Stai con me: Harmony Destiny
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Lauren Abbott ha sempre avuto un certo feeling con Cooper, e quando lui le offre di celebrare le nozze nella sua tenuta e di trasferirsi lì per tutto il periodo dell'organizzazione, lei accetta con entusiasmo. Per preparare la cerimonia, tuttavia, serve un po' di tempo, e passarlo accanto a Cooper trasforma l'inevitabile attrazione in rovente desiderio.
Lo scontato epilogo non può che essere l'annullamento delle nozze: Lauren si sente finalmente libera di vivere il travolgente amore per Cooper, finché non scopre gli accordi tra lui e sua madre...
Charlene Sands
Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.
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Stai con me - Charlene Sands
successivo.
1
Cooper Stone cliccò sul tasto canc del computer portatile ed eliminò tutti i numeri di donne con cui era uscito, con cui gli sarebbe piaciuto uscire o che semplicemente riteneva bellissime. Con un solo gesto aveva posto fine alla sua vita mondana. Era come bruciare una lista nera... anche se nessuno scriveva più su carta ormai. La tecnologia aveva preso il sopravvento su tutto. In ogni caso, il risultato era lo stesso: lui era fuori dai giochi. In realtà era una cosa che intendeva fare da sei mesi ormai.
Quei nomi non gli sarebbero mancati.
Tony Abbott gli sarebbe mancato.
Un attimo prima ridevano in macchina insieme, godendosi la vita, e quello dopo si era trovato circondato da morte e disperazione. Quel silenzio, quel terribile silenzio, lo tormentava ancora.
Il mondo si era fermato ed era calato il freddo. Tony era morto sul colpo e l'autista ubriaco che li aveva travolti non si era fatto nulla. Anche lui ne era uscito indenne. E non si era mai perdonato per questo.
A dire il vero, cancellare quei numeri era una pura formalità. Dopo la morte di Tony, non si era più recato a una festa. E non aveva intenzione di cambiare stile di vita. L'incidente gli aveva lasciato un segno indelebile nell'anima.
Si era dedicato al lavoro e conduceva un'esistenza tranquilla a Stone Ridge, il suo ranch.
«Ehi, Coop, ti serve compagnia oggi? Potrei venire con te» gli propose suo fratello.
«Grazie, fratellino, ma non ce n'è bisogno. Me la caverò.»
Si alzò dalla scrivania e s'infilò una giacca leggera. Era primavera inoltrata e i raggi del sole filtravano attraverso le nuvole grigie che iniziavano a ricoprire il cielo. Il tempo in Texas era imprevedibile e quel giorno si abbinava al suo umore alla perfezione. Quando era nuvoloso, poteva rimanere a casa e immergersi nel lavoro senza essere costretto a trovare scuse per non recarsi alle feste o uscire con gli amici. Non era più un tipo spassoso. E gli andava bene così.
«Tornerò tra un paio d'ore.»
Jared gli diede una pacca sulla spalla, rivolgendogli uno sguardo ansioso. «Stai attento. Ci vediamo dopo, d'accordo?» In realtà quelle parole avevano un altro significato: Guida con prudenza. Ti voglio bene.
Jared era più piccolo, aveva ventotto anni, eppure si preoccupava per lui. Tutti si preoccupavano per lui. «D'accordo.»
Impiegò cinque minuti per raggiungere la periferia di Dallas e venti per arrivare a Providence. Si fermò in un panificio e non appena lo vide, la donna dietro al bancone gli disse: «Dodici ciambelle con marmellata di lamponi. Arrivano subito».
«Grazie mille.»
Risalì in auto e s'immise in autostrada, diretto verso il cimitero Eternal Peace. Percorse il vialetto e notò una tomba scavata di recente. Sentì lo stomaco contrarsi. Qualcuno aveva perso una persona cara.
Padri, madri, sorelle, fratelli, mogli e bambini stavano soffrendo. Prima dell'incidente, non aveva mai pensato molto alla morte.
Parcheggiò vicino a una grande quercia, fece un respiro profondo e scese dall'auto. A testa bassa, con la scatola di ciambelle in mano, si avvicinò alla tomba di Tony. Il vento gelido iniziò a soffiare più forte.
«Ciao, Tony. Sono io. Di nuovo. È passato un mese dall'ultima volta che sono venuto a trovarti. Ho portato le ciambelle.» Si sedette sull'erba tagliata alla perfezione. «Le stesse che non siamo riusciti a mangiare quella... quella sera.»
Ne estrasse una dalla scatola. «Sono le tue preferite, amico.» La addentò, ma non riuscì a dare un secondo morso. «Buona» commentò.
Udì un rumore di foglie calpestate e si voltò. Era Loretta Abbott, la madre di Tony. Si alzò di scatto.
«Ciao, Loretta.»
«Disturbo?»
«No, affatto. Stavo soltanto facendo due chiacchiere con Tony.» Non sapeva cos'altro dire.
Lei gli rivolse un sorriso triste. «Sei un amico meraviglioso.»
Non era vero. Era vivo e Tony no. Non aveva visto la macchina, avrebbe dovuto prestare più attenzione alla strada. Invece stava ridendo insieme a Tony... e lui era morto.
Si avvicinò a Loretta e si abbracciarono. «Sono felice di vederti» sussurrò lei.
«Anch'io.»
«Sapevo che ti avrei trovato qui. Per questo sono venuta.»
Indietreggiò per guardarla. «Volevi parlare con me?»
Gli occhi di Loretta si riempirono di lacrime.
«Sì. Mi dispiace interromperti mentre passi del tempo con Tony, ma oggi è l'anniversario dell'incidente ed ero certa che non saresti mancato.»
Deglutì a fatica. «Perché non sei venuta da me? Sei sempre la benvenuta.»
Una folata di vento le scompigliò lo chignon. «Non ne avevo il coraggio. Eppure qualcosa mi ha spinta a venire qui. In questo luogo sarebbe stato meno difficile chiederti ciò che sto per chiederti. Sono disperata e mi serve un favore.»
«Dimmi tutto. Ti avevo detto che se mai avessi avuto bisogno di me, ci sarei stato.»
Loretta sorrise di nuovo con aria triste. «Lo so. Ecco... si tratta di Lauren.»
La sorella minore di Tony lavorava a Dallas, faceva l'infermiera come la madre. Non l'aveva vista spesso dopo il funerale.
Quando lui e Tony erano bambini giocavano a football nei Texas Tridents. La loro amicizia era cresciuta con il passare degli anni. Trascorrevano giornate intere l'uno a casa dell'altro, soprattutto d'estate. Da adolescenti, quando Loretta aveva un doppio turno all'ospedale, tenevano d'occhio Lauren. Gli sembrava che fosse passata un'eternità. «Cos'è successo?»
«Si è fidanzata con Roger Kelsey all'improvviso, quasi per sfizio. Sta commettendo uno sbaglio. E ha intenzione di sposarsi tra meno di un mese! Roger le sta facendo pressioni.» Si asciugò le lacrime con un fazzoletto. «Perché non può aspettare un altro po', per accertarsi che questo è davvero ciò che vuole? Siamo rimasti sconvolti quando abbiamo perso Tony e Lauren si è fidanzata subito... e con il suo socio... Non ha senso. Roger non le prestava alcuna attenzione quando Tony era vivo. Dopo l'incidente, però, ha iniziato a corteggiarla e le ha chiesto di sposarlo. Lauren pensa di sapere cos'è meglio per lei e non vuole ascoltarmi. Dice che sono iperprotettiva. Tuttavia qualcosa non torna, Cooper. Me lo sento.»
Era perplesso. Se si fosse trattato di un altro uomo, avrebbe semplicemente pensato che Lauren si era comportata in modo avventato in un momento di vulnerabilità, come faceva tanta gente. Poche persone, però, trovavano la felicità dopo poche settimane insieme.
Tuttavia stavano parlando di Roger Kelsey!
Era un playboy della peggiore specie. Tony non avrebbe mai concesso la sua benedizione.
Inspirò l'aria a pieni polmoni. Una delle ultime conversazioni che aveva avuto con Tony gli risuonò in testa. Penso che Kelsey stia sottraendo dei soldi alla società. I conti non tornano. Non ho prove... ma ci sto lavorando. Se ho ragione, Kelsey mi sta imbrogliando e sta infrangendo la legge. Tony gli aveva giurato che intendeva scoprire la verità a tutti i costi.
Fissò Loretta. Doveva intervenire. Non solo per il suo bene e quello di Lauren, ma perché era ciò che Tony avrebbe voluto. «Mi dispiace. Cosa posso fare? Puoi contare su di me.»
«Oh, Cooper, speravo che avresti risposto così!» esclamò Loretta con aria sollevata. Appariva più rilassata e sul volto era comparso un lieve sorriso. Era contento di averla rassicurata. Era disposto a tutto pur di aiutare la madre di Tony.
«Devi impedirle di sposarsi.»
Non appena la madre aprì la porta e Cooper le comparve davanti, Lauren ebbe un tuffo al cuore. Aveva ventisei anni ed era convinta che ormai non riuscisse più a farle un tale effetto. E invece c'era qualcosa di speciale in lui. I tratti marcati, gli occhi azzurro cielo... le ricordavano tempi felici, quando era bambina e lui e Tony la coinvolgevano nelle loro marachelle. Adorava stare con loro nonostante avessero sei anni più di lei e fossero iperprotettivi nei suoi confronti.
A dodici anni si era presa una bella cotta per Cooper. Era durata per tutte le scuole medie, poi al liceo si era innamorata di Brendan Marsh. Dopo cinque settimane aveva perso la testa per Toby Strickland, il quarterback della scuola. In seguito c'era stato Gregory Bell, lanciatore dei Providence High Pirates.
La sua lista di cotte era infinita.
Si innamorava di continuo. Katy, la sua migliore amica, e le altre compagne la stuzzicavano dicendo che non era superficiale, solo estremamente romantica. All'università, però, era diventata più matura. Si era innamorata di un unico ragazzo. Purtroppo non era quello giusto. Si erano lasciati di comune accordo non appena lo avevano capito.
Ciò che provava per Roger era reale. Le era stato vicino dopo la morte di Tony, uno dei periodi più difficili della sua vita. Era stato la sua ancora di salvezza, ciò di cui aveva più bisogno. L'aveva fatta ridere e le aveva ridato la speranza. Avevano pianto insieme e si erano consolati a vicenda.
Era sicura che fosse l'uomo giusto. Era amico e socio del fratello, un uomo fantastico. Come poteva non amarlo?
Eppure anche la presenza di Cooper le era di conforto. Aveva un favore da chiedergli e sperava che non si sarebbe tirato indietro. «Sono felice che tu abbia deciso di cenare con noi.»
Cooper allargò le mani e lei si fiondò tra le sue braccia. Così si sentiva più vicina al fratello. Cooper incolpava se stesso per ciò che era successo, ma tutti sapevano che non avrebbe potuto evitare l'incidente in alcun modo. L'abbraccio serviva a consolare anche lui. Intendeva fargli capire che non lo riteneva responsabile della morte del fratello.
«Ne sono felice anch'io, Laurie Loo.»
Ridacchiò. «Non mi chiami così da dieci anni.»
«Sì, lo so. Odiavi questo soprannome.»
«Ti svelo un segreto. Fingevo di odiarlo.» In realtà pensava che fosse dolce. Il modo in cui lo pronunciava, con affetto invece che con scherno, la faceva sentire come se fosse di nuovo una ragazzina innamorata di lui.
«Vieni, Cooper» lo esortò la madre di Tony. «La cena è quasi pronta. Perché tu e Lauren non vi accomodate nel soggiorno mentre io preparo le ultime cose?»
«Hai bisogno di una mano?» si offrì Cooper.
«No, no, affatto. Voi due avete tanto da dirvi.»
La donna uscì dalla stanza. «Fa tutto da sola. È sempre stato così, non cambierà mai. Anche se è in pensione, non riesce a stare ferma. In fin dei conti, credo sia una cosa positiva» sospirò Lauren.
Purtroppo aveva anche il tempo di intromettersi nella sua vita. Non voleva che sposasse Roger. Aveva buone intenzioni, ma le sue argomentazioni non avevano senso. Le aveva spiegato che lei e suo padre si erano sposati dopo pochi mesi e le cose non erano andate lisce. La capiva, però c'era una differenza: lei e Roger si conoscevano molto più a fondo. Suo padre era un playboy e la madre era talmente innamorata da non accorgersene. Poi, lui aveva deciso di abbandonarla.
Prima di morire, si era sposato e divorziato molte volte. Perciò comprendeva il punto di vista della madre. Aveva delle ferite che non erano mai guarite e non voleva che lei si ritrovasse nella stessa situazione. Ecco perché intendeva parlare con Cooper. Doveva portarlo dalla sua parte. La madre si fidava di lui. Se le avesse dato la sua benedizione, lei si sarebbe tranquillizzata.
Cooper annuì. «Certo. Tenersi occupati fa bene.»
«Allora mamma sta benissimo.»
Lo condusse sul divano del soggiorno e si sedettero. Accavallò le gambe e Cooper le rivolse uno sguardo d'apprezzamento. Lauren aveva scelto un abito di pizzo color cacao e tacchi alti,