Il sogno di una notte: Harmony Bianca
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Il giorno dopo tuttavia aveva fatto finta che non fosse successo niente, perché in realtà niente sarebbe mai dovuto accadere.
Fino a quando, entrambi impegnati in Africa in una campagna di vaccinazione di massa, capiscono che quel bacio è stato solo l'inizio e che la notte che li ha uniti sarà molto difficile da dimenticare.
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Book preview
Il sogno di una notte - Scarlet Wilson
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
About That Night...
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2013 Scarlet Wilson
Traduzione di Daniela De Renzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-820-0
1
Violet stava tremando dalla testa ai piedi. Il percorso fino all’ufficio del direttore non le era mai sembrato così lungo.
Stringeva in mano un pezzo di carta, per dimostrare di aver fatto almeno qualcosa per quel lavoro, che doveva aver completato ormai da giorni.
Ma dentro di lei fremeva di rabbia. Rabbia contro Evan Hunter, suo responsabile.
Era colpa sua se si trovava in quella situazione.
Le aveva chiesto di cercare informazioni su suo fratello, Matt Sawyer, che era stato coinvolto nella più virulenta epidemia di tutta la storia dell’Agenzia per la Prevenzione dalle Malattie. Evan ignorava che Matt fosse suo fratello, ma questo non era sufficiente a placare l’ira di Violet.
Si era giustificata, dicendo di non aver potuto ultimare la ricerca a causa dell’altro lavoro. Stabilire il grado di potenziale diffusione di quel sospetto virus di vaiolo era sicuramente più importante che trovare informazioni sull’ex medico dell’Agenzia che aveva effettuato la diagnosi preliminare. Peccato che Evan non fosse dello stesso parere.
Violet continuava a ripetersi di stare calma. Esplodere di fronte al direttore non l’avrebbe certo aiutata.
Ma l’attendeva una sorpresa. Nel corridoio c’era Evan in persona. Sembrava che anche lui fosse in attesa del direttore.
Se ne stava là in piedi a braccia conserte, a bloccare l’entrata della sala riunioni. In un altro mondo avrebbe anche potuto trovarlo attraente...
E a dire il vero un po’ di tempo prima, dopo qualche bicchiere di troppo, aveva finito davvero per lasciarsi andare con lui, cosa a cui in seguito nessuno dei due aveva più accennato.
Sicuramente era il tipo da far girare la testa. Alto, con le spalle larghe, capelli scuri e occhi azzurri, aveva tutto per attirare l’attenzione di una donna. Per non parlare della barba lunga di tre giorni, che gli dava quell’aria terribilmente sexy...
Ma perché sembrava tanto nervoso?
«Che cosa ci fai qui?»
Violet sobbalzò nel sentire la sua voce. «Potrei chiederti la stessa cosa. Il direttore mi ha mandata a chiamare.»
«Davvero?» Evan ne sembrò sorpreso. Sicuramente era stato lui a lamentarsi di lei... Oppure no?
«Perché pensi che ci abbia chiamati?»
Evan la guardò negli occhi. Aveva lo sguardo deciso. «Immagino sia per la relazione che ti avevo chiesto.»
Violet provò un senso di nausea. «Ma di che cosa stai parlando?»
«Quella relazione su Matt Sawyer, hai presente? Quella che ti ho chiesto di scrivere giorni fa.» Le lanciò uno sguardo gelido. «Sembra una coincidenza non indifferente che un ex dipendente dell’Agenzia si trovasse sul posto, proprio quando è stata fatta la diagnosi.» Sembrava volesse provocarla.
«Che cosa vorresti dire?» domandò lei, senza riuscire a trattenersi.
«Oh, dai, Violet» esclamò lui spazientito. «Ammetterai che le possibilità che un’epidemia di vaiolo si sviluppi spontaneamente sono praticamente nulle. La cosa più probabile è che si tratti di un attacco terroristico. Ti avevo chiesto di scrivere una relazione sulla storia recente di Matt Sawyer. È importante che scopriamo dov’è stato e chi frequentava.»
Violet reagì di scatto. «Chi frequentava? Tu stai scherzando, Evan!»
Ma lui continuò, come se lei non avesse nemmeno parlato. «Hai completamente ignorato la mia richiesta. Anche dopo che ti avevo sollecitata. Le informazioni che dovevi cercare potevano salvare vite umane. Si può sapere che cosa hai fatto finora, Violet?»
L’ira che le ribolliva in corpo stava venendo in superficie. Quell’uomo era un idiota. E, dopo quello che aveva appena insinuato, lei non riusciva più a ragionare con lucidità. «Pensi sinceramente che Sawyer sia un terrorista? Non hai la minima idea di quello che dici. Come osi?» domandò, alzando il tono di voce.
Evan la dominava con la sua mole. Appariva furioso. «Come sarebbe a dire? Sono a capo di quest’indagine e devo prendere in considerazione ogni eventualità. Compresa la possibilità di un atto terroristico. Come osi tu ostacolare il mio lavoro?»
Ma Violet non lo stava ascoltando. «Non riesco a credere che tu abbia potuto pensare che Sawyer sia un terrorista. L’ultima cosa che desiderava era essere coinvolto di nuovo nel lavoro dell’Agenzia. Quello che pensi è ridicolo.»
Evan si fece più vicino. Il suo viso assunse un’espressione cupa. «Che cosa c’è tra te e Sawyer, Violet? Come fai a conoscerlo? Se n’è andato molto tempo prima che tu arrivassi...» La stava fissando attentamente. «È stato il tuo amante?»
Ma che diamine di domanda era?
«Come?» sbottò Violet, con la vista annebbiata. «È mio fratello, brutto idiota!»
Evan trattenne il fiato. Sembrava sconvolto da quella rivelazione e parlò con un filo di voce. «Come può essere tuo fratello?»
Violet sentiva il cuore batterle forte. Aveva rivelato un segreto, mantenuto per ben tre anni. Non le veniva in mente nessuna risposta sensata. «Nel modo in cui chiunque può essere il fratello di un’altra persona» mormorò alla fine.
«Sawyer è tuo fratello?» domandò Evan, alzando il tono di voce.
Lei annuì in silenzio, ma lui non sembrava convinto.
«E com’è possibile? Avete cognomi diversi... e tu non sei nemmeno sposata.»
Violet aveva mantenuto il segreto di proposito. Poteva essere considerato un comportamento scorretto? Sul modulo con cui aveva fatto domanda per l’Agenzia non era scritto di specificare se qualche familiare avesse lavorato per lo stesso ente. Fece un respiro profondo. «Sì, Matt Sawyer è mio fratello. So che non se n’è andato nel modo migliore, quindi ho preferito tacere la parentela. Abbiamo cognomi diversi, perché nostra madre si è risposata. Io ho preso il nome del mio patrigno. Matt no.» Violet era agitata. «Come penso tu sappia, non si è fatto molto sentire negli ultimi anni. Sta ancora combattendo con la morte di Helen. Sembra che sia stato nel Borneo, in Alaska e nel Connecticut.» Esitò un momento. «Ho cercato per anni di scoprire dove fosse...»
Evan sbottò di colpo. «Ma perché diavolo non mi hai riferito che era tuo fratello? Ti ho chiesto di informarti sul suo conto e non mi hai detto niente? Di tutti gli atteggiamenti poco professionali...»
Violet ebbe un sussulto e fece un passo avanti. «Be’, parliamone, vuoi? Perché non sono l’unica ad aver avuto un comportamento poco professionale...»
«Ehm...» Il rumore di qualcuno, che si stava schiarendo la gola, li fece sobbalzare entrambi.
Il direttore era dietro di loro con una pila di fogli tra le braccia. Spalancò la porta della sala riunioni. «Entriamo, per cortesia, e smettiamola d’intrattenere le masse.»
Violet si guardò intorno. Quasi tutti i colleghi si erano alzati in piedi e le loro teste sporgevano dai cubicoli dell’open space, fissando lei e Evan. Da quanto tempo li stavano guardando? Si sentì avvampare e seguì in silenzio il direttore. Si sentiva di nuovo molto nervosa.
Il direttore invece non sembrava turbato. Girò intorno al tavolo e si sedette, appoggiando le carte di fronte a sé. «Sedetevi pure. Violet, Evan.»
Che cos’erano quelle carte? I documenti relativi al suo licenziamento? Violet deglutì a fatica.
Ci fu qualche minuto di silenzio, mentre il direttore scorreva i fogli. L’attesa si stava facendo snervante.
«Direttore, se vuole lasciarmi spiegare...» iniziò Evan a disagio.
Il direttore lo interruppe. «Basta così, Evan.»
Lui cercò di riprendere la parola. Era rosso in viso. Il direttore tirò fuori alcuni documenti da un raccoglitore e fissò Violet negli occhi. «Dottoressa Connelly.»
Violet trattenne il fiato. Il direttore le si era rivolto in modo formale. Non prometteva niente di buono.
«Lasciamo stare la scena alla quale ho appena assistito lì fuori. Sono qui per farle sapere che la sua richiesta di trasferimento è stata accettata.»
«Cosa?»
«Cosa?»
Avevano parlato contemporaneamente, come se nessuno dei due riuscisse a credere alle proprie orecchie.
«Ma sembra che ci siano parecchi altri argomenti da affrontare...»
«Richiesta di trasferimento? Quale richiesta di trasferimento?» domandò Evan confuso.
Il direttore lo fulminò con un’occhiata. Sembrava non amasse venire interrotto. «La dottoressa Connelly ha chiesto di essere trasferita al Centro per le Emergenze e di poter partecipare al programma per contenere la diffusione della poliomielite.»
La testa di Evan girava. Erano mesi che Violet lo stava facendo impazzire. Dalla sera in cui si erano baciati... Ma quello che era successo negli ultimi giorni era grave. E lui stava pensando di denunciare il fatto. Come capo di un gruppo aveva delle responsabilità e doveva assicurarsi che ognuno facesse la sua parte. «Non ne avevo idea. Evidentemente non ha ritenuto necessario parlarmene...» affermò Evan con voce tagliente.
Violet voleva andarsene per colpa sua? A causa del bacio? E perché il pensiero di non poterla più rivedere lo stava facendo impazzire?
La guardò e vide che si era afflosciata sulla sedia. Come se la tensione avesse appena abbandonato il suo corpo. Aveva un’espressione incredula.
«Davvero avete approvato il mio trasferimento? Quando potrò cominciare? Dove? Con quale ruolo?» Era chiaro che non riusciva a smettere di parlare e che il suo cervello era in uno stato di sovreccitazione.
Evan invece stava ancora cercando di abituarsi all’idea che non l’avrebbe più rivista. Non riusciva quasi a respirare.
«Un momento» affermò il direttore, sollevando entrambe le mani. «Mi sembra ci siano problemi più urgenti da discutere.» Li guardò entrambi e si appoggiò allo schienale della sedia. «Devo ammettere che tutti e due mi avete deluso.» Evan sentì un tuffo al cuore. Non era un buon inizio.
«Sono sorpreso che la dottoressa Connelly non le abbia parlato della sua domanda di trasferimento.» Già. Perché Violet non gliene aveva parlato? Se lo stava chiedendo anche lui.
«E in quanto a lei, dottoressa Connelly...» Il direttore si voltò verso Violet. «A me non interessa che Matt Sawyer sia suo fratello. Ma non capisco perché lei abbia ritenuto necessario nasconderlo. Personalmente sono molto contento del lavoro che Matt ha svolto per noi. E sarò felice di poter lavorare di nuovo con lui in futuro.» Batté la penna sul ripiano del tavolo, come se stesse valutando cosa aggiungere. «Mi sembra che il modo in cui lei ha reagito nei confronti del dottor Hunter sia irrazionale. Lui stava semplicemente facendo il suo lavoro. Chiunque avesse riferito di una sospetta epidemia sarebbe stato controllato. Ma è chiaro che il dottor Hunter non le ha spiegato la logica della richiesta. E mi domando perché.»
Evan non sapeva dove sarebbero andati a parare. Avrebbe dovuto preoccuparsi?
«Quello che salta all’occhio è che voi due dovete imparare a lavorare insieme come squadra. Non m’interessano le vostre questioni personali. Ma mi interessa che le persone che lavorano per me sappiano collaborare.» Strinse gli occhi. «E l’esibizione alla quale ho appena assistito là fuori mi ha lasciato sinceramente perplesso.» Si rivolse nuovamente a Evan. «Lei