Finzione greca: Harmony Collezione
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Chantelle Shaw
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Finzione greca - Chantelle Shaw
successivo.
1
L'aperitivo non sarebbe durato per sempre. Giannis Gekas lanciò uno sguardo verso l'orologio e il suo stomaco brontolò.
Le voci degli ospiti nella sala si fusero in un tintinnio di sibili, e lui si rifugiò dietro una colonna per evitare di dover parlare con gente che non conosceva e di cui non gli importava granché.
Fu proprio allora che notò una donna che stava riorganizzando i segnaposti. Pensò che si trattasse di una delle organizzatrici dell'evento, ma l'abito da sera che indossava suggeriva fosse un'ospite, e, mentre gettava sguardi furtivi tutto intorno a sé, invertiva l'ordine dei posti.
Quando Giannis aveva preso l'ascensore che dal suo attico nell'esclusivo hotel londinese lo aveva portato al foyer da basso, aveva controllato i posti per la cena, così si chiese come mai la donna si fosse messa accanto a lui. Non era la prima volta che succedeva una cosa del genere, ammise cinico. Il successo che gli aveva garantito la sua compagnia navale lo aveva portato in cima alla lista degli uomini d'affari più ricchi d'Europa. Inoltre, era stato benedetto da un bell'aspetto e già ancora prima di diventare ricco le donne lo avevano sempre inseguito. A diciotto anni aveva gradito le attenzioni di tutte le bionde che gli erano girate attorno, ma ora, a trentacinque, era ben più selettivo ed esigente.
Quella donna era bionda in effetti, ma non era il suo tipo. Pensò alla sua ultima amante, Lise, un'alta e tonica svedese, indossatrice di costumi da bagno. Erano usciti insieme per qualche mese, finché lei non aveva iniziato a parlargli di matrimonio, mettendo così fine al suo interesse e alla loro relazione.
La cena sarebbe stata servita alle sette e trenta e gli ospiti stavano iniziando a prendere posto ai tavoli. Giannis passeggiò fino al punto in cui si trovava la giovane. I suoi capelli erano del colore del miele e le ricadevano in onde setose fino a metà schiena. Mentre le si avvicinava, notò che aveva gli occhi del grigio delicato delle nuvole cariche di pioggia. Era attraente più che bella, con zigomi definiti e una grande bocca deliziosa che catturò la sua attenzione. Quelle labbra piene erano sfrontatamente sensuali e, osservandola mordersi il labbro inferiore, provò il forte desiderio di lenire quel punto con la lingua.
Sorpreso dalla reazione del proprio corpo, fece scorrere lo sguardo su di lei. Era di altezza media, con una vita sottile e un seno e dei fianchi fuori moda. Ancora una volta sentì una fitta di desiderio nel soffermare lo sguardo sulla scollatura del suo abito nero.
Non indossava gioielli, il che era strano a una festa dell'alta società. La maggior parte delle ospiti più anziane era agghindata con oro e diamanti, e la mancanza di questi su di lei attirava l'attenzione sulla pelle chiara delle spalle e del décolleté.
Lui si fermò accanto al tavolo. «Mi permetta» le disse affabile mentre le spostava la sedia e attendeva che prendesse posto. «Sembra che saremo vicini per questa sera...» Fece una pausa e guardò sul tavolo. «... signorina Ava Sheridan.»
Gli occhi circospetti di lei si sollevarono sul viso di Giannis. «Come fa a sapere il mio nome?»
«È scritto sul biglietto» le rispose secco, chiedendosi se quella donna gli avrebbe spiegato il motivo per cui aveva invertito i posti.
Le guance di lei si colorarono leggermente di rosa, ma si controllò in fretta e gli rivolse un sorriso esitante. «Ma certo... Sono lieta di conoscerla, signor Gekas.»
«Mi chiami Giannis» rispose piano lui. Poi si appoggiò allo schienale della sedia e le sorrise. Come era prevedibile, vide gli occhi della donna incupirsi, le pupille dilatarsi. Il fascino gli veniva naturale. Lo aveva scoperto quando era ancora un ragazzo. Gli uomini lo rispettavano e volevano la sua amicizia. Le donne erano affascinate da lui e non desideravano altro che le portasse a letto.
Ava Sheridan non era diversa. Giannis le porse la mano e, dopo un secondo infinitesimale, lei vi posò le dita. Così lui se le portò fino alle labbra e la vide trattenere il respiro mentre le baciava.
Sì, era attratta da lui. Ma ciò che più lo sorprese fu l'ondata di caldo desiderio che lo pervase e lo eccitò, mettendolo a disagio. Fortunatamente, la parte bassa del suo corpo era coperta dalla tovaglia. Si sentì sollevato quando altri ospiti presero posto attorno al tavolo, dandogli così il tempo di riprendere il controllo. Trovò persino divertente la propria reazione ad Ava Sheridan, che non era proprio all'altezza delle sofisticate top model che era abituato a frequentare.
Concluse la conversazione con il responsabile della raccolta fondi seduto dall'altro lato e voltò la testa verso Ava, nascondendo un sorriso quando lei, in fretta, distolse lo sguardo. Era consapevole dei molti sguardi che gli aveva lanciato.
Mentre studiava la curva della guancia della giovane e l'elegante linea del collo, si rese conto di essersi sbagliato a definirla a malapena attraente. Era bella, ma la sua bellezza era totalmente naturale. In una stanza piena di donne viziate e agghindate con gioielli stravaganti, Ava Sheridan era come una perla rara.
«Posso versarti del vino?» si offrì.
«Solo un po', grazie.» La voce di lei era sottile e melodiosa. Un leggero cipiglio si insinuò tra le sue sopracciglia mentre lei lo guardava al di sopra del bicchiere. «Tu non ne vuoi?»
«No.» Giannis le rivolse un altro sorriso, omettendo di spiegarle che lui non beveva.
Ava gli scoccò uno sguardo sotto le lunghe ciglia. «Ho sentito dire che fai con regolarità delle donazioni agli enti benefici... Giannis. E che supporti in particolare quelle organizzazioni che aiutano le famiglie afflitte dai problemi dell'alcolismo. C'è una ragione precisa per il tuo interesse?»
Giannis si irrigidì e il sospetto si insinuò nella sua mente nel ripensare al modo in cui lei aveva fatto sì di potersi sedere al suo fianco. Non sarebbe stata la prima volta che un membro della stampa si imbucava a un evento per poterlo intervistare. Per lo più andavano alla ricerca dell'ultimo gossip sulla sua vita sentimentale, ma pochi anni prima un reporter era riuscito a scavare più a fondo nella sua storia.
Non che avesse mai scordato l'errore compiuto a diciannove anni e che aveva portato alla morte di suo padre. I ricordi di quella notte lo avrebbero perseguitato per sempre.
La sua espressione si fece dura. «Sei una giornalista, signorina Sheridan?»
Lei sollevò le sopracciglia. O era una brava attrice, oppure la sua reazione doveva essere necessariamente genuina. «No. Perché dovrei?»
«Ti ho vista mentre cambiavi i segnaposti.»
Le guance di Ava si fecero rosse. «Io... Sì, ammetto che ho cambiato i segnaposti» mormorò lei. «Ma ancora non capisco come mai pensi che sia una giornalista.»
«Ho avuto qualche esperienza con i giornalisti, soprattutto quelli che lavorano per le riviste scandalistiche, che ricorrono a mezzucci per potermi intervistare.»
«Ti assicuro che non sono una giornalista.»
«E allora perché ti sei accertata di riuscire a sederti accanto a me?»
Lei si morse il labbro e Giannis si irritò con se stesso per essersi lasciato incantare da quella bocca. «Io... speravo solo di avere la possibilità di parlare con te.»
Il suo bel viso avvampò ma gli occhi grigi e intelligenti erano onesti. Giannis non sapeva perché ne era tanto convinto. La leggera disperazione nell'espressione sincera della ragazza accese la sua curiosità.
«Allora parla» le disse secco.
«Non qui.» Ava distolse lo sguardo da Giannis Gekas e fece un respiro profondo, sperando di riuscire a calmarsi. Lo aveva riconosciuto immediatamente quando lui si era avvicinato alla tavola dove Becky, grazie al cielo, era riuscita a mettere anche lei. Tuttavia, l'aveva posizionata di fronte a lui, troppo lontano perché potesse riuscire a tenere una conversazione privata.
Avrebbe scommesso sul fatto che nessuno l'avrebbe notata mentre cambiava i segnaposti. Ma lei doveva parlare con Giannis Gekas di suo fratello. Aveva speso una fortuna per acquistare un biglietto per quella cena e per l'abito da sera che con ogni probabilità non avrebbe mai più avuto l'occasione di indossare. L'unico modo che aveva per evitare che Sam venisse messo in riformatorio era quello di persuadere Giannis Gekas a lasciar cadere le accuse contro di lui.
Ava bevve un sorso di vino. Era importante che mantenesse la mente lucida, ma non si era aspettata che quell'uomo fosse così sorprendentemente affascinante. Le foto che aveva visto su internet quando aveva cercato il più appetibile scapolo greco non l'avevano preparata al modo in cui il suo cuore aveva preso a schiantarsi contro la gabbia toracica quando lui sorrideva. Bello non si avvicinava neanche lontanamente a descrivere la sua bellezza letale. Il suo viso era un'opera d'arte, gli zigomi scolpiti e una mandibola addolcita da una bocca sensuale che spesso s'incurvava in un pigro sorriso.
Occhi scuri, quasi neri, luccicavano sotto spesse sopracciglia, e lui spesso si portava le mani tra i capelli folti e scuri che gli ricadevano sulla fronte. Ma ancor più allettante del suo fisico da modello, della sua altezza e dei suoi muscoli, era la sua sfrenata sensualità.
Emanava carisma e prometteva pericolo ed eccitazione, tutto quello che Ava evitava con molta accuratezza. Si diede una scossa mentale. Non importava che Giannis fosse un dio greco, tutto quello che contava per lei era salvare quello sciocco ragazzino di suo fratello dalla prigione ed evitare che, come loro padre, anche Sam finisse a fare una vita da criminale.
Sam non era cattivo, era solo uscito fuori dai binari perché gli era mancata una guida. Ava sapeva che la loro madre aveva lottato per lui quando, durante l'adolescenza, era entrato in contatto con una cricca di ragazzi che bazzicavano attorno la loro casa londinese. Ancora peggio, Sam si era lasciato affascinare dal padre ed era persino arrivato a usare il nome McKay invece del cognome della madre, Sheridan. Ava era stata felice di lasciare quel quartiere, ma si sentiva in colpa poiché non era stata lì per tenere suo fratello lontano dai guai.
Bevve un altro sorso di vino e i suoi occhi furono attirati ancora di più dall'uomo accanto a lei. Il futuro di Sam era nelle mani di Giannis Gekas.
Un cameriere comparve e le tolse il piatto con l'antipasto che aveva toccato a malapena, rimpiazzandolo con la portata principale. Al di là del tavolo uno degli altri ospiti stava cercando di catturare l'attenzione di Giannis. La possibilità di avere una conversazione significativa con lui durante la cena sembrava senza speranze.
«Non posso parlarti qui.» Ava si strinse il labbro inferiore tra i denti e un brivido l'attraversò quando si accorse che gli occhi di lui erano incollati sulla sua bocca. Si chiese perché, improvvisamente, sembrasse teso. «Sarebbe possibile parlare in privato dopo cena?»
Gli occhi scuri di lui inchiodarono quelli di lei, ma la sua espressione sembrava illeggibile. Preoccupata