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L amore non ha prezzo: Harmony Collezione
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L amore non ha prezzo: Harmony Collezione

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About this ebook

Chi si credeva di essere? Stephanie Sommers è da sempre "allergica" all'arroganza e alla presunzione degli uomini che credono di piegare tutto e tutti con la bellezza,e sul lavoro non fa eccezioni. Certo perdere il finanziamento di un miliardario potrebbe costarle caro professionalmente. Il giorno dopo il primo, disastroso incontro...
LanguageItaliano
Release dateNov 10, 2016
ISBN9788858956380
L amore non ha prezzo: Harmony Collezione
Author

Helen Bianchin

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.

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    L amore non ha prezzo - Helen Bianchin

    successivo.

    1

    Raoul Lanier chinò lievemente il capo in un silenzioso cenno di saluto, mentre l'attraente assistente di volo sorrideva ai passeggeri che abbandonavano l'aereo.

    Il suo sguardo divenne più intenso e ammiccante, quando lui le sfilò davanti. Durante il lungo volo intercontinentale, l'hostess gli aveva rivolto attenzioni che andavano al di là della cortese sollecitudine riservata di norma ai passeggeri.

    Avrebbe potuto sicuramente rappresentare un interessante diversivo, se lui avesse cercato una breve avventura di una notte, si disse Raoul, lasciando l'apparecchio. In qualità di erede di un immenso impero multimiliardario, da anni si era radicata in lui una inclinazione alla massima prudenza, venata di cinismo.

    La natura era stata prodiga con lui, dotandolo di un'altezza invidiabile, di una figura elegante e di lineamenti gradevoli che gli permettevano di non passare inosservato. Un fisico asciutto e un gusto impeccabile completavano l'opera, rendendolo preda ambita di donne di ogni età.

    Questo era un vantaggio e una maledizione al tempo stesso, pensò Raoul con ironia, scendendo con la scala mobile e dirigendosi al ritiro bagagli.

    Guardò l'orologio: aveva due ore di tempo per ritirare le valigie, prendere un taxi che lo portasse in hotel a Double Bay, fare una doccia e cambiarsi d'abito prima del suo appuntamento.

    Il motivo principale del suo viaggio in Australia era saggiare la possibilità di aprire nuovi uffici a Sydney. Gli ingranaggi erano già stati messi in moto e poi, se ogni cosa avesse incontrato il suo favore, Raoul avrebbe concluso l'accordo.

    Dopo aver localizzato i propri bagagli, Raoul Lanier uscì dal terminal in cerca di un taxi. L'accecante sole estivo lo costrinse a inforcare subito gli occhiali scuri, mentre forniva al conducente il nome dell'hotel, prima di sprofondare nel sedile posteriore in un silenzio contemplativo.

    Raoul Lanier intendeva approfittare di quel viaggio per un breve soggiorno sulla Gold Coast nel Queensland. Da sempre nutriva un affetto paterno per entrambi i suoi fratelli. Il più giovane, Sebastian, si era appena sposato e in quel momento si trovava in vacanza in Europa.

    Era piuttosto preoccupato, invece, per Michel, il cui matrimonio sembrava attraversare una profonda crisi dopo soli sei mesi. Un paio di mesi prima, la moglie aveva lasciato New York e si era recata in Australia per recitare in un film che sarebbe stato girato negli studi della Warner Brothers, situati sulla Gold Coast.

    Poche settimane dopo Michel aveva seguito Sandrine nella speranza di una riconciliazione. Successivamente la casa produttrice del film si era trovata ad affrontare dei seri problemi finanziari, e Raoul sospettava che Michel intendesse capovolgere questa situazione a proprio vantaggio.

    I fratelli Lanier possedevano una considerevole fortuna personale, infatti. Michel avrebbe potuto agevolmente sacrificare qualche milione di dollari per sovvenzionare la produzione del film senza comunque mettere a repentaglio il patrimonio.

    Una frenata improvvisa e l'imprecazione soffocata del conducente del taxi, seguita da qualche parola di scuse, catturò l'attenzione di Raoul. Guardò fuori dal finestrino e solo allora notò il traffico intenso e, in lontananza, i grattacieli che si stagliavano contro il cielo. Valutò che sarebbero occorsi altri dieci minuti, quindici al massimo, per raggiungere il Ritz-Carlton Hotel di Double Bay.

    Raoul conosceva bene quella grande città dell'emisfero australe, di cui apprezzava la bellezza e la sorprendente architettura, nonostante mantenesse un amore particolare per la Francia, il suo paese d'origine.

    Risiedeva ad Auteuil, in un lussuoso appartamento disposto su due piani, arredato con mobili d'epoca, preziosi tappeti orientali e oggetti d'antiquariato. Era nato e cresciuto a Parigi e dopo essersi laureato in una delle più famose università, era stato assorbito dalla Lanier Corporation.

    Raoul sorrise al ricordo di quel primo periodo sotto la severa tutela del padre. Henri Lanier presiedeva tuttora la multinazionale, che di fatto era diretta da Raoul e Michel. Sebastian, invece, si era dato alla giurisprudenza. Dopo essersi laureato e aver lavorato qualche anno come avvocato, aveva scritto e pubblicato il suo primo romanzo.

    Il taxi rallentò, fino a fermarsi davanti all'entrata di un hotel a pochi passi dal mare. Raoul porse al conducente una banconota ripiegata e scese dall'auto, mentre l'usciere dell'albergo ritirava i suoi bagagli dal baule del taxi.

    Dopo aver compilato il registro, Raoul richiese che gli venisse servito il pranzo a mezzogiorno e salì nella propria camera per una doccia veloce e qualche telefonata.

    Dopo pranzo si vestì e scese di nuovo nella hall, dove aveva appuntamento con la persona che si sarebbe occupata di cercare e avviare i nuovi uffici della Lanier Corporation a Sydney.

    Concluso l'accordo con reciproca soddisfazione, tornò in camera, dove telefonò a Michel comunicandogli che sarebbe arrivato il giorno seguente.

    Per la serata non aveva previsto grandi programmi e dopo aver ordinato una cena leggera e aver lavorato un paio d'ore sul computer portatile, decise di andare a letto.

    Stephanie premette il pulsante dell'interfono.

    «È arrivato Michel Lanier.»

    Stephanie rabbrividì di fronte al pessimo accento francese della segretaria e al suo evidente tentativo di fare buona impressione. Michel Lanier in effetti, non era tipo da passare inosservato.

    «Dammi solo un minuto e poi fallo passare.»

    In qualità di direttrice del marketing, condurre i colloqui preliminari rientrava nelle sue competenze. Stephanie amava la sua professione, era ben retribuita e le dava grandi soddisfazioni. Il suo compito consisteva nell'individuare le esigenze del pubblico, così che la casa produttrice potesse investire adeguatamente il proprio denaro e trarne profitto.

    Il film di cui avrebbero discusso, aveva superato il budget iniziale, i tempi si erano allungati oltre il previsto e le riprese non erano state ultimate. La mancata realizzazione del film aveva scatenato le ire di Sandrine Lanier, modella e attrice, a cui nel film era stata affidata una parte secondaria e suo marito si era offerto di contribuire con una considerevole somma di denaro a salvare la pellicola.

    Sentendo bussare alla porta, Stephanie sistemò i documenti che aveva sulla scrivania.

    «Michel e Raoul Lanier» annunciò la segretaria.

    Lei nascose la sorpresa udendo entrambi i nomi e si alzò per salutare i due uomini con una cordiale stretta di mano.

    «Prego, accomodatevi» li invitò indicando le due poltrone in pelle.

    «Mio fratello avrebbe piacere di presenziare al nostro colloquio, se non le dispiace» disse Michel Lanier.

    Che cosa avrebbe dovuto rispondere? «Non mi dispiace affatto.»

    Michel fece le presentazioni. «Raoul, la signora Stephanie Sommers.»

    Doveva essere prossimo ai quaranta, valutò Stephanie e più vecchio di Michel di soli pochi anni. I due si somigliavano molto, sia come struttura fisica sia nei lineamenti, ma Raoul aveva i capelli scuri, quasi neri e occhi grigi, dallo sguardo penetrante e intenso. Le labbra erano morbide, sensuali, e denotavano una personalità capace di vivere grandi passioni.

    Raoul Lanier era molto conosciuto nel mondo della finanza e la sua presenza le fece dubitare che Michel intendesse semplicemente salvare il film in cui sua moglie interpretava un ruolo minore.

    «Molto lieto, Stephanie.»

    La sua stretta era decisa, la mano calda e robusta. Lei fu percorsa inspiegabilmente da un brivido.

    «Il piacere è mio, signor Lanier» rispose sforzandosi di assumere un tono formale.

    «Raoul» la corresse lui, «un formalismo eccessivo potrebbe creare confusione» aggiunse indicando Michel.

    L'accento francese, benché lieve, era evidente e la sua voce carezzevole e profonda le suggerì che avrebbe fatto meglio a stare all'erta. Era un uomo decisamente affascinante.

    Stephanie tornò lentamente dietro alla scrivania e si sedette. Voleva fosse chiaro che quello era il suo posto e che lì era lei a detenere il potere.

    «Ho le cifre che mi ha chiesto» esordì rivolgendosi a Michel e ignorando deliberatamente Raoul. «Insieme a una serie di proposte che potremmo utilizzare per promuovere il film. Sono certa che troveremo un accordo. Naturalmente non potremo iniziare la promozione finché il film non sarà completato. L'ufficio marketing deciderà in seguito quali scene utilizzare per attirare l'interesse.»

    Stephanie continuò a mantenere la propria attenzione focalizzata su Michel.

    «Sarebbe interessante poter includere il suo nome nella campagna pubblicitaria, sia come produttore sia come marito di Sandrine.» Il suo atteggiamento era puramente professionale. «Spero che lei non abbia nulla in contrario, è un modo per proteggere il suo investimento. Ci sono domande?»

    «Ha un altro appuntamento?» le chiese Raoul con voce suadente.

    «Sì.» Stephanie guardò l'orologio e si alzò in piedi. «Mi dispiace non potervi dedicare altro tempo.» Lei incrociò lo sguardo di Michel, prese una busta dalla scrivania e gliela porse. «Dopo che avrà esaminato i documenti, mi chiami pure per qualsiasi chiarimento.»

    «Io preferirei proseguire la conversazione» intervenne Raoul secco. «Potremmo cenare insieme questa sera? Ci saranno anche Michel e Sandrine. Alloggio allo Sheraton Mirage. Le va bene alle sei e mezzo nella hall?»

    Stephanie trattenne a stento l'istinto di sbraitare. Fu pesantemente infastidita dal fatto che lui fosse convinto che lei avrebbe accettato l'invito.

    «Mi dispiace, ma non è possibile.»

    «Un appuntamento che non può disdire nemmeno in vista di un affare importante?»

    «Devo andare a prendere mia figlia alla scuola materna tra circa mezz'ora.»

    Il file dei suoi dati personali era facilmente accessibile a chiunque avesse le conoscenze giuste, per Michel o Raoul Lanier sarebbe stato un gioco da ragazzi.

    «Non può chiamare una babysitter?»

    Adesso l'invadenza di quell'uomo era davvero irritante.

    «A quest'ora non è facile trovarne una disponibile» rispose lei seccata.

    «Potrebbe fare almeno un tentativo.»

    Stephanie si trattenne a stento dal mandarlo al diavolo. Michel Lanier era un uomo ricco, ma lei non poteva essere certa che il denaro investito nella produzione del film fosse suo e non invece della Lanier Corporation. In quel caso, ovviamente, anche Raoul Lanier avrebbe avuto tutto il diritto di dire la propria.

    Avrebbe potuto insistere affinché l'incontro venisse rinviato a un'altra sera, ma non voleva apparire troppo pedante o scortese.

    «Se mi volete scusare qualche minuto...»

    Stephanie si avvicinò alla porta, l'aprì e attese che i due

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