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In missione per la corona: Harmony History
In missione per la corona: Harmony History
In missione per la corona: Harmony History
Ebook250 pages4 hours

In missione per la corona: Harmony History

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About this ebook

Inghilterra, 1816
Durante un viaggio verso lo Yorkshire, Ann Chartell si imbatte casualmente in un uomo ferito e lo soccorre, ma decide di presentarsi a lui come Nancy Hopwood, una vedova che si mantiene facendo la cuoca. In realtà è la figlia del Conte di Masserton, in fuga dal padre per evitare un matrimonio combinato con un uomo violento. Anche lo sconosciuto non è chi dice di essere: Gabriel Ravenshaw è infatti una spia al soldo della regina, in missione per ritrovare importanti documenti trafugati da un traditore della Corona. A mano a mano che la convalescenza di Gabriel procede, i due giovani non riescono più a nascondere i sentimenti reciproci e il loro passato. Così Ann viene a sapere che il principale indiziato di Gabriel è proprio suo padre e si offre di tornare a casa per scoprire la verità anche se ciò potrebbe rivelarsi molto pericoloso.
LanguageItaliano
Release dateOct 21, 2019
ISBN9788830505872
In missione per la corona: Harmony History
Author

Sarah Mallory

Sarah Mallory lives in an old farmhouse on the edge of the Yorkshire Pennines and writes historical romantic adventures.  She has had over 20 books published and her Harlequin Historicals have won the  RoNA Rose Award in 2012 and 2013.  Sarah loves to hear from readers! Contact her via her website at: www.sarahmallory.com

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    Book preview

    In missione per la corona - Sarah Mallory

    successivo.

    1

    Cominciò a nevicare al crepuscolo. Dapprima solo pochi fiocchi, che ben presto s'infittirono, ricoprendo il suolo ghiacciato.

    Nancy era al caldo nel suo abito da viaggio di velluto color prugna abbinato a un cappello a tesa ricurva, avvolta in un ampio mantello. Anche la sua compagna sembrava a suo agio, con una pesante redingote di lana e uno scialle, ed entrambe posavano i piedi su mattoni caldi, avvolti in pelle di pecora. Nonostante provasse compassione per i servitori seduti a cassetta, quando si fermarono a cambiare i cavalli al Crown di Tuxford e il conducente suggerì di fermarsi per la notte, Nancy fu risoluta nel proseguire.

    Vedendo respinto il suo consiglio, William spinse indietro il cappello e la fissò perplesso. Il fiato formava piccole nuvole ghiacciate mentre parlava con la sicurezza di un vecchio e fidato servitore.

    «Non mi piace, milady. La nevicata non accenna a smettere. Dovremmo fermarci qui.»

    «È solo neve molto fine» rispose. «Non se n'è depositata molta e non ci sono raffiche di vento, quindi andremo avanti.» Vedendo che il conducente aggrottava la fronte, concesse: «Potete ordinare qualcosa di caldo da bere, se lo desiderate, e far portare del caffè per Mrs. Yelland e me. Forse potreste anche chiedere altri mattoni caldi per i piedi».

    «Non volete entrare anche solo per qualche minuto, madam?» La donna seduta accanto a lei parlò per la prima volta. «Potremmo scaldarci accanto al fuoco.»

    «No, Hester, proseguiremo.» Nancy scosse il capo. Non erano solo i ricordi che le evocava quel luogo, non osava rischiare di essere riconosciuta.

    La compagna lesse la determinazione sul suo volto e sospirò, tornando a sistemarsi nell'angolo. «Come volete, madam, voi sapete che cos'è meglio.»

    Nancy sentì la delusione nella voce di Hester Yelland, ma non cambiò idea. Sapeva di attirare l'attenzione per la sua altezza, insolita in una donna. Qualcuno avrebbe potuto riconoscerla. Dopotutto, lei aveva riconosciuto subito il padrone della locanda quando era uscito sulla soglia a guardare la carrozza che entrava nel cortile. L'uomo aveva valutato se valesse la pena uscire al freddo e lei era stata sollevata, vedendo che il suo occhio esperto aveva notato le condizioni malmesse del veicolo. Così aveva mandato un servitore a parlare con William, che stava gridando agli stallieri di portare cavalli freschi e di fare presto.

    Il padrone della locanda si era leggermente appesantito nei dodici anni passati da quando l'aveva visto l'ultima volta, ma per il resto era cambiato poco. Da parte sua, anche se Nancy si sentiva molto diversa dentro, esteriormente sapeva che, con la sua statura e la massa di capelli scuri, era molto simile alla donna che era stata tanti anni prima, quando era sgusciata dalla sala pubblica della locanda con nient'altro che un portmanteau preparato in fretta e il poco denaro che era riuscita a mettere da parte. Guardando indietro, era un miracolo che fosse sopravvissuta per dodici anni relativamente indenne. Ma era sopravvissuta e con pochissimi rimpianti.

    Pochi minuti dopo erano di nuovo in viaggio. La neve aveva cessato di cadere, almeno per il momento, e un quarto di luna al tramonto brillava a intermittenza tra le nuvole frastagliate. In compenso faceva molto più freddo. Nancy si strinse nel mantello e cercò di dormire, ma gli scossoni della carrozza glielo rendevano impossibile. Ben presto si rese conto che stavano rallentando di nuovo e si raddrizzò sul sedile. Quando il veicolo si fermò del tutto, abbassò il finestrino.

    «Che cosa c'è?» gridò. «Che cos'è successo?»

    Il cocchiere era saltato giù e ora era in piedi accanto ai cavalli.

    «Uno dei cavalli ha perso un ferro, madam» le rispose, battendo le mani per riscaldarle. «Ora dovremo tornare indietro.»

    «No.» Nancy guardò il paesaggio illuminato dalla luna. «No, ha più senso andare avanti piuttosto che indietro. Cerchiamo di arrivare fino al Black Bull. Accanto c'è la fucina di un fabbro.» O almeno c'era un tempo. «Avanti, ripartiamo.»

    Proseguirono a un'andatura molto ridotta e Nancy tirò un sospiro di sollievo quando finalmente raggiunsero l'agglomerato di case che costituiva il villaggio di Little Markham. Il Black Bull era una locanda molto più piccola del Crown di Tuxford e i clienti erano soprattutto fattori e piccola nobiltà del posto. Nancy c'era passata spesso in gioventù, ma non vi si era mai fermata. Tuttavia, sollevò il cappuccio per nascondere il viso quando il padrone della taverna scortò lei e la sua compagna di viaggio fino a un piccolo salotto privato.

    «Grazie al cielo hanno un bel fuoco» mormorò Hester, avvicinandosi al focolare. «Spero che il fabbro non ci metterà troppo.»

    «Lo spero anch'io» disse Nancy, sfilando i guanti. «Ma non è così male. Ceneremo qui e, viaggiando per tutta la notte, arriveremo in tempo. Se non altro c'è la luna.»

    La donna più anziana si voltò a guardarla. «Non avete voluto fermarvi a Tuxford e ora siete ansiosa di ripartire. Perché, madam? Conoscete questa zona?»

    «La conosco molto bene. Sono cresciuta non lontano da qui.»

    Nancy fu grata a Hester per non sollecitarla a dire di più, ma la cosa non la sorprese perché si comprendevano a vicenda. Hester Yelland era una vedova che aveva assunto come dama di compagnia mentre era a Londra. Erano diventate amiche e quando Nancy l'aveva invitata a venire con lei al nord, Hester aveva colto al volo l'occasione.

    «Dopotutto» aveva detto con uno dei suoi rari sorrisi, «non c'è nessuno qui a cui importi se resto o vado via.»

    Ora si limitò a stringersi nelle spalle, accettando la reticenza di Nancy, e borbottò soltanto: «D'accordo allora, voi mettetevi comoda, madam. E io andrò a cercare la locandiera perché ci porti da mangiare al più presto!».

    Dopo aver finito di cenare, le due donne sedettero in poltrona accanto al fuoco. Ben presto Hester si assopì, ma Nancy era troppo inquieta. Era impaziente di ripartire, ma il cocchiere non era ancora tornato dalla fucina e non aveva ancora cenato. Avrebbe potuto insistere per ripartire subito, dopotutto gli uomini venivano pagati profumatamente per i loro servizi, ma non se la sentiva di farlo. Sapeva fin troppo bene che cosa voleva dire dover stare ai comandi di un datore di lavoro egoista ed esigente.

    Andò alla finestra e guardò fuori. Il cielo si era schiarito e i campi innevati brillavano di riflessi blu argento alla luce pallida della luna. Una brina ghiacciata luccicava sulle tegole degli edifici e tutt'a un tratto Nancy si sentì soffocare nel piccolo salotto. Guardò Hester, che russava dolcemente, e lasciò la stanza senza fare rumore, raccogliendo il mantello e mettendoselo sulle spalle.

    L'aria della notte era così fredda e tersa che prendeva alla gola. Nancy si fermò un istante a decidere da che parte andare. La maggior parte delle case si affacciava sulla strada a sud della locanda, mentre a nord la strada piegava attraverso un'ampia brughiera, dove la vista era interrotta solo da un boschetto in lontananza. Nancy mise il cappello e si avviò a passo deciso verso nord, felice di muoversi dopo essere rimasta tante ore chiusa in carrozza. La notte era silenziosa e tutto era immobile; presto anche i suoni che venivano dalla locanda si affievolirono fino a svanire. Nancy rimpianse per un attimo di non aver preso i guanti, ma era restia a tornare per non disturbare Hester, che era chiaramente esausta dal viaggio. Forse avrebbe anche cercato di dissuaderla dal camminare da sola di notte, anche se non c'era nulla da temere. Aveva la visuale interamente libera sulla brughiera innevata e niente si muoveva. Non si udiva un suono, se non il calpestio dei suoi stivali sulla neve fresca.

    Guardò l'orizzonte a est, dove si stavano ammassando nuvole nere che minacciavano altra neve. Questo avrebbe potuto ritardare ancora di più il suo ritorno a Compton Parva, dov'erano tutti i suoi amici di Prospect House. Era stata via per diversi mesi e si chiedeva come avessero fatto senza di lei, ma subito dopo si rimproverò per un pensiero così presuntuoso. Sapeva che nessuno era indispensabile e non aveva dubbi che se la fossero cavata bene. Sperava che avessero sentito la sua mancanza, ma nello stesso tempo si rese conto di quanto poco le fossero mancati mentre era in città.

    La sua unica scusa era che era stata molto occupata e che non era stato un viaggio di piacere. Nancy era andata a Londra, spacciandosi per la ricca vedova di un commerciante, per aiutare una sua cara amica, ma non poteva negare di essersi divertita a indossare abiti eleganti, fare acquisti in Bond Street, andare a teatro e alle feste, ballare e civettare. Era tutta una finta, naturalmente, resa necessaria dal personaggio che interpretava, ma le aveva dato un assaggio di quello che avrebbe potuto essere la sua vita, se non avesse tagliato i ponti con la buona società. Avrebbe potuto essere felicemente sposata, magari con dei figli.

    Si riscosse. Aveva fatto la sua scelta ed era troppo tardi per tornare indietro, ora. Non rimpiangeva la decisione di rimanere sola e indipendente, ma a volte avvertiva una vaga insoddisfazione, come se mancasse qualcosa nella sua vita. Non qualcosa, si rese conto in quel momento, ma qualcuno.

    «Bah. Stai diventando sentimentale solo perché stai passando così vicino alla tua vecchia casa» si rimproverò, guardando il fiato condensarsi nell'aria fredda. «Tutto ciò appartiene al passato ora, hai una vita soddisfacente con i tuoi amici a Prospect House e non sei completamente senza famiglia.»

    Aveva sua sorella, Lady Aspern, ma comunicavano solo per lettera e in segreto. Il marito di Mary disapprovava le figlie ingrate che disobbedivano al padre e fuggivano di casa. Pensando ad Aspern, Nancy arricciò il labbro. Era proprio il tipo di gentiluomo che più disprezzava. Molto meglio essere indipendente che sposata a un uomo come lui.

    Ma il senso di insoddisfazione la rodeva ancora e la costringeva ad ammettere che non era ansiosa come si era aspettata di tornare alla vecchia vita. Il futuro si stendeva davanti a lei, sicuro, prevedibile e piatto.

    Era così persa nei suoi pensieri che fu sorpresa di trovarsi già al boschetto; i sottili tronchi diritti e i rami spogli formavano una trama nera contro il cielo notturno. Cielo, si era allontanata così tanto? Stava per tornare indietro, quando qualcosa tra gli alberi catturò la sua attenzione. Non c'era più di una spolverata di neve sul terreno e un debole raggio di luna filtrava tra i tronchi per posarsi su una chiazza di bianco, facendola brillare nell'ombra. La curiosità ebbe la meglio, spingendola a inoltrarsi nel boschetto. Le foglie scricchiolavano sotto i suoi piedi mentre si avvicinava alla chiazza bianca. Poi, quando fu a pochi passi, si rese conto che era una camicia maschile di finissimo lino. E il proprietario la indossava ancora.

    Il cuore cominciò a martellarle nel petto. L'uomo giaceva a faccia in giù e indossava solo la camicia, i pantaloni e gli stivali. Nancy si lasciò cadere in ginocchio accanto a lui e gli posò le dita sul collo. La pelle era fredda, ma poteva sentire un debole battito. Avvertendo un odore di alcol, si guardò intorno e vide una bottiglia vuota poco lontano. Arricciò le labbra. Un ubriaco che era uscito mezzo vestito. Comunque, non poteva lasciarlo lì a morire. Lo scosse bruscamente per la spalla.

    «Andiamo, dovete alzarvi. Se restate qui, sarete morto di freddo al mattino.»

    Non ci fu risposta. Nancy lo afferrò e cercò di rigirarlo. Non era una donna debole e minuta, ma l'uomo era alto e pesante e le ci volle un grande sforzo per farlo rotolare sulla schiena. Il davanti della camicia era umido e ricoperto di ramoscelli e foglie marce. Lo guardò in viso, aspettandosi di vedere un volto macilento e devastato dal bere, ma anche alla penombra del bosco poté notare che era un bell'uomo, nonostante un vistoso livido alla guancia. Era ben rasato e i capelli scuri arruffati gli ricadevano sulla fronte. Istintivamente allungò una mano per scostarglieli e sentì il caldo appiccicoso del sangue sulle dita. Ritrasse la mano, allarmata. Il suo primo pensiero fu che era stato aggredito e si guardò intorno con ansia. Niente si muoveva, tutto era silenzio. Respirò piano, cercando di calmare i nervi e dicendosi che si stava facendo prendere dalla fantasia. Era più probabile che l'uomo si fosse ferito alla testa cadendo da ubriaco.

    «Ed è quello che merita» borbottò, asciugandosi le dita nel fazzoletto. «Svegliatevi!» Gli schiaffeggiò le guance. «Svegliatevi, accidenti a voi, o vi lascerò qui a morire.»

    Ottenne una risposta, finalmente. Non più di un debole gemito, ma Nancy lasciò uscire il fiato, sollevata. Gli picchiettò ancora le guance e questa volta l'uomo fece una smorfia e mosse il capo.

    «Dannazione, donna, smettetela di colpirmi!»

    Aveva una voce profonda, senza traccia dell'accento del posto. Probabilmente era un gentiluomo istruito, pensò Nancy. Un uomo che avrebbe dovuto fare di meglio che lasciarsi ridurre così dall'alcol. La cosa non fece nulla per migliorare il suo umore.

    «Sto cercando di salvarvi la vita, idiota.» Lo tirò con insistenza per la spalla e lo aiutò a mettersi seduto. «Anche se siete maledettamente ubriaco, non potreste resistere a lungo a questo gelo.»

    «Non sono maledettamente ubriaco» grugnì. «Non sono affatto ubriaco.»

    «No, certo che no.» Nancy sedette sui talloni. «Solo un uomo sobrio potrebbe andarsene in giro con questo freddo senza cappotto.» Vedendo che stava tremando, slacciò il mantello e glielo mise sulle spalle. «Ecco.» Lui non fece obiezioni. «Ora, riuscite ad alzarvi?»

    L'uomo emise il fiato, stringendosi le costole.

    «Madam, non so da dove siate venuta, ma credo che dovreste andarvene. Subito.»

    Nancy rimase a bocca aperta. «Be', di tutti gli ingrati...»

    La interruppe. «Starmi vicino vi mette in pericolo. Qualcuno voleva uccidermi stanotte.»

    2

    Nancy fissò l'uomo.

    «Se non siete ubriaco, siete chiaramente pazzo.»

    «Non sono né l'uno né l'altro, donna dal cervello di gallina.» Si tastò il capo con la mano. «Sono stato attaccato appena ho lasciato una taverna a Darlton...»

    «Darlton! Ma è a quasi cinque miglia da qui!»

    «Come?» esclamò, muovendo rigidamente il capo per guardarsi intorno e facendo una smorfia subito dopo. «Ma allora dove ci troviamo?»

    «Poco più a nord di Little Markham.»

    «Diavolo.» Trasalì nuovamente dal dolore. «Non ho idea di quanti uomini mi abbiano attaccato, ma mi sento come se fossi stato usato come sacco da pugilato. Se mi hanno preso cappotto e gilet, evidentemente contavano sul fatto che il freddo mi finisse. Questo bosco è troppo piccolo per attirare i bracconieri e non si aspettavano che qualcun altro si avventurasse fuori in una notte così fredda.» Era come se stesse parlando con se stesso e avesse dimenticato la sua presenza, finché non sollevò lo sguardo e aggiunse: «Certamente non si aspettavano che una donna stravagante uscisse a fare una passeggiata notturna».

    Nancy si sforzò di tenere a freno l'irritazione.

    «Questo non ha alcun senso» disse. «Facciamo pure il punto della situazione, ma non qui. Siamo a meno di mezzo miglio dal Black Bull. Lasciate che vi porti lì.»

    Lui riuscì a mettersi in piedi, appoggiandosi all'albero più vicino.

    «Mia cara, non ce la farei nemmeno per la metà della distanza.» Si appoggiò al tronco, respirando con difficoltà, mentre faceva scorrere lo sguardo su di lei. «Potete anche essere alta, ma non credo che potreste portarmi per tutta la strada.»

    «Se è così, tornerò alla locanda a chiedere aiuto.»

    «No! Sarebbe troppo pericoloso per entrambi.»

    «Allora che cosa devo fare di voi?» gridò, esasperata.

    «Niente. Vi sono grato per il vostro aiuto, ma la cosa migliore, adesso, è che andiate via.» Si aggrappò al tronco con il viso contorto dal dolore. «Se mi permetterete di tenere il vostro mantello, penso che sarò in grado di sopravvivere al freddo e magari recupererò anche forze sufficienti per tornare a Darlton.»

    Di tutti gli idioti testardi... Nancy cercò le parole per esprimere la sua frustrazione e, non trovandole, ricorse alla stessa imprecazione che aveva usato lui.

    «Diavolo!» L'uomo non batté ciglio al suo linguaggio poco signorile, ma inarcò le sopracciglia, come se fosse sorpreso che qualcuno osasse contraddirlo. Nancy continuò a denti stretti: «Avete appena ammesso che non potete raggiungere il Black Bull. Crollereste prima di coprire la metà della strada per Darlton. Andrò a chiedere aiuto».

    «No. Ve l'ho detto, è troppo pericoloso.»

    Lei continuò come se non avesse parlato.

    «La mia carrozza è alla locanda, pronta a viaggiare. Voi aspetterete qui che venga a prendervi per portarvi a casa.» Lo vide aggrottare la fronte, come se volesse rifiutare. All'improvviso, una folata di vento gelido agitò i rami spogli, spingendola a concludere senza mezzi termini: «Non durerete a lungo qui fuori con questo tempo, quindi è meglio che accettiate il mio aiuto. Non c'è davvero altro modo».

    L'uomo la guardò torvo. «Soltanto se non ne parlerete con nessuno.»

    «Se è questo che volete» rispose lei con una punta di impazienza. «È chiaro che state delirando ed è meglio che vi assecondi. Dopo avervi riportato a casa, ci rimetteremo in viaggio. Sono diretta nello Yorkshire e ho con me dei servitori fidati, quindi non è necessario che altri siano informati della cosa.»

    «Per Giove, siete una donna testarda.»

    «Ma pratica» replicò lei. «Ora, lasciatemi andare a prendere la carrozza, prima che anch'io congeli fino alle ossa!»

    Si voltò per andarsene, ma lui la richiamò, dicendole di aspettare. Nancy si voltò a guardarlo, le sopracciglia inarcate.

    «A chi sono debitore di questo servizio di riguardo?»

    «Non credo sia necessario che lo sappiate, dal momento che la nostra conoscenza non sarà di lunga durata.»

    «Ma io vorrei saperlo» replicò, facendo brillare i denti alla luce. «Io sono Gabriel Shaw, se può esservi d'aiuto.»

    Il sorriso e il tono suadente la colsero di sorpresa.

    «Io sono Nancy.» Cielo, si stava comportando come una giovinetta frivola, rispondendo a un affascinante cascamorto. Si riprese e aggiunse con freddezza: «Cioè, Mrs. Hopwood».

    Nancy tornò rapidamente alla locanda, spronata dal freddo e da una strana eccitazione. Pochi minuti dopo il suo arrivo, aveva fatto venire la carrozza all'ingresso e vi aveva fatto salire Hester, rifiutando di rispondere alle sue domande finché non furono per strada.

    «Si può sapere che cos'avete in mente?» chiese Hester, sistemandosi più comodamente in un angolo. «E per l'amor del cielo, chiudete il finestrino!»

    Nancy la ignorò. Aveva ripreso a nevicare a larghe falde. Alcuni fiocchi entrarono dal finestrino aperto, eppure lei si rifiutò di chiuderlo e continuò a scrutare nel

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