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Scottante vendetta: Harmony Destiny
Scottante vendetta: Harmony Destiny
Scottante vendetta: Harmony Destiny
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Scottante vendetta: Harmony Destiny

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About this ebook

Southern Secret 1/2
A sedici anni, J.B. Vaughan ha spezzato il cuore di Mazie Tarleton rifiutandosi di accompagnarla a un ballo scolastico, e da allora lei attende il momento della rivincita.
La determinata imprenditrice non ha però messo in conto il fascino che tuttora lui esercita su di lei. J.B. infatti è capace di risvegliare i suoi desideri più profondi, e vendicarsi è sempre più difficile. La tentazione di spogliarsi della sua fredda corazza si fa più forte a ogni loro focoso incontro: Mazie crede di poter cedere al puro piacere almeno per un po', riprendendosi ciò che le è stato strappato anni prima, ma ben presto si rende conto che i suoi sentimenti rischiano di essere nuovamente chiamati in causa.
LanguageItaliano
Release dateApr 20, 2020
ISBN9788830512948
Scottante vendetta: Harmony Destiny

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    Scottante vendetta - Janice Maynard

    successivo.

    1

    «La risposta è no!»

    Mazie Tarleton riagganciò, magari avesse avuto una cornetta vecchio stile da poter sbattere giù. Concludere una telefonata premendo un bottone rosso non le dava la stessa soddisfazione.

    Dietro di lei Gina, la sua migliore amica e collega, addentò l'ultimo boccone di una ciambella croccante alla cannella e si pulì le dita dalla crema del ripieno. «Chi è che ti ha fatto arrabbiare?»

    Le due si trovavano nell'ufficio di Mazie, uno spazio angusto dietro all'elegante showroom che attirava turisti e gente del posto ad All That Glitters, la gioielleria esclusiva di Mazie nella storica area commerciale di Charleston.

    Mazie si lasciò cadere su una sedia e la guardò storto. «Era di nuovo l'agente immobiliare di J.B. Mi assilla.»

    «Vuoi dire quel J.B. che vuole offrirti un sacco di soldi per questo edificio che ci sta praticamente crollando addosso?»

    «Da che parte stai, scusa?»

    Mazie e Gina si erano conosciute al primo anno di arte e design al college di Savannah. Gina sapeva della faida che durava da tempo tra Mazie e il sexy, milionario imprenditore di Charleston.

    «Il legno del sottotetto è marcio. Il riscaldamento risale ai tempi della Guerra Civile. E c'è bisogno che ti dica che i tassi d'interesse dell'assicurazione contro gli uragani triplicheranno quando dovremmo rinnovarla? Lo so che voi Tarleton siete ricchi sfondati, ma questo non significa che dobbiamo storcere il naso di fronte a un'ottima offerta.»

    «Se non si trattasse di J.B.» mormorò Mazie, sentendosi con il cappio al collo.

    J.B. Jackson Beauregard Vaughan. Era presente nella sua lista nera personale fin da quando aveva sedici anni. Lo detestava. E voleva ferirlo quanto lui aveva ferito lei.

    «Cosa ti avrà mai fatto?» le chiese Gina. Era comprensibile che fosse perplessa. J.B. Vaughan era un uomo alto, bello e ombroso. Sorriso impertinente, lucenti occhi azzurri, lineamenti marcati e spalle larghe chilometri.

    «È complicato» mormorò Mazie, arrossendo. Certi ricordi erano umilianti anche adesso.

    Non ricordava un momento in cui J.B. non avesse fatto parte della sua vita. In passato gli aveva addirittura voluto bene, quasi come a un fratello. Tuttavia quando gli ormoni avevano iniziato a farsi sentire e aveva cominciato a vederlo sotto una nuova luce, un ballo di primavera al liceo femminile le era sembrata l'opportunità perfetta per fare un esperimento da adulta.

    Lo aveva chiamato un mercoledì pomeriggio d'aprile. Gli aveva esteso l'invito, agitatissima.

    Lui era stato stranamente evasivo. E poi, appena quattro ore dopo, si era presentato a casa sua.

    Visto che si sentiva strana a invitarlo a entrare, anche se era stato lì già un centinaio di volte, era uscita nello spazioso porticato e gli aveva sorriso esitante.

    «Ehi, J.B.» esordì. «Non pensavo di vederti oggi.»

    «Volevo parlarti a tu per tu» le disse. «È stato carino che tu mi abbia invitato al ballo.»

    «Carino?»

    Sembrava un vocabolo strano, soprattutto detto da lui.

    J.B. annuì. «Ne sono lusingato.»

    Le si strinse lo stomaco. «Non mi hai dato una risposta al telefono» gli fece notare. All'improvviso aveva iniziato a tremare.

    J.B. spostò il peso da un piede all'altro. «Sei carina, Mazie. Sono felice che tu sia mia amica.»

    Non c'era bisogno che aggiungesse altro. Era intelligente e perspicace, quindi era in grado di leggere tra le righe. Ma non gliel'avrebbe fatta passare liscia tanto facilmente. «Cosa stai cercando di dirmi, J.B.?»

    «Cavolo, Mazie. Non posso venire al ballo con te. Non avresti dovuto chiedermelo. Sei ancora una bambina.»

    Lei sentì una fitta al cuore. «Non sono una bambina» replicò con calma. «Ho solo un anno meno di te.»

    «Quasi due.»

    La sorprendeva che avesse tenuto il conto. Mazie fece tre passi verso di lui. Stava crollando. Tuttavia non gli avrebbe fatto vedere quanto la sua autostima avesse subito un duro colpo. «Non tirare fuori scuse, J.B. Se non vuoi andarci con me, abbi il coraggio di dirlo.»

    Lui imprecò. Si scostò i capelli scuri e leggermente troppo lunghi dal viso con entrambe le mani. «Per me sei come una sorella.»

    Pronunciò quelle parole in un soffio appena percepibile. Anzi, parlò rivolto al suolo. Sarebbe stato difficile escogitare una bugia meno convincente di quella. Perché stava innalzando delle barriere tra loro?

    Il respiro affannoso di Mazie rischiava di farla entrare in iperventilazione. Era chiaro che aveva male interpretato la situazione. J.B. non era andato lì quella sera perché le voleva bene o perché voleva vederla.

    Era lì sul suo portico perché era troppo gentile per dirle di no al telefono.

    Mazie era stanca di essere cortese. Gli fece scivolare le braccia attorno alla vita appoggiando la guancia sul suo ampio petto. J.B. indossava una T-shirt blu, jeans sbiaditi e mocassini di pelle. Decenni prima sarebbe stato un classico James Dean. Un ragazzaccio. Un tipo trasgressivo.

    Quando lo toccò lui si irrigidì. Era immobile. Fatta eccezione per una parte del suo corpo.

    Jackson Beauregard Vaughan era eccitato. Visto che Mazie gli si era appiccicata addosso, per lui era quasi impossibile nasconderlo. Lo baciò e infuse ogni briciolo di pura passione adolescenziale in quell'effusione appassionata e disperata.

    J.B. sapeva di buono, proprio come nei suoi sogni, anzi meglio.

    Per un attimo Mazie pensò di aver vinto.

    Lui la strinse. Ricambiò il bacio. Le infilò la lingua tra le labbra e le accarezzò l'interno della bocca. Le gambe le tremavano. Si aggrappò alle spalle di lui. «J.B.» sussurrò. «Oh, J.B.»

    Quelle parole lo risvegliarono dall'incantesimo che l'aveva travolto. Si allontanò con così tanta foga da farla incespicare.

    Non allungò nemmeno una mano per non farla cadere.

    La fissò, i lineamenti in ombra al riverbero giallognolo della luce del portico. Il sole era tramontato, e la notte si animava grazie ai profumi e ai suoni della primavera.

    J.B. si passò di proposito una mano sulla bocca. «Te l'ho detto, Mazie. Sei una bambina.»

    Quelle dure parole la confusero, soprattutto visto che l'aveva baciata. «Perché sei così cattivo?» sussurrò.

    Lo vide deglutire a fatica.

    «E perché tu sei così ingenua e sciocca?»

    Le si riempirono gli occhi di lacrime, ma non le avrebbe fatte scendere. «Credo che ci siamo detti tutto. Fammi un favore, J.B. Se mai ti trovassi nel bel mezzo di un'apocalisse e io e te fossimo gli unici esseri umani rimasti sulla terra, vai a farti benedire.»

    «Mazie... Ci sei... Mazie?»

    La voce di Gina la riportò al presente. «Scusa» disse. «Stavo pensando a una cosa.»

    «A J.B., vero? Stavi per dirmi perché lo odi dopo tutti questi anni e perché non vuoi vendergli l'immobile, anche se ti ha offerto il triplo di quanto vale.»

    Mazie deglutì, scacciando il passato. «Mi ha spezzato il cuore quando eravamo adolescenti, e si è comportato da idiota, quindi sì... non voglio dargli tutto quello che vuole.»

    «Non stai usando la testa.»

    «Può darsi.»

    «Dimentica i soldi. Non ti ha offerto anche altre due proprietà che sarebbero ottime per il nostro negozio? Ed è disposto a fare uno scambio facile facile? Cosa aspetti, Mazie?»

    «Voglio che si senta in imbarazzo.»

    J.B. aveva comprato ogni singolo metro quadrato nei due isolati vicino al Battery. Aveva in mente di ristrutturare tutto, naturalmente rispettando le linee guida della conservazione storica di Charleston. I negozi fronte strada sarebbero stati vistosi, splendidi e unici. Ai piani superiori la visione di J.B. includeva condomini e appartamenti di lusso, alcuni con vista sul pittoresco porto e Fort Sumter in lontananza.

    L'unico bastone tra le ruote era rappresentato da Mazie. E dalla sua proprietà.

    Gina le sventolò una mano davanti al viso. «Basta con la testa tra le nuvole. Capisco che vuoi fargliela pagare, però vuoi davvero boicottare quell'uomo solo per averla vinta?»

    Mazie digrignò i denti. «Non so se mi va di vendergli la proprietà. Ho bisogno di pensarci.»

    «E se l'agente non ti richiamasse?»

    «Lo farà. J.B. non molla mai l'osso. È una delle sue qualità migliori, e quella che mi dà più sui nervi.»

    «Spero tu abbia ragione.»

    J.B. scivolò sul divanetto e sollevò una mano per chiamare un cameriere.

    Jonathan Tarleton era già seduto nell'angolo di fronte a sorseggiare acqua gassata e lime. J.B. lo guardò preoccupato. «Sei uno straccio. Che succede?»

    L'amico fece una smorfia. «Sono questi maledetti mal di testa.»

    «Devi andare da un dottore.»

    «Già fatto.»

    «Allora devi andare da uno più bravo.»

    «Per favore, possiamo smetterla di parlare della mia salute? Ho trent'anni, non ottanta.»

    «Va bene.». J.B. voleva insistere, ma era chiaro che a Jonathan non interessava. J.B. si appoggiò allo schienale sospirando e bevendo un sorso di birra. «Tua sorella mi sta facendo impazzire. Puoi parlarle?» Non poteva ammettere il vero motivo per cui aveva bisogno d'aiuto. Lui e Mazie erano come l'olio e l'acqua. Lei lo odiava, e J.B. aveva cercato per anni di convincersi che non gli importava.

    La verità era molto più nebulosa.

    «Mazie è testarda» disse Jonathan.

    «Tipico dei Tarleton, no?»

    «Senti chi parla.»

    «Ho bloccato tutto il progetto perché lei mi sta prendendo in giro.»

    Jonathan cercò di reprimere un sorriso, ma non ci riuscì. «Non vai a genio a mia sorella, J.B.»

    «Sì, va bene, dimmi qualcosa che non so. Mazie si rifiuta di vendere. Cosa devo fare?»

    «Alzare la posta?»

    «In che modo? Non vuole i miei soldi.»

    «Non so. Mi sono sempre chiesto cos'hai fatto per farla arrabbiare. Come mai la mia sorellina è l'unica donna di Charleston a essere immune al fascino di J.B. Vaughan?»

    Lui serrò la mascella. «Chi lo sa?» mentì. «Comunque non ho tempo per i giochetti. Devo iniziare i lavori per la metà di gennaio se voglio rispettare la tabella di marcia.»

    «Le piacciono i cioccolatini.»

    Jonathan era serio, però J.B. capiva quando lo prendevano in giro. «Mi stai consigliando di comprarle delle caramelle?»

    «Caramelle... fiori... Non so. Mia sorella è una donna complicata. Intelligente da morire e con un gran senso dell'umorismo, tuttavia ha anche un lato oscuro. Ti farà penare, J.B. Preparati a strisciare.»

    J.B. bevve un sorso e cercò di non pensare a Mazie. Tutto di lei lo faceva innervosire. E non poteva permetterselo.

    Cavolo.

    I Tarleton erano brave persone. Anche se J.B. ricordava a malapena la madre di Jonathan, una donna bellissima dall'aria perennemente triste.

    Jonathan e Hartley avevano ereditato la carnagione olivastra, gli occhi marroni e i capelli castani della madre. Mazie aveva la pelle più chiara, e gli occhi erano più dorati che marroni. Color ambra, per la precisione.

    Il fratello aveva i capelli corti perché tendevano ad arricciarsi; lei, invece, li portava lunghi fino alle spalle. D'estate, con il caldo e l'umidità, li raccoglieva in una coda. Ma durante l'inverno li lasciava sciolti. Non la vedeva da mesi. A volte passava dai Tarleton per il Ringraziamento, ma quell'anno era stato preso da altri impegni.

    Adesso era dicembre.

    «Prenderò in considerazione le caramelle» sospirò.

    Jonathan fece una smorfia. «Vedrò cosa posso fare. Comunque non contare sul mio aiuto. A volte se le do un consiglio fa tutto il contrario. È sempre stato così, fin da quando eravamo piccoli.»

    «Perché ha sempre cercato di tenere il passo con te e Hartley, e voi la trattavate come una bambina.»

    «Forse saremmo potuti essere più carini con lei. Non era facile crescere in casa nostra, soprattutto dopo che la mamma era andata via. Mazie, poverina, non ha avuto nessun riferimento femminile.»

    J.B. esitò. «Sai che non farei mai niente per rovinarle il lavoro.»

    «Certo, lo so. Non essere stupido. Ha senso che tu voglia comprare la sua proprietà. Non posso farci niente se non molla. Chissà perché.»

    J.B. lo sapeva. O almeno così credeva. Quel bacio l'aveva tormentato per anni, per quanto si sforzasse di dimenticarlo.

    «Continuerò a provarci. Fammi sapere se riesci a combinare qualcosa.»

    «Farò del mio meglio. Però non sperarci troppo.»

    2

    Mazie adorava Charleston durante le festività. Quella graziosa e antica cittadina dava il meglio di sé a dicembre.

    Il sole splendeva, l'umidità di tanto in tanto scendeva sotto il sessanta percento e del fogliame profumato adornava ogni balaustra e balcone. Lucine bianche. Fiocchi in velluto rosso. Perfino i carri trainati da cavalli erano addobbati da decorazioni rosse e verdi.

    L'estate in Carolina del Sud poteva essere un inferno. A luglio e agosto sapeva che i turisti entravano nel suo negozio solo per sfuggire al caldo soffocante.

    Non poteva biasimarli. E poi era l'opportunità perfetta per scambiare quattro chiacchiere e magari vendergli un braccialetto d'oro.

    L'estate era di sicuro l'alta stagione. Portava un considerevole afflusso di denaro. L'andirivieni all'All That Glitters era stabile dal Memorial Day fino almeno a metà ottobre. Poi cominciava a scemare.

    Eppure Mazie adorava le feste più di ogni altra cosa.

    Era davvero divertente.

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