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Le notti con il capo (eLit): eLit
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Ebook199 pages4 hours

Le notti con il capo (eLit): eLit

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About this ebook

Rory Baxter è il suo affascinante e irresistibile capo, ma anche l'uomo a cui lei, Lissa Coleman, non sa resistere. La sua regola ferrea di non avere rapporti sul posto di lavoro, però, la spinge a definire i loro focosi incontri notturni un semplice flirt. Oltretutto lui sembra d'accordo, visto che ha già avuto un'esperienza negativa in passato con una sua dipendente e non vuole assolutamente ripetere l'errore.
LanguageItaliano
Release dateApr 30, 2018
ISBN9788858985366
Le notti con il capo (eLit): eLit
Author

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    Le notti con il capo (eLit) - Natalie Anderson

    Titoli originali delle edizioni in lingua inglese:

    All Night With The Boss

    Harlequin Mills & Boon Modern Extra

    © 2007 Natalie Anderson

    Traduzioni di Alda Barbi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-536-6

    1

    Lissa aveva appena raggiunto la balaustra quando udì i passi alle sue spalle. Si girò in fretta e sedette sulla panchina al buio, sperando di non essere notata; le servivano cinque minuti per rinfrescarsi.

    Osservò la figura che si avvicinava. Sapeva bene di non essere invisibile, soprattutto per chi proveniva da quella direzione. Non riconobbe l’uomo. Era alla Franklin and Co. da soli cinque mesi e poteva dire di conoscere tutti quanti. Vide due gambe lunghe avvolte in jeans blu scuri che procedevano a falcate disinvolte, con la grazia che contraddistingueva un atleta naturale. Un uomo alto, con i capelli scuri. Non riusciva a scorgere altro, visto che la sola fonte di illuminazione sul balcone erano i lievi raggi di luce che sfuggivano dalle finestre della sala del consiglio d’amministrazione. Sospirò mentre il cuore le si stringeva. Gina doveva avere mandato fuori il suo amico Karl a farle compagnia. Perché la gente pensava sempre che gli incontri organizzati fossero una buona idea?

    Incapace di togliergli gli occhi di dosso, decise di ignorare il nodo allo stomaco e la promessa fatta a Gina di essere aperta a ogni possibilità. Al contrario, l’avrebbe fatta finita subito. Glielo avrebbe detto chiaro e tondo, in modo da potersene stare da sola, come desiderava.

    «Te l’ha detto Gina che ero qui fuori?» Usò il suo tono più deciso e distaccato.

    «No.» Colse un bagliore di denti bianchi mentre lui sorrideva nell’oscurità. Le sedette accanto con un gentile cenno del capo, posando il bicchiere poco lontano. Si era posizionato di fianco a lei, all’angolazione giusta. Il suo volto era in ombra ed era vicino, troppo vicino. La sua presenza si effondeva tutt’intorno, riempiva l’aria. Lissa colse un lieve aroma di agrumi. Limone, fresco e inebriante.

    «Senti, mi spiace» iniziò a dire in tono gentile ma fermo. «Non so cosa ti abbia detto Gina, ma io non sono per nulla interessata.»

    «Oh.» Ci fu una pausa. «Davvero?» Sembrava piuttosto sorpreso.

    Lissa prese un respiro profondo e continuò, con le parole che le si affastellavano le une sulle altre, desiderose di uscire. «Può sembrare difficile da credere, quando le persone intorno a te ce la mettono tutta per aiutarti ad andare avanti, ma io non ho voglia di divertirmi, credimi. Sono sicura che sei un tipo simpatico, non avrai alcun problema a trovarti un’altra. Specialmente là dentro.» Enfatizzò la frase facendo un ampio gesto verso le finestre. «Dopo tutto, Gina dice che sei davvero fantastico.»

    La sua risata improvvisa e secca la sorprese. Ciò che la sorprese ancora di più, però, fu il modo in cui le risuonò dentro. Era profonda, calda e asciutta.

    «Davvero? Gina è molto carina.» L’uomo bevve un sorso dal bicchiere. «Ma sai, io non credo di volere un’altra, specialmente non là dentro.» Imitò il suo gesto e il tono di voce, con divertita ironia.

    Lissa strinse le dita intorno al bicchiere freddo. Aveva ancora caldo ed era davvero seccata. Quell’interruzione non la stava di certo aiutando.

    «Come vuoi» disse infine, rassegnata. «Ma chiariamo subito una cosa. Non succederà nulla, ce ne stiamo solo qui a rinfrescarci, okay?» Si meravigliò un poco della propria sfacciataggine, forse non avrebbe dovuto parlare così schiettamente. Represse un sospiro. Era piuttosto difficile respirare in modo regolare con quel tipo seduto accanto. Curioso.

    «Mi va bene.» L’uomo sembrava disponibile. «Sei sempre così brusca?»

    Lissa aggrottò la fronte, arrossendo impercettibilmente. «Mmh, mi spiace se ti sono sembrata villana. Non intendevo esserlo, ma non voglio che sorgano altri malintesi.»

    «Okay.» Lui rise, un po’ troppo divertito, per i suoi gusti.

    Lo guardò e pensò che aveva l’aria piuttosto rilassata per essere uno che era appena stato rifiutato. Osservò il suo sorriso, ampio e invitante. Il tipo di sorriso che le faceva venire voglia di sorridere di rimando e di avvicinarsi di più al suo calore. Lissa tornò a guardare le finestre e notò due collaboratori che rivaleggiavano per ottenere l’attenzione di Gina. Poi scoccò un rapido sguardo di lato, verso Karl. Perché Gina non l’aveva avvertita che era l’uomo fisicamente più attraente della terra, e non solo un super latin lover?

    «Ora che abbiamo stabilito le cose» disse lui con leggerezza, appoggiandosi all’indietro, «perché non mi racconti qualcosa di te?»

    «Cosa vuoi sapere?» domandò Lissa. Gli aveva tolto subito ogni ragionevole speranza, prima ancora che si mettesse in moto. Non poteva essere troppo villana.

    «Non so.» Stese una gamba e la allungò, formando una barriera tra lei e la porta. «Da che parte dell’Australia vieni?»

    «L’Isola Meridionale della Nuova Zelanda» replicò lei freddamente, cercando di ignorare la gamba lunga davanti ai suoi occhi.

    «Scusa» ridacchiò lui, facendola di nuovo fremere dentro. «Riuscirai mai a perdonarmi?»

    Lei si strinse nelle spalle, minimizzando sull’errore e sulle proprie sensazioni. «Fa niente, non sono uno di quei neozelandesi cui prende un colpo se li si scambia per australiani.» Bevve un sorso del drink. Malgrado l’aria fresca, si sentiva ancora accaldata. Dopo un minuto si chinò verso di lui con aria cospiratrice. «A dire il vero, io non so ancora distinguere l’accento scozzese da quello irlandese.»

    «Incredibile.» Anche lui si chinò verso di lei e per un istante si chiese cosa avrebbe fatto. E cosa avrebbe fatto lei. La sua vicinanza le toglieva il respiro. «Quale dei due è il mio?»

    «Uh...» L’aveva presa in contropiede, non aveva accenti. Parlava come gli annunciatori dei canali della BBC. «Scozzese?»

    Lui inclinò il capo e tornò eretto. «Esatto.»

    Lissa si stava innervosendo per via dell’effetto che aveva su di lei. Ed era seccata per esserci rimasta male quando lui era tornato ad allontanarsi. Era una serata buia e fresca, ma lei si sentiva calda e confusa.

    Gina tornò a essere visibile dietro una finestra e Lissa la vide illuminarsi in volto mentre un uomo sconosciuto le si avvicinava. «Oh, quello deve essere Rory l’infame.»

    Karl girò il capo bruscamente e guardò anche lui la finestra. «Dove?»

    «Con Gina.» Rory sembrava assorbito da Gina mentre lei parlava e gesticolava selvaggiamente, con un entusiasmo pieno di effervescenza.

    «Bene» commentò Lissa, pratica. «Non credo che avrà grandi problemi, tu che ne dici?»

    «Problemi per cosa?» Karl tornò a guardarla.

    «Rory» replicò lei, impaziente. «Deve averti parlato di lui. È appena atterrato dopo un periodo di lavoro negli uffici di New York. È tornato con il titolo di più giovane consulente promosso socio. Deve iniziare domani, ma si era ventilata l’ipotesi che facesse un salto qui stasera. Gina ha messo il top blu per l’occasione.» Osservò la coppia per un altro po’. «Non capisco perché Gina pensasse di non avere chance. Credevo lo conoscesse appena, invece lui ha l’aria piuttosto interessata, non credi? Ed è giusto così, Gina è... è stupefacente.»

    «Se ti piace quel tipo di donna» commentò lui, senza sbilanciarsi.

    Lissa lo guardò, stupita. «È una bionda naturale, minuta e graziosa, con occhi azzurri stupendi e un sacco di brio.» Fece una pausa prima di aggiungere, con piacere perverso: «L’unico tipo d’uomo a cui lei può non piacere è un uomo che non ama le donne».

    «Ah!» Lui rise, tranquillo. «Davvero? Io penso che molti uomini preferiscano i tipi alti e slanciati, con grandi occhi castani e capelli color del miele.» E prima che lei potesse impedirglielo, allungò una mano e le sfiorò una ciocca di capelli.

    Lissa lo fissò, incapace di muoversi. Lo sentì prendere i capelli e tirarli piano, e pensò che avrebbe voluto che glieli accarezzasse tutti. Finalmente prese nota di ciò che aveva detto e sorrise, cercando di ignorare la qualità ipnotica della sua voce. La donna che lui aveva appena descritto era lei.

    «Slanciati?» chiese, divertita.

    «Già. Molto aggraziati.» Le sue dita arrotolarono le ciocche di capelli.

    Lissa inspirò a fondo. Non si sentiva più a proprio agio. Il motivo per cui era uscita a fare due passi sul balcone stava andando a farsi friggere. Certo, Karl si sapeva barcamenare bene. Liberò i capelli dalla sua mano e decise di ribadire la propria posizione. «Te l’ho detto, non è il caso che ti disturbi.»

    «Non mi disturbo.»

    La stava guardando con interesse. Lissa incrociò le gambe lontano da lui e fece dondolare un piede. «Sai, non è come me lo aspettavo.»

    «Chi... Rory?»

    «Sì, lo facevo più alto e degno di nota.»

    La sua attenzione tornò ad appuntarsi sulla presenza al proprio fianco. Lui era decisamente degno di nota. Lissa si rese conto che il suo ginocchio le premeva contro una gamba. Doveva essersi fatto più vicino. Era caldo e duro. Si agitò, irrequieta, e tornò ad accavallare le gambe.

    «Perché? Come te lo aveva descritto Gina?»

    «All’apparenza, come un dono di Dio.» Grata per il diversivo che le veniva offerto, rise e iniziò ad elencare sulla punta delle dita. «Alto, moro, affascinante, corpo da urlo, un leader severo, ma ammirato da tutti.» Fece una strana espressione. «Troppo bello per essere vero, non trovi? Questa è la versione di Gina, ovvio. Ma l’argomento decisivo è, e qui sto citando, quando ti guarda, è come se tu fossi l’unica persona sulla terra. Occhi pazzeschi.»

    Si girò a guardare Karl accanto a lei. Non riusciva a vedere bene gli occhi, il colore era indefinibile nell’ombra. Gina non glieli aveva descritti, era stata più impegnata a spiegarle quanto fosse divertente. Lissa però aveva la sensazione che lui fosse più che divertente, il che era molto pericoloso.

    Tornò alla propria descrizione di Rory. «Pare anche che sia Mister Irraggiungibile. Secondo le leggende che girano in ufficio, non ha mai avuto neppure una storiella con nessuna delle colleghe.»

    «E ciò lo rende irraggiungibile?»

    «Be’, sai, in questo posto pare che tutti abbiano delle storie tra loro.» La natura promiscua dell’ufficio di consulenza manageriale dove lei era stata assunta come sostituta temporanea era leggendaria. Vi lavoravano circa quarantacinque giovani talenti, tutti atletici, artistici, intelligenti e bellissimi. Era naturale che nascessero dei legami.

    «Non è poi così male, no?»

    «No, probabilmente no.» Ridacchiò. «In effetti è così. Sono tutti flirt brevi, le storie nate in ufficio non finiscono mai bene. Troppo complicate.» Complicate era dir poco, lei lo sapeva bene, grazie a Grant. «Ora Gina ha deciso di farmi incontrare te.» La voce le sparì d’un tratto.

    «E a questo proposito che ti ha detto?» Ora lui sembrava davvero divertito.

    Lissa lo guardò e optò per la verità. «Che eri un fantastico giocatore che sa come fare divertire una donna.» Provò un piccolo senso di colpa per avere ripetuto esattamente la descrizione di Gina, ma era inteso come un complimento e, a giudicare da come stavano andando le cose, l’amica non si era sbagliata per niente.

    «E saresti tu la donna che ha bisogno di un po’ di divertimento?»

    «È evidente che Gina la pensa così.» Sbottò in una risata allegra. «Ma non è vero. Quando vorrò un uomo, me lo troverò, grazie lo stesso. Gina era preoccupata per te, visto che non esci con una donna da un paio di mesi. Pensava che sarebbe stata una buona occasione per entrambi.»

    «Ah, quindi anche tu sei sola?»

    Già. Aveva anche pensato di trovare un compagno, il problema era che in quel periodo incontrava soltanto dei colleghi, e dopo Grant la sola idea di impegolarsi con un altro collega la faceva rabbrividire. A dire il vero, Gina voleva che uscisse con Karl per un flirt senza problemi prima di lasciare il paese. Ma quella era l’ultima cosa che le serviva. Lei non era un’esperta in materia, e a giocare con il fuoco si finisce bruciati. Si sarebbe lasciata coinvolgere solo da un tipo serio, sicuro, tranquillo.

    Quell’uomo non era sicuro. Le stava premendo le ginocchia contro, poteva percepire il suo calore. A un tratto desiderò sedersi più vicina a lui, sentire le sue gambe per intero, non solo le ginocchia. Chissà com’erano calde. Anzi, bollenti. Karl parve leggerle nel pensiero.

    «Hai freddo? È da un po’ che siamo qui fuori.»

    Lei scosse il capo e rispose in fretta. «Sto bene. Ma non ti voglio trattenere, torna dentro, se vuoi» gli disse con dolcezza, incerta se sperare che restasse o che andasse via. Era divertente e doveva ammettere che il suo modo lieve di flirtare la stuzzicava. Non c’era nulla di male a fare un po’ di pratica.

    «No, mi piace stare qui. È fresco e gradevole. Che stai bevendo, a proposito?» Osservò il contenuto del suo bicchiere con aria scettica.

    «Non so bene.» Lissa studiò il colore alla luce. «Penso sia qualcosa al sapore di mela.»

    «Quegli intrugli dolci ma pieni di alcool!» Karl era chiaramente disgustato.

    «È buono. Dolce.»

    «Ed è anche letale se lo bevi troppo velocemente. Quanti ne hai bevuti?»

    Lei si raddrizzò. «È il secondo.»

    «E hai cenato?»

    Lissa sentì la rabbia montarle in corpo. Si girò per guardarlo in faccia e gli urtò le ginocchia. Ignorando il calore che le salì tra le gambe, alzò il mento con aria di sfida. «È un tentativo di invito o stai insinuando che sono alticcia? In entrambi i casi, la risposta è no.»

    Lui si girò a sua volta e si chinò in avanti, portando il volto a pochi centimetri dal suo. Lissa inspirò bruscamente; la luce proveniente dalla finestra gli batteva sul viso e per la prima volta riusciva a vederlo in pieno. Prese nota della mascella forte, del naso diritto. Ma furono gli occhi a catturarla. Erano verde smeraldo, stupefacenti. Li fissò: non aveva mai visto nulla di simile. Passò qualche istante prima che ricordasse di respirare. Erano due occhi nei quali uno desiderava perdersi.

    Vivaci, caldi, lucidi.

    «Davvero?» replicò lui con voce strascicata e un lieve sorriso da furbetto.

    Affascinata, Lissa osservò quelle labbra morbide incurvarsi verso l’alto. Erano piene e invitanti. Si rese conto di quanto fossero vicini ora e si ritrasse con uno scatto. Tornò a guardare verso la finestra. Accidenti, forse era proprio alticcia. Di certo, lievemente confusa lo era.

    Impossibile. Non aveva bevuto granché. Doveva trattarsi della mancanza di cibo.

    «Sì, davvero» gli rispose, aspra. «Non pensare di convincermi a uscire con te per via delle cose che ti ha detto Gina.»

    Karl si sbilanciò in avanti, si prese la testa tra le mani e scoppiò a ridere.

    «Oh, smettila» commentò lei incerta, guardandolo a metà tra la rabbia e il divertimento. «Non è così buffa la cosa. Tu ci stai mettendo troppo impegno e, te l’ho detto subito, non hai speranze.»

    La risata non si interruppe e Lissa iniziò a chiedersi se non le fosse per caso

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