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La regina delle dune: Harmony Collezione
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La regina delle dune: Harmony Collezione

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About this ebook

Ospite svogliata di uno sfarzoso party, Arden Wills si sente un pesce fuor d'acqua fino a quando non incontra lo sguardo del suo primo e unico amore. Ma Idris Baddour non è più il brillante studente che l'ha lasciata anni prima; ora è diventato uno sceicco, con tutti gli oneri e gli onori che questo titolo comporta. Arden capisce subito che l'attrazione tra loro non è mai scemata e, quando il bacio travolgente che si scambiano finisce su tutti i giornali, lei sa che il suo segreto ha le ore contate. Lo sceicco ha un figlio! Per evitare lo scandalo, Idris dovrà riconoscere il proprio erede e trasformare la giovane Arden in una vera regina del deserto.
LanguageItaliano
Release dateOct 19, 2017
ISBN9788858971376
La regina delle dune: Harmony Collezione
Author

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La regina delle dune - Annie West

    successivo.

    1

    «Lascia che sia il primo a congratularmi con te, cugino. Che tu e la tua principessa possiate essere felici per tutti i giorni della vostra vita.»

    Hamid lo salutò con un tale fervore, che Idris sentì le labbra stendersi in uno dei suoi rari sorrisi. Aveva sentito la mancanza del cugino, mentre vivevano le loro vite lontani, Idris a Zahrat e Hamid come docente universitario nel Regno Unito.

    «Non è ancora la mia principessa, Hamid.» Mantenne la voce bassa, consapevole delle numerose orecchie ansiose di notizie sulle sue nozze imminenti.

    Hamid trasalì. «Ho fatto una gaffe? Ho sentito...»

    «Hai sentito bene.» Idris tacque, sospirando. Doveva vincere quel senso di costrizione ogni volta che pensava al matrimonio. Nessuno gli aveva forzato la mano. Lui era lo sceicco Idris Baddour, sovrano supremo di Zahrat. La sua parola era legge nel paese e anche lì, nella sua sfarzosa ambasciata di Londra. In effetti, non si poteva dire che avesse scelto di sposarsi, ma il matrimonio si era rivelato un passo necessario per cementare la stabilità nel paese, assicurarne la linea di successione e dimostrare che nonostante avesse una mentalità riformista, lui rispettava le tradizioni del suo popolo. Era stato tutto questo a indurlo a un simile passo. Era molto difficile ottenere dei cambiamenti significativi a Zahrat e la disponibilità ad accettare un matrimonio adeguato, dinasticamente necessario, avrebbe convinto la vecchia guardia restia alle sue riforme.

    Quando lui era subentrato al trono a soli ventisei anni, lo avevano giudicato un novellino inesperto, ma dopo quattro anni avevano imparato la lezione. Il fatto che quel matrimonio avrebbe risolto questioni, dove una forte leadership e la diplomazia avevano fallito, era innegabile.

    «Non è ancora ufficiale...» mormorò rivolgendosi a Hamid. «Sai bene quanto procedono lentamente certe trattative.»

    «Sei un uomo fortunato. La principessa Ghizlan è bella e intelligente. Avrai una moglie perfetta.»

    Idris guardò la donna che conversava lì accanto. Splendida in un abito da sera rosso scarlatto, era indubbiamente oggetto di molte fantasie maschili. Se a questo si aggiungeva una comprensione radicata della politica del Medio Oriente, fascino e buone maniere, lui sapeva di essere un uomo fortunato. Peccato che non si sentisse tale. Nemmeno il pensiero di scoprire quel corpo voluttuoso lo eccitava. Cosa diceva questo sulla sua libido? Troppe ore spese a mediare in negoziati di pace con due paesi confinanti, troppe sere a studiare a tavolino per promuovere riforme in una nazione che non era ancora al passo con i tempi. E, soprattutto, troppe avventure sessuali superficiali con donne disponibili ma insignificanti.

    «Grazie Hamid, sono certo che sarà così.» In quanto figlia di un sovrano confinante, Ghizlan sarebbe stata preziosa come tramite per garantire una pace a lungo termine e altrettanto impagabile come futura madre di una frotta di bambini che avrebbero assicurato continuità al suo sceiccato, non come era accaduto alla morte dell'ultimo sceicco, suo zio, che non aveva figli. Idris disse a se stesso che la propria mancanza di entusiasmo sarebbe svanita quando lui e Ghizlan si fossero trovati a letto. Cercò di immaginarsela con i capelli color ebano sparsi sul cuscino, ma con suo grande turbamento un'immagine di riccioli color del sole gli si affacciò alla mente. «Tornerai a casa per la cerimonia» si affrettò ad aggiungere, «sarà bello averti, invece di saperti qui, in questo posto freddo e grigio.»

    «Sei prevenuto, l'Inghilterra offre molte cose» rispose Hamid.

    «Certo. È un paese ammirabile.» Idris si guardò attorno, temendo che lo avessero sentito.

    Hamid ridacchiò poi abbassò la voce. «Inclusa una donna molto speciale che tengo a presentarti.»

    Idris trasalì. Hamid aveva una relazione seria?

    «Dev'essere davvero straordinaria.»

    Se c'era una cosa per cui erano famosi gli uomini della sua famiglia, era evitare di impegnarsi sentimentalmente. Lui ne era stato un esempio, finché la necessità politica gli aveva forzato la mano. Suo padre era noto per essersi divertito anche dopo il matrimonio e suo zio, il precedente sceicco, era sempre stato troppo occupato a godere delle grazie di numerose amanti per generare un figlio con la sua sventurata e infelice sposa.

    «Lo è. Abbastanza per farmi ripensare alla mia vita.»

    «Un'altra universitaria?» chiese Idris.

    «Niente di così noioso.»

    Idris trasalì. Hamid viveva solo per studiare ed era per questo che, alla morte dello zio, non era stato preso in considerazione per il trono. Lui stesso aveva ammesso di essere troppo preso dai libri per guidare una nazione.

    «Conoscerò stasera questa donna straordinaria?»

    Hamid annuì. «È appena andata a rinfrescarsi... ah, eccola!» Fece un cenno verso la parte opposta del salone. «Non è adorabile?» Solo un uomo davvero infatuato si sarebbe aspettato che Idris identificasse una sconosciuta in quella folla.

    Seguì lo sguardo entusiasta del cugino. Era la brunetta alta in nero? La bionda slanciata? Certo non la donna dalla risata ragliante e gli orecchini enormi... La folla ondeggiò e lui colse un frammento di seta verde pallido, una pelle candida come il latte e capelli che risplendevano come il cielo all'alba, rosa e oro insieme. Sentì il polso aumentare fino a bloccargli il respiro, mentre avvertiva una sensazione sconosciuta che gli fece formicolare la nuca. Poi la visuale gli fu coperta da un paio di uomini in smoking.

    «Qual è?» La sua voce risuonò strana, senza dubbio a causa dell'acustica della sala da ballo stracolma. Per un secondo provò qualcosa che da anni non sentiva. Un moto di attrazione così forte da farlo convincere che fosse irreale e che l'immaginazione avesse trasformato un breve intermezzo in qualcosa di quasi... significativo. Senza dubbio, a causa degli oscuri e inesorabilmente duri giorni che erano seguiti. Lei era stata l'unica amante che Idris aveva dovuto lasciare prima che la passione si fosse consumata. Questo spiegava l'illusione che fosse diversa dalle altre, ma la donna che lui aveva conosciuto aveva una nuvola di riccioli scomposti, non quello chignon liscio e tradizionale.

    «Non riesco più a vederla, vado a recuperarla. A meno che... tu gradisca una pausa dalle formalità.»

    La tradizione decretava che il sovrano ricevesse gli ospiti sulla pedana reale, completa di un trono dorato per le udienze formali. Idris stava per dire che avrebbe aspettato lì, quando qualcosa lo fermò. Da quanto tempo non si permetteva il lusso di fare qualcosa che voleva, non perché fosse suo dovere?

    Gli occhi di Idris si spostarono su Ghizlan, che si intratteneva disinvolta con alcuni politici. Come avvertendo il suo sguardo, lei alzò gli occhi e sorrise, poi tornò a parlare con i suoi interlocutori. Non vi era alcun dubbio che lei sarebbe stata una regina perfetta, esperta e collaborativa, né bisognosa di troppe attenzioni.

    Idris si rivolse a Hamid. «Fai strada, cugino. Sono impaziente di conoscere chi ti ha catturato il cuore.»

    Passarono tra la folla, finché Hamid si fermò accanto alla donna in verde. Aveva la pelle color crema, i capelli di quel biondo ramato così particolare e la figura snella e delicata. Idris si paralizzò, colpito da una sensazione di déjà vu così forte che oscurò tutto il resto. Lei disse qualcosa a suo cugino con una voce bassa e melodiosa. Una voce che Idris conosceva. Trasalì, osservando Hamid chinare la testa verso il suo viso e vedendola voltarsi di profilo. La conversazione attorno a loro divenne solo un leggero brusio e la sua visuale si ridusse. Le labbra voluttuose, il naso perfetto, la gola delicata e sottile... Lui la conosceva, la ricordava meglio di tutte le donne che erano sfilate dentro e fuori dalla sua vita. Quella strana sensazione che gli saliva dall'esofago, soffocandolo, non era sorpresa o incredulità alla coincidenza di incontrarla ancora, ma cieco furore all'idea che lei ora appartenesse a Hamid.

    «Eccola finalmente! Arden, vorrei presentarti mio cugino Idris, sceicco di Zahrat.»

    Lei sorrise, decisa a non lasciarsi intimidire dall'incontro con il suo primo e indubbiamente ultimo sceicco. Intervenire a quel ricevimento formale, circondata da vip che trasudavano denaro e privilegi, aveva già messo a dura prova i suoi nervi. Si voltò, alzando la testa per guardare in su e di colpo il mondo le crollò attorno. Il suo viso bellissimo era scolpito, come se fosse segnato dai venti del deserto. Aveva zigomi alti e una bocca ferma ma sensuale, il naso e il mento forti e levigati. La dura angolazione di quelle sporgenti sopracciglia nere intimidiva. Lo shock la travolse, indebolendole le ginocchia finché le sue gambe sembrarono di gomma. Quegli occhi scuri come una tempesta di mezzanotte si fissarono sul suo movimento istintivo, mentre si aggrappava a Hamid. Lentamente risollevò lo sguardo che si scontrò con il suo, altero e denso di un evidente disprezzo. Un'ondata di inquietudine la travolse, mentre sbatteva le palpebre dicendosi che non era possibile, non poteva essere! Nonostante i messaggi convulsi che il suo corpo le stava inviando, lei non poteva conoscere quell'uomo. Tuttavia il suo cervello non sentiva ragioni e le diceva che era lui, la persona che aveva cambiato per sempre la sua vita. Si sentì avvampare dalla testa ai piedi. Poi, altrettanto velocemente il calore svanì, lasciandola di ghiaccio. La sua presa sul braccio di Hamid divenne spasmodica, mentre davanti ai suoi occhi si formavano piccole macchie sfuocate. Si sentiva come se fosse scivolata fuori dal mondo reale e finita in una realtà alternativa.

    Non era lui, non poteva essere! Lo sguardo le cadde sulla sua spalla. Aveva una cicatrice lì? No di certo! L'uomo davanti a lei era più duro di Shakil e non sembrava in grado di sorridere in quel suo modo spontaneo e irresistibile. Possedeva un'autorità regale che indossava come un mantello e ad Arden parve quasi di sentirsi chiedere: Mi scusi, sceicco, le dispiacerebbe slacciarsi quel suo raffinato abito e la cravatta, in modo che io possa controllare se ha una cicatrice dovuta a un incidente a cavallo?

    «Arden, stai bene?» La voce di Hamid era concitata, la sua mano calda, mentre si chiudeva sulla sua. Quel tocco la riportò alla realtà, si staccò da lui poi serrò le ginocchia tremanti. Quella sera aveva scoperto, con sommo stupore, che Hamid ora si considerava qualcosa di più di un amico. Non poteva lasciarlo a crogiolarsi in quell'illusione, nonostante la gratitudine che provava per lui.

    «Io...» esitò. Cosa poteva dire? Stavo per svenire per lo shock? «Sto bene.» Ma il suo sguardo si aggrappò a quello dell'uomo che torreggiava davanti a lei, come se fosse una sorta di miracolo e fu questo che la riportò di colpo alla realtà. Lui non era Shakil, e se anche lo fosse stato non si sarebbe certo trattato di un miracolo, ma di un'altra dura lezione della vita. Quell'uomo l'aveva usata e gettata via come uno straccio. «È un piacere conoscerla, sceicco.» La voce le uscì flebile, ma continuò: «Spero che si stia godendo il suo soggiorno a Londra». Tardivamente, Arden si chiese se avrebbe dovuto fare la riverenza. Lo aveva offeso? L'uomo sembrava pronto a una battaglia, non a salutare. Per lunghi secondi cadde il silenzio e la testa di Hamid si voltò bruscamente verso lo sceicco.

    «Benvenuta all'ambasciata, signorina...» Quella voce. Aveva la stessa voce!

    «Wills. Arden Wills» rispose Hamid per lei, visto che la sua voce sembrava sparita, risucchiata dall'ondata di orrore che le serrava i polmoni, impedendole di respirare.

    «Signorina Wills.» Lo sceicco tacque e lei intravide quella che sembrava confusione in quegli scuri occhi, ma Arden era troppo occupata a lottare con la reazione che le aveva scatenato dentro. Il cugino di Hamid parlava esattamente come Shakil, o come lui avrebbe fatto, se si fosse scrollato via quel suo atteggiamento spensierato e fosse invecchiato di qualche anno. Quell'uomo aveva un viso più sottile, che accentuava la sua superba struttura ossea. Aveva un'espressione seria, molto più dura di quella di Shakil, e nonostante gli abiti occidentali pareva pronto a montare su un cavallo da guerra, brandendo una scimitarra e galoppando verso la battaglia. Arden rabbrividì e si passò i palmi sudati sulle braccia nude, mentre tentava di alleggerire la tensione. Lo sceicco disse qualcosa, lei vide le sue labbra muoversi, ma sentì uno strano rimbombo nella testa e non riuscì a capire le sue parole. Trasalì, oscillando in avanti poi riacquistando l'equilibrio, attratta suo malgrado da quello scuro sguardo vellutato.

    Hamid la trascinò contro il proprio fianco. «Mi dispiace tanto per la tua debolezza, non avrei dovuto insistere che tu venissi qui stasera, non ti sei ancora ripresa del tutto.»

    Arden s'irrigidì nella sua stretta, notando il respiro trattenuto dello sceicco. Hamid era un caro amico, ma non aveva il diritto di sentirsi suo padrone. «Sto bene» mormorò, cercando di iniettare convinzione nelle proprie parole. L'influenza l'aveva distrutta, ma era quasi tornata in forma. Tuttavia la sua recente indisposizione forniva una perfetta spiegazione per la testa frastornata e le gambe instabili. Si spostò di un passo, in modo che Hamid la lasciasse poi, chiamando a raccolta i brandelli della propria compostezza, incontrò di nuovo gli occhi dello sceicco. Istintivamente, combatté la consapevolezza che rimbombava dentro di lei e la folle idea che lo conoscesse. No, non era possibile. Shakil era uno studente, non un sovrano. «Grazie per l'accoglienza, sceicco. È una bellissima festa.» In realtà, non vedeva l'ora di andarsene. Era come se quell'uomo dallo sguardo imperturbabile investigasse i suoi pensieri. Le occorse tutto il proprio autocontrollo per non vacillare

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