Come sposare un'amica
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About this ebook
Non avrò mai un'altra occasione come questa, pensa Leo Zaccarelli, chef rinomato, quando vede la sua migliore amica Amy Driver fuggire dall'altare e da un matrimonio che si sarebbe rivelato un disastro. Ora non deve fare altro che prendersi cura di lei. Ecco perché le propone di seguirlo in Toscana alla ricerca di sapori e profumi nuovi. Il vero obiettivo di Leo, però, è uscire da quel limbo che è diventata la sua amicizia con Amy. Le confidenze e gli abbracci non gli bastano più, e forse passeggiare mano nella mano baciati dal dolce sole del Mediterraneo potrebbe aiutare Amy a capire che c'è solo un uomo che può diventare suo marito: lui!
Caroline Anderson
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Come sposare un'amica - Caroline Anderson
978-88-3051-583-3
1
«Sei pronta?»
Le scostò una ciocca di capelli dall'angolo dell'occhio, il tocco leggero come le ali di una farfalla, la punta del dito che indugiava per un istante mentre i loro sguardi si incontravano. La sua voce, così familiare, era calma, ma la domanda non la rassicurò; anzi, le mandò la mente in caduta libera.
Era un quesito in apparenza semplice, ma nascondeva un milione di interrogativi inespressi, di cui quasi sicuramente Leo non era consapevole. Interrogativi che lei avrebbe dovuto porsi mesi prima, ma in qualche modo aveva sempre rimandato.
Era pronta?
Per la cerimonia nuziale, sì. La preparazione era stata meticolosa, nulla lasciato al caso. Sua madre, tranquilla ed efficiente, aveva provveduto a tutto. Ma per la vita matrimoniale con Nick?
Mescolate con il cinguettio degli uccelli e le voci delle persone radunate fuori dalla chiesa c'erano le familiari note dell'organo che suonava la marcia nuziale.
Del suo matrimonio.
Amy guardò attraverso le porte dell'edificio e vide i volti sorridenti degli invitati assiepati nei banchi in fondo, tutti con il collo allungato per tentare di osservarla meglio. Gli abitanti della zona radunati fuori erano lì per Leo, nella speranza di scorgere il loro compaesano diventato famoso, ma quelli all'interno erano lì per vedere lei che sposava Nick.
Il suo cuore martellò forte contro il corpetto attillato, che di colpo sembrò così stretto da non lasciarla respirare.
Non posso farlo...
Non aveva scelta. Era troppo tardi per avere paura. Se avesse voluto cambiare idea, avrebbe dovuto farlo secoli prima, prima che le ruote di quell'enorme treno che era il suo matrimonio si mettessero in moto. Non adesso che stava per tagliare il traguardo.
La chiesa era gremita, il ricevimento pronto, lo spumante in fresco. E Nick sarebbe stato davanti all'altare ad aspettarla.
Caro, gentile, adorabile Nick, presente nei momenti difficili, il suo amico e compagno. Il suo amante. E lei lo amava. Lo...
Abbastanza per sposarlo? Finché morte non ci separi e tutto il resto? O è semplicemente la cosa più facile da fare?
Puoi fermare tutto, le bisbigliò la vocina nella sua testa. Non è troppo tardi.
Invece lo era. Stava per sposare Nick.
Quel giorno.
Una strana calma si insinuò in lei, come se avesse premuto un interruttore per inserire il pilota automatico; come se la vocina nella sua testa non contasse.
Solo perché è facile, perché sai che sarà un bravo marito e un ottimo padre? Ti basta?
Certo che bastava. Era solo il suo nervosismo a farle venire dei dubbi. Il nervosismo dell'ultimo minuto. Nick era... perfetto.
Perfetto? Cioè, tranquillo, affidabile, sicuro, prevedibile... questo genere di perfezione? Niente chimica, niente fuochi d'artificio?Niente di sorprendente?
Zittì quella vocina. C'erano cose più importanti di queste: la fedeltà, la fiducia, il rispetto. La chimica era sopravvalutata...
Come fai a saperlo? Non puoi saperlo. Non l'hai mai provata. E se sposi Nick, non la proverai mai...
Mise a tacere di nuovo quella vocina e, stringendo la presa sul bouquet, tirò indietro le spalle, sollevò il mento e rivolse a Leo il più convincente dei sorrisi.
«Sì» disse decisa. «Sono pronta.»
Leo sentì il respiro bloccarsi di fronte a quel sorriso.
Quando era diventata adulta? Quando si era trasformata in quella giovane donna affascinante, invece dell'adolescente paffutella che lo pedinava da vicino? Si era distratto un attimo e lei era cambiata.
In cinque anni, ne erano successe di cose. Per entrambi. Troppe, nel suo caso, e perlopiù rovinate dal rimpianto.
Le accarezzò la guancia pallida e la sentì tremare. Era agitata. Normale che lo fosse. Chi non lo sarebbe stato, il giorno delle nozze? Era un impegno pazzesco.
«Sei bella, Amy» le bisbigliò con voce roca, guardando quella ragazza che aveva conosciuto così bene e che adesso conosceva appena. «È un uomo fortunato.»
«Grazie.»
Un lampo di incertezza brillò nel suo sguardo, il sorriso su quelle labbra carnose un po' esitante, e lui aggrottò la fronte.
Ci stava ripensando? Forse era tesa. Perché non c'era niente di sbagliato nell'uomo che stava per sposare, per quel poco che aveva visto, anzi, gli piaceva molto, solo non sembravano giusti l'uno per l'altra.
Non c'era chimica tra loro, nessun entusiasmo. Probabilmente a lei non interessava? Magari lei voleva una vita tranquilla? E forse non aveva torto.
O forse no. Non per Amy...
Leo esitò per un altro istante, poi le prese la mano, il pollice che lentamente accarezzava il dorso in un gesto di conforto. Le sue dita erano fredde, a rafforzare la sua preoccupazione. Le strinse con gentilezza.
«Amy, sto per chiederti una cosa. È quello che avrebbe fatto tuo padre, perciò ti prego di non prenderla nel modo sbagliato, ma... sei sicura che è quello che vuoi? Perché se non lo è, puoi sempre girarti e andare via. È la tua vita, e nessun altro può decidere per te.»
La sua voce si abbassò, il suo cipiglio si accentuò mentre lottava per farle capire l'importanza di quella scelta prima che fosse troppo tardi. Se solo qualcuno l'avesse fatto per lui...
«Non farlo, Amy, se non lo ami davvero. Impara da me: sposare la persona sbagliata per i motivi sbagliati è la ricetta assicurata per un disastro. Tu devi essere assolutamente sicura che sia la cosa giusta da fare.»
Un'ombra le attraversò il viso e, dopo una pausa che parve infinita, lei annuì. «Sì, sono sicura.»
Ma non aveva l'aria di essere convinta e lui certamente non lo era, ma non erano affari suoi, vero? E l'ombra negli occhi di Amy poteva essere semplicemente di tristezza, perché il suo adorato papà non era lì ad accompagnarla all'altare quel giorno. Niente a che vedere con lo sposo...
Non è un affare che ti riguarda chi sceglie di amare. Dio solo sa che tu non sei un esperto.
Trasse un respiro.
«Okay. Pronta ad andare, allora?»
Amy fece cenno di sì, ma lui la vide deglutire, e per un momento si domandò se avesse cambiato idea.
Poi lei si raddrizzò e, con un sospiro, si aggrappò al suo braccio e da sopra la spalla rivolse un sorriso alle damigelle. «Ci siete, ragazze?»
Entrambe annuirono e lui sentì la sua mano che gli stringeva il gomito.
«Okay, allora. Andiamo.» I suoi occhi si sollevarono e incontrarono quelli di Leo, il sorriso fasullo incollato al viso con fredda determinazione, in grado di ingannare chiunque, ma non lui.
Non sono affari tuoi. Leo fece un cenno all'organista e dopo un attimo di silenzio, rotto solo dal brusio degli invitati che si alzavano e delle gole che si schiarivano, la marcia nuziale riempì di nuovo la chiesa.
Le prese la mano e sentì che ricambiava la stretta. Abbassò lo sguardo in quegli occhi grigi che sembravano fluttuare nei dubbi nonostante il sorriso coraggioso, e percepì una stretta allo stomaco.
La conosceva da sempre, l'aveva soccorsa un milione di volte. Dannazione, era la sua migliore amica, o lo era stata prima che la vita folle che aveva scelto avesse il sopravvento.
Non farlo, Amy. Ti prego, non farlo!
«Non è ancora troppo tardi» le sussurrò, la testa piegata in modo che sentisse solo lei.
«Sì che è tardi» rispose, così piano che lui la udì a fatica, poi gli rivolse ancora quel sorriso finto e avanzò di un passo.
Leo deglutì il groppo in gola e lentamente la guidò lungo la navata.
A ogni passo, le gambe diventavano più pesanti e riluttanti, il cuore martellava, il senso di disagio le gelava le ossa.
Cosa stai facendo?
Nick era lì, che la osservava pensieroso.
Non è ancora troppo tardi.
Sentì Leo che allentava la pressione sul braccio e si allontanava e si sentì... abbandonata?
Era il giorno delle sue nozze. Avrebbe dovuto provare un senso di gioia, di completezza, di chi fa la cosa giusta... ma non era così. E, mentre guardava Nick, si rese conto che non lo provava neppure lui. Oppure era paralizzato dall'agitazione, cosa assai improbabile. Non era un tipo nervoso.
Le prese la mano brevemente, gliela strinse per rassicurarla, ma sembrò sbagliato. Così sbagliato...
Lei si divincolò, usando la scusa di porgere il bouquet alla damigella, e poi il prete prese la parola, e tutti cominciarono a cantare Jerusalem e lei percepì la sua bocca che si muoveva automaticamente mentre la mente le chiedeva Sei pronta?
Cosa stiamo facendo? E perché?
Le ultime note dell'inno si affievolirono e il sacerdote recitò la formula dell'impedimento. C'era un impedimento? Era sufficiente non amarlo? E poi vide le labbra del celebrante che iniziavano a pronunciare i voti nuziali.
«Chi consegna questa donna in sposa a questo uomo?» e Leo fece un passo avanti, le prese la mano e la affidò a Nick.
Caro Nick. Gentile, adorabile Nick, pronto a sposarla, a darle i bambini che entrambi desideravano, a invecchiare con lei...
Ma Nick indugiava. Quando il prete gli domandò se voleva prendere quella donna in moglie, lui esitò. Era un accenno di alzata di spalle quello? Poi la sua bocca si piegò in un sorriso e rispose: «Lo voglio».
Il sacerdote si girò verso di lei, ma Amy non stava più ascoltando. Fissava Nick negli occhi, in cerca della verità, e tutto quello che vide fu senso del dovere.
Perché erano dovuti arrivare fin lì per accorgersi che sarebbe stato un disastro?
Gli strinse le mani. «Lo vuoi davvero?» lo interrogò sottovoce. «Perché io non sono sicura.»
Alle sue spalle udì il brusio degli invitati, il mormorio di qualcuno che chiedeva cos'avesse detto.
Poi l'uomo sorrise, la prima volta che le sorrideva veramente in settimane, e la attirò contro il suo torace, abbracciandola forte.
«Amore mio, sei arrivata al pelo» le sussurrò.
Lei avvertì la tensione defluire da sé come l'aria da un pallone punto da un ago, e se lui non l'avesse tenuta, si sarebbe accartocciata.
«Mi dispiace, Nick, ma non posso farlo» mormorò.
«Lo so, non sembra giusto, vero? Pensavo che lo fosse, ma... non lo è. Meglio prima che dopo.» Lei sentì le sue braccia che si scioglievano mentre lui alzava la testa. «Vai, tesoro» bisbigliò, la bocca piegata in un sorriso malinconico. «Leo si assicurerà che tu stia bene.» La baciò con gentilezza sulla guancia e fece un passo indietro, il sorriso un po' incerto ora. «Sii felice, Amy.»
Lei lo scrutò e, quando sul suo viso lesse rimpianto e sollievo, i suoi occhi si riempirono di lacrime. «Anche tu» mormorò e indietreggiando andò sbattere contro il solido corpo di Leo.
Le sue mani la sostennero mentre lei si girava e sollevando la gonna si metteva a correre.
L'aveva fatto. L'aveva fatto davvero.
Leo la guardò scappare, sua madre e le damigelle che la inseguivano, vide Nick che crollava a sedere sulla panca e si rese conto che era tutta colpa sua. In senso letterale, perché era lui la