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La perla nera
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La perla nera

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About this ebook

Nell'Inghilterra di Enrico VIII, sullo sfondo degli eventi che di lì a poco segneranno il corso della storia, si snoda la vicenda di sir Harry Latimar e della giovane Elizabeth de Cheyne, per tutti Bess, giunta alla corte dei Tudor per occuparsi del guardaroba della regina Anna Bolena. Lui, cortigiano dalla dubbia reputazione che sfoggia una perla nera all’orecchio, fa subito breccia nel cuore dell’ingenua fanciulla di campagna. Il loro, però, è l'incontro tra due mondi diversi e inconciliabili, e pare fin dall’inizio un amore impossibile. Ma le tragiche vicende di cui sono testimoni insegneranno loro che la forza dei sentimenti è in grado di superare ogni ostacolo.
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2017
ISBN9788858963203
La perla nera

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    La perla nera - Laura Cassidy

    successivo.

    1

    Il clima già rigido di quel gennaio del 1536 era peggiorato nel corso del viaggio. Elizabeth de Cheyne si strinse nel suo logoro mantello di lana e si infilò alcune ciocche di capelli, fradice di pioggia, sotto il cappuccio. Pensava con rimpianto alla sua casa ormai lontana, nell'ovest del paese. Le dolci colline del Devon sembravano chiamarla, mentre il carro proseguiva tra scosse e balzi lungo la strada ridotta a un pantano.

    Elizabeth rivolse un'occhiata furtiva accanto a lei, al vecchio seduto a cassetta che la stava conducendo in un luogo dove lei non voleva andare, per vivere con gente sconosciuta.

    «Siamo ancora molto lontani, signore?» gli domandò timidamente.

    «Eh?» Il vecchio incurvò le spalle e fece schioccare la frusta al di sopra della testa del ronzino che trainava il carro. Per miglia e miglia aveva finto di non udire nemmeno la voce lieve della fanciulla, accrescendo ulteriormente i tormenti della poverina. Ogni volta che si erano fermati presso una locanda lui l'aveva piantata in asso anche se, conoscendo bene quei posti, avrebbe facilmente potuto fare qualcosa per aiutarla a orientarsi. Per tutta la vita infatti, come venditore ambulante, aveva battuto la via per Londra, tanto da conoscerla ormai a menadito. Proprio per quel motivo il padre di Elizabeth gli aveva affidato la figlia, affinché la scortasse nel suo primo viaggio lontano da casa.

    Al pensiero di suo padre gli occhi di Elizabeth si riempirono nuovamente di lacrime. Le scacciò con un gesto della mano e, avvertendo il vento farsi più sferzante e l'aria ancora più gelida, disse con rabbia: «Rispondetemi, signore! Vi ho chiesto quanto ci resta ancora da percorrere per oggi».

    Il vecchio smise di tormentare il cavallo con la frusta e si fermò a guardarla, sorpreso. Era la prima volta che quel topolino di campagna osava dar mostra del proprio carattere. Bisognava ammettere che durante il tragitto aveva iniziato a nutrire una certa ammirazione per lei. Quella ragazzetta aveva sopportato senza lamentarsi le scomodità di un viaggio compiuto nella stagione più inclemente dell'anno. Per quanto lui si fosse sforzato di ignorare ogni timido tentativo di avviare una conversazione, non aveva potuto fare a meno di notare lo spirito indomito con cui lei aveva accettato ogni piccolo contrattempo occorso, rivolgendogli sempre un sorriso e una buona parola alla fine della giornata, anche quando lui non era stato capace di trovarle un pasto caldo o un letto asciutto nel quale riposare.

    Ora, invece, tutto d'un tratto, la vedeva accesa d'ira. Be', dopo tutto era la figlia di un cavaliere. Un cavaliere decaduto, sì, rovinato nel fiore della sua carriera da una sfortunata caduta in un torneo, ma pur sempre un nobiluomo. Inevitabilmente, si era dovuto sposare al di sotto del proprio rango, con la figlia di un fattore, una giovane paffuta e graziosa dal rinomato buon senso. Da quell'unione era nata Elizabeth, da tutti chiamata Bess, che aveva ereditato dalla famiglia paterna l'ossatura delicata, i capelli biondo cenere e gli occhi come il più azzurro dei cieli. Ma in quel momento quegli stessi occhi assomigliavano piuttosto a una distesa d'acqua ghiacciata, tanto da convincere l'uomo a degnarla finalmente di una risposta.

    «Avvisteremo Greenwich prima che faccia buio, madamigella.»

    «Oh.»

    L'umore di Bess precipitò, se possibile, ancora di più. Tutto sommato, perfino le scomodità del viaggio sembravano preferibili all'incertezza che la attendeva. Pensò con risentimento al capriccio che aveva colto la sorella di suo padre quando, di punto in bianco, si era ricordata del fratello minore che non vedeva da anni, decidendo di segnalare la nipote Bess all'attenzione della propria figlia, una dama presso la corte dei Tudor.

    Dallo sfortunato incidente capitato a Robert de Cheyne, non vi erano stati contatti tra lui e la sorella Isobel, a parte la comunicazione, diciassette anni prima, della nascita di Elizabeth. I genitori dei due erano morti da tempo e, dopo che Robert aveva orgogliosamente rifiutato un'offerta d'aiuto ai tempi dell'incidente, Isobel l'aveva abbandonato a marcire nelle campagne del Devon, per usare le sue stesse parole.

    In verità Robert de Cheyne era stato un tempo un valente cavaliere, tra i preferiti del giovane re Enrico VIII. Trovandosi d'un tratto storpio, straziato dal dolore e con la prospettiva di una lunga convalescenza, il suo unico desiderio era stato quello di allontanarsi da corte per nascondere quell'umiliazione agli occhi di tutti, ed Enrico e la sua cerchia di cavalieri si erano dimenticati di lui con crudele facilità.

    Mano a mano che il suo fisico provato si ristabiliva, Robert si era consolato stabilendosi in una fattoria del Devon e sposando una giovane del posto, mettendo così quante più miglia possibile tra sé e la gloria dei tempi passati.

    Bess sapeva ben poco di tutto ciò. Sapeva però che suo padre era un uomo gentile, a volte taciturno, ma di solito paziente e di buon umore. Sapeva dei suoi nobili natali e, senza nemmeno farlo apposta, aveva modellato il proprio modo di parlare e di agire su quello di lui.

    Alla fattoria Bess era cresciuta serena e felice, adattandosi con gioia e zelo al duro lavoro e ai pochi agi concessi.

    E ora, avanzando a scossoni lungo la via dissestata, tornò con il pensiero agli eventi che l'avevano strappata dalla sua dimora per portarla a compiere quello scomodo viaggio. Seppure con un certo ritardo rispetto al resto del paese, anche nel tranquillo villaggio del Devon era giunta la notizia che Caterina, la pia sposa del re, era stata messa da parte senza troppe cerimonie per una popolana e, secondo le malelingue, una strega. Bess non aveva saputo commentare la notizia, ma suo padre aveva esecrato quel gesto, meravigliandosi che il re avesse potuto commettere una tale bassezza. La madre di Bess, era invece stata di diverso avviso.

    «Un uomo ha bisogno di figli, Robert» gli aveva detto in tono sbrigativo, «e un re ha bisogno di un erede ancora più degli altri». E la regina Caterina, per quanto nobile, aveva pur sempre dato alla luce una sola figlia femmina, e si avvicinava ora a un'età sterile. Per Joan de Cheyne, nata in una casa di vigorosi contadini, un figlio maschio era necessario a garantire la sopravvivenza di qualsiasi famiglia, figuriamoci di una stirpe regale!

    Da quel punto di vista, anche la nascita di Bess era stata, dapprincipio, una piccola delusione. Ma i suoi cugini maschi avevano sempre prestato grande aiuto alla fattoria e la natura amabile e sveglia della piccola aveva presto fatto dimenticare ai genitori il rimpianto per non aver avuto figli maschi. Una donna, perlomeno, si ripetevano spesso, aveva la speranza di concludere un buon matrimonio e con esso di elevare la propria condizione sociale. E non vi era dubbio che, data la bellezza di Bess e i suoi modi eleganti, i due nutrissero parecchie aspettative in quella direzione. Dunque, quando era giunto l'invito di lady Margaret affinché la giovane cugina la raggiungesse a corte, entrambi i coniugi de Cheyne l'avevano accolto con entusiasmo.

    Il marito di Isobel era infatti amico di Thomas Boleyn, padre della nuova regina, e di riflesso l'intera famiglia era ora vista con favore a corte. I preparativi per il viaggio di Bess erano dunque subito iniziati, e il giorno della partenza era arrivato, ad avviso di Bess, fin troppo in fretta, anticipato da un Natale mite e da un inizio d'anno non troppo freddo.

    Per caso, Will Soames, il venditore ambulante, aveva trascorso l'inverno nell'ovest, ed era pronto a tornare a Londra. Robert de Cheyne gli aveva chiesto di accompagnare la figlia, per quanto a Bess quell'uomo non piacesse molto e a Will l'idea di trovarsi quel fardello sul gobbo sorridesse ancora meno.

    «Madamigella...»

    Bess sobbalzò nel sentirsi chiamare e toccare sul braccio. Will indicò un punto lontano con la punta della frusta. «Laggiù si trova Greenwich.»

    Lei si sforzò di guardare attraverso la fitta pioggerella, e scorse un'imponente costruzione di pietra, a forma di T, emergere dalla nebbia come uno spettro. Un senso di presagio, misto a un'intensa agitazione, si impossessò di lei, mentre con lo sguardo valutava l'intera sagoma del palazzo, per poi fissarlo sull'alta guglia della chiesa situata all'interno delle mura, puntata verso il cielo scuro come un dito accusatore.

    Come se avesse avvertito che cibo e riposo fossero ormai vicini, Grey, il cavallo, impose alle sue vecchie membra un'andatura più veloce e in breve il carro raggiunse un cortile acciottolato, su cui si affacciavano gli appartamenti reali.

    Bess si era messa a sedere dritta come un fuso, frastornata dal vociare che di colpo si era levato tutt'attorno e dal via vai di figure sconosciute. Non aveva mai visto tante persone tutte insieme in vita sua. Di certo tutti i carri e i cavalli di Londra dovevano essersi dati appuntamento in quel cortile! Gettò indietro il cappuccio e cercò di ravviarsi i capelli con mani tremanti.

    Will Soames individuò una guardia in livrea e, dopo aver estratto dal mantello una pergamena arrotolata, balzò giù da cassetta. Facendosi largo nella calca a forza di spallate, avanzò fino a piantarsi davanti alla guardia, che lo degnò a malapena di un'occhiata, anche quando Will gli mise il documento sotto il naso. Era la lettera di Isobel che invitava la nipote a corte. L'uomo la lesse senza fretta.

    Bess rimase a guardare come intontita, finché il cavallo, innervosito dalla folla, avanzò scalpitando di alcuni passi, emettendo un nitrito spaventato. Il freno che Will aveva applicato al carro, mezzo marcio per l'umidità, cedette, e Bess si aggrappò al sedile di legno per mantenere l'equilibrio. Le teiere e le posate di stagno ammassate nel retro del carretto tintinnarono fragorosamente, facendo agitare l'animale ancora di più.

    «Badate al vostro cavallo, madama!» le strillò un passante dall'aria assai poco raccomandabile. Bess annaspò verso le redini, spaventata, senza sapere che cosa fare.

    A quel punto un altro uomo, che era rimasto fino ad allora a osservare la scena in disparte, si issò agilmente a cassetta e, afferrate le redini, tirò nuovamente il freno, emettendo nel frattempo un buffo verso per calmare Grey. Si rivolse poi a Bess. «Va tutto bene, madamigella» la tranquillizzò.

    Lei lo fissò, sgranando i suoi grandi occhi azzurri nel notare lo sfavillante abito grigioargento e le lunghe mani ingioiellate dello sconosciuto. Lui resse quello sguardo con una disinvoltura che aveva in sé un che di arrogante, mentre a sua volta indugiava con i suoi occhi neri sui vestiti logori di Bess e sui suoi capelli spettinati e intrisi di pioggia.

    «Vi ringrazio, signore» mormorò lei.

    «Non vi era alcun pericolo» le assicurò. «Questa povera bestia non ha nemmeno la forza di arrecar danno!»

    Bess arrossì, sicura che nello svilire Grey lui intendesse in verità mostrare disprezzo per lei.

    «Harry! Venite, lasciate perdere quella sguattera» gridò a quel punto un giovanotto, parte di un gruppo raccolto all'entrata del palazzo. «Non vorrete far aspettare la regina?»

    Bess trasse un respiro affrettato. «Signore, non sono una sguattera. Sono la figlia di un cavaliere...»

    L'uomo in grigio indugiò nello scendere con grazia dal carro. «Davvero?»

    «Sono lady Elizabeth de Cheyne, dal Devon» puntualizzò lei a mezza voce. «Figlia di Robert de Cheyne.»

    «I miei omaggi, mia signora.» L'uomo si tolse il cappello, restando a capo scoperto sotto la pioggia sferzante. «Sir Harry Latimar, al vostro servizio.» Prese la mano fredda di lei e se la portò alle labbra.

    A quel contatto Bess avvertì qualcosa muoversi dentro di lei, prendendo vita. «Sono onorata di fare la vostra conoscenza» rispose, ritirando poi la mano e infilandola sotto il mantello.

    Per un attimo sir Latimar la studiò con attenzione, quindi si rimise il proprio vistoso copricapo piumato, abbozzò un inchino e sparì nella folla per ricongiungersi agli amici.

    Poco dopo Will fu di ritorno, borbottando: «Nessuno sa del vostro arrivo, madamigella. Hanno mandato a chiamare lady Margaret. Dobbiamo attendere».

    Bess tirò di nuovo su il cappuccio. La pioggia continuava a cadere in grosse gocce, formando poi rivoli tra i ciottoli. Dopo quella che parve un'eternità, un ragazzetto vestito di una tunica blu e viola li raggiunse. «Voi siete lady Elizabeth de Cheyne? Venite con me, vi prego. Lady Margaret vi aspetta.» La aiutò a scendere dal carro e la sorresse quando rischiò di scivolare a causa della pioggia e delle sue gambe intorpidite dalla prolungata inattività.

    Bess seguì il giovane, dopo aver rivolto a Will un cenno di saluto con la mano. Il suo ultimo punto di contatto con il passato non le rispose nemmeno, limitandosi a stringersi nelle spalle e far schioccare la frusta.

    Il paggio condusse Bess oltre un ingresso secondario, e poi su per una scalinata di pietra. Percorsero quello che le parve un dedalo di corridoi, finché lui non giunse a spalancare una pesante porta di quercia, scostando poi una tenda di velluto. «Lady Elizabeth de Cheyne» annunciò, quasi senza fiato.

    Bess era appena entrata che già sentì la porta richiudersi con un tonfo alle sue spalle. Avanzò lentamente nella stanza illuminata dalla luce delle candele. Era un vano quadrato, dal soffitto basso, arredato in modo sontuoso, su un lato del quale si aprivano ampie finestre. L'ambiente era riscaldato dal fuoco che ardeva nel camino. Alla sinistra del focolare si stagliava un passaggio ad arco, oltre il quale si intravedeva una camera da letto. Il freddo pavimento in pietra era coperto da tappeti di seta dai motivi esotici e dai colori vivaci. A Bess parve la stanza più bella che avesse mai visto.

    Una donna si alzò per accoglierla. «Elizabeth? Cugina, siate la benvenuta.»

    Bess si trovò avvolta in un affettuoso abbraccio. La donna che la stava baciando con slancio su entrambe le gote era piccola e paffuta, vestita di seta color crema, e aveva i capelli biondi nascosti da un copricapo a tre punte tempestato di brillanti. Non era bella, ma il suo volto era reso gradevole da un sorriso dolce e spontaneo. Di riflesso, anche Bess le sorrise.

    «Come siete graziosa!» esclamò Margaret. «Avete la bellezza dei de Cheyne, vedo. Mentre io...» Fece un gesto rassegnato con le mani. «Quello sciagurato di mio fratello ha ereditato tutto il fascino, ahimè.»

    «Voi siete molto... elegante, cugina» la rincuorò Bess.

    Margaret rise e condusse la sua ospite verso il camino. «C'è sempre eleganza, laddove non vi è bellezza, o almeno così si dice.»

    Aiutò Bess a sfilarsi il mantello inzuppato di pioggia e scosse il capo in segno di disapprovazione nel vedere che anche l'abito, al di sotto, era bagnato.

    «Questo abito non vi rende giustizia. Toglietelo, cugina, vi darò qualcosa di più adatto.»

    Corse a frugare in una grossa cassapanca e ne estrasse una nuvola di seta lilla. «Un colore perfetto accanto ai vostri splendidi capelli.»

    Senza mai smettere di chiacchierare, aiutò Bess a togliersi gli abiti bagnati e a indossare quelli nuovi. Poi, presa una spazzola d'argento, si mise all'opera per sciogliere i nodi che si erano creati nei capelli della cugina, lasciando scorrere le dita in quella massa serica. Infine li legò in un pesante nodo sulla sommità della nuca.

    «Ecco.» Indietreggiò di un passo per meglio ammirare il risultato dei propri sforzi.

    Condusse Bess verso uno specchio dalla

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