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Un desiderio da realizzare: Harmony Bianca
Un desiderio da realizzare: Harmony Bianca
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Un desiderio da realizzare: Harmony Bianca

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About this ebook

I dottori di Maple Island 1/4
Coniugare famiglia e medicina non è sempre facile, soprattutto per un padre single alla ricerca del vero amore.

L'immediata attrazione che la fisioterapista Maggie Green prova per il suo nuovo capo, il dottor Alex Kirkland, va contro ogni regola - professionale e di buonsenso. Lui è un papà single e lei ha bisogno di rimettere insieme i cocci della sua vita. Tuttavia se c'è una cosa che Maggie ha imparato negli ultimi tempi è godersi ogni attimo, soprattutto se questo vuol dire concedersi qualche ora di indimenticabile piacere tra le braccia del dottor Kirkland. Solo che, a mano a mano che l'intimità tra loro diventa più intensa, quello che doveva essere un innocuo flirt si trasforma in qualcosa che Maggie non può assolutamente permettersi: il desiderio di avere una famiglia.
LanguageItaliano
Release dateJan 20, 2020
ISBN9788830509245
Un desiderio da realizzare: Harmony Bianca

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    Un desiderio da realizzare - Annie O'neil

    successivo.

    1

    «Oh!» Maggie non avrebbe voluto urlare. Mantenere la calma di fronte ai suoi due piccoli pazienti era obbligatorio.

    Il traghetto doveva aver preso un'onda enorme, o forse aveva urtato contro qualcosa? Limitati ad assicurarti che i bambini stiano bene.

    «State tutti bene?»

    Mentre cercava di risollevarsi dal pavimento dell'ambulanza sentì un paio di . «Mi sa che l'oceano fuori dal Porto di Boston è un po' agitato oggi. Oppure il capitano ha appena visto Moby Dick!»

    Non ebbe nemmeno bisogno di guardare per capire che aveva le ginocchia sbucciate e che le sarebbe presto cresciuto un bernoccolo in testa. Era riuscita a evitare i materassini gonfiabili dei suoi due piccoli pazienti, ma era atterrata di testa contro le barelle di fronte a lei. Si risollevò in fretta e controllò i bambini. Erano loro la priorità al momento.

    I due gemelli di dieci anni sembravano stare bene, a parte lo spavento. Il viaggio in traghetto verso la Maple Island Clinic non si stava rivelando proprio una passeggiata. Non che dovesse esserlo. Il meteo sembrava buono, ed era proprio per quello che avevano deciso di fare la traversata il giorno di Capodanno, prima che arrivasse la bufera di neve che era stata annunciata.

    Si guardò le ginocchia e vide una macchia di sangue filtrare attraverso il tessuto scuro dei pantaloni, mentre con la mano si tastava la testa. Fantastico, un bernoccolo! Proprio quel che ci voleva per fare un'ottima prima impressione ai colleghi del suo nuovo posto di lavoro.

    Si vergognò della propria vanità, mentre cercava di ridare un aspetto decente ai propri riccioli rossi. Non era un concorso di bellezza. Doveva stare più attenta. I due gemelli avevano subito degli importanti traumi spinali e l'ultima cosa di cui avevano bisogno era che lei cadesse loro addosso il giorno dopo che erano stati dimessi dalla Terapia intensiva.

    Cercò di scacciare l'ondata di paura che quel colpo improvviso le aveva provocato e di concentrarsi sulle priorità.

    La cosa più importante, ora, era arrivare a Maple Island con i bambini sani e salvi. E quando si trattava dei pazienti, in genere era brava a raggiungere i propri obiettivi. Erano le questioni personali quelle su cui avrebbe dovuto lavorare di più.

    «Billy, tutto bene di là?» chiese al paramedico al volante dell'ambulanza. Ricevette un grugnito in risposta. Meglio di niente.

    Stava per iniziare a parlare a vanvera, come faceva sempre quando aveva bisogno di calmarsi, ma fu interrotta dal suono perforante della sirena del traghetto. Maggie dovette impedire a se stessa di mettersi a urlare. Non era una reazione da adulti, e inoltre non aveva alcuna intenzione di spaventare i suoi piccoli pazienti. Come le aveva sempre detto il suo capo, non tutti erano dei veri e propri drogati di adrenalina.

    Certo. Non tutti, però, avevano dovuto dare a se stessi una ragione per vivere all'età di tredici anni.

    Prima che riuscisse a riallacciare la cintura, un'altro scossone la ributtò a terra. Ahi.

    «Mi sa che si sta rivelando più avventuroso di quanto avessimo programmato, eh ragazzi?» Fu impossibile per lei udire le loro risposte, sotto il sibilo della sirena.

    Finalmente subito dopo si fermò.

    Forse avevano preso un branco di balene.

    «Scusa, Maggie. Ero al telefono con Vicky. Tutti bene li dietro?» Billy sbirciò dalla finestrella, liberandosi della radio. «Vicky si è appena rovesciata addosso un bicchiere di caffè bollente sul ponte passeggeri.»

    «Ahi.» Maggie sbatté le palpebre. Non era il massimo per superare l'hangover di Capodanno. «Si è scottata?»

    «Naa. Però rimane là per controllare se qualcuno di loro ha bisogno d'aiuto. La tempesta si sta avvicinando. Non si vede un accidenti. Meglio che io chiami la clinica e dica loro che sarà un viaggio complicato.» Sollevò i cavi della radio, per farle vedere che non c'era campo. «Hai il numero della clinica?»

    Maggie lo guardò, poi fece un cenno in direzione dei bambini. «I-fi ba-fa-mbi-fi-ni-fi, amico!»

    Lui le lanciò un'occhiata, poi sbuffò. «Non mi presto a questi giochetti.» Le fece un gesto con la mano. «Avanti, Mags. Dammi il numero della clinica.»

    Maggie lo recitò a memoria, ricordando a se stessa che Billy era riuscito a fare manovra con l'ambulanza per salire a bordo dello stretto ponte del traghetto, progettato per le auto, mentre Vicky, l'autista vera e propria, si era dovuta ritirare per un impellente bisogno di caffeina. Del resto il traghetto era deserto. A quanto pareva ogni altra persona di Boston era in hangover come Vicky o aveva visto delle altre previsioni del tempo.

    Maggie le aveva controllate almeno un centinaio di volte. Avrebbe dovuto essere calmo quel giorno. La neve era prevista solo per l'indomani.

    I responsabili della clinica si sarebbero infuriati se fosse accaduto qualcosa a quei due bambini. E non poteva biasimarli. Ne avevano già passate tante. Il terrore di vedere la propria casa crollare sulle loro teste, la chirurgia spinale, la Terapia intensiva, i genitori in lotta con le assicurazioni per cercare di recuperare qualche spicciolo dopo aver perso tutto quello che avevano... Era stato un terribile Natale per loro. L'unica nota positiva era stata la clinica di Maple Island che si era detta disposta ad accoglierli gratis. Avrebbe fatto di tutto affinché quei due bambini avessero la riabilitazione di cui avevano bisogno. Niente l'avrebbe fermata: né il tempo, né un paramedico scontroso.

    «In realtà...» prese il telefono. «Forse è meglio se lo faccio io.»

    «Perché?» Billy allungò un braccio, ma lo ritirò di scatto quando un altro colpo fece sobbalzare di nuovo l'ambulanza.

    «Perché il Boston Harbour mi ha segnalata come contatto e perché sono io responsabile dei bambini. È compito mio.»

    «Sei la loro fisioterapista. Io sono a capo dell'ambulanza, il che mi rende responsabile verso tutti coloro che sono a bordo.»

    Sapeva che Billy non avrebbe avuto bisogno di convincerla, ma quell'atteggiamento da cavernicolo la frenò.

    Non lasciarti sopraffare dalla paura. Non puoi controllare ogni cosa.

    Erano le stesse parole che aveva detto a se stessa quella notte. La notte in cui si era fidata ciecamente di Eric, e si era ritrovata in un tornado di emozioni dolorose.

    È stato tanto tempo fa. Non pensarci più. Non tutti erano lì per giudicarla. Billy sapeva poco o nulla di lei... o della sua situazione... quindi...

    Era arrivato il momento di reagire.

    Si spostarono entrambi dalla parte giusta dell'ambulanza prima che un'altra onda colpisse il lato del battello.

    Ma che diavolo stava succedendo là fuori? Armageddon?

    Facendo del proprio meglio per non spaventare i bambini, cercò di far leva sul lato macho di Billy. «Vai, Billy. Sii un eroe e cerca di scoprire che cosa sta succedendo.» Proseguì a bassa voce. «C'è il mio nome sui documenti» disse, poi indicò il telefono, ponendo fine alla discussione.

    La verità era che non era sicura che le gambe la reggessero all'idea di uscire dall'ambulanza. Inoltre, se qualcosa di veramente terribile fosse stato in corso ora, le sarebbe servito un piano per cercare di salvare i bambini. Non aveva intenzione di perderli di vista o di rischiare che si ferissero ulteriormente. Avevano già rischiato la vita meno di una settimana prima.

    Billy sbottò. «Sai che cosa penso?»

    No. E a giudicare dal suo tono non le andava nemmeno di scoprirlo.

    «Penso che qualcuno qui stia cercando di fare una buona impressione sul nostro capo.»

    «Ah-ah! Ma va!»

    Aspettò che lui fosse uscito dall'ambulanza, poi fece una smorfia.

    Okay. Colpita! Ma non era il momento di pensarci. Erano nel mezzo di un'emergenza.

    Ma la sua era una cotta a distanza. Nell'esatto istante in cui avrebbe messo piede sull'isola non avrebbe pensato ad altro che al lavoro.

    E poi, la sua cotta non era nient'altro che pura ammirazione.

    Il dottor Alex Kirkland era, a livello professionale, la risposta a tutte le sue preghiere.

    Maggie teneva molto al suo lavoro, e trovarsi per capo uno come Alex l'avrebbe fatta crescere ancora di più. Non lo conosceva di persona. Era stata assunta alla clinica di Maple Island dal socio di Alex, Cody Brennan, che lei aveva incontrato al Boston Harbor quando era venuto ad accompagnare un paziente.

    Era l'occasione della vita e non aveva intenzione di lasciare che il suo pessimo gusto in fatto di fidanzati potesse rovinargliela. Ci aveva messo tre anni a riprendersi dopo Eric, e non voleva permettere che il ritorno del suo ex a Boston la facesse ripiombare ancora sul fondo del precipizio.

    Trafficò con il cellulare, cercando di non perdere l'equilibrio, mentre il traghetto subiva un altro scossone, stavolta seguito da dei terribili rumori metallici. L'inconfondibile stridio della lamiera sulle rocce.

    Ebbe un tuffo al cuore.

    Controllò di nuovo Peyton e Connor. Tutto bene, a parte il fatto che erano stati sballottati in giro per l'ambulanza, in barba a tutte le loro indicazioni fisioterapiche. Per fortuna lei e Billy avevano deciso di trasportare i gemelli legati sugli appositi materassini, anziché sul sedile dei passeggeri, come aveva loro suggerito qualche illuminato impiegato del Boston Harbor Hospital. Lei sarà anche stata un disastro sotto molti punti di vista, ma la sicurezza dei pazienti non era di certo uno di questi.

    «Voi due, tutto okay?» Ricevette in risposta un paio di sorrisi intontiti. Gli antidolorifici stavano facendo il loro dovere. Ottimo. L'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era che i due bimbi provassero altro dolore.

    Una voce roca, maschile, rispose al telefono con il nome della clinica.

    «Pronto? Sono Maggie Green, del Boston Harbor. Potrei parlare con il dottor Kirkland, per favore?»

    «Sono io.»

    Un fremito inaspettato di eccitazione le strinse lo stomaco. Alex Kirkland era una leggenda della riabilitazione. Così come la sua clinica e i suoi metodi. Quel luogo era la Mecca della fisioterapia e la sua squadra era di massimo livello.

    Ed era il posto ideale per fuggire dagli ex fidanzati.

    All'improvviso il traghetto si fermò e Maggie rischiò di cadere all'indietro per il contraccolpo. Riuscì a mantenere l'equilibrio per evitare di finire sopra ai bambini.

    «Va tutto bene?» chiese lui.

    Avrebbe tanto voluto rispondere di sì. Che tutto era sotto controllo. Invece...

    «Non proprio. Sono sul traghetto con i gemelli Walsh e... Uuh!»

    La voce di Alex assunse il tono professionale e sbrigativo tipico di un soccorritore. Calmo, rassicurante. «Maggie, mi senti ancora? Sei con i bambini adesso?»

    «Sì.»

    «Stanno bene?»

    «Sì. Il dottor Valdez ha fatto tutto il necessario prima dell'imbarco. Però... Oops!»

    Si sbilanciò e con le mani urtò una cassetta di strumenti appesa alla parete, facendola cadere a terra, evitando miracolosamente di colpire Connor.

    «Maggie, dov'è il dottor Valdez adesso?»

    Lei riuscì a sedersi, e a ricomporsi.

    «È dovuto rimanere a Boston per un intervento di emergenza. I bambini stanno bene, ma siamo nel bel mezzo di una tempesta e credo che il traghetto abbia dei problemi.»

    Il portellone posteriore dell'ambulanza si spalancò, lasciando entrare una folata d'aria gelida. Era Billy, livido in volto. «Abbiamo colpito uno scoglio. C'è un grosso...»

    Maggie gli fece cenno di stare zitto, indicando i bambini, poi cercò di mantenere un tono di voce calmo. «Pare ci sia stata una collisione con uno scoglio» disse al telefono, guardando Billy che lottava per chiudere il portellone e cercando di immaginare il modo di trarre in salvo quei due bambini. Il vento era troppo forte per un elicottero. Per non parlare della visibilità pari a zero. Dovevano essere all'incirca a metà strada per Maple Island, il che significava mezz'ora di navigazione in condizioni normali. Ma con quel tempo? Non ne aveva idea.

    Il traghetto veniva sballottato dalle onde e non c'era alcuna possibilità di usare una scialuppa di salvataggio, a meno che non stessero davvero affondando.

    Oddio...

    «Può mandare qualcuno a prenderci? Mi sa che siamo nei guai.» Sembrava più questione di vita o di morte, in realtà. Maggie si morse l'interno della guancia talmente forte da sentire il sapore del sangue.

    «Ci penso io» la voce profonda di Alex era proprio il tipo di rassicurazione di cui aveva bisogno. «La tua priorità adesso sono i bambini.» E di colpo cadde la linea.

    Rimase a fissare il telefono. Quel tizio non era certo uno che si perdeva in chiacchiere inutili.

    Concentrati, idiota!

    E poi, era un ex militare, no? Tutti i medici con i quali aveva lavorato e che erano stati nell'esercito erano sempre stati molto pragmatici e di poche parole.

    «Voi due piccoletti state bene?» Maggie iniziò a togliere qualsiasi cosa appesa alle pareti dell'ambulanza, per prevenire altre eventuali cadute, facendo del proprio meglio per sembrare calma, anche se stava letteralmente morendo di paura. C'erano buone probabilità che dovessero evacuare al più presto dall'ambulanza.

    Un kit ostetrico si staccò dal gancio al quale era appeso. Lo prese al volo appena in tempo.

    Niente panico. Niente panico.

    Tolse una ciocca di

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