratto che Callum aveva fatto redigere dal suo legale. La vide irrigidirsi quando lesse la cifra che era disposto a pagarle per il lavoro di una sera.
Era una buona offerta. Un’ottima offerta. Non l’avrebbe rifiutata. E lui avrebbe avuto la possibilità di darle una mano ad avviare una carriera redditizia. Chissà, forse così si sarebbe sbarazzato del ricordo di quell’accusa infamante che lei gli aveva mosso.
Hai ammazzato mio padre!
Certo, Callum sapeva bene di non essere colpevole. Thomas Owen si era ucciso dopo essersi reso conto che ci sarebbe stato un processo. E non c’era giudice né giuria che avrebbe assolto un dipendente che aveva derubato il datore di lavoro. Thomas Owen aveva capito che sarebbe finito in prigione.
Il suo suicidio, tuttavia, aveva scosso Callum molto più di quanto lui stesso avrebbe potuto mai immaginare, lasciandogli dentro un insopportabile senso di colpa.
E quella era un’eredità di cui era più che mai risoluto a fare a meno.
Miranda si sentì annebbiare la vista. Non vedeva più il foglio davanti a sé, né l’arredamento elegante dello studio di Callum. Provava di nuovo il terrore che le era bruciato nel petto sin da quando l’avvocato le aveva dato la notizia dell’arresto del padre.
Impossibile.
Ma la segretaria del padre aveva confermato tutto, così la polizia aveva portato via Thomas. Miranda aveva capito di dovere rintracciare immediatamente la madre. Presto Callum Ironstone avrebbe rilasciato una dichiarazione alla stampa.
Ad appena diciotto anni, la prima visione che aveva avuto in TV di Callum si era trasformata rapidamente dall’interesse iniziale nel bell’uomo bruno dalla bocca sensuale e dagli occhi intensi in un odio smisurato verso il diavolo che aveva accusato suo padre. La sua dichiarazione ai giornalisti era stata breve e concisa, e aveva dannato per sempre Thomas Owen.
Tutte menzogne. E alla fine del discorso, Miranda si era ritrovata ammutolita dallo sconcerto e dall’incredulità.
Doveva esserci stato un errore. La rabbia si era impadronita di lei. Suo padre non era un ladro!
Gli avevano concesso di uscire su cauzione. All’uscita dal tribunale lo aveva visto pallido, scosso, ridotto all’ombra di se stesso. Eppure non aveva fatto niente per discolparsi dalle accuse infamanti che gli erano state rivolte dopo vent’anni di servizio leale. All’epoca, Miranda era certa che tutto si sarebbe risolto.
Ma Thomas si era dichiarato sconfitto.
Ricordava ancora i volti seri dei poliziotti che avevano bussato alla sua porta per annunciarle che il padre era morto.
Poi c’erano stati i funerali. Le sudavano ancora le mani al ricordo di quella terribile giornata. Affranta dalla morte del padre, gonfia d’odio, aveva affrontato Callum Ironstone nell’atrio della chiesa.
«Come hai potuto distruggere la vita di un uomo onesto?» lo aveva accusato.
Il viso impassibile, gli