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Lo sceicco stregato: Harmony Destiny
Lo sceicco stregato: Harmony Destiny
Lo sceicco stregato: Harmony Destiny
Ebook150 pages2 hours

Lo sceicco stregato: Harmony Destiny

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About this ebook

Tornano I FIGLI DEL DESERTO. Uomini nati per comandare, destinati a trovare l'amore eterno...Jalal ha scoperto da poco di essere l'erede al trono dei Barakat e ha intenzione di rivendicare ciò che gli spetta di diritto: tiolo, regno e ...una moglie. Ma la prescelta, Clio Blake, è convinta che il principe sia segretamente innamorato di sua sorella Zara ed è ben decisa a non cedere alle lusinghe del tenebroso sceicco e a rimanersene in Canada. Ma allora perché non riesce a dimenticare i baci pieni di passione di Jalal?
LanguageItaliano
Release dateNov 10, 2016
ISBN9788858955956
Lo sceicco stregato: Harmony Destiny
Author

Alexandra Sellers

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Lo sceicco stregato - Alexandra Sellers

    successivo.

    1

    L'idrovolante accarezzò le cime degli alberi, il rombo del motore assordante mentre si dirigeva verso il lago poco distante per posarsi sull'acqua.

    Al volante del potente motoscafo che fendeva le acque del canale, Clio Blake sollevò il capo, sentendone il rumore. Il velivolo le sfrecciò di lato, e lei quasi desiderò di poterlo disintegrare con lo sguardo.

    Rallentò la velocità nel punto in cui il canale che collegava i due laghi si restringeva. Alcuni villini erano ancora disabitati, ma per la maggior parte erano stati riaperti in vista della bella stagione. Due uomini erano al lavoro davanti a uno di essi, e Clio li salutò agitando una mano.

    Una volta raggiunto il lago, tornò ad aumentare l'andatura mentre si dirigeva verso l'insenatura in cui si trovava la darsena. Il Twin Otter si era posato da qualche minuto e si preparava a ripartire.

    E lui era lì, sul molo. Era arrivato, purtroppo.

    Clio fece una smorfia di disappunto. Quanto detestava quell'uomo!

    I suoi genitori non avevano voluto sentir ragione e avevano accontentato sua sorella, tanto per cambiare. E ora il principe Jalal ibn Aziz ibn Daud ibn Hassan al Quraishi, nipote degli sceicchi del Barakat, era venuto a passare tutta l'estate da loro.

    È un grosso rischio farsi nemico un uomo di cui non si conosce la forza. Così le aveva detto in occasione del loro ultimo incontro.

    Lei lo aveva guardato simulando un altezzoso disprezzo, sapendo che Jalal non aveva un esercito su cui contare, ma si era sentita intimorita da quella velata minaccia. D'altronde, quell'uomo era arrivato a rapire sua sorella per far valere le proprie ragioni coi principi del Barakat.

    Sarebbe potuta finire molto peggio, era una fortuna che la cosa si fosse risolta senza che venisse versata una sola goccia di sangue. Ma da quel giorno, Jalal era diventato suo acerrimo nemico. Clio glielo aveva addirittura detto il giorno in cui erano state celebrate le nozze dei tre principi, comprese quelle di Zara e di Rafi. Per Clio, la giornata era stata rovinata dalla presenza di un simile farabutto, che solo qualche tempo prima tutti avevano considerato un bandito e che ora riverivano come un principe.

    Rabbrividì al pensiero di dover trascorrere tutta l'estate in sua compagnia. Ma una cosa era certa: non gli avrebbe mai perdonato per quel che aveva fatto a Zara e a tutti loro.

    Bandito o principe, per lei era e restava un detestabile, temibile nemico.

    Clio aveva da sempre una vera e propria adorazione per sua sorella maggiore, Zary. Così l'aveva chiamata sin da quando aveva cominciato a parlare, e così la chiamava anche adesso.

    Avevano preso tutte e due dalla madre: capelli neri, occhi scuri, struttura delicata... Ma Clio riconosceva di non poter competere con la bellezza della sorella. I capelli di Zara erano una massa di riccioli perfetti, mentre i suoi, pur essendo folti, erano liscissimi. Zara sembrava una principessa orientale, con gli occhi a mandorla, i tratti gentili e la carnagione vellutata come quella di una bambola di porcellana. Gli occhi di Clio avevano un taglio normale, le ciglia folte e lunghe. La bocca era come quella di suo padre, piena e carnosa, diversa da quella a forma di cuore che Zara aveva ereditato dalla madre.

    All'età di undici anni, Clio era già più alta e più formosa della sorella maggiore. Forse per questo aveva cominciato ad avvertire un forte istinto protettivo nei suoi confronti, pur essendo più giovane. Era sempre stata pronta a combattere le sue battaglie, anche quelle per cui Zara non riteneva di dover lottare. Come quella.

    Zara aveva già dimenticato tutto quello che le aveva fatto passare Jalal. Clio invece sapeva che non lo avrebbe mai perdonato. Quando la sorella aveva chiesto ai suoi di ospitarlo quell'estate, per permettergli di migliorare il suo inglese prima di frequentare un master postuniversitario, Clio si era opposta con tutte le forze.

    Ma non l'aveva spuntata.

    E ora era lì, ad accogliere Jalal il bandito, che era volato fin nell'Ontario a passare l'estate sulle rive del Love Lake, ospite indesiderato della famiglia Blake.

    Bella estate, quella che le si prospettava. Proprio una bella estate.

    L'aspettava sul molo, accanto a due valigie di tela. Si era tagliato la barba dall'ultima volta. Forse sperava di passare inosservato e di riuscire a mescolarsi con la gente del posto. Speranza vana. La posa aristocratica di quelle spalle ampie, l'angolazione del mento mentre si guardava intorno erano inconfondibili, diverse da quelle di tutti gli altri uomini che Clio conosceva.

    Gli fece un cenno con una mano, richiamando la sua attenzione, e poco dopo arrestò il motoscafo sotto di lui.

    «Clio!» esclamò Jalal, nel tono cordiale che avrebbe riservato a un vecchio amico.

    Così, voleva far finta di niente. Buon per lui. Clio non ne aveva alcuna intenzione. «Principe Jalal...» Gli fece un riverente saluto con il capo. «Forza, salta a bordo. Prima però lancia dentro i bagagli.»

    Jalal socchiuse gli occhi e annuì, ricevendo il messaggio. La sua offerta di amicizia era stata respinta e ne prendeva atto. «Grazie» disse. Sollevò le valigie e le scaraventò nello scafo, quindi rimase un istante a fissare accigliato il movimento dell'imbarcazione che si sollevava e si riabbassava sul rigonfiamento della propria scia.

    E Clio realizzò che forse non gli era mai capitato di fare una cosa per lei così banale come saltare all'interno di una barca priva di ormeggi.

    Quello era l'uomo che avrebbe dovuto dare una mano a suo padre, al porticciolo? Così avevano detto i suoi, quando lei aveva fatto storie. Jude era via, perciò un aiuto avrebbe fatto comodo a tutti.

    «Aggrappati qui» gli ordinò sbrigativa e gli porse una mano, tenendo l'altra saldamente sul volante. «Metti prima un piede sul sedile.»

    Non le sembrava il tipo disposto ad accettare aiuto da una donna; invece Jalal si allungò verso la sua mano. Ma quando le loro dita si sfiorarono, Clio sussultò come se avesse preso la scossa e si tirò istintivamente indietro.

    Per sua sfortuna, lui si era già sbilanciato in avanti. Annaspò un attimo nell'aria, poi atterrò goffamente con un piede sul sedile e sul fondo dello scafo con l'altro. Scivolò ancora, e Clio sollevò automaticamente le mani per soccorrerlo. E fu così che si ritrovarono quasi abbracciati, Jalal inginocchiato davanti a lei, con una guancia premuta sui suoi seni.

    Come due innamorati.

    Clio sentì il suo respiro caldo sulla gola e si irrigidì. Una collera improvvisa la inondò, infiammandola. «Toglimi le mani di dosso» gli intimò.

    Jalal si raddrizzò prima ancora che lei avesse finito di parlare. Anche lui fumava di rabbia. «Che cosa speravi di dimostrare?»

    L'intensità del suo sguardo la fece arrossire. «Non l'ho fatto apposta! Per chi mi hai preso?»

    «Per una donna che vede le cose a modo suo. Hai scelto di odiarmi, ma ancora non sai che cosa significhi. Per stavolta passi, ma se ti azzardi a farmi di nuovo uno scherzo del genere sarò costretto a fartelo capire.»

    Quelle parole ridestarono in Clio una certa inquietudine, che dissimulò dietro una falsa spavalderia. «Grazie per l'offerta, ma credo di saperlo già.»

    Lui scosse lentamente il capo. «Se lo sapessi, non ti comporteresti come una ragazzina.»

    «E con questo che vorresti dire?»

    «Che sei una donna, Clio, e io sono un uomo. Quando una donna decide di odiare un uomo con tutte le sue forze, dietro c'è sempre un motivo diverso da quello che immagina.»

    L'allusione era chiara e la lasciò esterrefatta. «Ha parlato Mister Arroganza, il detentore del titolo mondiale di lurido maschio sciovinista. E dire che vieni dal Barakat, uno stato che si vanta di aver superato da anni certi sciocchi pregiudizi...»

    «Io vengo dal deserto» le ricordò, a denti stretti.

    «E si vede!»

    Jalal le puntò un indice sul viso. «Nel deserto, l'uomo è disposto a fare certe concessioni a una donna, perché è consapevole della propria superiorità.»

    Clio sentì il sangue che le saliva agli occhi. «Questa è davvero...»

    «Per contro, una donna non si permette di rivolgersi a un uomo usando il tono di voce che tu usi con me. Le donne hanno la lingua affilata, gli uomini la forza bruta. Ci rispettiamo a vicenda, in modo da non dover ricorrere alle nostre armi l'uno contro l'altro.»

    «Mi stai minacciando?»

    «Ti sto solo spiegando come fanno ad andare d'accordo gli uomini e le donne in un paese civile.»

    «Be', da queste parti si usa diversamente» esplose lei, inviperita. «E nel caso in cui tu non lo abbia ancora notato, questo non è il deserto.»

    «Certo che l'ho notato.» Le labbra di lui si piegarono in un impercettibile sorriso. «Perché stiamo per urtare lo scafo dietro di noi, e questo non succederebbe mai nel deserto.»

    2

    Clio si girò di scatto, riafferrò il timone e sterzò fulminea, evitando per un soffio l'impatto con il piccolo cabinato ancorato lungo il porticciolo.

    Non era da lei distrarsi in quel modo, quando era alla guida del motoscafo. Tutta colpa di Jalal e dell'effetto che aveva sui suoi nervi.

    S'impose di ritrovare un certo autocontrollo e ripartì. Non doveva permettergli di provocarla in quel modo, decise. Soprattutto doveva cercare di contenere le proprie reazioni, se voleva arrivare alla fine dell'estate senza rimetterci la salute.

    Jalal si perse in contemplazione del panorama. «È la prima volta che vedo un posto così. È davvero molto bello.»

    «Immagino però che tu preferisca il deserto. È casa tua, in fondo» commentò Clio. A lei, quel poco di deserto che aveva visto negli Emirati del Barakat non era piaciuto. Un ambiente così ostile poteva produrre solo uomini duri e violenti. Come Jalal, appunto.

    «Casa mia non è da nessuna parte.»

    Lei lo guardò. «Ah, no? E perché?»

    «Mio nonno Selim non ha mai voluto che vivessi come un nomade. Quando ero bambino, mi diceva sempre che avrei avuto un futuro radioso, e mi fece capire che la mia casa non era lì dove ero nato. Poi mia madre mi portò nella capitale.»

    «Zara mi ha raccontato che qualcuno, a palazzo, s'impegnò a mantenerti agli studi sin da piccolo» intervenne Clio, ricordando una breve conversazione avuta con sua sorella tempo prima.

    «Sì, ma io allora non ne sapevo niente. Intorno a me accadevano tante cose che non capivo, ed ero troppo piccolo per chiedere spiegazioni. Poi, al momento d'iscrivermi all'università, mia madre mi diede una lista dei corsi a cui avrei dovuto partecipare, e certi vecchi sospetti tornarono ad affiorare. Le chiesi di rivelarmi chi seguiva con tanto interesse i miei traguardi, e perché. Ma lei non volle dirmi nulla.»

    «E tu, ti iscrivesti al corso di laurea che ti avevano consigliato?»

    Jalal rise di se stesso. Non capiva come mai stesse raccontando quella storia a una ragazza che non voleva nemmeno esserle amica. «Non lo so. Strappai la lista senza nemmeno leggerla e dissi che avrei scelto da solo quel che volevo fare.»

    «E come andò a

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