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Sposami dopo colazione (eLit): eLit
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Ebook156 pages2 hours

Sposami dopo colazione (eLit): eLit

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About this ebook

Solo sua zia poteva metterla in un pasticcio del genere. Belle non sa se riuscirà a raggiungere la locanda che le ha lasciato entro le prossime settantadue ore e le dispiacerebbe davvero perdere l'occasione di cambiare vita. Il diavolo, però, ci mette lo zampino e, appena partita, la giovane finisce fuori strada nel bel mezzo del deserto... per colpa dell'uomo più eccitante e sconvolgente che abbia mai visto.
LanguageItaliano
Release dateMar 31, 2017
ISBN9788858968185
Sposami dopo colazione (eLit): eLit
Author

Colleen Collins

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Sposami dopo colazione (eLit) - Colleen Collins

    successivo.

    1

    «Tieniti forte, Amore Bello, sarà il viaggio più eccitante della tua vita!» Un arbusto di erba mobile rotolò nel bel mezzo dell'autostrada. Peccato che nelle vecchia jeep non ci fosse la radio, un po' di musica le avrebbe tenuto compagnia. Tamburellò con le unghie laccate di rosa acceso sul volante. Nessun problema, avrebbe canticchiato per rendere meno pesante il lungo percorso in macchina.

    «Hai qualche preferenza?» Belle scosse la testa godendosi l'aria calda del deserto che entrava dal finestrino e le scompigliava i capelli biondi. Per fortuna le piaceva l'aria: in uno stupido incidente aveva sfasciato la portiera e da allora il vetro del finestrino non si chiudeva più. Si era abituata a viaggiare con il vento in faccia, ma nel deserto del Nevada, a mezzogiorno, non era il massimo. Aveva progettato di partire da Las Vegas il mattino presto, ma Amore Bello aveva fatto i capricci costringendola a ritardare la partenza per Cheyenne, Wyoming. E ora doveva farcela in quarantadue ore. Se ci metteva di più, addio nuovi progetti e nuova vita!

    Belle schiacciò l'acceleratore e si rivolse ai passeggeri sul sedile posteriore: «Nessuna preferenza? Scelgo io?». Non ci fu risposta, solo un rumore metallico dentro il motore. «Bene, allora vado in onda!» E cominciò a canticchiare una canzone alla moda mentre la jeep arrancava su per la collina. Una volta in cima, la voce le morì in gola: a perdita d'occhio si estendeva il deserto di sabbia gialla sotto il sole a picco che splendeva incandescente nel cielo azzurro. Chissà perché tutti si meravigliavano quando Belle sosteneva di preferire i vasti spazi alla città. Come se una ballerina, un'attricetta d'avanspettacolo non fosse in grado di apprezzare le bellezze naturali ma solo quelle del palcoscenico. Diciamo, un'ex ballerina, un'ex attricetta di Las Vegas, poiché all'età di trentasette anni sapeva che non le restavano molti anni ruggenti da spendere sulle scene! Tuttavia non aveva idea di che cosa avrebbe fatto da grande. Ed ecco che il giorno prima, alle otto del mattino, un notaio le aveva telefonato per annunciarle la morte di sua zia Meg. Invitava perciò Belle a presentarsi a Cheyenne entro settantadue ore per firmare e prendere possesso dell'eredità dell'anziana parente, un ristorante lasciatole per testamento da quest'ultima. Nonostante il dispiacere per quella dipartita, Belle non aveva potuto fare a meno di sorridere: invece di usare un ultimatum, la defunta aveva fissato una scadenza inderogabile, convinta che determinare una data e un'ora precisa invogliasse la gente ad attivarsi con la massima energia.

    Naturalmente, zia Meg, dall'aldilà, desiderava con tutte le sue forze che Belle si attivasse, altrimenti il piccolo ristorante sarebbe stato venduto a una catena di fast food. In quattro e quattr'otto, Belle aveva impacchettato le sue cose e caricato la sua vecchia jeep, contando di coprire la lunga distanza che separava Las Vegas da Cheyenne in quarantotto ore. Per colpa di Amore Bello, il tempo a disposizione si era accorciato di sei ore.

    Belle riportò lo sguardo sulla strada giusto in tempo per accorgersi che la jeep stava per tamponare con una certa irruenza il paraurti posteriore di un'elegante berlina con la targa californiana che recava la scritta comunic8. Schiacciò il freno con tutte le sue forze, non senza sentire il clangore metallico e lo stridio delle gomme sull'asfalto. Tentò di tenere fermo il volante, ma la jeep sbandò e uscì di strada, scivolando lungo la scarpata e inclinandosi pericolosamente. «No, no!» Lei si aggrappò freneticamente al volante ma la macchina continuò la sua corsa e urtò un enorme cactus.

    Ci fu una specie di rantolo, sottolineato da una serie di trilli spaventati, poi un rumore di vetri rotti. Infine il silenzio.

    Una nuvola di sabbia appannò il parabrezza, entrando nell'abitacolo e facendola tossire. Belle si guardò intorno e vide l'enorme cactus che aveva fermato la corsa della jeep, ma anche la portiera del passeggero aperta che oscillava al vento. Belle, spaventata tentò di raddrizzarsi sul sedile. «Amore Bello!» chiamò. Lanciò un'occhiata dietro dove, nella gabbia rovesciata, saltellava spaventato un pappagallo. Louie se l'era dunque cavata, ma che cosa era successo a...

    «Amore Bello!» gridò, ma la sua voce era flebile come la brezza del deserto. Belle fece un profondo respiro e ci riprovò. «Amore Bello!» ripeté, cercando di contenere il pianto isterico che le saliva alle labbra.

    «Sta... sta parlando con me?» disse una voce d'uomo.

    Attraverso il finestrino, due occhi grigi la fissavano. Lo sconosciuto si asciugò affannosamente il sudore dalla fronte. Sembrava scioccato, aveva sicuramente visto il volo della jeep ed era corso giù per portare aiuto alla sua occupante.

    «No, cerco Amore Bello» replicò lei, con voce tremante. «Ho paura...» E con la mano libera indicò la portiera spalancata. «Ho paura che sia volato fuori.» Le venne un pensiero orribile. Belle guardò il segno delle gomme sulla sabbia. «Forse...» Un groppo le si formò in gola. «Forse gli sono passata sopra con le ruote.»

    Lo sconosciuto la guardò perplesso prima di lanciare un'occhiata sul sedile di dietro. «Amore Bello sta bene, mi pare.»

    «Ma no, quello è Louie» lo contraddisse lei. Stavano perdendo tempo. Belle si afferrò alla maniglia. «Devo uscire di qui.»

    Lo sconosciuto allungò la mano e le toccò gentilmente il braccio. «L'assicuro che non c'è nessuno sulla strada né tantomeno sulla scarpata. Ma lei, come sta? Si è fatta male?»

    Lei cominciò ad armeggiare dal di dentro. «Ma certo che sto bene, mi aiuti ad aprire la portiera.»

    «La maniglia...»

    Lei lo fissò, impaziente. Lui stava scrutando la portiera come se non ne avesse mai vista una. «Non esiste nessuna maniglia.» Belle l'aveva persa durante l'incidente precedente e mai sostituita. «Si tolga di lì!» Si sporse con tutto il busto fuori del finestrino. «Devo assolutamente rintracciare Amore...» La portiera cedette sotto il suo peso e si spalancò. Lei si aggrappò al sedile e rimase in bilico, gli occhi fissi su un paio di costosi mocassini di pelle scamosciata.

    «Non si muova!» ordinò lo sconosciuto.

    «Come se potessi!» brontolò Belle, il sudore che le gocciolava dal naso per terra.

    Due mani l'afferrarono sotto le ascelle. «Venga fuori.»

    La tirò verso di sé e lei gli finì addosso, schiacciata contro il suo petto, la guancia contro la mascella di lui. Aspirò il lieve profumo di muschio che emanava dal volto e dalla polo candida dello sconosciuto. Doveva essere uno di quei manager impassibili che trovano risposta e soluzione a tutto. Come Bernard, il fidanzato numero due. Tutta razionalità e niente emozioni.

    «Le ho pestato i piedi» disse lei, facendo un passo indietro. Era scalza sulla sabbia infuocata, essendosi tolta i sandali per guidare. Saltellò da un piede all'altro per non bruciarsi e guardò verso l'autostrada. «Dev'essere rimasto lassù.»

    «Non c'è nessuno lassù, le garantisco» ripeté lo sconosciuto. «Né qui sotto. Ho guardato bene, anche nella scarpata, quando sono corso giù.»

    Lei s'introdusse di nuovo nella jeep e chinò la testa contro il volante, evitando lo sguardo perplesso dell'uomo. Bella fortuna essere ferma nel bel mezzo del deserto con un tipo dalla polo immacolata e dai mocassini di lusso. Dov'erano i famosi eroi cowboy, quando ce n'era bisogno? Agitò i piedi scottati dalla sabbia calda e dichiarò: «Ora mi metto i sandali, poi cercheremo Amore Bello». Infine, rivolta al pappagallo, aggiunse: «Sta' tranquillo, Louie, torno subito».

    Ma quando s'infilò il primo sandalo, le sue gambe cominciarono a tremare. Belle tentò di immobilizzarsi le ginocchia per controllare il tremito. Non si era fatta male, ma il contraccolpo emotivo ora si faceva sentire. Inoltre non sapeva che fine avesse fatto Amore Bello, l'unico essere vivente che le facesse compagnia nella sua nuova vita insieme a Louie. La prese il panico, doveva per forza essere vivo e lei doveva tenere duro per ritrovarlo. Se si lasciava andare adesso, non solo avrebbe perso Amore Bello, ma anche l'opportunità di ricominciare daccapo una nuova esistenza.

    Un profumo di muschio le solleticò le narici. Lo sconosciuto con la polo bianca si era chinato attraverso il finestrino e la osservava con preoccupazione. «Vediamo se si può rimettere in moto il suo veicolo.»

    «È una jeep» lo corresse tenendo una mano sul ginocchio e l'altra premuta sullo stomaco. Detestava quei momenti di debolezza, di solito era lei quella che si prendeva cura degli altri, quella che si assumeva le responsabilità. Con i suoi sei fratelli e sorelle e con le venti ballerine di fila, sue ex colleghe, era sempre stato così. Per colmo di sfortuna, le girava anche la testa.

    «È pallida come uno straccio, quanto all'Amore Bello...» Lo sconosciuto borbottò qualcosa d'incomprensibile e tirò fuori il cellulare dalla tasca. «Chiamo il nove, uno, uno. Lei ha bisogno di cure.»

    Era proprio ciò di cui non aveva bisogno. Questo signore premuroso e compassato voleva chiamare un'ambulanza che le avrebbe succhiato i pochi dollari rimasti e con cui sperava di raggiungere lo stato del Wyoming. Mentre lui già digitava il numero lei gli afferrò il braccio. «Non chiami nessuno, oppure...»

    Miao.

    Belle balzò in piedi. «Amore Bello!» gridò e si mise a cercare freneticamente nella jeep, frugando tra i vecchi giornali sul fondo. «È qui, è vivo!» Piangeva dalla gioia. Dal sedile posteriore, prese un'enorme borsa rosa acceso e l'aprì. Niente. Belle perlustrò con gli occhi il sedile davanti.

    Miao.

    Da sotto la camicia di flanella negligentemente buttata sul pavimento, sotto il sedile del passeggero, fece capolino una zampetta bianca e nera. «Amore Bello!» esclamò lei, scostando la camicia.

    Come per incanto, Dirk Harriman vide una pelliccia bianca e nera apparire da sotto il sedile. Un muso triangolare con due occhi verdi fissi sulla giovane donna sormontava quel folto ammasso di peli.

    «Oh! Amore Bello!» lo coccolò lei, prendendo il gatto tra le braccia e accarezzandolo con trasporto.

    Era il felino più grasso che Dirk avesse mai visto. Grande quasi come un cinghiale, pareva finto. Ma era chiaro che apparteneva alla signora della jeep.

    «Oh, bambino mio adorato, chissà che paura hai avuto» mormorava la donna con voce carezzevole, strofinando con amorevole dedizione la schiena e le zampe del gatto. «Ora ti gratto la pancia.» Detto fatto, la sconosciuta rovesciò la bestia e cominciò a frugarle la pancia con le dita affusolate dalle unghie smaltate di rosa.

    Dirk sentì una stretta allo stomaco e una strana sensazione di calore lo travolse. Colpa di quel sole, certamente. Gli conveniva inquadrare meglio la situazione. Dal gatto il suo sguardo si spostò sul braccio della sconosciuta e da lì sulla testolina di capelli biondi che si chinava amorevolmente sul micione, oggetto di tante cure e carezze affettuose.

    Capelli biondi? No, il colore di quella chioma ricordava lo champagne ben ghiacciato e finiva in teneri riccioletti sulla nuca abbronzata. Rivoli di sudore le scendevano sul collo per sparire sotto il colletto di una camicia d'uomo dalla misura sovrabbondante.

    Dirk notò la stoffa incollata alla schiena bagnata e si accorse che la donna non portava il reggiseno.

    «Ci crede che era qui?» disse, continuando a massaggiare la pancia del gatto obeso.

    «Mmh...» Dirk invece non riusciva a credere di essere lì in piedi, con quel caldo torrido, a chiedersi se la bionda color champagne indossasse o no il reggiseno. Era ora di risolvere la situazione e tornare con la mente alla difficile trattativa che lo aspettava. Disponeva di due soli giorni per raggiungere il New Mexico, pena la perdita dell'affare che doveva concludere. Lei si voltò, gli occhi umidi per l'emozione. Occhi di un bellissimo azzurro nei quali si era specchiato quando i loro corpi si erano indebitamente scontrati. Azzurri come il mar dei Caraibi. Lui si scosse da quei pensieri

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