Trova il tuo prossimo book preferito
Abbonati oggi e leggi gratis per 30 giorniInizia la tua prova gratuita di 30 giorniInformazioni sul libro
Vite incrociate: Harmony Jolly
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Sep 20, 2017
- ISBN:
- 9788858970294
- Formato:
- Libro
Descrizione
Se solo si potessero coniugare...
Valentina Montanari e Giovanni Laurito si sono conosciuti in una circostanza davvero singolare: i rispettivi figli sono stati scambiati tra loro al momento della nascita, e ora i legittimi genitori li rivogliono indietro. Entrambi, però, hanno cresciuto da soli i neonati e se Valentina non può pensare di separarsi dal piccolo Ric, Giovanni non vuole lasciare il suo Vito. Nella romantica cornice di Ravello e della Costiera Amalfitana, i due genitori finiscono con l'innamorarsi l'uno dell'altro, a dispetto delle malelingue e del fatto che non tutti nelle rispettive famiglie sono d'accordo con la loro unione. Riusciranno Valentina e Giovanni a scacciare definitivamente i fantasmi del passato e a costruire la famiglia dei loro sogni?
Informazioni sul libro
Vite incrociate: Harmony Jolly
Descrizione
Se solo si potessero coniugare...
Valentina Montanari e Giovanni Laurito si sono conosciuti in una circostanza davvero singolare: i rispettivi figli sono stati scambiati tra loro al momento della nascita, e ora i legittimi genitori li rivogliono indietro. Entrambi, però, hanno cresciuto da soli i neonati e se Valentina non può pensare di separarsi dal piccolo Ric, Giovanni non vuole lasciare il suo Vito. Nella romantica cornice di Ravello e della Costiera Amalfitana, i due genitori finiscono con l'innamorarsi l'uno dell'altro, a dispetto delle malelingue e del fatto che non tutti nelle rispettive famiglie sono d'accordo con la loro unione. Riusciranno Valentina e Giovanni a scacciare definitivamente i fantasmi del passato e a costruire la famiglia dei loro sogni?
- Editore:
- HarperCollins Italia
- Pubblicato:
- Sep 20, 2017
- ISBN:
- 9788858970294
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
Correlati a Vite incrociate
Anteprima del libro
Vite incrociate - Rebecca Winters
successivo.
1
Erano quasi le tre del pomeriggio quando Valentina Montanari terminò il test online di un esame di ingegneria e lo inviò all'Università Federico II di Napoli. Adesso poteva mettere da parte gli studi per un semestre e dedicarsi a tempo pieno al suo bambino, pensò, con un sospiro di sollievo.
Le era venuto mal di schiena a restare seduta così a lungo e decise di concedersi una pausa. Si alzò e dalla terrazza, dove aveva lavorato con il computer portatile, entrò all'interno della villa. Si diresse in cucina per bere qualcosa di fresco.
«Qualcosa non va, Valentina?» le domandò Bianca, la governante di suo fratello maggiore Ranieri, dopo averle dato un'occhiata.
«Niente di particolare, solo un po' di mal di schiena.»
«Quando è cominciato?»
«Mentre rispondevo alle domande del test... Non ti preoccupare» rispose Valentina, versandosi un bicchiere di limonata fatta in casa.
Bianca era una cinquantenne dinamica, un vero tesoro, che cucinava e teneva in ordine l'abitazione di Ranieri, che era ancora single.
«Un mal di schiena così vicino alla data prevista per il parto potrebbe significare che il bambino ha deciso di nascere» replicò Bianca.
«Il termine è ancora lontano, e mancano ancora quattro giorni all'ultimo controllo. Il dottor Pedrotti dice che il bambino non è ancora sceso bene e quindi potrebbe tardare.»
«La nascita di tutti i miei figli è cominciata con un mal di schiena che non ne voleva sapere di andarsene» rammentò Bianca.
Vedova e con tre figli, Bianca era di sicuro più esperta di lei sull'argomento, ammise Valentina fra sé. E in quel momento desiderò più che mai che sua madre fosse ancora viva per confidarsi con lei.
«Il dottore mi ha detto che un po' di mal di schiena è normale negli ultimi tre mesi di gravidanza» disse, sorseggiando la limonata. «Farò qualche esercizio di ginnastica, come mi hanno insegnato al corso di preparazione al parto, per cercare di alleviarlo.» Stava per uscire dalla cucina quando una fitta intensa e inaspettata la attanagliò.
«Santo cielo!» esclamò, appoggiandosi allo stipite della porta, sorpresa dall'intensità del dolore.
«Lo sapevo!» annuì Bianca. «Chiamo subito il dottore.»
«Aspetta... Potrebbe essere un falso allarme.»
Bianca la ignorò. Prese il cellulare e dopo una breve conversazione con il dottor Pedrotti, riagganciò.
«Ha detto che potrebbe essere l'inizio del travaglio. Il primo figlio di solito impiega più tempo a nascere, e a te non si sono ancora rotte le acque. Comunque, ti consiglia di andare in ospedale. Se si tratta di un falso allarme, ti rimanderanno a casa. Ranieri mi ha detto che oggi era a Milano, per cui dirò a Carlo di accompagnarti» disse Bianca, digitando il numero di Carlo, il fratello sposato di Valentina, che aveva trent'anni, due meno di Ranieri.
«Per fortuna oggi Carlo è a Napoli» mormorò Bianca poco dopo. «Ha detto che arriva subito.»
«Non avresti dovuto chiamarlo... Il dolore si è attenuato» replicò Valentina.
«Sì, ma tornerà presto» previde Bianca. «Sarà meglio che tu vada a prendere le tue cose.»
«La valigia è già pronta» disse Valentina, dirigendosi in fretta verso la sua camera. Era stato suo fratello Ranieri a insistere perché la preparasse con largo anticipo.
Per natura era un uomo preciso, voleva avere sempre il controllo della situazione e forse era per questo che alla sua giovane età era già amministratore delegato della Montanari Corporation.
Valentina adorava entrambi i suoi fratelli maggiori, ma era stato Ranieri a offrirle anche il supporto emotivo di cui aveva avuto bisogno quando aveva scoperto che Matteo, il padre di suo figlio, non voleva il bambino e non aveva alcuna intenzione di assumersi le sue responsabilità.
L'abbandono da parte di Matteo aveva minato la fiducia in se stessa, ma Ranieri l'aveva aiutata e protetta.
Concluso nel peggiore dei modi il fidanzamento con Matteo, sette mesi prima era stato Ranieri che aveva insistito perché lei andasse a vivere nella sua villa a Positano anziché tornare nella casa paterna.
Il loro padre, infatti, soffriva di una grave forma di depressione da quando aveva perso l'adorata moglie in un incidente stradale. Inoltre, a causa di alcuni problemi fisici, negli ultimi tempi aveva bisogno di una sedia a rotelle per spostarsi, dormiva poco e l'ultima cosa di cui aveva bisogno erano altri problemi.
Anche Carlo l'aveva invitata a vivere in casa sua, ma lei aveva declinato l'offerta, considerato il fatto che lui, a differenza di Ranieri, aveva una moglie e una figlia e l'ultima cosa che desiderava era intromettersi nella loro vita privata.
Si riteneva fortunata ad avere due fratelli maggiori così comprensivi e protettivi, ciò nonostante pensò di nuovo che in quella situazione le sarebbe piaciuto avere accanto sua madre. Erano sempre andate d'accordo e la sua scomparsa improvvisa aveva lasciato un grande vuoto nel suo cuore. Al punto che le sembrò intollerabile che in quel momento sua madre non potesse starle vicino e aiutarla a crescere il suo bambino.
Pochi minuti dopo udì la voce di Carlo che parlava con Bianca. Suo fratello era arrivato.
Valentina prese borsetta, valigia e si diresse verso l'ingresso della villa.
«Stai per diventare mamma» sorrise Carlo, vedendola arrivare. «Sbrighiamoci ad andare in ospedale.»
«Sto bene adesso» dichiarò Valentina.
«Era quello che diceva anche Melita un paio d'ore prima che nascesse Angelica. Bianca ha fatto bene a telefonarmi.»
«Per favore, non dirlo ancora a papà. Si preoccuperebbe, e potrebbe essere un falso allarme.»
«D'accordo» annuì Carlo.
Valentina ringraziò la governante e seguì il fratello sul patio della villa, vicino al quale era posteggiata la sua Mercedes. Stava per salire in auto quando avvertì un'altra dolorosa contrazione che le mozzò il respiro.
«Respira come ti hanno insegnato al corso» le suggerì Carlo.
Il fatto che suo fratello avesse già vissuto quell'esperienza con la moglie, la tranquillizzò.
Pochi istanti dopo il dolore si attenuò, permettendole di salire in auto e allacciare la cintura di sicurezza.
«Angelica avrà presto un cuginetto» disse Carlo, mettendosi al volante.
«Non riesco a credere che stia già per nascere» mormorò Valentina.
«Non avere paura. Il parto è un processo naturale.»
«Ho troppo dolore per avere paura.»
«Respira e non preoccuparti di nulla» la incoraggiò Carlo, mentre uscivano dal perimetro della villa, arroccata come un nido d'aquila sulla costiera amalfitana.
Il traffico del tardo pomeriggio rallentò il tragitto verso l'ospedale e Valentina riconobbe la saggezza di Bianca nell'avvertire Carlo della situazione. Meglio recarsi in ospedale in anticipo che in ritardo, pensò.
Un'altra contrazione arrivò dopo pochi minuti e a quel punto Valentina ebbe la certezza che il bambino stava per nascere.
Suo fratello si accorse di quello che stava succedendo e imprecò sottovoce per via della coda di vetture che bloccava la corsia di marcia.
«Avrei dovuto chiamare l'elicottero» disse, accigliandosi.
Solitamente imperturbabile, in quel momento Carlo sembrava a dir poco preoccupato. Si mise a suonare disperatamente il clacson, ma senza grandi risultati. In distanza si udì il suono assordante della sirena di un mezzo di soccorso che si avvicinava.
Le contrazioni adesso erano quasi continue e suo malgrado Valentina si sentì invadere dal panico.
«Carlo... Mi si sono rotte le acque!» esclamò, poco dopo, spaventata.
«Resisti. Saremo all'ospedale fra pochi minuti» rispose suo fratello.
Aveva appena finito di pronunciare quelle parole quando si udì un suono terrificante di lamiere che si accartocciavano.
«Signor Laurito?»
«Sì?» rispose Giovanni, irritato. Che voleva ancora la sua segretaria? Quel pomeriggio continuava a interromperlo. «Sto per uscire. Torno in elicottero a Ravello. Qualunque cosa sia, può aspettare domani» aggiunse, in tono sbrigativo.
«Si tratta di un'emergenza» rispose in fretta la segretaria. «C'è la signora Corleto sulla linea due.»
Di colpo Giovanni sentì i battiti accelerare. Sapeva che la sua ex fidanzata avrebbe potuto partorire da un giorno all'altro. Premette un tasto del telefono per parlare con la madre di Tatiana.
«Violeta? Come sta Tatiana?» s'informò, ignorando i preamboli.
«Oh, Giovanni, è successo qualcosa di grave... Tatiana ha cominciato di colpo a sanguinare e abbiamo chiamato i soccorsi. Mentre l'ambulanza era in corsa verso l'ospedale, nei pressi di Positano è rimasta coinvolta in un incidente con altre due auto. La mia povera figlia...» Violeta si interruppe, scoppiando a piangere.
«È rimasta ferita? E il bambino?» domandò Giovanni, cercando di dominare il senso di panico provocato da quella notizia.
«L'ambulanza non poteva più proseguire e Tatiana ha partorito in ambulanza. Adesso sia lei che il bambino sono in ospedale, terzo piano, ala est. Non mi importa quello che dice Tatiana... Ha bisogno di te, in questo momento.»
Giovanni avrebbe voluto fare altre domande, ma si rese conto che Violeta era troppo sconvolta per fornirgli altri dettagli.
«Vado subito in ospedale» rispose, prima di interrompere la comunicazione.
Avvertì il pilota del suo elicottero e poi salì sul tetto del palazzo in una delle zone più eleganti di Napoli, dove era situata la sede della Laurito Corporation.
Venti minuti dopo il pilota atterrò nell'eliporto dell'ospedale.
Giovanni raggiunse in fretta l'ala est dell'edificio e si rivolse a un medico seduto davanti a un computer in uno degli uffici del reparto di ostetricia.
«Scusi, può dirmi come stanno la signora Corleto e il suo bambino?»
Il medico si voltò a guardarlo. «Lei è...?»
«Giovanni Laurito, il padre del bambino. Violeta Corleto mi ha avvertito che la mia ex compagna ha partorito in ambulanza, perché il mezzo di soccorso è rimasto coinvolto in un incidente.»
«Proprio così» confermò il medico, alzandosi. «In questo momento c'è la signora Corleto con la figlia. Sono lieto che sia qui, signor Laurito. Mi hanno riferito che la sua ex compagna non ha voluto vedere il bambino e non vuole tenerlo con sé.»
«È già stato tutto stabilito per via legale» annuì Giovanni, grave in viso.
«Questo significa che è l'unico tutore del bambino?»
«Esatto.»
«In questo caso le consiglio di parlare con il neonatologo del reparto. Il bambino sta bene» lo informò il medico.
«E la mia ex compagna?»
«Ha avuto un'emorragia imponente ma si sta riprendendo.»
«È fuori pericolo?»
«Sì.»
«Grazie al cielo» mormorò Giovanni. «Se sua madre dovesse chiedere di me, le dica che sono nella nursery.»
Violeta non aveva mai abbandonato la speranza che lui e Tatiana si riconciliassero. Una speranza del tutto infondata, pensò Giovanni.
«La nursery è in fondo al corridoio, non può sbagliare» disse il medico. «Congratulazioni, signor Laurito.»
«Grazie» rispose prima di allontanarsi. Era ancora in stato di shock e fu quindi con profonda emozione che entrò nella nursery e si presentò alla caposala.
L'infermiera avvertì il neonatologo che comparve poco dopo.
«Signor Laurito, sono il dottor Ferrante. Congratulazioni per suo figlio. Sta bene, è lungo cinquantatré centimetri e pesa tre chili e trecento grammi.»
«Bene. Posso vederlo?»
«Certamente. Mentre lei si lava le mani, dico alla puericultrice di portare qui suo figlio. Più tardi le mostrerà come fargli il bagno e nutrirlo.»
Giovanni sentì di nuovo i battiti del cuore accelerare. Giocava spesso con i nipoti, i figli delle sue due sorelle, ma non si era mai occupato in prima persona di un neonato. E questo non era un bambino qualunque. Era suo figlio!
Quando Tatiana aveva scoperto di essere incinta, gli aveva detto che voleva abortire, forse per punirlo del fatto che la loro relazione era già in crisi da tempo. Comunque sia, quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Lui si era opposto con tutte le forze a quella decisione e per fortuna anche il padre di Tatiana, Salvatore, aveva minacciato di diseredare la figlia se avesse messo in atto il suo proposito. Tatiana si era arresa, dichiarando però che non aveva nessuna intenzione di occuparsi del bambino quando fosse nato.
Giovanni tolse giacca, cravatta, e si lavò le mani con cura, pensando che non vedeva l'ora di prendere suo figlio fra le braccia.
«Eccolo qui... È un bellissimo bambino, signor Laurito» disse la puericultrice, arrivando poco dopo con una culla mobile. «Sta dormendo ma fra poco si sveglierà per reclamare la sua razione di latte.»
Giovanni osservò con profonda emozione il piccolo che dormiva nella culla, ben avvolto in una copertina azzurra. Aveva un visetto delizioso, quasi angelico. Siccome sia lui che Tatiana erano bruni, la tenera peluria bionda che copriva la testolina del neonato fu una vera sorpresa.
«Vito, figlio mio» mormorò Giovanni. Era quello il nome di famiglia che aveva deciso di assegnare al bambino quando aveva saputo che sarebbe stato un maschio.
Senza esitare, Giovanni lo sollevò dalla culla e se lo strinse al petto, gustando il calore di quel corpicino minuscolo.
«Se penso che prima di nascere sei rimasto coinvolto in un incidente... Questa è una storia di cui