Il prezzo di quella notte: Harmony Collezione
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Piper Riley ha appena scoperto sulle pagine di una rivista di gossip che lo sconosciuto con cui ha passato quella che doveva essere soltanto una notte di passione non è altri che l'impenitente, ricchissimo playboy Dante Mancini. Peccato solo che le ore trascorse fra le sue braccia abbiano dato vita a un legame indissolubile di cui presto lui verrà a conoscenza.
... è il matrimonio!
La reazione di Dante non si fa attendere: lui vuole sposarla per riabilitare la propria reputazione, ma Piper è fermamente intenzionata a fare in modo che quando Dante pronuncerà i voti nuziali sarà solo per amore.
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Il prezzo di quella notte - Rachael Thomas
successivo.
Prologo
Due mesi prima
Il buon senso diventò non più di un lontano ricordo per Piper mentre, nella semioscurità della camera di albergo, l'uomo continuava a baciarla e a toccarla facendola sentire di nuovo viva, una sensazione che non provava più da troppo tempo. E quella voce profonda che mormorava parole in italiano e per questo incomprensibili, in qualche modo aveva il potere di oscurare il dolore e la sofferenza che quel giorno evocava in lei.
Non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo dopo, non voleva affrontare il vuoto, ma soltanto perdersi in quello sconosciuto, concedersi completamente, godere del momento.
Un gemito di frustrazione le risuonò in gola quando lui interruppe il contatto fra le loro labbra, per poi reclinare la testa e guardarla con i begli occhi color del caramello accesi di desiderio. Incoraggiata, gli sorrise, incapace di nascondere le sue emozioni.
Non era più possibile tornare indietro, ragionò, non che lo volesse, naturalmente. L'attrazione fra loro aveva vibrato nell'aria forte e spontanea ancor prima che lui suggerisse di abbandonare la festa prima del tempo.
Dunque ora avrebbe assecondato l'eccitazione del momento, pur nella consapevolezza che non ci sarebbe stato un domani. Poteva essere ingenua per quello che riguardava i rapporti con l'altro sesso, ma non al punto da aspettarsi più di quello che avrebbe avuto. Aveva lavorato tante volte come cameriera durante le feste organizzate da esponenti della società bene di Sydney e Londra, così era stata in grado di riconoscerlo immediatamente per quello che era, un esperto playboy abituato a lasciare la partner di turno dopo una sola notte di passione.
Di conseguenza, stava per mettere da parte il sogno di aspettare l'uomo giusto per dedicare le prossime ore all'uomo sbagliato, gettandosi a capofitto in quell'avventura che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Lui le accarezzò il viso e le tracciò il contorno delle labbra con la punta di un dito. Le gambe presero a tremarle al punto da farle temere che non l'avrebbero sorretta ancora a lungo, e chiuse gli occhi, consegnandosi a quello che reputava fosse il suo destino.
«Prima di continuare, abbiamo bisogno di una protezione?»
Quelle parole pronunciate con un marcato accento straniero la riportarono di colpo alla realtà. Piper aprì gli occhi e cercò di dare un senso alla domanda. «Protezione?» ripeté, il tono roco che stentava a riconoscere come suo. E da cosa, si chiese. Aveva scelto di essere lì in quel momento. Non aveva bisogno di protezione.
«Intendo fare l'amore con te, mia cara» spiegò lui, poi si tolse la giacca come a voler sottolineare il proposito, e la lanciò con noncuranza su una sedia.
«È tutto a posto...» Il cuore che le martellava nel petto, Piper si costrinse a non muoversi mentre lui annullava la distanza che li separava per riprendere a baciarla.
Con un gesto improvviso, le fece scivolare una spallina del vestito lungo il braccio per poi seguire con le labbra lo stesso percorso tracciato dalla mano. «Adesso niente potrà fermarci» dichiarò l'uomo mentre le abbassava la zip che correva sul lato del tubino nero. Di conseguenza, il corpetto ricadde in avanti, denudandole il busto.
Fiamme di imbarazzo le lambirono il viso. Piper lo guardò mentre le accarezzava uno dei seni per poi stringere fra due dita il capezzolo inturgidito. Chiuse gli occhi e reclinò la testa. «Questo è così... Bello» mormorò.
L'uomo si sporse in avanti per prendere fra le labbra l'altro capezzolo e succhiarlo con foga. «Mi vuoi, cara?» chiese, dopo averle imposto qualche istante di quella deliziosa tortura.
Piper riaprì gli occhi e gli affondò le mani fra i capelli in modo da attrarlo a sé. «Io voglio che tu faccia l'amore con me» mormorò.
«Non posso davvero pensare a nulla che mi piacerebbe di più» replicò lui, sorridendo.
L'accento straniero la eccitava almeno quanto le sue parole, si rese conto Piper, e intensificava quel desiderio che le bruciava dentro, e che era una sensazione poco consona al suo carattere e alla persona che era. «Ora» sottolineò, stringendolo a sé. «Ti voglio ora.»
Ridendo, lui si allontanò, portandosi a un passo di distanza. Il vestito di seta cadde ai suoi piedi con un fruscio, lasciandola coperta solo da un impalpabile tanga di pizzo nero, e dai sandali dal tacco alto. L'aria fra loro si caricò di tensione sensuale mentre l'uomo le accarezzava il corpo con lo sguardo. Piper avvertì la sua patologica timidezza risvegliarsi, però si sforzò di ignorarla. Spinta dall'esigenza di vedere di più di lui, gli afferrò la camicia e tirò, facendo saltare gran parte dei bottoni. Ormai non poteva fermarsi, si rese conto, non poteva permettere alla sua solita cautela di avere il sopravvento condannandosi a rimpiangere per sempre quello che avrebbe potuto avere in quel momento. Quella notte, avrebbe osato, decise. Quella notte non c'era spazio per la paura.
Con un gesto improvviso, lui la spinse sul letto e si tolse la camicia, esponendo il possente torace. Poi, uno scintillio malizioso negli occhi, si spogliò del tutto e torreggiò sopra di lei.
Il cuore le batteva con tale forza nel petto che era certa che tutta Londra potesse sentirlo, pensò Piper. Un gemito le sfuggì dalle labbra quando lui la inchiodò con il suo peso al materasso, il membro eretto che le premeva contro il ventre. Le fece scorrere la punta della lingua sulla pelle delicata della gola, ma non era abbastanza. Guidata da un desiderio che non era più in suo potere controllare, insinuò una mano fra loro, con l'intenzione di toccarlo, di tormentarlo così come lui aveva fatto con lei. Tuttavia neanche quello era abbastanza. Quello che voleva davvero era liberarsi anche del minuscolo tanga per permettergli di accarezzarla intimamente e poi di possederla.
Si aggrappò alle sue spalle, ruotò i fianchi invitandolo a darle di più. L'unico obiettivo era la totale soddisfazione dei sensi.
«Diavolo, così mi uccidi...» mormorò l'uomo. Le afferrò i polsi con una mano e le sollevò le braccia al di sopra della testa, gli occhi fissi nei suoi poi, con la mano libera le strappò il tanga.
Istintivamente Piper inarcò la schiena, assecondando il bisogno sempre più pressante di sentirlo dentro di sé, un invito che questa volta lui non tardò ad accogliere. Continuando a guardarla in viso, cominciò a spingersi in lei, però s'immobilizzò subito quando sentì il suo grido di dolore.
Piper scorse una ruga di perplessità solcargli la fronte, ma non poteva permettere che tutto finisse così. Voleva essere posseduta, voleva appartenere a qualcuno, anche se per una sola notte.
«Non fermarti» lo esortò, sollevando le anche per accoglierlo più profondamente dentro di sé.
«Ma tu sei...»
Piper sollevò la testa e lo zittì posando le labbra sulle sue, e gli cinse la vita con le gambe in modo da non lasciargli altra possibilità se non penetrarla fino in fondo.
Di nuovo lui mormorò qualcosa di incomprensibile nella sua lingua, poi finalmente assecondò i suoi movimenti. Quello che stava succedendo superava anche le più rosee aspettative, si rese conto Piper. Gridò la sua gioia mentre inaspettate lacrime le rigavano le gote. Nascose il viso contro il suo petto, respirando il suo profumo, cercando di imprimere nella mente ogni dettaglio di quei gloriosi istanti.
Quegli istanti in cui aveva perso la verginità, donandola a un uomo del quale non conosceva nemmeno il nome.
Lentamente il suo cuore tornò a battere a un ritmo regolare, e sentì i muscoli rilassarsi. Si accinse ad allontanarsi, lui, però, le passò un braccio dietro la schiena e la attirò a sé.
«Noi due non abbiamo ancora finito, mia cara.»
Quelle parole s'insinuarono nella nebbia che le offuscava il cervello, insieme alla realtà di ciò che aveva appena fatto.
Aveva fatto sesso per la prima volta e messo potenzialmente a rischio il nuovo lavoro, e tutto per un uomo che non si era nemmeno preoccupato di presentarsi. Con baci e lusinghe, l'aveva sedotta proprio il giorno in cui si era sentita maggiormente vulnerabile, il giorno in cui aveva avvertito l'esigenza di avere ancora, in qualche modo, il controllo della sua esistenza.
Il respiro di lui divenne più pesante nel sonno, e anche se continuava a stringerla con forza, Piper non aveva altra scelta se non quella di andare via. Forse quella appena trascorsa era stata la notte più eccitante di tutta la sua vita, ragionò, tuttavia la donna che aveva goduto fra le braccia di uno sconosciuto non era lei.
Si districò dalle sue braccia, scese dal letto, recuperò i vestiti e li indossò cercando di non fare rumore. Osservò ancora per qualche istante il viso dai lineamenti decisi del suo amante, il corpo scultoreo parzialmente coperto dal lenzuolo, consapevole che per loro non ci sarebbe stata una seconda volta poi, in silenzio, uscì dalla camera di colui che non avrebbe rivisto mai più, e tornò a essere la timida, giovane donna arrivata a Londra dall'Australia solo un anno prima.
1
Ancora infuriato per i problemi che lo avevano afflitto durante le ultime settimane, Dante Mancini scosse la testa come per sottrarsi agli effetti del troppo whisky che aveva ingollato durante il meeting che si era svolto la sera prima. Cercò anche di non pensare più del dovuto all'assurda soluzione proposta da Benjamin Carter per contrastare il clamore negativo che l'articolo pubblicato da Celebrity Spy! stava suscitando.
Il reporter di cronaca rosa, definendo lui, Ben Carter, lo sceicco Zayn Al-Ghamdi e Xander Trakas come i più dissoluti playboy del mondo, e per questo assolutamente inaffidabili, aveva arrecato danni notevoli alla credibilità dell'ente benefico con cui tutti loro collaboravano, la Hope Foundation. Ora i dirigenti dell'organizzazione pretendevano che riabilitassero la loro reputazione, o che si dimettessero dal consiglio. Per rendere la situazione ancora peggiore, un importante affare su cui lavorava da tempo e che era in procinto di concludere, rischiava di saltare proprio a causa di quella pubblicità avversa. Lui era uno scapolo cui piaceva troppo divertirsi, un irresponsabile, ormai questa era l'opinione che il mondo aveva di lui.
L'idea di Ben aveva qualche possibilità di funzionare?
Una soluzione drastica come il matrimonio poteva distrarre l'attenzione dall'ente benefico e, allo stesso tempo, assicurargli la firma di quel contratto così importante per il suo futuro professionale?
Forse, ammise, ma era pronto a stare al gioco?
Varcò la grande porta a vetri dell'edificio che ospitava la sede della sua azienda senza preoccuparsi di togliersi gli occhiali da sole, e sicuramente per nulla disposto ad ammettere che tutto il liquore che aveva bevuto mentre Carter gli spiegava che doveva procurarsi al più presto una moglie, era il motivo delle fitte dolorose che gli trapassavano le tempie, e anche del suo pessimo umore.
Camminò fino agli ascensori, premette il pulsante della chiamata, e trasse un profondo respiro mentre aspettava continuando a rimuginare sul motivo che Bettino D'Antonio aveva addotto per giustificare la sua intenzione di non concedergli più l'appalto, cioè che non era incline a trattare con chi non dava la giusta considerazione agli importanti valori della famiglia.
Non appena le porte si aprirono con un fruscio, entrò nella cabina, lieto di poter godere di qualche momento di solitudine prima di raggiungere gli affollati uffici del suo impero globale nel campo delle energie rinnovabili.
Le porte si richiusero e, nel tentativo di arginare il mal di testa e di recuperare un minimo di controllo, respirò di nuovo a fondo.
Immediatamente i suoi sensi si accesero mentre la memoria gli riproponeva frammenti di una notte di sesso bollente trascorsa in un hotel di Londra con una sconosciuta che da allora aveva tormentato i suoi sogni ogni notte, e invaso i suoi pensieri ogni giorno.
Ricordi che lo intrappolavano esattamente come faceva l'angusto spazio dell'ascensore, e che per questo peggioravano