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Tris di cuori a San Valentino: eLit
Tris di cuori a San Valentino: eLit
Tris di cuori a San Valentino: eLit
Ebook163 pages2 hours

Tris di cuori a San Valentino: eLit

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About this ebook

14 febbraio. Un giorno come tutti gli altri o una data speciale? Per Charlotte, Pansy e Angie è sicuramente un momento da ricordare per tutta la vita, perché proprio a San Valentino la loro vita è cambiata. Un ammiratore segreto che spedisce bigliettini conturbanti, un filtro d'amore dato alla persona sbagliata, una crociera da sogno che si trasforma in un viaggio nel piacere. Tre donne, tre storie sensuali, tre modi arditi, eccessivi, intriganti per dire... ti amo.

LanguageItaliano
Release dateJan 30, 2015
ISBN9788858933626
Tris di cuori a San Valentino: eLit
Author

Carrie Alexander

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Tris di cuori a San Valentino - Carrie Alexander

    Copertina. «Tris di cuori a San Valentino (eLit)» di Alexander Carrie

    Immagine di copertina:

    wundervisuals / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Black Velvet Valentines

    Harlequin Temptation

    © 1999 Carrie Antilla

    Traduzione di Maria Livia Cavallari

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-362-6

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Frontespizio. «Tris di cuori a San Valentino (eLit)» di Alexander Carrie

    Charlotte

    1

    La prima valentina anonima venne inviata tramite la posta.

    Charlotte pensò che dovesse trattarsi di un errore, dal momento che non riceveva più bigliettini di quel tipo da parecchi anni, ovvero da quando Terrence era partito e suo padre era morto.

    Controllò il calendario sulla sua scrivania, non essendo sicura della data esatta, tuttavia vide che mancava ancora una settimana a San Valentino. A ogni modo, non aveva nessuna importanza: non conosceva nessuno che potesse mandarle una valentina, non per amore, almeno.

    Un errore, si disse. Un errore indirizzato a lei, a Charlotte Colfax.

    Rigirò distrattamente tra le dita un lungo filo di perle antiche, rimuginando sulla busta. Era di cartoncino, color crema con bordature dorate. Il timbro postale era di New York, e la grafia era sconosciuta, ma sicuramente maschile.

    Accarezzò con la punta delle dita i fiocchetti di velluto nero dei cuoricini di pizzo che decoravano la parte anteriore della busta. Li avvicinò al volto, strofinandoli delicatamente sulla guancia, ma si riprese subito, e proruppe in un’esclamazione di biasimo e impazienza rivolta a se stessa.

    Sciocca ragazza, passi la tua vita a sognare a occhi aperti. La sua matrigna le avrebbe detto sicuramente così, visto che l’irrisione sarcastica era sempre stato il suo atteggiamento preferito nei suoi confronti. Anche lei, come suo padre, non c’era più ormai, ed erano passati già quasi due anni dalla sua morte.

    Charlotte fece cadere il biglietto sul tavolo senza neanche aprirlo e si alzò, mettendosi a camminare avanti e indietro in biblioteca, una mano a massaggiarsi il collo indolenzito. Improvvisamente la massa dei suoi capelli raccolti diventò un peso eccessivo da sopportare. Dischiuse le labbra, come se il bisogno di esprimere quello che teneva dentro fosse insopportabile, ma non c’era nessuno con cui potesse sfogarsi. Benché non fosse riuscita a rimediare completamente al danno che Esme Colfax aveva procurato al suo orgoglio, aveva imparato a combattere i semi insidiosi che aveva piantato la matrigna cattiva.

    Deliberatamente, Charlotte si ripeté che era una persona intelligente, buona, premurosa e altruista. Cercava sempre di dare il meglio di sé in ogni cosa che faceva, ed era certa di non aver mai causato sofferenze. Non permetterò più a nessuno di far leva sulle mie insicurezze, si disse tra sé. Parzialmente rincuorata, cercò di ricacciare indietro quei pensieri maligni. Smise di passeggiare e ritornò alla scrivania, dove l’attendeva il misterioso biglietto.

    Sorrise, perché l’ottimismo femminile aveva vinto sulla mancanza di fiducia in se stessa, e perfino sul dolore che stava ancora provando per la morte di suo padre. Era evidente che quel biglietto costituiva proprio il tonico di cui aveva bisogno. Un biglietto di San Valentino. È incredibile, pensò tra sé e sé.

    Lo sfiorò con circospezione, temendo ancora che si trattasse di un biglietto scritto al computer da parte del suo broker, del suo avvocato oppure del commercialista.

    Mmh... poco probabile comunque, poiché le aziende con cui trattava, in generale tutte quelle che avevano a che fare con l’eredità della Colfax, erano campioni di rigida e formale professionalità.

    Lo aprì. Sgranò gli occhi mentre leggeva il biglietto scritto a mano, poi si alzò precipitosamente a rileggerlo, le guance in fiamme e il cuore che le martellava nel petto. Si toccò lo chignon che aveva sulla nuca. Deve trattarsi di un errore, si disse facendo cadere il biglietto a terra. Eppure, sulla busta c’era il suo nome, e anche l’indirizzo era proprio il suo: Fifth Avenue, Manhattan.

    Con un lamento appena sussurrato si adagiò sulla vecchia poltrona in pelle davanti alla scrivania di suo padre. Quel posto aveva sempre un effetto rassicurante nei momenti di sconforto. Per una volta non fece caso ai piccoli graffi su uno dei braccioli, o all’odore ormai appena percettibile di fumo e di cuoio, che di solito la riportava indietro al tempo in cui passava le serate in biblioteca con suo padre; lui fumava una pipa seduto alla sua scrivania, mentre lei sedeva davanti al camino. Questo accadeva quando era ancora una bambina spensierata, prima che Esme entrasse nella sua vita. Ricordò che allora leggeva libri su principesse delle favole e matrigne malvagie. Finalmente, adesso, l’ormai cresciuta Charlotte Colfax aveva tra le mani qualcosa di molto più intrigante da leggere.

    Voglio sentire i tuoi capelli scivolare fra le mie dita come se fossero seta...

    Un parrucchiere, pensò tra sé e sé quasi delusa; forse era la pubblicità di un nuovo salone di bellezza.

    Voglio sentire i tuoi capelli, si ripeté. Si portò una mano alla fronte calda, la lasciò scivolare lungo la curva morbida della testa bionda, e poi più giù, fino alla crocchia dello chignon. Si sfiorò le forcine per assicurarsi che fossero ancora tutte al loro posto.

    ... scivolare fra le mie dita, si ripeté nuovamente. Raramente lasciava i capelli sciolti. Erano così lunghi e sottili che facilmente si formavano dei nodi. Soltanto quando saliva sul tetto del suo attico a godersi lo skyline di Manhattan in mezzo ai forti venti, quando soccombeva alle fantasie e ai sogni più segreti, allora si permetteva di scioglierli. Nessuno la poteva vedere lì.

    E allora... come poteva essere?

    ... come se fossero seta...

    Si sedette stringendo fra le dita il lungo filo doppio di perle che indossava sempre. Era appartenuto a sua madre, e purtroppo non serbava molti ricordi della donna che l’aveva messa al mondo.

    Chiuse gli occhi per concentrarsi. Dal momento che non le veniva in mente nessuno, prese la sua agendina. La sfogliò freneticamente cercando un nome, uno qualsiasi.

    Niente, assolutamente niente. Charlotte Colfax non conosceva un solo uomo che avrebbe potuto mandarle un biglietto di San Valentino di quel tipo.

    Passò tutta la mattina seguente a rimuginare sui perché, i per come e i vari se di quello che le era successo. Non riuscì a combinare granché col lavoro, benché di solito fosse molto produttiva dalle otto del mattino fino a mezzogiorno e mezzo. La dissertazione sulla vita e le opere di Jane Austen la faceva tribolare. Per una volta, il presente di Charlotte era molto più interessante del corteggiamento che Mr. Knightley faceva a Emma Woodhouse.

    La punteggiatura del messaggio le lasciava qualche dubbio: voglio sentire i tuoi capelli scivolare fra le mie dita come se fossero seta... Quei puntini di sospensione finali le facevano sospettare la possibilità di una continuazione nella corrispondenza.

    Charlotte sfogliò un’altra volta la sua agendina, pagina dopo pagina. Nonostante che il numero delle sue conoscenze personali, specialmente di quelle maschili, fosse diminuito nel corso degli ultimi anni, cercò di rivangare qualche nome improbabile. Terrence White per primo. La loro storia d’amore all’università era stata ingenua, idealistica, almeno da parte sua, e fortunatamente breve. Se non fosse stato per il fatto che Terrence stava ancora girovagando per l’Europa, avrebbe potuto anche essere lui ad avere scritto quel messaggio. Ma in quel caso l’avrebbe senza dubbio firmato.

    Tra tutti gli altri candidati possibili ce n’era un altro con cui era in contatto. Però il pensiero del suo vecchio professore dell’università, il dottor Hadley Alcorn, che le mandava un biglietto di San Valentino di quel tipo era... per dirla breve, altamente improbabile. Charlotte si mise a ridere ironicamente, all’improvviso consapevole di quanto si sentisse sola. Aveva qualche amica e c’era anche Hattie, naturalmente. Tuttavia, da quando la sua storia d’amore con Terrence era terminata, seguita dalla perdita ancora più dolorosa del padre, Charlotte si era chiusa in casa ed era uscita molto poco. Le Torri Colfax erano un eccentrico edificio di pietra, conosciuto dai newyorkesi con il semplice nome di The Castle, a causa delle sue torri di granito merlato con vista su Fifth Avenue e Central Park.

    Cercando un altro nome, pensò allo studio che gestiva i soldi che aveva ereditato quando suo padre e la matrigna erano morti in un incidente di macchina. Aveva dimenticato che uno degli avvocati era sotto i cinquanta, un nuovo partner della Davis Dash & Youngblood, Ian Renfrow. Era alto, capelli e carnagione scuri, abbastanza bello. L’aveva incontrato a un party di Natale dell’azienda, un dovere sociale che non era stata capace di schivare. In qualità di unica beneficiaria del vasto impero della Colfax, lei era la cliente numero uno. Lui le aveva parlato per un po’ di tempo al party e l’aveva perfino accompagnata alla fila del buffet. Da allora non aveva più avuto sue notizie. Avrebbe mai potuto un professionista di quel tipo, che non aveva espresso nessun interesse particolare nei suoi confronti, inviare un tale biglietto per San Valentino? No, non era probabile.

    Purtroppo non riuscì a pensare a nessun altro. Gli unici uomini con cui aveva contatti regolari erano i vicini del piano di sotto, un fiorista, un direttore di museo e, più recentemente, i due carpentieri che stavano costruendo la sua nuova serra sul tetto. Uno dei due falegnami era di corporatura massiccia, molto virile. Si erano scambiati i saluti una volta, in cucina, mentre lui stava facendo una pausa per il caffè e lei stava per fare uno spuntino. Charlotte l’aveva salutato timidamente, mentre lui era stato molto burbero, praticamente aveva emesso qualcosa di simile a un grugnito. Di certo non era stato un momento indimenticabile. Si domandò perché si ricordasse così bene di quell’uomo.

    Era immersa in questi pensieri, quando sentì il fruscio della posta nella fessura di ottone della porta principale, subito seguito da un tonfo molto delicato sul tappeto persiano. Charlotte dovette trattenersi dal correre nell’atrio, come se

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