Sogno provocante
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About this ebook
Questo è, segretamente, il sogno di Mercy Howard, governante in casa di Andrea Pascali, ricco pubblicitario di successo. Mercy è perfetta nel suo lavoro ed è anche carina, ma questa sua dote sembra invisibile agli occhi di Andrea. L'uomo, infatti, in lei non riesce a vedere altro se non la ragazza affidabile, integra e altruista che gli rassetta la casa. Così, approfittando dell'assenza di Andrea per un viaggio di lavoro, Mercy decide di operare un piccolo cambiamento nel proprio look e, al suo ritorno, lui non può credere ai propri occhi. La persona che si ritrova davanti non è più solo un'efficiente massaia, ma una donna sexy e assai desiderabile.
Diana Hamilton
Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.
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Book preview
Sogno provocante - Diana Hamilton
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Italian Millionaire’s Virgin Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Diana Hamilton
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-564-2
1
Andrea Pascali diede un’occhiata impaziente all’orologio, maledicendo il giorno in cui l’insostituibile Knox era andata in pensione per ritirarsi a vivere con la sorella rimasta da poco vedova.
«Si sta facendo tardi» borbottò contrariato, la bocca sensuale piegata in una smorfia di disappunto, rivolgendosi seccato all’amante del momento, che non sarebbe rimasta tale ancora per molto.
Trisha era diventata troppo esigente e appiccicosa, andando contro le regole che lui aveva stabilito con precisione fin dall’inizio.
Come era accaduto la sera precedente, quando era tornato dall’agenzia, nervoso e frustrato perché non riusciva a trovare un’idea grandiosa per pubblicizzare un prodotto alimentare poco appetibile, ed era stato accolto da Trisha con un dannato cibo cinese riscaldato nel microonde.
Ora lei fece il consueto gesto vezzoso di scuotere il capo, accompagnato da una smorfietta - che una volta lo aveva intrigato e ora riusciva solo ad annoiarlo - e gli disse: «Quello che ti serve, luce dei miei occhi, è una moglie. Così non saresti costretto a sopportare questi noiosi colloqui».
Il viso di lui si rabbuiò ancora di più. Questa volta aveva superato i limiti della decenza! Lei sapeva perfettamente che non aveva bisogno di una moglie. Né la voleva! Desiderava solo una governante discreta ed efficiente, ma trovarla sembrava una missione estenuante... e impossibile!
«Le ultime due che si sono presentate sembravano perfette» considerò. «La prima invece era un incubo.» Aveva almeno ottant’anni, anche se nelle referenze si faceva cenno a cinquanta.
«Tesoro» lo interruppe Trisha con un sorriso adulatore, «non angosciarti. Ti ho offerto il mio aiuto per risolvere questo problema domestico e ribadisco che quelle due non resterebbero a lungo. Sono ragionevolmente brillanti, passabilmente graziose... si sposeranno in breve tempo. La prossima, invece, anche se forse è fin troppo giovane...»
Le era parsa scialba, e autoritaria, anche. Qualità che Andrea non avrebbe certamente trovato sexy. Mentre le altre due...
Quando l’aveva accolta nell’ingresso, pochi minuti prima, Trisha era giunta alla conclusione che Mercy Howard sarebbe stata perfetta. Purtroppo aveva solo ventidue anni, ma era attraente come una scopa, e decisamente squallida... nessun rischio di competizione, quindi. Percependo che il terreno cominciava a franarle sotto i piedi, non sarebbe certo andata a cercarsi delle rivali. All’inizio della relazione Andrea le aveva fatto presente che non s’impegnava mai a lungo termine, e lei si era adattata. Be’, sarebbe stata una sciocca a mandare a monte tutto a quello stadio. In cuor suo però si era riproposta di fargli cambiare opinione e di farsi sposare, per sistemarsi e vivere nel lusso.
La donna che non avesse trovato attraente Andrea Pascali, per non parlare del suo favoloso conto in banca, non era ancora nata.
Quella Howard non sarebbe stata un’eccezione alla regola, ma Andrea non l’avrebbe neppure notata, tanto meno le avrebbe fatto qualche avance.
«Dovresti almeno vederla, mentre è qui» cinguettò Trisha, passandogli le dita tra i capelli color della notte. «Non si sa mai, potrebbe essere proprio quella che cerchiamo.»
Infastidito per quel plurale, e ancora di più per essere di cattivo umore, Andrea raddrizzò le spalle e si sistemò dietro l’imponente scrivania, la fronte corrucciata. L’epoca di Trisha era definitivamente tramontata. Avrebbe chiesto alla segretaria di scegliere un gioiello di valore e gliel’avrebbe mandato a casa per prima cosa l’indomani, accompagnato dal solito biglietto che diceva addio, senza rancore.
E, a meno che la quarta candidata non avesse ottant’anni e non fosse totalmente idiota, l’impiego sarebbe stato suo. Aveva del lavoro creativo molto importante da svolgere e per lui il tempo era denaro.
Nel momento in cui trovò la casa che stava cercando, Mercy ebbe un attimo d’apprensione. Una dimora fantastica nella zona in di Londra non faceva per una ragazza di campagna. Benché abitasse in città da più di due anni, era ancora una campagnola vecchia maniera e rimpiangeva la vita tranquilla che aveva condotto in precedenza.
Ma era anche molto decisa quindi, stringendo la borsa antiquata, si avvicinò al portoncino di legno e suonò il campanello.
La porta si aprì come per magia e Mercy si ritrovò in un atrio immenso. Quando le venne incontro una bionda di proporzioni armoniose, che indossava pantaloni rosa e un top aderente, ebbe l’immediata sensazione di essere un topolino di chiesa.
Controllando un blocco appunti la bionda annunciò: «Lei deve essere la signorina Howard». Un ampio sorriso fece seguito a uno studio accurato del suo abito grigio fuori moda, delle scarpe consunte, e della borsa sformata. «Io sono...» Arcuando un sopracciglio artificialmente delineato, la bionda proseguì: «Un’amica del signor Pascali. Se vuole attendere un attimo...».
La poltrona in pelle con supporti cromati accanto a un tavolino di cristallo era sorprendentemente comoda, ma Mercy non riuscì a rilassarsi, neppure piantando i piedi a terra e stringendo al seno la borsa sformata. L’apprensione era iniziata quella mattina quando Carly le aveva dato qualche ragguaglio sull’identità di Andrea Pascali.
«Sono stata alzata quasi tutta la notte per avere informazioni. È una leggenda vivente e ha solo trentuno anni. Possiede e dirige un’agenzia pubblicitaria ed è letteralmente un genio creativo. Vale milioni, senza contare la fortuna di famiglia. La residenza è qui a Londra, presumibilmente dove dovresti lavorare, ma ha anche una villa ad Amalfi e un appartamento a Roma. S’interessa di arte moderna, non è sposato, non ha figli, quindi non avrai altro da fare se non spolverare qualche Picasso e qualche Hockneys!» Sistemandosi meglio la giacca attillata con il logo della ditta di cosmetici per la quale lavorava, Carly le aveva lanciato un bacio. «Adesso devo correre via o arriverò di nuovo in ritardo. E... buona fortuna. Ricordati che hai un bellissimo sorriso, quindi mettilo a frutto!»
Mercy aveva gli occhi segnati da profonde occhiaie poiché era stata alzata buona parte della notte per pulire gli uffici per conto della ditta di pulizie per cui lavorava, e a causa dell’apprensione non era stata in grado di approfittare delle due ore scarse di riposo che aveva avuto quel mattino.
Il giorno precedente, nella sala d’attesa del dentista per una visita di controllo, aveva visto l’annuncio di Andrea Pascali su un quotidiano. Quel lavoro per lei sarebbe stato l’ideale. Il signor Pascali cercava una governante fissa e lo stipendio era ottimo.
Con quella cifra, e senza spese vive, avrebbe potuto aiutare davvero suo fratello James, che svolgeva il tirocinio medico, non come adesso, anche se risparmiava fino all’osso.
Del tutto indifferente al problema finanziario, James, che non aveva ancora finito il tirocinio, pensava già di specializzarsi in chirurgia, ignorando deliberatamente il fatto di essere oberato dai debiti.
Considerando quell’annuncio un’opportunità irrinunciabile, Mercy aveva telefonato chiedendo - o meglio esigendo, dovette ammettere con un senso di vergogna - un colloquio.
Cadeva proprio a proposito perché il giorno precedente Carly aveva fatto scoppiare la bomba.
La vecchia compagna di scuola, con la quale condivideva da due anni un piccolo appartamento, si sarebbe trasferita dal suo ragazzo in vista del prossimo matrimonio. Mercy era sinceramente contenta per lei... ovvio che lo fosse. Come poteva essere altrimenti, quando Carly era stata così generosa con lei?
Due anni prima, a vent’anni appena compiuti, Mercy era stata alla disperazione. Oppressa da un dolore cocente per la morte della madre, non sapeva come aiutare il brillante fratello durante i lunghi anni di studi di Medicina, avendo solo i miseri proventi del suo lavoro, ora che la pensione di reversibilità della madre era sepolta con lei.
Quando aveva lasciato la scuola a sedici anni, dopo la morte del padre, aveva convenuto con la madre che fosse suo dovere guadagnare qualcosa per contribuire alle spese per gli studi del fratello. Aveva accettato qualsiasi lavoro le aveva offerto il villaggio dove la famiglia si era trasferita dal vicariato, in un piccolo cottage di proprietà della Chiesa, che avrebbe garantito un tetto a sua madre fino alla morte.
Erano stati tempi duri, ma si era accontentata. Aveva cullato il sogno di specializzarsi in catering e governo della casa in modo, in un futuro, di avviare una sua impresa di catering per party privati e cerimonie. Con questo progetto in mente, per anni si era adattata a pulire, spolverare, sistemare giardini, fare commissioni, condurre fuori i cani.
Carly era comparsa al momento giusto. Lavorava in una ditta di cosmetici a Londra e le aveva offerto di dividere con lei l’appartamento. «Ci sono un’infinità di richieste per aiuti domestici in città. Troverai di sicuro un lavoro» le aveva assicurato.
E infatti l’aveva trovato. Intanto una sorella nubile di suo padre aveva accettato di ospitare James durante le vacanze, in un tranquillo villaggio della Cornovaglia, dove avrebbe potuto studiare in pace prima di tornare al famoso ospedale di Londra per proseguire il tirocinio.
In quel momento la bionda statuaria ricomparve nella stanza, facendola quasi sussultare.
Che speranze aveva? L’avevano lasciata a macerarsi nell’angoscia per più di dieci minuti, a combattere tra il desiderio di eclissarsi velocemente, mettere un annuncio per trovare una nuova coinquilina e proseguire risparmiando fino all’ultimo penny, e la necessità di tirare fuori la grinta e lottare per ottenere quel lavoro. Dopo tutto, non aveva niente da perdere se non il biglietto della metropolitana.
Fu la bionda e decidere per lei, invitandola a seguirla con un cenno.
Il cuore in gola, Mercy balzò in piedi, rimpiangendo di non avere un abito più decoroso di quello che indossava, acquistato per il funerale del padre parecchi anni prima.
Cercò di rincuorarsi pensando che la modestia è un pregio che qualsiasi datore di lavoro apprezza in una governante. Non è necessario essere eleganti e alla moda per lavare i piatti e spazzare i pavimenti, no?
E il leggendario Andrea Pascali, in fondo, era anche lui un essere umano.
Ma ci sono esseri umani ed esseri umani, fu il pensiero insano che le attraversò la mente quando quell’esemplare fantastico della specie fece cadere lo sguardo attraverso l’immensa scrivania sulla sua insignificante persona.
Il viso perfetto era alterato da una smorfia d’impazienza, e possedeva un’aura d’immobilità predatrice che metteva in guardia dal superare determinati limiti.
Gli occhi scuri continuavano a studiarla, tanto che lei sarebbe voluta scomparire sotto il pavimento. Ma quegli stessi occhi esprimevano anche una certa mutevolezza, e questo in un certo senso la