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Il mio regno per un sì: Harmony Collezione
Il mio regno per un sì: Harmony Collezione
Il mio regno per un sì: Harmony Collezione
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Il mio regno per un sì: Harmony Collezione

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Eredi milionari 2/3
Dopo una folle notte di passione trascorsa tra le braccia di un affascinante italiano, l'idealista, dolce Tess Foster si ritrova sola, senza un soldo e incinta. Ma quando Stefano Zacco ritorna a New York e scopre il suo segreto, le rivela una verità ancora più incredibile: lui è un principe!

Determinato a proteggere sua figlia e ad assicurarle un futuro di agi e ricchezze, Stefano aggiunge una nuova voce alla sua agenda: convincere Tess a diventare sua moglie. Ma lei non è più la romantica e arrendevole ragazza che ha conosciuto quella notte e di sicuro non è disposta a farsi comprare da un uomo che l'ha ferita. Così Stefano si trova costretto ad aprirle finalmente il suo cuore.
LanguageItaliano
Release dateNov 20, 2019
ISBN9788830507609
Il mio regno per un sì: Harmony Collezione
Author

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il mio regno per un sì - Jennie Lucas

    successivo.

    1

    L'amore significava tutto per Tess Foster.

    Per la precisione, l'amore romantico, quello che includeva rose rosse, cuoricini, sospiri e castelli in aria.

    Sin da ragazza aveva abitato nel sottotetto del bar pasticceria dei suoi zii e non aveva mai parlato dei suoi sogni con anima viva. In un mondo fatto di avventure di una notte e di sesso facile, era stato imbarazzante essere una vergine in attesa del vero amore. Mentre le sue coetanee facevano le loro prime esperienze sessuali sui sedili posteriori delle auto, lei trascorreva il sabato sera leggendo romanzi e fantasticando sul conto di un fantomatico Principe Azzurro.

    Già a quel tempo aveva saputo con incrollabile certezza che avrebbe donato la sua purezza a un uomo del quale sarebbe stata sinceramente innamorata. Avrebbe indossato un abito bianco per il matrimonio e avrebbe perso la verginità la prima notte di nozze. Il suo scopo era stato vivere la classica favola sentimentale, e non si sarebbe accontentata di nulla di meno.

    Poi, a ventiquattro anni, aveva conosciuto Stefano.

    Era stata assunta come cameriera per un cocktail organizzato da un magnate dei media spagnolo. Aveva attraversato la sala affollata da ricconi e divi del cinema portando un vassoio di coppe di champagne, assorta nei suoi pensieri e chiedendosi se sarebbe stata in grado di pagarsi un altro semestre della scuola di design di moda. A quel punto aveva incrociato lo sguardo di un affascinante sconosciuto, e per qualche istante l'aria aveva smesso di arrivarle ai polmoni.

    Era bastato quello, un semplice sguardo, per farle perdere la testa. Perché nessuno mai prima d'ora l'aveva guardata così, quasi come se da banale nullità si fosse tramutata all'improvviso nella donna più bella e desiderabile del mondo.

    Il responsabile di quella trasformazione era stato un tizio bruno e seducente, che con le sue spalle ampie enfatizzate dal taglio perfetto della giacca dello smoking aveva messo in ombra tutti gli altri uomini presenti.

    Lui aveva mosso qualche passo nella sua direzione, gli occhi neri che bruciavano nei suoi, i movimenti fluidi nonostante il fisico massiccio.

    «Buonasera» aveva esordito.

    Lei aveva spinto il vassoio in avanti con tanta foga da fare urtare le coppe fra loro. «Champagne?»

    «No.» Un sorriso sensuale sulle labbra, lo sconosciuto aveva sollevato il suo bicchiere di Martini. «Non voglio champagne.»

    «Qualcos'altro, allora?»

    «Voglio sapere il tuo nome» aveva replicato lui, la voce leggermente accentata.

    Così era iniziata la notte più spettacolare della sua vita. Lui l'aveva aspettata alla fine del turno di lavoro nella sua berlina con autista per condurla a cena in uno dei ristoranti più romantici di New York. Dopo le aveva proposto una sosta in discoteca, e quando lei aveva obiettato di non essere vestita in modo adeguato aveva ordinato all'autista di accompagnarli in una boutique esclusiva e le aveva regalato un abito fantastico.

    Aveva provato a resistergli, aveva provato davvero, ma era stata una battaglia persa in partenza.

    Aveva ballato fra le sue braccia per ore, infine lui l'aveva baciata e poi invitata a seguirlo nel suo lussuoso appartamento al Leighton Hotel.

    Lo aveva guardato negli occhi per un solo secondo, consapevole che la sua risposta avrebbe potuto essere una sola.

    Quella notte non solo lui le aveva preso la verginità, ma si era anche impadronito del suo cuore.

    La mattina seguente, quando si era svegliata sola nel grande letto, si era resa conto di non conoscere nemmeno il suo cognome.

    Poche settimane dopo aveva scoperto di essere incinta. Suo zio era andato su tutte le furie mentre sua zia si era dichiarata terribilmente delusa.

    Durante gli ultimi quattordici mesi persino le sue più care amiche, Hallie Hatfield e Lola Price, avevano scosso la testa ogni volta che aveva ripetuto che Stefano prima o poi sarebbe tornato. Perché, questo era vero, lei non aveva modo di rintracciarlo, in compenso Stefano poteva sapere dove stava senza alcun problema.

    E se ancora non si era fatto vivo, dovevano esserci ottimi motivi. Forse era stato vittima di un'amnesia, oppure l'aereo su cui viaggiava era precipitato su un'isola deserta. Cose del genere accadevano, giusto? Aveva formulato mille ipotesi diverse, tranne quella più logica.

    Alla fine le sue amiche si erano convinte che avesse perso il senno.

    Lei però doveva credere che lo avrebbe rivisto. In caso contrario, sarebbe stata costretta ad ammettere di avere rinunciato ai suoi sogni per niente. Di aver rinunciato alla carriera, al matrimonio, al per sempre in cambio di una notte di passione che l'aveva lasciata incinta, abbandonata e sola.

    Se Stefano non fosse tornato da lei, questo avrebbe significato che il mondo era un posto freddo e inospitale, e che tutte le favole che sua madre le aveva letto da piccola avevano raccontato solo bugie. E lei non voleva credere in un mondo simile. Lo aveva sempre immaginato diverso.

    Tuttavia quella sera proprio non poteva farlo.

    Tess uscì con passo stanco dal Campania Hotel New York spingendo la carrozzina dove dormiva Esme, la sua bimba di cinque mesi. Anche se erano ormai le dieci di un'umida serata di settembre, le strade erano affollate di persone che, dopo aver cenato al ristorante, si dirigevano verso i vari teatri di Broadway, i visi animati mentre passavano davanti al portone dell'albergo.

    Lei invece si sentiva triste e sola. Aveva appena assistito al debutto come cantante di Hallie nel club dell'albergo di proprietà del marito. Quest'ultimo, al termine dell'esibizione, le aveva pubblicamente dichiarato il suo amore.

    Era felice per la sua amica, lo era davvero. Meritava ogni bene, specialmente considerando il suo doloroso passato. Di solito si sarebbe detta che forse un giorno sarebbe stata amata anche lei come Cristiano amava Hallie.

    Non quella sera però.

    Era in piedi dalle quattro di quella mattina, ora in cui scendeva dal letto per iniziare il suo turno di lavoro nel bar pasticceria dello zio e per prendersi cura di sua figlia. Era stanca, le ciocche dei lunghi capelli rossi le aderivano al collo per il sudore. I vestiti che indossava, una camicetta e una gonna al ginocchio, erano spiegazzati. Un nodo che le serrava la gola, guardò la sua bimba che dormiva tranquilla, le guance paffute arrossate.

    Per oltre un anno si era costretta a ignorare le critiche di suo zio, il disappunto della zia e le sollecitazioni delle sue amiche. Aveva continuato a ripetersi che Stefano sarebbe tornato da lei. Ma dopo aver visto Cristiano e Hallie così felici insieme, si era resa conto di aver soltanto ingannato se stessa.

    Lacrime cocenti che le rigavano il viso, si fermò al centro del marciapiede. Era andata via in fretta piuttosto che rischiare di scoppiare a piangere davanti a tutti, la sua intenzione quella di prendere la metropolitana per tornare a Brooklyn. Le sue amiche le dicevano di continuo che era troppo ottimista e fiduciosa, dunque non voleva che capissero davvero come si sentiva dentro. Però aveva sbagliato. Non aveva nemmeno salutato prima di uscire dalla sala. Tirò un profondo respiro e cercò di stamparsi un sorriso sulle labbra. Ora sarebbe tornata dentro per fare le sue congratulazioni a Hallie, e se quest'ultima le avesse chiesto perché piangeva...

    Si girò e impattò contro un muro.

    Non un muro. Un uomo.

    «Mi scusi...» mormorò, la testa che le girava lievemente a causa della violenza dell'urto. «È stata colpa mia» aggiunse poi e, per qualche istante, l'aria smise di arrivarle ai polmoni. Il cuore le balzò in gola mentre reclinava il capo per fissare il bel volto dell'uomo.

    Alto e dai capelli scuri, indossava un completo di sartoria, la cui giacca enfatizzava l'ampiezza delle spalle, e una camicia bianca aperta sul collo. Non era bello nel senso classico del termine, il profilo leggermente aquilino dichiarava arroganza, le mascelle forse erano troppo squadrate, ma nel complesso suggeriva l'impressione di un aggressivo fascino maschile.

    «Stefano?» mormorò Tess, appoggiandosi alla carrozzina per non perdere l'equilibrio. «Sei davvero tu?»

    Conosceva bene quegli occhi neri come la notte, quel viso, quelle labbra dalla piega crudele. Conosceva ogni dettaglio di lui, li aveva sognati tutte le notti durante gli ultimi quattordici mesi.

    «Tess» replicò lui.

    Dunque era reale, si disse lei, e non solo un parto della sua fantasia. «Sei tornato per me...» sussurrò, un'ondata di gioia che la travolgeva. «Sei qui.»

    Lui serrò i denti. Le scoccò uno sguardo di sufficienza. «Cosa vuoi?»

    Cosa voleva? Voleva gettargli le braccia al collo e urlare la sua felicità al mondo intero. Dopo tutti quei mesi così lunghi e difficili, durante i quali tutti si erano presi gioco di lei, finalmente aveva la prova che il lieto fine esisteva davvero. Ma mentre si accingeva ad avanzare, Stefano arretrò.

    C'era qualcosa di strano nel suo atteggiamento, pensò sorpresa. «Sono così contenta di vederti. Sei appena tornato?»

    «Tornato?»

    «A New York» precisò Tess. «La notte che abbiamo trascorso insieme mi hai detto che eri in partenza per l'Europa» aggiunse.

    «Oh sì. Sono stato spesso a New York quest'estate. E sono qui ora per la Settimana della moda

    «Sei stato spesso qui?» Un brivido freddo le corse lungo la schiena annullando la sua gioia. «E non mi hai cercata?» mormorò Tess.

    «Tu mi sei piaciuta molto» dichiarò Stefano, «ed è stata una notte fantastica. Ma...»

    «Ma...?» lo esortò lei a continuare.

    «Ma è stata solo una notte» concluse Stefano, gli occhi scuri che scintillavano nell'oscurità.

    Tutto lì? La considerava semplicemente l'avventura di una notte? Tess sentì fiamme roventi salirle al viso mentre risentiva le parole che gli aveva sussurrato poco prima dell'alba, quando i loro corpi erano ancora intimamente uniti. Mi sto già innamorando di te.

    Nella sua innocenza, era stata assolutamente sincera. In meno di dodici ore, lui le aveva fatto provare un appagamento totale e una felicità travolgente, e se quello non era amore, allora cos'era?

    Ora, guardando il suo viso bello e inespressivo, si rese conto di aver commesso un fatale errore di giudizio, perché quando si era svegliata la mattina seguente si era ritrovata da sola nel grande letto.

    «Altezza!» Una giovane donna, ovviamente una modella, il fisico snello fasciato nel corto tubino bianco, lo raggiunse per porgergli un taccuino. «Ha dimenticato questo.»

    «Grazie, Kebe.»

    «Di niente. Ci vediamo a Parigi» replicò la ragazza che subito dopo si allontanò, il passo elastico, i folti riccioli neri che le ondeggiavano sulle spalle.

    «Chi era?» chiese Tess.

    «Un'amica.» Stefano lanciò un'occhiata distratta alla bambina che dormiva nella carrozzina. «Bene, è stato bello rivederti» disse, il tono cortese. Freddo. «Addio.»

    Una fitta di dolore le trapassò il cuore, le ginocchia presero a tremarle. Non l'aveva cercata. Anzi, l'aveva cancellata, si rese conto Tess, lacrime amare che le bruciavano gli occhi. Per tutto quel tempo lo aveva immaginato nei panni dell'eroe romantico che combatteva contro le avversità pur di tornare da lei. La verità purtroppo era un'altra. Stefano non aveva nemmeno provato a rintracciarla.

    Nell'ultimo anno aveva abbandonato gli studi per lavorare a tempo pieno nel piccolo bar dello zio pur di guadagnare abbastanza da provvedere alla sua bambina. Nel frattempo Stefano aveva viaggiato in tutto il mondo, si era divertito.

    Lo aveva appena visto con una bella ragazza che non poteva avere più di vent'anni, con la quale apparentemente aveva un appuntamento a Parigi.

    Sollevò la testa per scoccargli uno sguardo ferito.

    «È meglio così, credimi» sentenziò lui, l'espressione del viso adesso dura.

    Scuotendo il capo Tess arretrò. Per tanto tempo si era aggrappata alla speranza, certa di avere incontrato l'amore perfetto. Era rimasta fedele a Stefano, sognando il giorno in

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