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L australiano (eLit): eLit
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L australiano (eLit): eLit

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About this ebook

Inghilterra, 1841 - L’australiano Alan Dihorne non sa che all’altro capo del mondo esiste un uomo identico a lui. Quando Londra gli spalancherà le porte di una società sofisticata ed estranea, Alan si troverà davanti alla sua copia esatta e dovrà risalire ai torbidi segreti del passato per trovare le cause di quella strana somiglianza. A complicare ulteriormente la faccenda c’è l’attenzione che prova, ricambiata, per Eleanor Hatton, che forse è sua cugina e forse no...



Volumi della saga:

Terre lontane - I Dilhorne vol. 1

L'australiano - I Dilhorne vol. 2

Corsa all'oro - I Dilhorne vol. 3

La guerra del cuore - I Dilhorne vol. 4

Una moglie per Cobie - I Dilhorne vol. 5

L'uomo dai mille volti - I Dilhorne vol. 6
LanguageItaliano
Release dateFeb 28, 2017
ISBN9788858966525
L australiano (eLit): eLit
Author

Paula Marshall

Nata e cresciuta in Inghilterra, a dieci anni leggeva già Dickens e Tackeray. La passione per la storia e per l'epoca della Reggenza in particolare ha ispirato in seguito i suoi deliziosi romanzi, avventurosi e ricchi di umorismo.

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    L australiano (eLit) - Paula Marshall

    successivo.

    Prologo

    Temple Hatton, Yorkshire, 1839

    «Uno di questi giorni, Eleanor, commetterai qualche imprudenza imperdonabile» sospirò Laura Hatton, mentre cercava di domare i capelli ribelli di sua figlia.

    «Non sai dire altro, mamma?» replicò Eleanor voltandosi di scatto. «Sono sicura che avrò un mancamento se continuerai con i tuoi avvertimenti.»

    La madre riprese in mano la lunga ciocca nera che le era sfuggita. «Sta' ferma» la rimproverò. «Hai bisogno di una bella strigliata, come un puledro. A vederti, nessuno penserebbe che hai quasi diciotto anni.»

    «Meglio!» ribatté Eleanor, imbronciata. «Non voglio avere diciotto anni. Sono sicura che, appena li compirò, il nonno comincerà a organizzare il mio matrimonio con Stacy anche se sa perfettamente che non voglio sposarlo.»

    «Pensavo che ti piacesse Stacy Trent» mormorò sua madre, aggrottando la fronte. Le era sempre più difficile riuscire a capire il carattere volitivo di sua figlia. Essendo una donna mite e accomodante, non si rassegnava al fatto di aver dato alla luce una ragazza tanto testarda.

    «Certo che mi piace, ma come amico» precisò Eleanor. «Per me Stacy è quasi un fratello, perciò non potrò mai vederlo come marito. Già non voglio sposarmi in assoluto, figuriamoci se posso accettare di sposare un uomo che non sia stato scelto da me! A te non è stato imposto papà come marito, lo so.»

    Sua madre sospirò di nuovo. Si guardò bene dal dire a Eleanor che sposarlo era stato il più grave errore che avesse mai fatto, perché il marito si era rivelato un donnaiolo spendaccione della peggiore razza. «Comincio a pensare che tuo nonno abbia sbagliato a permettere di farti prendere lezioni con Stacy e Ned. Sarà stato questo a farti venire tante strane idee in testa.»

    Prima che Stacy e Ned andassero a Oxford, sir Hartley aveva assunto un precettore perché insegnasse ai due ragazzi e a Eleanor latino e greco, filosofia, scienze naturali e matematica. Eleanor era brillante e sveglia come Stacy, molto più di suo fratello maggiore, Ned, che odiava studiare. Il nonno diceva sempre, con orgoglio, che la nipote aveva un intelletto tagliente come la lama di un rasoio e nel profondo del cuore avrebbe voluto che Ned fosse stato più simile a lei.

    Sua madre, invece, deplorava gli effetti che l'istruzione aveva avuto su Eleanor. Avvilita, spesso dichiarava che sua figlia era diventata un maschio vestito da donna e aveva perso tutta la sua femminilità. Secondo Laura Hatton, le ragazze avrebbero dovuto imparare solo a suonare decentemente il piano, a dipingere qualche grazioso quadretto, a leggere libri poco impegnativi e soprattutto ad avere buone maniere. Poiché Eleanor sembrava non aver appreso l'arte di sapersi comportare in pubblico, spesso Laura si lamentava con il suocero, che aveva invece opinioni del tutto opposte e la liquidava dicendo che non voleva che Stacy sposasse un'oca. Dentro di sé, lei replicava che neppure un'eccentrica sarebbe stata una moglie adatta a Stacy, ma non osava mettersi a discutere con l'autoritario sir Hartley.

    «Meglio di così non posso proprio fare, Eleanor» borbottò sua madre a quel punto, rinunciando all'improba impresa di pettinarla. «Non sciuparti gli abiti. Fra poco arriveranno i Latimer con dei loro amici per il tè.»

    Eleanor ignorò l'avvertimento e corse fuori dalla stanza, poi scese i gradini delle scale a due a due, gridando: «Non preoccuparti, mamma. Torno subito!».

    Arrivata in cucina, si affacciò alla porta posteriore e chiamò a gran voce Nat, uno dei garzoni di stalla e suo compagno di scorribande. Quando udì la voce del ragazzo provenire dall'ingresso delle scuderie, si precipitò a raggiungerlo mentre lui usciva per andarle incontro.

    «Ce l'hai?» gli chiese, senza fiato, quando si trovarono in cortile.

    «Eccolo qui» rispose Nat, mostrandole un animaletto che faceva capolino dall'interno della sua giacchetta.

    Nat Swain era un giovane tarchiato che apparteneva a una famiglia che lavorava per gli Hatton da generazioni. Pur avendo tre anni più di Eleanor, era alto quanto lei, in compenso era robusto e forte, un lavoratore nato. Lui, Ned, Stacy ed Eleanor avevano fatto comunella sin da piccoli ed erano cresciuti insieme. Fino a poco tempo prima erano stati grandi amici e tra loro non c'era stata alcuna differenza, ma poi Ned e Stacy erano andati a Oxford, entrando a far parte di un mondo a cui Nat non aveva alcun modo di accedere. Ned, di quasi quattro anni più grande di Eleanor, era ora un giovanotto sofisticato e anche Stacy, che invece era suo coetaneo, cresceva in fretta trasformandosi in un vero damerino.

    Una volta partiti i due ragazzi, il nonno, come suo tutore, aveva proibito a Eleanor di frequentare Nat e di passare il suo tempo nelle scuderie, e la proibizione valeva anche ora che Ned e Stacy erano tornati. Eleanor aveva finto di acconsentire, facendo ciò che voleva quando nessuno la guardava e continuando la sua amicizia proibita con Nat.

    Quest'ultimo le mostrò la sua preda, un furetto che Eleanor guardò con curiosità e interesse, impaziente di vederlo correre libero. Nat protestò affermando che l'animaletto era così veloce che avrebbero potuto perderlo se l'avesse messo a terra, ma lei lo convinse a permetterle almeno di tenerlo in braccio.

    Nat la guardò, dubbioso. Contrariamente a lei, che era ancora una ragazzina ingenua e gli voleva bene con affetto fraterno, lui sapeva che ciò che provava nei suoi confronti era un desiderio di ben altra natura. Aveva già fatto esperienza con una ragazza del paese e, baciandola, non aveva potuto fare a meno di fingere che fosse Eleanor. Tuttavia sapeva anche che il suo amore era un frutto proibito; se sir Hartley si fosse accorto che spasimava per sua nipote, Nat non avrebbe avuto scampo dalla sua furia.

    Incapace di deluderla, le consegnò la creaturina pelosa che si contorceva tra le sue braccia. Eleanor, incurante del proprio aspetto, accarezzò l'animale e l'osservò con curiosità. La bestiola però le morse un dito; Eleanor lanciò un gridolino e lasciò la presa. Il furetto ne approfittò subito per fuggire in direzione della casa prima che Nat potesse catturarlo. I due si slanciarono all'inseguimento dell'animaletto e lo videro intrufolarsi in salotto dalla portafinestra, che era socchiusa.

    Nat ed Eleanor si azzardarono ad avvicinarsi alla soglia e videro che il furetto aveva gettato nel panico gli ospiti che si stavano accomodando per prendere il tè con Laura. Tra le stridule grida delle signore presenti, la signora Hatton guardò sua figlia e il ragazzo, che stavano cominciando a comprendere la gravità delle conseguenze del loro comportamento avventato.

    «Scappa, Nat» gli disse Eleanor sottovoce. «È stata colpa mia, non tua.»

    Sua madre la sentì e intimò al ragazzo di catturare la bestiola e portarsela via. Mentre le donne tentavano di calmarsi, la signora Hatton avvisò Eleanor che il nonno sarebbe stato informato dell'accaduto e avrebbe sicuramente preso dei duri provvedimenti disciplinari nei confronti suoi e di Nat Swain. Indicando le scale con un gesto imperioso, Laura ordinò alla figlia di andare subito in camera sua, notando con rammarico che tutti gli sforzi fatti per pettinarla erano andati in fumo.

    Eleanor si rese conto che avrebbe fatto meglio a non peggiorare la sua situazione e così si rassegnò a chinare il capo in segno di obbedienza. Sulle scale incrociò Ned e Stacy, che erano tornati a casa e si stavano dirigendo verso il salotto, attirati dal trambusto.

    «L'hai combinata veramente grossa stavolta, eh?» sorrise Ned rivolgendosi alla sorella.

    Stacy, invece, scosse la testa con aria più seria. «Hai messo nei guai il povero Nat» la rimproverò. «Sapevi bene quello che il nonno ti aveva raccomandato!»

    «Ti prego, Stacy, non ti ci mettere anche tu a farmi prediche!» sbuffò Eleanor. «Non l'ho fatto apposta. È stato un incidente.»

    «Però Nat si prenderà una bella lavata di capo» puntualizzò Stacy. «Non è giusto nei suoi confronti, lo sai.»

    «Va' nella tua stanza, prima che mamma ti veda ancora in giro» l'ammonì Ned.

    Eleanor annuì tristemente e salì le scale a passo lento, salutando i due ragazzi a mezza voce.

    Dopo quasi un'ora la cameriera venne ad annunciarle che suo nonno voleva vederla nello studio. Intanto lei aveva avuto tutto il tempo di pentirsi per il suo comportamento irresponsabile ed era sull'orlo del pianto.

    Scese lentamente al piano di sotto e percorse il corridoio alle cui pareti erano appesi i ritratti degli avi. Eleanor provava sempre un senso di disagio quando passava davanti all'enorme dipinto di Gainsborough che ritraeva il padre di sir Hartley, sir Beauchamp. Il bisnonno aveva un'aria fredda e severa anche se somigliava molto a sir Hartley. Pur essendo entrambi uomini imponenti e affascinanti, la bontà e la sensibilità di sir Hartley lo rendevano molto diverso dal padre, noto ai suoi tempi per la sua leggendaria asprezza di carattere.

    Sir Hart, come lo chiamavano tutti, era sempre stato un uomo irreprensibile, sia durante la sua difficile giovinezza dominata dal carattere autoritario di suo padre, sia nei suoi rapporti altrettanto problematici con i due figli, uno dei quali era il padre di Eleanor. Entrambi i rampolli della famiglia Hatton erano stati degli smidollati ed erano morti giovani a causa delle loro intemperanze e della loro vita dissoluta.

    Eleanor pensò che doveva essere stato difficile avere a che fare con una persona irrequieta come suo padre. Le venne in mente che lei e Ned stavano seguendo esattamente le sue orme, comportandosi senza pensare alle conseguenze delle loro azioni avventate. Per la prima volta si sentì in colpa per il proprio atteggiamento ribelle e sconsiderato, e guardando il ritratto del severo sir Beauchamp si chiese quale punizione avrebbe dovuto aspettarsi se avesse avuto a che fare con lui invece che con il nonno.

    La prozia Almeria, l'unica figlia femmina di sir Beauchamp, una volta aveva detto alla madre di Eleanor che lui era l'uomo più spietato del mondo e aveva il cuore duro come una pietra.

    Quando entrò nello studio del nonno, trovò sir Hartley Hatton in piedi davanti alla finestra, intento a guardare il panorama della brughiera. Aveva ben più di settant'anni, ma era ancora un bell'uomo, alto e dal portamento fiero.

    «Siediti, Eleanor» le disse in tono sbrigativo, senza voltarsi.

    Lei obbedì e si sedette sul bordo di una sedia davanti alla scrivania del nonno, con la schiena ben dritta e le mani intrecciate in grembo.

    Sir Hart andò subito al sodo, come sempre. «Ti avevo dato un ordine preciso riguardo al giovane Swain, ma tu l'hai ignorato, Eleanor» esordì. «Perché mi hai disobbedito?»

    Eleanor aveva le lacrime agli occhi e si sentiva profondamente mortificata. «Non so, nonno. Quando sono rimasta sola dopo la partenza di Ned e Stacy, mi è sembrato ingiusto da parte tua che mi proibissi di frequentare anche Nat» confessò con sincerità.

    «Ti sei chiesta perché ti avessi proibito di vederlo?»

    «Suppongo che volessi evitare che combinassi qualche marachella come questa di oggi» mormorò, vergognandosi. «Non l'ho fatto apposta e non è stata colpa di Nat. Ti prego, non punirlo!»

    «Quella è stata solo una stupidaggine» minimizzò il nonno agitando una mano con noncuranza. «Davvero non ti rendi conto che ci possono essere motivi più seri? Pensaci bene.»

    «Forse perché sono troppo grande per questi giochi infantili» azzardò Eleanor timidamente.

    «Anche, ma soprattutto perché frequentare Nat Swain è ingiusto nei suoi confronti. Lui non fa parte del tuo mondo. I giochi innocenti della fanciullezza cambiano completamente natura quando si cresce. Non posso permettere che voi due vi vediate da soli, senza Ned e Stacy.»

    Sir Hart si concesse una pausa. Si rese conto che Eleanor non aveva capito di rappresentare una tentazione per il ragazzo ora che era cresciuta e stava diventando una bellissima giovanetta.

    «Contravvenendo al mio ordine non mi lasci altra scelta se non quella di far punire Nat, perché gli era stato detto espressamente di non frequentarti senza Ned e Stacy. Mi ha disobbedito anche lui, perciò merita una punizione.»

    Eleanor chinò il capo, nascondendo lacrime di contrizione. Ora si rendeva conto che la sua condotta era assolutamente inaccettabile per una ragazza di famiglia altolocata; aveva deluso suo nonno proprio come anche suo padre aveva fatto prima di lei. In seguito, avrebbe pensato che quello era stato il giorno in cui la sua vita era cambiata drasticamente. Chi avrebbe mai immaginato che la sua esistenza potesse prendere un nuovo corso solo perché Nat Swain aveva catturato un furetto?

    «Quanto a te, ho preso una decisione» riprese suo nonno. «Ti manderò a Londra dalla tua prozia e senza tua madre. Lei non è in grado di tenerti a bada, contrariamente ad Almeria, che potrà insegnarti a diventare una vera signorina. È un tipo severo ma ha un cuore d'oro e ti vuole bene. Provvederà al tuo debutto in società e ti preparerà per le nozze con Stacy.»

    «Vuoi davvero che sposi Stacy?» gli chiese Eleanor, smarrita.

    «È un bravo ragazzo e sarà un ottimo marito per te. Tu sei intelligente e studiosa, ma hai bisogno di una guida che t'indirizzi nella giusta direzione. Non desidero che tu prenda la strada su cui si sta incamminando Ned.»

    Le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento presero a scendere copiose lungo le guance di Eleanor. «No, nonno, ti prego, non mandarmi a Londra! Fammi restare qui, ti prometto che mi comporterò bene.»

    «Non è solo questo il motivo. Con o senza tua madre, prima o poi saresti comunque dovuta andare a Londra. La tua partenza è stata semplicemente anticipata. Ne ho parlato a tua madre e lei non è d'accordo. D'altra parte non è in grado di tenere sotto controllo te e tuo fratello, per cui non può fare altro che accettare la mia decisione. Tutti dobbiamo pagare per le nostre mancanze e i nostri peccati» concluse sir Hart a quel punto, irremovibile.

    Il colloquio era concluso ed Eleanor capì che sarebbe stato inutile continuare a supplicare per tentare di fargli cambiare idea. Per quanto fosse buono e comprensivo, il nonno era molto autoritario e ciò che decretava era legge.

    «Sarò brava, te lo prometto» disse Eleanor. «Non voglio debuttare in società, non m'interessa. Ma lo farò per compiacerti, nonno.»

    «Pensa invece che sarà per il tuo bene, Eleanor» ribatté sir Hart. «Non sprecare inutilmente la tua giovane vita come altri hanno fatto. Hai tutto un futuro davanti a te, devi farne buon uso.»

    1

    Londra, 1841

    Alan Dilhorne entrò nell'atrio del teatro di Haymarket a Londra e si fermò per guardarsi intorno. Era la sua seconda sera nella capitale e

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