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Relazioni pericolose
Relazioni pericolose
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Relazioni pericolose

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About this ebook

Convinto che i suoi sentimenti per miss Serena Reeth siano ricambiati, George Lyford, visconte di Wyndham, rimane allibito quando il padre della fanciulla rifiuta la sua proposta di matrimonio. Possibile che lei ami un altro? O che le sia giunta voce dei suoi presunti legami con il famigerato marchese di Sywell? Serena non vorrebbe credere che Wyndham sia un libertino, ma i suoi baci appassionati la inducono a chiedersi se non ci sia del vero nei pettegolezzi che circolano sul suo conto. Quando, però, lord Reeth impone alla figlia il matrimonio con Hailcombe, un nobiluomo spiantato che lei detesta, Serena inizia a pensare che forse un donnaiolo non sarebbe poi un così detestabile partito.
LanguageItaliano
Release dateMar 10, 2017
ISBN9788858961780
Relazioni pericolose

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    Relazioni pericolose - Elizabeth Bailey

    successivo.

    1

    Ottobre 1811

    A mano a mano che il silenzio si prolungava, il ticchettio dell'orologio sulla mensola del camino pareva sempre più sonoro. L'uomo giovane fissava quello anziano con incredulità crescente, mentre i suoi occhi grigi si facevano più freddi.

    Di altezza superiore alla media, lord Wyndham si era vestito per l'occasione con cura particolare.

    La giacca scura e i pantaloni neri mettevano in risalto la sua figura snella e denotavano l'eleganza tipica di tutti i seguaci di lord Brummell.

    Nessuno avrebbe però potuto accusare George Lyford, visconte di Wyndham, di essere un damerino stravagante e affettato, sebbene a ventisette anni possedesse ormai una vasta esperienza del bel mondo.

    L'ultima cosa che si aspettava era cedere al fascino di una debuttante dai riccioli biondi come Serena Reeth.

    E ancora meno si attendeva che la sua proposta di matrimonio venisse rifiutata.

    Era senza parole. Il padrone di casa aveva appena inferto un duro colpo al suo orgoglio.

    «Ho capito bene, signore? Respingete la mia offerta?» chiese incredulo.

    Imbarazzato, lord Reeth si schiarì la gola.

    «Mia figlia non fa per voi» dichiarò infine.

    «Perché?» proruppe l'altro, frustrato.

    Reeth non rispose e il visconte distolse lo sguardo per osservare impaziente la biblioteca: era una stanza spaziosa e ben arredata, ma la pioggerellina che cadeva fuori le conferiva un'atmosfera alquanto cupa. La scrivania di quercia ingombra di carte mostrava quanto il barone fosse occupato.

    Wyndham tornò a osservarlo: non si era mosso dal camino e continuava a tenere una mano appoggiata alla mensola. Lord Reeth aveva una figura imponente, una massa di capelli color oro brunito e un naso prominente che per fortuna non aveva trasmesso alla figlia. Possedeva anche una voce sonora che si adattava bene al suo impegno politico, campo al quale lui era del tutto estraneo.

    Colto da un pensiero improvviso, pose ancora una domanda.

    «Rifiutate la mia proposta perché la politica non mi interessa?»

    Il barone scoppiò in una breve risata. «Se fosse questo il punto, ragazzo mio, avrei difficoltà a trovare un candidato adatto a mia figlia.»

    «E cosa, dunque, mi rende tanto inadatto?» insisté Wyndham. «Non vorrei sembrarvi presuntuoso, signore, ma in genere sono considerato un buon partito.»

    In effetti, non avrebbe mai immaginato che un semplice barone potesse respingere l'offerta dell'erede della contea di Kettering, oltretutto già in possesso di una vasta fortuna.

    Eppure le cose erano andate proprio così!

    Ancora una volta Reeth preferì non rispondere.

    Wyndham tentò un altro approccio.

    «Avete forse sentito qualche voce a mio discredito? In questo caso, vi prego di illuminarmi, così che io possa...»

    «Niente del genere!» lo interruppe il barone in tono impaziente.

    Rosso in viso, si staccò dal camino per dirigersi verso un tavolo su cui era posato un vassoio d'argento con i rinfreschi portati dal maggiordomo e prese una bottiglia.

    «Madera?» offrì.

    «No, grazie.»

    Wyndham lo osservò mentre versava il vino color rubino in un bicchiere per poi mandarlo giù in un sorso solo. Di colpo si rese conto che il barone era molto imbarazzato e, allo stesso tempo, gli venne in mente una possibile, sgradevole spiegazione del suo strano comportamento.

    «Se le ragioni che ho menzionato non costituiscono un ostacolo, allora devo giungere alla conclusione che sia la stessa signorina Reeth a...»

    «Sì!»

    Il barone sbatté il bicchiere sul vassoio con una forza tale da rischiare di romperlo, poi si voltò verso l'ospite con un'espressione di scusa.

    «Avete indovinato. Non volevo dirvelo in faccia, ma temo che la mia piccola Serena abbia rivolto le sue attenzioni altrove.»

    Wyndham lo guardò ferito, poi si sentì invadere da una furiosa indignazione. «Vorrei ricordarvi che la signorina mi ha decisamente incoraggiato» borbottò a denti stretti.

    «Non ho alcun motivo di dubitarne, signore, ma vedete, la mia figliola ha soltanto diciotto anni...»

    In effetti, era stata proprio la consapevolezza della giovane età di Serena a farlo esitare a lungo.

    Non aveva mai desiderato una sposa appena uscita da scuola, e cadere vittima del fascino innocente della signorina Reeth era stato un evento inatteso.

    Tanto inatteso, anzi, da indurlo a passare gran parte della stagione mondana a rifiutare quella semplice verità.

    Trascorrere l'estate senza di lei, però, si era rivelato un tormento.

    Gli mancava terribilmente, tanto che non era riuscito a godersi come al solito il soggiorno con gli amici nel padiglione di caccia di Bredington né la lunga visita alla dimora di famiglia nel Derbyshire.

    Come ci si poteva aspettare, la madre non aveva tardato a indovinare il motivo del suo cattivo umore. Con suo grande sollievo si era dichiarata favorevole a quel matrimonio e lo aveva incoraggiato a chiedere la mano di Serena.

    Lui era quindi tornato a Londra e si era presentato alla casa dei Reeth in Hanover Square.

    Ora però pareva che avesse esitato troppo a lungo.

    Come se gli avesse letto nel pensiero, lord Reeth riprese a parlare.

    «Se foste venuto da me in maggio o giugno, milord, la mia risposta avrebbe potuto essere diversa.»

    «Mi state dicendo che allora la signorina Reeth mi vedeva con favore e che in seguito ha trasferito altrove il suo affetto?» chiese Wyndham a denti stretti.

    Reeth lo sorprese ancora una volta tornando a schiarirsi la gola.

    Perché era tanto imbarazzato?

    Lui non riusciva a darsi pace: era stato così certo dei sentimenti di Serena! La sua innocenza lo aveva incantato, così come i grandi occhi castano scuro in contrasto con la massa di riccioli biondi. Lei era del tutto inconsapevole del suo fascino, e questo la rendeva ancora più attraente.

    All'inizio era rimasto divertito dalla sua mancanza di artifici, poi, quando Serena non era più riuscita a nascondere i sentimenti per lui, aveva provato un'insolita commozione.

    Ora cominciava a chiedersi se non fosse stata tutta una questione di vanità.

    «Mia figlia è molto giovane» continuò il barone. «Sarebbe strano che non si innamorasse di un certo numero di gentiluomini, prima di concentrare il suo affetto su di uno in particolare.»

    «Non ne dubito» concordò Wyndham con freddezza. «Io però non desidero una moglie tanto volubile.»

    Si avviò alla porta e accennò un breve inchino.

    «Buona giornata, signore» si congedò.

    Uscì dalla biblioteca e scese le scale trattenendo a fatica la rabbia.

    Dal suo nascondiglio al primo piano, Serena Reeth osservò sgomenta lord Wyndham che infilava il cappotto e prendeva il cappello che il maggiordomo gli tendeva.

    Ma non era venuto a chiedere la sua mano?

    Il portone d'ingresso si chiuse alle spalle del visconte con un colpo secco e definitivo.

    Serena tornò di corsa nel salottino che un tempo le aveva fatto da nursery e si affacciò alla finestra giusto in tempo per vedere il gentiluomo salire sul suo calesse e allontanarsi.

    Rimase immobile nel pudico abito di mussola a maniche lunghe, ornato di pizzo ai polsi e alla scollatura. I capelli biondi, trattenuti da un semplice nastro, le ricadevano sulle spalle e gli occhi castani fissavano con tristezza la piazza spazzata dalla pioggia.

    Com'era possibile che Wyndham se ne fosse andato senza vederla? Lei aveva trasalito sentendo bussare alla porta, come le era successo a ogni visita da quando erano tornati a Londra. Allorché aveva spiato fuori dalla finestra, il naso incollato ai vetri, e lo aveva visto sui gradini, il cuore aveva cominciato a batterle all'impazzata.

    La cugina Laura, però, non era venuta a prenderla, come succedeva sempre quando la sua presenza era richiesta dabbasso.

    Incapace di contenere l'agitazione, Serena era uscita in cerca di Lissett.

    «Sua Signoria è con lord Reeth in biblioteca, signorina Serena» l'aveva informata il maggiordomo con un sorriso paterno.

    «Oh, Lissett, pensate...?» aveva cominciato lei speranzosa.

    «Su, tornate ad aspettare nel salottino. Sono sicuro che verrete chiamata, se lord Wyndham desidera vedervi.»

    Invece non era arrivata alcuna convocazione e lui se ne era andato senza voltarsi!

    Delusa, si allontanò dalla finestra.

    Forse si era sbagliata e il visconte non era venuto a chiedere la sua mano.

    Quale altra ragione poteva avere, tuttavia, per far visita a suo padre?

    Stanca di aspettare un chiarimento che non arrivava, scese le scale e si diresse verso la biblioteca.

    Fuori dalla porta esitò un attimo prima di bussare e cercò di calmare il respiro ansante. Poi rimase per un momento ferma sulla soglia lanciando uno sguardo interrogativo ai lineamenti severi del padre.

    Un istante dopo si accorse che nella stanza era presente anche la cugina Laura, la lontana parente che da anni era la sua dama di compagnia.

    Ormai giunta alla mezza età, la donna indossava un abito di seta color perla e una cuffietta di pizzo sui capelli grigi. Come faceva sempre quando era nervosa o agitata, giocherellava con gli occhiali, incerta se tenerli in mano oppure sistemarli sul naso.

    Non appena scorse Serena, le andò incontro e la strinse tra le braccia.

    «Povera piccola! E pensare che lo credevo un gentiluomo!»

    Sconcertata, lei si liberò dal suo abbraccio.

    «Che cosa volete dire, cugina? Non starete parlando di lord Wyndham?»

    L'altra assentì, inforcò gli occhiali e richiuse la porta. Serena si volse verso il genitore e notò la sua fronte aggrottata.

    «Padre, che cosa significa tutto questo? Pensavo che lord Wyndham fosse venuto a... a...»

    «A chiedere la tua mano» completò il barone. «E lo ha fatto. Mi dispiace informarti che sono stato costretto a rifiutare il mio consenso.»

    «Che cosa?» trasecolò Serena.

    «Bambina, non devi affliggerti» dichiarò la cugina Laura tentando di nuovo di abbracciarla.

    Serena si divincolò.

    «Non posso crederci. Padre, sapevate quanto io...» Non riuscì a proseguire e cercò disperata il fazzoletto.

    «Mi dispiace, Serena» dichiarò Reeth in tono solenne. «È anche colpa mia. Se avessi avuto idea del vero carattere di Wyndham, non ti avrei permesso di frequentarlo a tal punto da sviluppare un attaccamento nei suoi confronti.»

    Infatti era andata proprio così! E che cosa intendeva il padre, con quell'allusione al suo vero carattere?

    Lei si soffiò il naso, inghiottì le lacrime che le erano salite agli occhi e infilò il fazzoletto in tasca.

    «Non vi capisco. È il migliore degli uomini e anche il più gentile» protestò.

    «Sarà anche gentile, ma per il resto ha ingannato tutti noi. Non intendo concedere la mano di mia figlia a un libertino che frequenta il famigerato marchese di Sywell.»

    Wyndham un libertino? Era impossibile. «Io non so niente del marchese di Sywell» dichiarò Serena.

    «Lo spero bene!» esclamò la cugina Laura. «Non esiste creatura più malvagia e perversa sulla faccia della terra.»

    «Ma chi è?» insisté Serena. E cos'aveva Wyndham a che fare con lui?, aggiunse dentro di sé. Non osò porre quella domanda a voce alta, invasa com'era da un crescente turbamento.

    La cugina Laura fece schioccare la lingua con aria di disapprovazione, mentre lord Reeth sospirava e si avvicinava al camino.

    «Questo non è un argomento che in circostanze normali toccherei con te, figlia mia, ma data la situazione farò un'eccezione: devi capire che Sywell è da anni il flagello della zona circostante la sua abitazione all'abbazia di Steepwood. Da quando è andato a vivere là, nessuna donna può dirsi al sicuro. Le voci che circolano sulle sue imprese depravate fanno rabbrividire. Non entrerò in dettagli. Ti basti sapere che Sywell ha corrotto e trascinato nel vizio molti giovani perbene.»

    «Ma non Wyndham!» protestò Serena. «Non posso crederci.»

    «Temo invece che dovrai accettarlo. Wyndham possiede un padiglione di caccia a Bredington, a poca distanza dalla dimora del marchese, e passa là tutte le estati con un gruppo di amici che si dice facciano anche parte della cerchia di Sywell. Le donne che frequentano Bredington non sono il tipo di compagnia che desidero per mia figlia.»

    «Non ci credo!» ripeté lei sconvolta.

    Si voltò e uscì dalla biblioteca di corsa inghiottendo le lacrime, poi salì le scale e cercò rifugio nel salottino.

    Sbatté la porta e si buttò sulla dormeuse, incapace di trattenere i singhiozzi.

    Non poteva accettare che Wyndham fosse un depravato. Di sicuro suo padre si sbagliava.

    Come faceva a conoscere quegli orribili particolari?

    E come mai non ne aveva mai fatto cenno durante la passata stagione?

    No, non poteva essere vero!

    Il peso del dubbio le gravava sul cuore. Se quelle voci erano false, perché il padre aveva comunque rifiutato il suo consenso?

    Wyndham aveva chiesto la sua mano!

    Nonostante tutto, l'idea le procurò un fremito di gioia: dunque teneva a lei.

    Si era disperata, quando lui non aveva fatto alcun passo ufficiale alla fine della stagione.

    L'estate era stata il periodo più desolato della sua vita, eppure adesso si rendeva conto che i sentimenti provati allora erano nulla, in confronto a ciò che stava sperimentando in quel momento.

    Sapere che il visconte voleva sposarla e scoprire che era indegno del suo amore era davvero intollerabile!

    La porta si aprì per far passare la cugina Laura.

    Serena si mise rapida a sedere e cercò invano di cancellare ogni traccia delle lacrime.

    L'altra le sedette accanto e le prese le mani.

    «Mia povera bambina, mi dispiace davvero per te.»

    «È proprio vero?» chiese lei con voce tremante.

    La cugina Laura si lasciò sfuggire un sospiro e le strinse più forte le mani.

    «Temo di sì. Vedi, purtroppo conosco molti particolari sulle disdicevoli imprese del marchese di Sywell.»

    Serena s'irrigidì e si liberò dalla sua stretta.

    «E come mai?» chiese stupita.

    «Vedi, cara, mio padre era un uomo di chiesa...»

    «Sì, lo so. Il reverendo Geary. Cos'ha a che fare con questa storia?» Era a dir poco sconcertata.

    «Ora ti spiego. Da ragazza sono stata mandata in una scuola frequentata soprattutto da figlie di membri del clero. La mia amica là era una certa Lucinda Beattie, che vive ancora in un cottage dalle parti di Abbott Giles. Ci scriviamo regolarmente e...»

    «Ma che cosa c'entra tutto questo con il visconte di Wyndham?» la

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