Un caldo cuore di ghiaccio (eLit): eLit
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Un caldo cuore di ghiaccio (eLit) - Tracy Kelleher
successivo.
1
Claire Marsden osservò l'uomo dei suoi sogni al di sopra della brioche alla crema che stava gustando.
L'uomo dei suoi sogni per Trish, ovviamente. Trish - ovvero Patricia - era la sua migliore amica, e quand'erano ancora a scuola si faceva chiamare Patti con la i, perché era un nome alla moda. Vestiva di rosa allora e portava braccialetti di stoffa al polso, mentre adesso era passata al nero e a gioielli più vistosi. Aveva anche rinunciato ai nomi che finivano in i, decisamente superati.
Ma Claire - che si era sempre chiamata Claire - non le dava corda su certe cose e quando l'amica faceva la snob e si dava troppe arie, era subito pronta a riferirsi a lei come alla cronista conosciuta un tempo come Patti. Pignolo, ma utile per riportarla con i piedi a terra. E da quando le due lavoravano insieme a Claire non mancavano le occasioni per prendere in giro l'amica.
Eppure, in questo momento Trish era l'ultimo dei suoi pensieri.
D'altra parte come poteva concentrarsi su di lei quando davanti agli occhi si ritrovava questa gloriosa apparizione maschile che toglieva il fiato? Claire si augurò che questa obnubilazione del pensiero fosse temporanea, perché in tutta onestà doveva riconoscere che Jason Doyle poteva benissimo rappresentare l'uomo dei suoi sogni.
Quanti erano gli uomini che potevano concedersi il lusso di presentarsi davanti al Madison Square Garden, tempio cittadino dello sport, in sella a una rombante moto italiana, un vero bolide rosso, con altrettanta baldanza? Ma l'onestà dei propri sentimenti non era una cosa che Claire aveva il tempo di analizzare. Per il momento, voleva solo divertirsi. Inoltre, le era stato affidato un incarico che avrebbe risolto i problemi e i sogni di Trish.
Jason Doyle era anche la risposta ai sogni della Lega Professionisti di hockey su ghiaccio. In tutti i suoi novanta chili di muscoli. Acquistato da poco dai New York Blades, Doyle praticava un gioco aggressivo e dimostrava una lealtà sportiva che conquistava gli uomini. Ma neanche le donne erano immuni al suo sorriso diabolico e alla cicatrice molto sexy che gli descriveva una piccola parentesi all'angolo esterno dell'occhio destro.
Finora il bel Jason si era limitato a posare per delle pubblicità e per un calendario la cui vendita era destinata a sostenere la ricerca su una rara malattia infantile. Stranamente, i suoi possenti bicipiti erano apparsi anche su riviste di ampia tiratura. Ma forse non era affatto strano, rifletté Claire notando come in effetti le sue ampie spalle risaltassero sotto la giacca di pelle nera.
Lei si piccava di possedere un sano cinismo indifferente nei confronti del fascino ostentatamente virile, ma in quel frangente non sembrava affatto così, in particolare quando Jason si tolse il casco e gli occhiali con un gesto elegante e sciolto. Claire non poté far finta di ignorare quel ben noto sfarfallio all'altezza dello stomaco. Nossignori, ci sarebbe voluto uno stupido per ignorarlo, e suo padre non aveva cresciuto una stupida! Jason Doyle era uno splendido pezzo d'uomo, molto più pericoloso di quanto potesse apparire nelle foto o in qualsiasi calendario.
Questa pericolosità, unita al bolide rosso, segnalava una personalità decisamente incline alla trasgressione, cosa con cui Claire ormai aveva chiuso da tempo.
Il pericolo, invece, era ciò che il medico aveva consigliato a Trish, e Claire era pronta a darle una mano. La sua amica ne sarebbe stata deliziata. Le diede una gomitata. «Guarda...»
«Ho visto.» Trish si lisciò i calzoni attillati di pelle nera. «Ci starebbe bene su una copertina, non trovi? Dai, andiamo a conoscere questo ben di Dio.»
Claire buttò giù l'ultimo boccone della brioche alla crema e si ripulì il golfino dallo zucchero a velo. «Be', è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve fare.»
Nonostante l'ora antelucana - erano le sei e trenta del mattino - un'orda di tifosi maschi e femmine circondava Jason. Trish non si fece intimidire e si lanciò nella mischia. «Jason, sono Trish Camperdown, caporedattrice dei servizi speciali della rivista Focus Magazine.»
«Piacere, signora Camperdown.» Le scoccò un sorriso a trentadue denti e Trish, di solito così fredda e altera, non poté fare a meno di accennare un risolino. Lui insistette col sorriso, e i denti bianchi e perfetti luccicarono nella luce grigia dell'alba.
Anche Claire fu investita da quel sorriso. «Ehi, hai ancora tutti i tuoi denti» osservò sfacciata, esplicitando il primo pensiero che le era venuto alla mente. Lui la fissò come se l'avesse appena vista, anzi, la studiò come facevano tutti. Lei ci era abituata.
Di solito gli uomini la scrutavano a quel modo. Era raro che una donna di trent'anni ostentasse una drammatica ciocca bianca nei capelli, come faceva lei. Ce l'aveva sin da ragazzina e per anni l'aveva tinta, poi si era stufata accettandola per quello che era, un'eredità genetica di suo padre e un vezzo caratteristico.
Big Jim Marsden era stato un famosissimo fotografo, un reporter amante della vita spericolata, con uno stile assolutamente personale. Di fronte a un enorme rinoceronte, Big Jim riusciva con nonchalance a tenere il suo whisky in una mano e a scattare con l'altra armata della fedele Leica senza batter ciglio.
E neanche Jason Doyle parve batter ciglio alla vista di quella mèche naturale bianca. «Ho molte altre cose che sono rimaste intatte» ribatté.
Non lo disse con malizia, Jason non era il tipo tutto fumo e niente arrosto. Alto un metro e novanta, la mano infilata nella tasca posteriore dei jeans, era solido come le montagne e altrettanto sincero e privo di furbizia. Anzi, era un tipo autentico, sicuramente veniva dalla sterminata provincia americana, da qualche cittadina che festeggiava ogni anno il Memorial Day con tanto di parata e sventolio di bandiere a stelle e strisce.
No, quello che aveva detto non era stato detto con malizia, era stata lei a immaginarsela.
«Tu sei?»
«Claire...» Un tifoso la investì prima che potesse finire la sua presentazione. Cadde in avanti, urtando con violenza il casco di Jason, che allungò la mano e cercò di parare il colpo; l'afferrò per il gomito e la fermò prima che lei gli urtasse il mento. E che mento!
Una fossetta, una piccola cicatrice al lato della bocca, che insieme a quella intorno all'occhio destro gli impediva di apparire perfetto. Claire incontrò i suoi occhi da tigre striati di scuro e ne rimase colpita. «Mia madre mi ha sempre raccomandato di stare alla larga da uomini come te» borbottò.
«Questo è il guaio con le madri, non vanno mai oltre l'apparenza.» Jason sorrise divertito e la fossetta gli apparve ancora sulla guancia. Un'altra ondata di tifosi la schiacciò contro di lui.
Claire sentì l'energia che emanava dal corpo possente del giocatore, i muscoli delle gambe che tendevano i jeans, e quando alzò istintivamente la mano per reggersi, incontrò i suoi pettorali sotto la maglietta e lo stomaco piatto e duro come il ferro.
Tanta virilità funzionava con Trish, non con lei, non doveva colpirla a quel modo, suscitarle un simile allarme. Rovesciò la testa per parlargli. «Bella apparenza, comunque. Ma andrà in pezzi se non ti portiamo dentro.»
Si voltò per cercare Trish, il cui chignon si era quasi sfatto nella mischia. Claire pensò che le sue costose scarpe italiane non avrebbero retto a quella mandria scatenata. Bisognava passare subito all'azione. «Trish, perché non vai dentro con Jason? Fatti aiutare da uno dei buttafuori, li abbiamo pagati per questo.» Poi si voltò verso Jason, che sembrava serafico nonostante la ressa, anzi, sorrideva. «Che cosa c'è di così divertente?» gli domandò.
«Non ti serve una madre per proteggerti, Claire... come ti chiami? Sei capace di badare a te stessa, a quanto vedo.»
«Anche tu, ma è meglio se entri con Trish, altrimenti le sue scarpe firmate faranno una brutta fine.»
«E che ne sarà della mia moto?»
«Dammi le chiavi.»
«Le chiavi?»
Gli tese la mano. «Parcheggio la moto sul retro.»
Jason esitò. «Mi madre mi ha sempre raccomandato di stare alla larga da donne come te.» Tirò fuori le chiavi dalla tasca. «Sai guidare la moto, vero?»
«Che domanda!» E prese le chiavi, ancora tiepide del suo calore.
«Sai a che cosa vai incontro?» scherzò lui.
«Ho la responsabilità di un bolide che costa la bellezza di quarantamila dollari.»
«Diciamo pure sessantamila. Ma non è questo che mi preoccupa. Il fatto è che tu... be', tu possiedi il primo dei dieci requisiti che dovrà avere la mia futura moglie.» Ignorò lo sguardo perplesso di Claire. «Molto tempo fa, ho stabilito che avrei sposato soltanto una donna capace di tenere una moto.»
«Le tue tifose saranno felici di saperlo, anche se la loro adorazione si fa sempre più minacciosa.» Si guardò intorno e, presa la mano di Trish, la posò sul braccio del campione. «Sarebbe ora che tu lo accompagnassi dentro.»
L'amica, sballottata dalla folla in delirio, parve sollevata da quella prospettiva. La sua sapiente pettinatura richiedeva ore di parrucchiere per apparire disordinata, la giacca di montone negligentemente buttata sulle spalle era stata messa a dura prova dai tifosi di Jason. «Non preoccuparti per la moto» disse a quest'ultimo, «Claire se la cava egregiamente con tutto ciò che è meccanico; ai tempi della scuola era persino riuscita a sbloccare il sistema d'allarme di casa mia per farci rientrare tardi senza avere guai.»
Jason apparve molto più impressionato da quell'informazione che non dalla femminilità studiata di Trish. Claire riuscì a cogliere la sua battuta nonostante le grida intorno a sé. «Spero che tu non abbia proseguito su questa strada criminosa.» E così dicendo le lanciò uno sguardo assassino.
«Mi viene la tentazione solo alla fine del mese, quando il mio conto corrente è in rosso» rispose lei alzando la voce per farsi sentire.
Jason venne sollecitato da un'ammiratrice a firmare degli autografi e dovette allontanare da sé Claire, che ebbe così occasione di osservare la sua amica appesa al braccio di Mister Muscolo. Un pensiero la colpì: quello era il sogno in carne e ossa di Trish. Solo che invece di sentirsi soddisfatta, provò una strana depressione fulminea cui reagì dicendo: «A proposito di donna ideale, anche tu assomigli al fidanzato ideale che stavamo cercando».
Jason, che si era già voltato verso l'ingresso dell'edificio al seguito di Trish, girò la testa a quella frase.
Claire gli sorrise, perdendo un po' della sua sicurezza. «Non preoccuparti, alludevo a Trish, non a me. È lei che ha bisogno di un fidanzato» gli urlò al di sopra della folla.
2
Quando Claire ebbe finito di parcheggiare la moto sul retro, sotto l'occhio vigile e invidioso dell'addetto alla sicurezza, il resto della redazione era già all'interno, radunato intorno alla squadra di casa.
Li raggiunse, soffiando sulle dita per riscaldarle. Come era stato richiesto, la direzione aveva lasciato libera la pista di pattinaggio centrale e il freddo dentro era pungente. Era congelata. Si avvicinò al gruppetto: Trish era appesa al suo cellulare, la segretaria di redazione, Elaine, avvolta in una giacca di pelliccia, chiacchierava con un assistente al set vestito di blu. Questi, a sua volta, si portava dietro il walkie talkie. Intanto un gruppetto di giovanotti muscolosi si accalcava vicino alla pista di ghiaccio. Più in là, intento a