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Spia per amore
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Spia per amore

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About this ebook

Inghilterra, 1817 - Sari Trevor non ha avuto scelta, quando ha deciso di assaltare una carrozza brandendo una pistola. L'unico errore è stato scegliere quella di Michael D'Alency Alistair, Conte di Crayle e agente della Corona. La freddezza e lo sguardo di ghiaccio dell'uomo unita alla misteriosa offerta di lavoro che lui le fa lasciano Sari confusa e allo stesso tempo incuriosita. Michael gestisce un'agenzia segreta in difesa della Corona e la bella Sari, col suo coraggio e la sua dimestichezza con le armi, sarebbe un prezioso aiuto per la causa, ma la bellezza audace della ragazza si dimostra una tentazione talmente invitante che Michael fatica a resistere.
LanguageItaliano
Release dateSep 20, 2016
ISBN9788858954904
Spia per amore

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    Spia per amore - Lara Temple

    successivo.

    1

    Hampstead Heath, marzo 1817

    Sari si sfregò le mani, gelate, nonostante avesse i guanti. Era mezzanotte, e lei e George si erano nascosti dietro gli alberi di quel viale londinese. Perfino le foglie sembravano intirizzite per il freddo, e Sari si chiedeva come avesse potuto convincersi che aspettare il passaggio di una carrozza da derubare fosse una buona idea.

    Solo due disperati come loro potevano ricorrere a simili mezzi per vivere.

    In parte la colpa era di George.

    Da bambino il suo amico si era appassionato come lei delle storie che si raccontavano sui banditi che assaltavano le carrozze di passaggio a Hampstead Heath. George le aveva perfino insegnato a cavalcare e a sparare, con grande preoccupazione dei suoi genitori.

    Adesso che il loro borsellino era quasi vuoto, quello era sembrato l'unico modo per non finire in prigione per debiti o morire di fame. In quel momento, però, George non sembrava più felice di lei di aver preso una simile decisione.

    Sari stava per suggerire che avrebbero fatto meglio a tornare a casa, quando sentì arrivare una carrozza. George balzò in sella come se fossero passati soltanto giorni, e non anni, dall'ultima volta in cui avevano giocato a fare i banditi. Sari seguì il suo esempio con il cuore che batteva all'impazzata e le mani che tremavano.

    Non c'era più modo di tornare indietro, ormai la carrozza era vicina. George spronò la sua giumenta, e Sari fece lo stesso per restargli al fianco.

    «In alto le mani!» gridò George al cocchiere, puntandogli addosso la pistola.

    La carrozza si fermò, nonostante i nitriti di protesta dei cavalli. Anche Sari aveva tirato fuori la pistola e stava tenendo d'occhio il palafreniere, che era sceso dal suo posto con un'arma in pugno. Fece appena in tempo a sparare un colpo, perché George subito dopo lo colpì in testa con il calcio della sua pistola, e il cocchiere, che aveva approfittato del momento per afferrare il fucile, venne disarmato da un colpo preciso di Sari, che glielo fece volare dalle mani.

    Dall'interno della carrozza si udì un grido spaventato.

    Una gentildonna, ipotizzò Sari, probabilmente ingioiellata come una regina. Forse sarebbe stata una serata fortunata, pensò.

    La carrozza non ospitava soltanto la giovane gentildonna che aveva gridato per la paura. Insieme a lei c'era anche Lord Crayle, suo fratello, che quella sera era stato costretto ad accompagnarla a un ballo nonostante cercasse sempre di evitare ogni mondanità. Alicia però aveva da poco debuttato in società ed era suo dovere scortarla almeno in alcune occasioni.

    Una rapina a mano armata movimentava di certo una serata noiosa, pensò Lord Crayle, tuttavia avrebbe preferito che i banditi avessero scelto un'altra carrozza.

    Aveva trascorso un terzo della propria vita a schivare le pallottole dei Francesi e non gli andava di dover fare lo stesso con quelle dei briganti di strada. Purtroppo c'era anche Alicia, ma era una fortuna che quella sera fosse toccato a lui accompagnarla al ballo, e non a Lady Montvale, come capitava di solito.

    «Michael, fai qualcosa!» gli intimò la sorella dall'angolo della carrozza in cui si era rannicchiata al suono dello sparo.

    Lui sospirò.

    Le tendine dei finestrini erano abbassate, non poteva vedere quanti fossero i banditi. «Che dovrei fare secondo te, Allie?» domandò alla sorella.

    «Non lo so, qualsiasi cosa! Tu sai sempre che fare» fu la risposta stizzita.

    Era vero. Era sempre toccato a lui prendere le decisioni, sia come capo della grande famiglia Alistair, sia quando era maggiore durante la guerra in Spagna e anche adesso, come capo del controspionaggio inglese.

    «Non c'è bisogno di fare gli eroi, Allie. Preferisco allargare i cordoni della borsa e consegnare loro tutto il mio denaro. Anche perché ci sei tu, e non vorrei che ti facessero del male.»

    «La spilla della mamma! Non voglio che me la portino via! Non potrei mai perdonarmelo...» piagnucolò Alicia.

    Michael sospirò di nuovo.

    Quella spilla era stato il gioiello favorito di sua madre, e anche lui rabbrividiva all'idea che un brigante mettesse le sue mani sulla preziosa croce celtica di diamanti e smeraldi.

    «Perché diavolo l'hai voluta mettere proprio stasera?» sbottò, prima di passare all'azione.

    Si tolse il mantello, lo gettò sul sedile davanti a sé e cercò di prendere la pistola che aveva in tasca, ma non fece in tempo. In quel momento lo sportello della carrozza si spalancò e apparve un giovane grande e grosso, con una pistola in mano.

    «Datemi tutto il vostro denaro, per favore» ordinò con la sua voce profonda.

    «È nella tasca del mio mantello» rispose Michael, indicandolo sul sedile davanti a lui. «Se permettete...»

    «Lo prendo io» lo fermò il bandito. «Restate dove siete e non muovetevi.»

    Autoritario ma gentile, pensò Michael, gli aveva perfino detto per favore. Mentre il bandito frugava il suo mantello, Michael cercò di dare un'occhiata all'altro, alla luce delle lanterne della carrozza. Era rimasto a cavallo, copriva il complice con la pistola in pugno.

    Un attimo di esitazione, e Michael entrò in azione. Tirò fuori di tasca la pistola e colpì con il calcio la nuca del bandito che aveva davanti. Lo disarmò, prese la sua arma e la puntò verso l'altro.

    Mentre il primo bandito cadeva tramortito ai suoi piedi, quello a cavallo non sembrò affatto spaventato.

    «Non è mai prudente usare l'arma di un altro» gli consigliò, continuando a tenerlo sotto tiro con la sua.

    Michael rimase allibito e sentì che anche sua sorella soffocava a stento un gridolino di sorpresa. Perché il secondo bandito, per quanto cercasse di camuffare la propria voce, era indubbiamente una donna.

    «Sembra che la situazione si stia mettendo male, per voi» ribatté Michael mentre si chiedeva che cosa ci facesse quella donna con un bandito.

    «Tuttavia non dubito che potremmo metterci d'accordo» ribatté lei senza tradire la minima emozione.

    Dal modo in cui parlava sembrava una persona istruita, pensò Michael. Chissà dove aveva imparato a tenere così bene la pistola, senza abbassarla mai?

    Mettersi d'accordo con dei banditi?

    Non era certo nelle sue abitudini, ma il brigante svenuto ai suoi piedi cominciò a gemere e così capì che non lo aveva colpito abbastanza forte con il calcio della pistola. O forse, grande e grosso com'era, aveva anche la testa molto dura.

    «Perché mai dovremmo metterci d'accordo?» domandò.

    «Perché è molto tardi e, probabilmente, voi e la signora non vedete l'ora di finire a letto» fu la risposta, non priva di una maligna insinuazione. «Lasciate andare il mio amico e ridategli la sua pistola. Faremo finta di non esserci mai incontrati.»

    Michael doveva decidere in fretta. «Vi faccio un'altra proposta» replicò. «Mi tengo il vostro amico e voi potete andare, e vi darò anche una sterlina. Con una sterlina potrete assoldare almeno un paio di complici migliori di lui e...»

    Per tutta risposta lei gli sparò. La pallottola gli sfiorò la testa e andò a piantarsi nel sedile. «Non vendo i miei amici» gli fece sapere. Poi tirò fuori dalla bisaccia appesa alla sella un'altra pistola, pronta a sparargli anche con quella.

    «Vattene! Fai quello che ti ha detto questo gentiluomo!» Era stato l'altro bandito, ancora a terra, a gridare quell'ordine alla sua complice.

    Non era in vena di sentire una discussione, pensò Michael.

    «Basta chiacchiere! Alzatevi e scendete dalla mia carrozza» ingiunse al bandito ai suoi piedi.

    Il giovanotto obbedì, ancora traballante per il colpo che aveva preso in testa. Michael lo seguì sulla strada.

    Era un rischio, lo sapeva, ma non c'era altro da fare. Appena fuori notò che il cocchiere e il palafreniere si erano ripresi ed erano pronti a obbedire ai suoi ordini. Purtroppo non erano armati, il fucile del cocchiere era a pezzi sull'acciottolato e certamente anche il palafreniere non aveva più nulla con cui sparare.

    «Higgins, dammi una delle lanterne e poi sali a cassetta. McCabe, voglio che tutt'e due andiate con la carrozza fino a quella quercia e che mi aspettiate laggiù. Hai capito?»

    «Ma milord...»

    «Mi sembra di essere stato chiaro.»

    «Sì, milord» si arrese il cocchiere.

    Quando il padrone usava quel tono di voce era meglio obbedirgli senza discutere.

    Michael così si ritrovò solo con i suoi assalitori, la lanterna in una mano e la pistola nell'altra. La donna aveva abbassato le sue armi e si stava appoggiando al pomello della sella, come per riposarsi. Alla luce della lanterna Michael riuscì a vedere che aveva gli occhi chiari, sopra il fazzoletto nero che copriva metà del suo viso.

    Era stanca?

    Improvvisamente notò che c'era del sangue, a terra, sotto il suo cavallo. «Siete ferita?» esclamò.

    «Solo un graffio. Sto benissimo.»

    Il colpo sparato da uno dei suoi uomini doveva averla ferita, ma nonostante questo gli aveva tenuto testa e gli aveva perfino sparato.

    «Dovreste farvi vedere da un medico» le consigliò.

    «Per andare dritta in prigione? No, grazie. Ma che cosa diavolo volete da noi?» gli domandò, lasciando da parte ogni cortesia.

    Era debole, comprese Michael. Aveva perso sangue e sarebbe caduta di sella da un momento all'altro, se non facevano in fretta.

    «Non ho la minima intenzione di mandarvi in prigione. Invece avrei una proposta per voi, mia giovane signora. Vi interesserebbe lavorare per il governo? Credo che abbiate le capacità necessarie, e forse vi potrebbe anche piacere. La paga è buona, venti sterline al mese, tanto per cominciare, e poi si può guadagnare anche di più, se si dimostra di essere capaci.»

    Sari si chiese se l'uomo che aveva davanti fosse un pazzo. Forse era solo ubriaco.

    Il braccio le faceva male, quella sera era andato tutto storto, peggio delle sue più cupe previsioni. Non si era aspettata che la loro vittima reagisse con tanta prontezza. Aveva sistemato George con un colpo sulla testa e in un attimo la situazione si era capovolta.

    Adesso erano nei guai. E pensare che aveva sempre creduto che gli aristocratici fossero degli indolenti buoni a nulla, più preoccupati del nodo della loro cravatta che di come sparare con una pistola. Quello che aveva di fronte doveva essere stato un ufficiale, durante la guerra, se la sapeva cavare troppo bene, perfino da ubriaco o presunto tale.

    Era un bell'uomo, alto solo un po' meno di George. Se il braccio non le avesse fatto tanto male forse avrebbe notato qualcosa di più, ma si sentiva sempre più debole, quasi sul punto di svenire.

    Che cos'era quella storia del lavoro?

    Un lavoro ben pagato, offerto da un gentiluomo che avevano appena cercato di rapinare. Era troppo assurdo per essere vero.

    «Molto interessante, milord» gli rispose, come se volesse stare al gioco.

    I pazzi bisognava assecondarli, le avevano detto.

    «Ecco il mio biglietto da visita. Mi troverete in casa al mattino presto, e potete portare anche il vostro amico, se questo vi farà sentire più sicura» le disse Michael.

    Sari cercò di prenderlo, ma oscillò pericolosamente sulla sella. Michael allora lo offrì a George, il quale lo prese prontamente.

    «Non sto scherzando. È un'offerta seria, ma se non voleste accettare spero almeno che vi ricorderete di me e che in futuro eviterete di rapinare di nuovo la mia carrozza.»

    Era un avvertimento di cui avrebbe tenuto conto, pensò Sari, nonostante la sua mente fosse sempre più annebbiata.

    «Ma che cosa ti è preso? Perché hai voluto rimanere da solo a parlare con loro? E se ti avessero ucciso?» protestò Alicia, mentre Michael risaliva in carrozza.

    Lui la rassicurò con un abbraccio e si sedette davanti a lei, mentre la carrozza ripartiva. «Non credo che intendessero uccidermi» le rispose.

    «No? E allora perché quella donna ti ha sparato?»

    «Se avesse voluto mi avrebbe ucciso subito, era soltanto un avvertimento. E tu hai ancora la spilla della mamma, di che cosa ti lamenti? Non sei contenta? Comunque da domani la metteremo in cassaforte, nella mia banca.»

    Alicia sbuffò. Sua sorella aveva soltanto dieci anni quando Michael era partito per la guerra, a volte gli sembrava di non conoscerla.

    Avrebbe discusso con Anderson, il giorno dopo, dell'assunzione di quella donna fra le loro fila. Era già sicuro che non sarebbe stato d'accordo.

    2

    «Per tutti i santi, Michael, ringrazia il cielo di esserne uscito vivo!»

    Anderson sembrava sconvolto da ciò che Michael gli aveva raccontato, forse per la presenza di Alicia, durante la rapina. Appariva chiaro da tempo che il suo vecchio amico John St. John Moncrieff Anderson era innamorato di sua sorella, e Michael ne era felice, perché era una delle migliori persone che conoscesse. Il suo temperamento calmo e gentile era quello che ci voleva per un tipo volitivo come Alicia.

    Lui e Anderson erano amici fin da quando studiavano insieme a Eton, poi avevano servito nello stesso reggimento dell'esercito. Anderson era stato uno degli attendenti di Wellington e, come tale, aveva soltanto fatto da testimone alla guerra senza parteciparvi attivamente come Michael. Proprio per la loro vecchia amicizia Wellington aveva chiesto a Michael di dare una mano ad Anderson, che adesso lavorava per il Ministero della Guerra.

    «Da trent'anni sono sui campi di battaglia, Crayle» gli aveva detto Wellington, «e non voglio altre guerre. Voi mi potete capire meglio di Anderson, perché avete combattuto. Il vostro amico è una delle migliori menti organizzative che io conosca, ma voglio qualcuno che sappia che cosa significa lottare. Voi siete un leader nato, i vostri uomini vi hanno sempre seguito, anche nelle battaglie più infernali. Non so come facevate, anche perché alcuni di loro erano tipi poco raccomandabili, ma sapevate come farli obbedire. Abbiamo bisogno di un uomo come voi. Ci aiuterete?»

    Come avrebbe potuto rispondere di no all'uomo che aveva trionfato su Napoleone?

    Al pari di Wellington, Michael era stanco di guerre e di carneficine. Non era uscito indenne dalle battaglie in cui aveva combattuto, erano state un inferno che ancora lo perseguitava.

    Per evitarle avrebbe dovuto combattere una guerra diversa, invisibile, ma non meno pericolosa e forse avrebbe dovuto conoscere nuovi orrori, eppure era disposto a farlo.

    La sua attenzione tornò sulla partita a scacchi che stavano giocando, di cui si era quasi dimenticato.

    «Attento» disse all'amico. «Il tuo alfiere è in pericolo.»

    «Cosa vuoi che me ne importi del mio alfiere!» reagì Anderson, stizzito. «Avrebbero potuto ucciderti.»

    «Erano dei dilettanti, te l'ho già spiegato.»

    «Però ti hanno sparato.»

    «Hai mai sentito parlare di una donna bandito? Di sicuro era la prima volta che agivano, o si sarebbe saputo.»

    «E chi ti dice che non avesse già partecipato a qualche rapina, ma che se ne fosse rimasta in silenzio?»

    Anche quella era una possibilità, dovette ammettere Michael. «Questo non conta. Dopo l'incidente di Varenne avevamo deciso che c'era bisogno di una donna, nelle nostre fila, e lei mi sembra quello che ci vuole per le nostre spie.»

    «Agenti, non spie» lo corresse Anderson, andando in soccorso del proprio alfiere. «Abbiamo

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