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L erede segreto del greco: Harmony Collezione
L erede segreto del greco: Harmony Collezione
L erede segreto del greco: Harmony Collezione
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L erede segreto del greco: Harmony Collezione

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About this ebook

Sei anni prima lui le aveva spezzato il cuore e Tia aveva giurato a se stessa che non si sarebbe mai più innamorata. Ora Anatole Kyrgiakis è tornato e vuole che lei diventi sua moglie. Tia sa che non può commettere due volte lo stesso errore, ma sa anche che quello che la lega a lui è ben più importante del proprio orgoglio ferito. Adesso deve trovare soltanto il coraggio di rivelargli il suo segreto.
LanguageItaliano
Release dateSep 20, 2019
ISBN9788830503687
L erede segreto del greco: Harmony Collezione
Author

Julia James

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    L erede segreto del greco - Julia James

    successivo.

    1

    Minacciava pioggia. Nuvoloni scuri incombevano sul cimitero dietro la chiesa di campagna, e l'aria umida e fredda si avviluppava intorno a Christine, in piedi accanto alla fossa appena scavata, oppressa dal dolore per la perdita dell'uomo così gentile che era venuto in suo soccorso quando aveva perso per sempre l'unico uomo al mondo che avesse mai desiderato.

    Vasilis Kyrgiakis se n'era andato; dopo tanti falsi allarmi il suo cuore alla fine aveva ceduto. E Christine, da moglie, si ritrovava ora vedova.

    La parola le martellava in testa mentre era lì, a capo chino. Tutti erano stati gentili con lei perché Vasilis era molto stimato, nonostante ci fossero stati diversi commenti sul fatto che lei fosse tanto più giovane del marito di mezza età. Ma da quando i Barcourt, la famiglia più autorevole del circondario, avevano accettato il nuovo vicino greco e la sua giovane moglie, gli altri si erano adeguati.

    Da parte sua Christine era stata leale e riconoscente al marito, e lo era tuttora, gli occhi colmi di lacrime mentre il vicario pronunciava le parole che accompagnavano la bara calata lentamente nella fossa.

    «Consegniamo questo corpo alla terra, polvere alla polvere, cenere alla cenere, nella certezza della resurrezione...» Il vicario impartì la benedizione e poi condusse via Christine, il lieve tonfo della terra che cadeva sulla bara alle loro spalle.

    Con gli occhi annebbiati dalle lacrime, lei quasi inciampò, ma subito alzò il capo. Lo sguardo andò all'entrata del camposanto dove era rimasto il corpo di suo marito prima che si creasse la lenta processione che l'avrebbe accompagnato alla sepoltura.

    E gelò, letteralmente.

    Un'auto era ferma accanto al carro funebre, anche quella nera, con i finestrini oscurati. Vicino a essa con un abito nero, alto e immobile, c'era un uomo che conosceva bene. Un uomo che non vedeva da cinque anni.

    L'ultimo uomo al mondo che avrebbe voluto rivedere.

    Anatole osservava, immobile, il camposanto. Tormentato dalle emozioni, aveva lo sguardo fisso su quella figuretta sottile, tutta in nero, che era accanto alla bara di suo zio. Lo zio che non vedeva – che aveva rifiutato di vedere – dopo quella sua incredibile follia del matrimonio.

    La rabbia lo colpì come una coltellata.

    Rabbia nei confronti di se stesso.

    Nei confronti della donna che aveva circuito il suo vecchio zio, così vulnerabile, al fine di farsi sposare.

    Non sapeva come fosse riuscita, ma Anatole se ne addossava tutta la colpa.

    Non mi ero reso conto di quanto fosse divorata dall'ambizione.

    Un'ambizione che l'aveva spinta a cercare di intrappolare lui – senza successo – per poi ripiegare sul suo sventurato zio. Lo zio che, scapolo da una vita, mite e ingenuo, privo del cinismo che rendeva lui agguerrito, era stato un obiettivo molto più semplice per lei.

    E adesso fissava quella donna che si stava rendendo conto della sua presenza, l'espressione che tradiva lo shock. Poi, con un movimento brusco, lui salì in macchina e partì sgommando, schizzando via ghiaia.

    Di nuovo quelle emozioni... emozioni che lo riconducevano al passato.

    A cinque lunghi anni prima...

    Anatole, innervosito, tamburellava le dita sul volante. Il traffico di Londra era sempre intenso, persino su quella strada secondaria. Ma non era solo questo a renderlo di cattivo umore. Era la prospettiva della serata che lo aspettava.

    Con Romola.

    Gli occhi scuri come l'ossidiana lampeggiarono e la bocca si serrò in una piega amara. Lei si era riproposta di sposarlo. Ed era proprio questo che lui non accettava.

    Il matrimonio era l'ultima cosa che voleva! Non faceva per lui. No, grazie.

    Lo sguardo si rannuvolò al pensiero del caos che era stata, ed era, la vita dei suoi genitori. Entrambi si erano sposati diverse volte, e lui era nato solo sette mesi dopo il loro matrimonio, dimostrazione evidente che entrambi erano stati infedeli nei confronti dei coniugi precedenti. Non che nel corso del loro matrimonio fossero stati fedeli l'uno all'altra. Anzi, sua madre se n'era andata quando lui aveva undici anni.

    Al momento entrambi erano sposati... un'altra volta. Aveva smesso di tenere il conto e non gliene importava. Ormai da tempo aveva capito che per i suoi genitori garantire una famiglia stabile al loro unico figlio non aveva alcuna importanza. E adesso che aveva passato i vent'anni, pareva che il solo impegno a cui dovesse fare fede era quello di tenere colmo fino all'orlo il forziere dei Kyrgiakis, in modo da sostenere le spese del loro stile di vita eccessivo e dei loro costosi divorzi.

    In possesso del diploma di laurea in economia di una delle più prestigiose università, e con una mente acuta, era un compito che Anatole poteva assolvere in modo più che brillante, traendone anche dei benefici personali. Lavora sodo, gioca duro era il suo motto, mentre teneva ben lontani i legami tossici di un matrimonio.

    Pensando di nuovo a Romola aggrottò la fronte. Aveva sperato che la sua brillante carriera nella City la distogliesse dall'idea ossessiva di volerlo sposare, invece eccola, nauseante come tutte le altre, con la speranza di diventare la signora Kyrgiakis.

    Provò un senso di esasperazione.

    Ma perché diavolo tutte vogliono sposarmi?

    Era un'enorme seccatura...

    Il semaforo divenne verde. Le auto ripartirono e lui premette l'acceleratore.

    E, proprio in quel momento, una donna gli si parò davanti...

    Tia aveva gli occhi annebbiati dalle lacrime, il pensiero fisso sul povero signor Rodgers. Era stata accanto a lui fino alla fine... che era sopraggiunta quel mattino. La sua morte le aveva riportato alla mente il ricordo della morte di sua madre, avvenuta meno di due anni prima, quando il lieve filo che la teneva in vita era stato reciso.

    Ma adesso, pensò trascinando la vecchia valigia, doveva raggiungere l'agenzia prima che chiudesse. Doveva trovare un altro incarico, perché in quanto badante, non aveva una casa propria.

    Per raggiungere l'agenzia avrebbe dovuto attraversare quella strada. Era trafficata, ma anche altri attraversavano in quel punto benché il semaforo fosse giallo. Sollevando a fatica la vecchia valigia, scese dal marciapiede...

    Con un riflesso immediato che non avrebbe mai immaginato di possedere, Anatole premette il freno mentre contemporaneamente suonava il clacson.

    Ma per quanto fosse stato pronto, udì il nauseante impatto del cofano contro qualcosa di solido. Vide la donna cadere di fronte ai propri occhi.

    Imprecando, accese i lampeggianti e balzò fuori dall'abitacolo, lo stomaco che si contorceva. Sull'asfalto c'era una donna, in ginocchio, una mano sulla valigia che era quasi sotto le ruote della sua macchina. La valigia si era aperta e vestiti erano sparsi ovunque.

    La donna alzò il capo e rivolse uno sguardo inespressivo ad Anatole, apparentemente inconsapevole del rischio che aveva corso.

    «Cosa diavolo credeva di fare?» sbottò lui furioso. «È del tutto idiota a scendere dal marciapiede in quel modo?»

    Era stato il sollievo nel vedere che il danno era limitato alla valigia a farlo uscire dai gangheri. La donna, che evidentemente doveva avere dei programmi suicidi, stava bene salvo che, dopo che lui ebbe sfogato la propria furia, scoppiò in lacrime.

    Subito la collera evaporò e si chinò accanto a lei che singhiozzava.

    «Sta bene?» le chiese.

    Il tono adesso non era più irritato, ma il risultato fu un nuovo accesso di singhiozzi.

    Ovviamente no, si rispose.

    Con un sospiro, Anatole raccolse gli abiti, li stipò in qualche modo nella valigia e cercò senza riuscirci di chiuderla. Poi prese la donna per un braccio.

    «La riaccompagno sul marciapiede» le disse.

    La aiutò a rialzarsi e lei alzò di nuovo il capo. Le lacrime le scorrevano lungo le guance mentre continuava a singhiozzare. Ma Anatole non prestava attenzione alla sua reazione emotiva. Quando riuscì a metterla in piedi la sua mente, come dopo un momento di cedimento, rientrò in funzione registrando due cose distinte.

    La donna era più giovane di quanto avesse pensato e, pur in lacrime, era incredibilmente attraente.

    Bionda, viso a forma di cuore, occhi azzurri, bocca deliziosa...

    Sentì qualcosa precipitare in sé, poi delinearsi, prendere forma. L'espressione cambiò.

    «Va tutto bene» disse alla donna, il tono molto più gentile, senza traccia di irritazione. «È stata a un pelo, ma ce l'ha fatta.»

    «Mi dispiace così tanto!» Le parole le fuoriuscirono tra un singhiozzo e l'altro.

    Anatole scosse il capo. «Nessun problema. L'unico danno l'ha subito la sua valigia.»

    Lei fissò allibita la valigia e Anatole, con una decisione improvvisa, la raccolse e la sistemò nel bagagliaio della macchina, per poi aprire la portiera del passeggero.

    «La accompagno dove deve andare» annunciò, consapevole della coda che si era creata dietro di lui e dei clacson che suonavano assordanti.

    Sospinse la donna in auto, nonostante le sue proteste, poi salì al posto di guida e avviò il motore.

    Senza volerlo si ritrovò a domandarsi se si sarebbe preso tanto fastidio se la persona che si era parata di fronte alla sua macchina non fosse stata una bionda da togliere il fiato...

    «Nessun problema. Allora, dove deve andare?»

    Lei aveva lo sguardo assente. «Uhm...» Guardò incerta dal parabrezza. «Dall'altra parte della strada... in fondo.»

    Anatole ripartì. Il traffico era ancora caotico ma riuscì a dare un'occhiata alla donna. Tirava su col naso e cercava di asciugarsi le lacrime con la mano. Quando dovette fermarsi a un semaforo rosso, Anatole estrasse dalla tasca un fazzoletto e le asciugò con dolcezza il viso.

    Mentre lo guardava a occhi sbarrati, qualcosa nella sua espressione all'improvviso lo tranquillizzò.

    Lentamente, molto lentamente le sorrise...

    Tia era ancora sconvolta e il cuore le martellava nel petto. La gola era secca per tutte le lacrime versate dopo che il proprietario della macchina davanti alla quale si era così stupidamente gettata, l'aveva assalita a male parole. Ma erano lacrime che minacciavano di sgorgare da quando il trapasso di quell'uomo tanto malato le aveva ricordato la morte di sua madre.

    Tuttavia adesso era sopraffatta da qualcos'altro. Non riusciva a smettere di guardare l'uomo che le aveva appena asciugato il viso. L'uomo che del resto la stava fissando a sua volta.

    Deglutì penosamente, sempre guardandolo incredula e le parole le fluirono caotiche nella mente.

    Capelli scuri e un viso... un viso che pare scolpito... Occhi scuri come cioccolata e ciglia di seta lunghe, molto lunghe. Zigomi decisi... E la bocca... che si solleva agli angoli. Sento precipitare lo stomaco e non so dove guardare, ma voglio continuare a guardare lui, perché è proprio l'uomo dei miei sogni... L'uomo più incredibile che abbia mai visto in vita mia...

    E come avrebbe potuto essere altrimenti? Come avrebbe potuto, nella sua vita da semireclusa, durante la quale non aveva fatto niente e visto niente, aver conosciuto un uomo del genere?

    Ovvio che fosse impossibile. Aveva trascorso gli anni dell'adolescenza prendendosi cura di sua madre e attualmente a prendersi cura dei malati e degli anziani. Non c'era mai stato il tempo per un'avventura romantica, per dei boyfriend, per la moda, per i divertimenti. Le sue storie erano state soltanto immaginarie, intrecciate quando guardava dalla finestra, seduta accanto al letto, adempiendo i doveri di una badante fissa. Salvo che adesso – proprio in quel momento – c'era un uomo che pareva balzato fuori dalle sue fantasie romantiche... l'uomo che aveva sempre sognato.

    Alto, scuro e incredibilmente affascinante.

    Ed era lì – proprio lì – accanto a lei. Un sogno diventato realtà.

    Deglutì di nuovo e lui le sorrise ancora, provocandole una profonda debolezza.

    «Va meglio?» le chiese.

    In silenzio lei annuì, ancora incapace di distogliere lo sguardo.

    Poi, all'improvviso, si rese conto che anche se lui pareva uscito da uno dei suoi sogni –

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