Il ribelle e la dottoressa: Harmony Bianca
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About this ebook
Protetta da una maschera di gelido distacco e dagli abiti firmati che indossa come un'armatura, il cardiochirurgo Michelle Ross riesce sempre ad avere il controllo della situazione. Finché il nuovo anestesista Ty Smith non irrompe nella sua sala operatoria portando scompiglio e infrangendo ogni regola. Lei e Ty sono agli antipodi, eppure Michelle non è immune al suo fascino, sopratutto quando inizia a intravedere l'uomo che si nasconde dietro la facciata del ribelle. Lei sa che presto Ty salirà sulla sua motocicletta nera e tornerà a cavalcare la strada come ha sempre fatto. L'unico problema adesso è impedire al proprio cuore di partire insieme a lui.
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Book preview
Il ribelle e la dottoressa - Susan Carlisle
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Rebel Doc Who Stole Her Heart
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2014 Susan Carlisle
Traduzione di Daniela De Renzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-261-0
1
La dottoressa Michelle Ross, stimato cardiochirurgo, aprì con il fianco la porta a spinta della sala operatoria del Medical Center di Raleigh nel Nord Carolina.
Il signor Martin, il paziente che aspettava di essere operato a un’arteria, era il tipo di persona che la coinvolgeva di più emotivamente. A casa c’erano figli piccoli che lo aspettavano e lui sarebbe dovuto sopravvivere per tornare in famiglia.
Con indosso il camice sterile e le mani ricoperte da guanti di lattice, Michelle guardò i collaboratori e parlò in tono deciso. «Pronti a cominciare?»
I componenti l’équipe, che stavano parlando a bassa voce, si zittirono di colpo. Lei li guardò uno a uno, ma nessuno osò contraccambiare il suo sguardo. Qualcosa non andava? Di solito erano pronti a iniziare senza esitazione.
Michelle prese posto vicino al paziente e il suo sguardo cadde sul giovane medico, che svolgeva l’internato come anestesista. «Dov’è Schwarz?» gli domandò seria.
Il collega rimase incerto e alla fine si decise a rispondere. «Il sostituto del dottor Schwarz non è ancora arrivato.»
Michelle si mostrò seccata. Il suo paziente meritava di meglio. Aprì la bocca per replicare, ma venne interrotta dall’arrivo di un uomo dalle spalle ampie. In testa aveva un copricapo da chirurgo a strisce arancioni, in contrasto con la sala operatoria impeccabile. Indossava la solita divisa azzurra, ma dalle soprascarpe di carta spuntava un paio di zoccoli verde fosforescente.
Chi era quella specie di clown? Mentre si avvicinava al gruppo, Michelle notò gli incredibili occhi color verde giada, che risaltavano al di sopra della mascherina. I loro sguardi s’incontrarono e la scintilla negli occhi del nuovo collega la lasciò interdetta. Non poteva trattarsi dell’anestesista...
«Salve, sono Ty Smith. Sostituisco Schwarz.» Si capiva che stava sorridendo.
«Procediamo. Abbiamo già aspettato abbastanza» affermò secca Michelle.
«Lei dev’essere la dottoressa Ross...» affermò lui in tono cordiale.
«Certamente. E sono pronta a cominciare.»
Il nuovo anestesista avvicinò lo sgabello con il piede e si sedette con disinvoltura. Non sembrava a disagio per averli fatti aspettare. «Ottimo lavoro» osservò poi, rivolgendosi al giovane interno, che non appariva più tanto teso. «Dott, quando vuole sono pronto anch’io» aggiunse guardando Michelle, dopo aver controllato la strumentazione. I suoi occhi erano verdi come un prato dopo un acquazzone in primavera.
«Desidero che mi chiami dottoressa Ross» lo corresse lei immediatamente.
«Il paziente è pronto, dottoressa Ross» replicò lui, lasciando intuire che si stava prendendo gioco di lei.
Alcune ore più tardi, completando le ultime suture, Michelle si sentì compiaciuta per com’era andato l’intervento. Il paziente sarebbe vissuto ancora a lungo e avrebbe visto i propri figli diventare grandi. Di questo si sentiva orgogliosa.
Suo padre era morto d’infarto, quando lei aveva solo dodici anni. Erano usciti insieme per fare acquisti, quando lui si era portato una mano sul petto ed era caduto sul pavimento del centro commerciale. Riusciva ancora a sentire la chiamata al 911 e il rumore di passi che correvano. Ma soprattutto ricordava se stessa mentre piangeva.
Al funerale, seduta accanto alla madre in chiesa, aveva giurato a se stessa che si sarebbe adoperata affinché altri bambini non dovessero sopportare quello che aveva dovuto affrontare lei. Così si era impegnata a fondo per diventare cardiochirurgo e sapeva che si trattava di una faccenda estremamente seria.
Stava per richiudere la ferita, quando sentì qualcuno che canticchiava sommessamente. Si girò verso il punto da cui proveniva il suono e vide il dottor Smith intento a studiare il monitor. Gli altri colleghi apparivano a disagio. Il nuovo arrivato la guardò negli occhi. Sembrava divertito. «Può unirsi a me, se crede.»
Quell’uomo doveva andarsene. Michelle avrebbe fatto in modo che non collaborasse più con lei. «Com’è la pressione?» domandò in tono asciutto.
«Stabile.»
«Allora portiamo a termine l’intervento e trasferiamo il paziente in Unità Coronarica. E basta canticchiare» affermò spazientita.
«Sissignora.» replicò lui con il tono del ragazzino dispettoso, sorpreso a tirare i capelli a una bambina. Poco sincero e deciso a farlo di nuovo.
Uscendo dalla sala operatoria, Ty si passò la mano sulla parte posteriore del collo, per allentare la tensione. Dopo aver viaggiato tutta la notte, si sentiva stanco. Essersi fermato a dare una mano per un incidente alla periferia della città non lo aveva sicuramente aiutato. Non era stato contento di arrivare in ritardo, ma non aveva potuto evitarlo.
Era abituato a trasferirsi di continuo. Lo aveva fatto per tutta la vita. I suoi genitori appartenevano a una comunità hippy. Non ci tenevano ad avere figli, eppure li avevano avuti. Joey, il fratello minore, avrebbe avuto bisogno di stabilità, a causa del cagionevole stato di salute. Ma i genitori non avevano voluto saperne di cambiare vita. Speravano di poter curare il bambino con le erbe o il cambiamento di clima.
Ty non aveva accettato che si fossero rifiutati di portare Joey da un medico tradizionale. Ma non aveva avuto il coraggio di opporsi e aveva dovuto assistere alla morte del fratello. A quel punto, però, non aveva più voluto vivere in quel modo ed era andato a stare con i nonni.
Era un ragazzo intelligente e andava bene a scuola, così alla fine si era iscritto a Medicina. Forse aiutando gli altri, sarebbe riuscito a riscattare la morte di Joey.Appena laureato, gli era stato offerto un lavoro da un amico, che si occupava di fornire agli ospedali medici supplenti. Ty aveva subito accettato. Andava dove c’era bisogno di lui e non si fermava mai a lungo nello stesso posto. Un genere di vita che gli era familiare.
In quel momento, però, avrebbe desiderato soltanto andare a casa a riposare.
«Dottor...»
«Ty Smith.» Porse la mano alla collega chirurgo con la quale aveva condiviso la sala operatoria. Era una bella donna. Lucidi capelli castani, labbra rosa e pelle chiara. Peccato avesse una personalità tanto spigolosa. «Non siamo stati presentati ufficialmente. Io sono Ty. Come posso chiamarti?»
«Dottoressa Ross.»
Era davvero gelida. Aveva un debole per le donne dagli occhi azzurri, ma in questo caso...
«Posso parlarle un momento in privato?» domandò la collega in tono estremamente formale.
«Certamente.» Ty si diresse verso un angolo appartato e lei lo seguì. «Dottoressa, è un piacere averla conosciuta. Sono contento di lavorare con lei.»
«Capisco, ma non succederà più. Non potremmo andare d’accordo. Mi aspetto che il mio anestesista arrivi puntuale.»
Perché aveva un atteggiamento tanto ostile?
«Mi dispiace la pensi così. Purtroppo non è stata colpa mia. E il giovane interno si è mostrato perfettamente in grado di preparare il paziente. Nessun problema quindi. Arrivederci, dottoressa Ross.»
Lei stava già per replicare, ma Ty non aspettò la risposta e si voltò, dirigendosi verso lo spogliatoio.
Due ore più tardi si trovava ancora in Unità Coronarica, presso la postazione delle infermiere, intento a compilare una cartella clinica. Alzò lo sguardo e in quell’istante vide entrare la dottoressa Ross, accompagnata da una donna e da un paio di ragazzi adolescenti.Raggiunsero insieme il letto del signor Martin.
Vedendola, l’infermiera alla sinistra di Ty si rivolse sottovoce alla collega. «È arrivata la Regina dei Ghiacci.»
Quindi non era fredda soltanto con lui...
«Sì, ma veste veramente bene» replicò l’altra con ammirazione. «Peccato non sia piacevole come i vestiti che indossa.»
Ty non poteva proprio biasimarle. La dottoressa Ross aveva un portamento regale. Vestita con una giacca rosa pallido e una gonna che ne segnava le curve, era veramente attraente. Ne osservò ammirato i polpacci affusolati, di cui seguì il profilo fino alle scarpe, perfettamente in tono con il vestito. Avrebbe scommesso la moto che fossero state disegnate da uno stilista e realizzate a mano.
Lo sguardo di Ty tornò verso i capelli. Erano tenuti da un fermaglio, che le conferiva un aspetto altero, di donna sicura di sé. Peccato fosse così fredda. Muoveva le mani con grazia, indicando i macchinari che circondavano il letto e spiegando la loro funzione. Occasionalmente accennava un sorriso.
Quindi sotto quell’apparenza di ghiaccio ci doveva essere un po’ di calore... Per un attimo il suo sguardo incontrò quello di Ty. Era ansia quella nei suoi occhi?
Lui continuò a fissare la famiglia, raccolta intorno al paziente. La dottoressa Ross era rimasta in disparte e interveniva occasionalmente, per rispondere a qualche domanda.
Lui si alzò in piedi per andare, ma quando Michelle alzò lo sguardo, decise di avvicinarsi al gruppo. Si fermò accanto alla collega e le si rivolse a bassa voce. «Problemi?»
Improvvisamente lei s’irrigidì. «No, perché? Qualcosa non va?» replicò in un sibilo.
«Per quanto mi riguarda è tutto a posto. Se va avanti così, possiamo staccare il tubo domattina.»
«Bene...» Le parole di Michelle furono interrotte dalla moglie del paziente, che si era avvicinata. Lei si schiarì la voce. Era ovvio che non avesse voglia di presentare Ty alla famiglia. Ma se non lo avesse fatto, sarebbe sembrata poco cortese.
Ty sorrise, porgendo la mano alla moglie del signor Martin. «Salve, sono Ty Smith, l’anestesista che ha seguito suo marito insieme alla dottoressa Ross.»
«Grazie per essersi occupato di lui. La nostra famiglia, mio figlio e mia figlia...» La donna indicò i figli con un cenno del capo. «Vi siamo tutti molto grati.»
«La dottoressa Ross è un chirurgo eccellente» affermò Ty, lanciando un’occhiata a Michelle.
Lei apparve a disagio per quel complimento. «Mi dispiace, ma in questo momento non potete trattenervi a lungo» affermò rivolta alla moglie del paziente. «Perché non andate a mangiare un boccone e tornate più tardi per un’altra visita?»
«Sì, certamente. Avanti, ragazzi. Grazie ancora, dottoressa. Dottor Smith, sono contenta di averla conosciuta.»
La dottoressa Ross si avvicinò all’infermiera, per discutere le condizioni del paziente, mentre Ty si allontanava in silenzio. Dalla conversazione che avevano avuto dopo l’intervento, immaginava che la dottoressa non avesse gradito la sua intromissione.
Qualche minuto più tardi Michelle stava bussando alla porta del capo dipartimento.
«Avanti.»
Non era sempre d’accordo con le decisioni del dottor Marshall, ma pensava fosse una brava persona. Forse un po’ vecchio stampo, ma si poteva contare su di lui.
Michelle entrò e si richiuse la porta alle spalle. Il collega si appoggiò allo schienale della poltrona, guardandola con aria interrogativa. «A che cosa debbo questa visita? È un po’ che non vieni a trovarmi.»
«Bob, sai che non è mia abitudine lamentarmi.»
Lui annuì, continuando a guardarla.
«Ma non posso permettere che il nuovo anestesista continui a lavorare