Stile greco: Harmony Collezione
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About this ebook
Xandro Caramanis è in cerca di una compagna. La candidata deve appartenere al suo stesso livello sociale, essere ben inserita nell'ambiente che lui frequenta e avere ottime doti di diplomazia e... seduzione. Chi meglio della giovane e promettente Mia Girard, emergente stilista di moda, potrebbe ricoprire tale ruolo?
Helen Bianchin
Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.
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Stile greco - Helen Bianchin
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Greek Tycoon’s Virgin Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2007 Helen Bianchin
Traduzione di Silvana Mancuso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-999-3
1
Il traffico procedeva lento tra un incrocio e l’altro, in un esodo generale dal centro di Sidney, e Xandro si spostò con la sua Bentley GT nella corsia centrale.
Il tramonto, all’orizzonte, lasciava il cielo striato di un rosso brillante che man mano si faceva più scuro per il crepuscolo che anticipava la sera.
Era stata una giornata pesante, piena di impegni.
Un massaggio avrebbe alleviato la tensione, ma non aveva tempo. Di lì a un’ora, Xandro doveva partecipare a una prestigiosa cena di beneficenza.
Da solo.
Conosceva molte donne, tutte avrebbero rinunciato a qualsiasi cosa per una serata con lui, civettando in una conversazione brillante, per poi finire a letto.
Ma indulgere nel piacere non era quello che gli aveva permesso di scalare la vetta del mondo degli affari per dirigere un impero economico.
Qualità invidiabile ereditata dal padre?
Doveva essere una delle poche, allora. Sorrise ironico.
Yannis Caramanis era noto per essere un ostinato figlio di puttana, spietato fino alla crudeltà, e ricco quanto Creso. Aveva avuto non meno di cinque mogli, e la prima gli aveva dato un figlio: Alexandro Cristoforo Caramanis.
Un figlio destinato a essere solo, poiché Yannis si rifiutava di considerarlo un erede e un sostituto, creando così rivalità, gelosia, dissenso e la rottura di un impero che aveva costruito lavorando sodo.
Le altre mogli ambivano alla ricchezza, alla vita dorata e allo status sociale. Una volta consumata la patina d’oro, venivano scartate per un’altra giovane bellezza.
Trofei al braccio, ecco cos’erano. E Yannis si assicurava che a ognuna toccasse solo il dovuto, secondo un previgente contratto prematrimoniale.
Xandro sollevò le spalle, superò una serie di semafori e si diresse verso la zona periferica di Vaucluse.
La leggera vibrazione del suo Blackberry lo fece imprecare. Prese l’apparecchio, controllò il numero sul display e lasciò che la chiamata andasse sulla segreteria, poi selezionò la modalità silenzioso.
Il successo portava con sé responsabilità, troppe, rifletté, e la tecnologia moderna garantiva costante reperibilità, ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette.
E nonostante apprezzasse quell’attività, c’erano altre sfide della vita che aveva bisogno di esplorare.
Una in particolare.
Il matrimonio.
La famiglia.
Una donna onesta e senza artifici, che avrebbe occupato il suo letto, reso la sua abitazione una casa, fatto da madre ai suoi figli.
Una donna che non si faceva illusioni sull’amore, pronta a vedere il matrimonio come una proposta d’affari senza complicazioni sentimentali.
L’affetto, l’entusiasmo dell’atto sessuale... ma l’amore? Che cos’era?
Aveva amato la madre con l’affetto di un bambino, solo per ritrovarsene privato. Quanto alle matrigne, ognuna di loro aveva avuto in testa un unico obiettivo: i soldi di Yannis, i regali e lo stile di vita. Un bambino era solo un impiccio. Meglio averlo fuori dai piedi.
Presto aveva imparato che doveva avere successo per guadagnarsi l’attenzione del padre. Di conseguenza eccelleva in tutto.
E quando Yannis gli aveva dato una posizione modesta nell’impero dei Caramanis, Xandro aveva lottato duramente per dimostrare il proprio valore. Non aveva avuto tempo per le frivolezze, allora.
L’impegno gli aveva fatto guadagnare la stima di Yannis, una parte dell’impero paterno, lo status di multimilionario... e l’attenzione delle donne.
Alcune più intelligenti della maggior parte, e una in particolare lo aveva quasi convinto a sposarla.
Quasi.
Ma una prudente ricerca aveva rivelato dettagli che altrimenti non sarebbero saltati fuori.
Era una pratica che continuava ad adottare ogni volta che decideva di frequentare una donna. Calcolata, forse, ma eliminava cattive sorprese.
Fece un mezzo sorriso, mentre svoltava in una strada sulla quale si affacciavano immobili esclusivi.
La casa era situata in cima a una collina, con una splendida vista sul porto. Acquistata cinque anni prima, l’aveva interamente ristrutturata e arredata, e aveva assunto una coppia che ci viveva e se ne occupava. Era una residenza lussuosa in cui Xandro dormiva, lavorava e riceveva.
Xandro Caramanis.
L’uomo che aveva tutto.
Degno successore del padre.
Duro, spietato, ambito dalle donne, legato a nessuna.
Non lo dipingeva forse così la stampa scandalistica?
Poco più di mezz’ora dopo, sbarbato e con un abito da sera, Xandro salì sulla Bentley e si diresse in città.
Il traffico era meno intenso, e il tragitto verso l’hotel, in cui si teneva la cena di beneficenza, fu relativamente agevole.
La serata prometteva un altro successo nella raccolta di fondi a beneficio di bambini svantaggiati.
Con sguardo discreto, Xandro osservò pigro la sala e gli ospiti, ne salutò e ne riconobbe alcuni vicino a lui, ritornò con lo sguardo al punto di partenza e si voltò per soffermarsi sui lineamenti di una ragazza.
Struttura del viso fine, bella bocca... Gli piaceva il modo in cui teneva la testa e il movimento espressivo delle mani. Aveva capelli biondo cenere appuntati in alto in un modo che gli fece desiderare di togliere i fermagli per lasciarli ricadere sulle spalle.
Eleganza raffinata dalla testa alla punta dei piedi delicati.
Leggermente nervosa sotto quel sorriso, notò e si chiese perché, dal momento che era abituata a quell’ambiente.
Mia, figlia del defunto Henri Girard e di Liliana, un’esperta dell’alta società.
Attraente, snella e graziosa, non ancora trentenne, teneva gli uomini a distanza, caratteristica che le aveva fatto guadagnare il soprannome di vergine di ghiaccio.
A ragione, stando ai pettegolezzi che abbondavano, anche se l’unico fatto certo era il matrimonio con Grant Baxter annullato in fretta due anni prima, alla vigilia delle nozze. Adesso partecipava al bel mondo della città in compagnia della madre vedova.
Molti uomini avevano cercato di avere un appuntamento con lei, però, per quanto ne sapeva Xandro, nessuno aveva avuto successo.
Passato impeccabile, maniere incantevoli, conosciuta in società, Mia Girard, aveva già deciso, sarebbe stata una moglie assolutamente perfetta.
Ciò che rimaneva da fare era trovare un punto di partenza, iniziare la corte, e fare la sua proposta.
Gli occhi di Xandro si strinsero leggermente, appena Liliana Girard si separò dalla figlia e cominciò a muoversi verso di lui.
«Xandro, che bello vederti qui.»
«Liliana.» Lui prese tra le sue le mani di Liliana, poi chinò la testa e la baciò lieve sulla guancia.
«Se sei solo stasera, magari gradirai unirti a Mia e a me.» Xandro accettò con un cenno della testa. «Grazie.»
Lasciò che Liliana lo precedesse, e lo sguardo si fece volutamente enigmatico, appena intuì che Mia lo aveva sentito avvicinarsi.
L’impercettibile rigidità della postura, il leggero sollevarsi della testa, come quello di una fragile gazzella che avverte il pericolo.
Poi la sensazione svanì, sostituita da un sorriso mondano quando Xandro le si avvicinò.
Scrutare la gente era una forma d’arte, il linguaggio del corpo una competenza acquisita, e lui era incredibilmente esperto in entrambi.
«Xandro» disse Mia, fredda ed educata, e maledisse in silenzio il modo in cui il suo battito accelerò. C’era qualcosa in lui, qualcosa di indefinibile, che le faceva rizzare i capelli della nuca in un avvertimento muto... ma di che cosa?
Era alto, perfino con i tacchi di dieci centimetri dovette sollevare la testa per guardarlo.
Attraente, concesse Mia, per la luce che accentuava i lineamenti scolpiti del viso, la mascella marcata e l’espressione enigmatica degli occhi scuri.
L’esclusivo abito di sartoria era impeccabile, e minimizzava le spalle imponenti anziché enfatizzarle. Estremamente maschio, aveva un’aura di potere che non era studiata, eppure solo uno stupido non avrebbe notato la ferocia che si nascondeva sotto la superficie.
«Mia.»
Non tentò di toccarla. Allora perché Mia ebbe la sensazione che stesse aspettando solo un’occasione migliore? Non aveva alcun senso.
«Credo che sarai al nostro tavolo, stasera.» Era abile nell’arte della conversazione e poteva farlo bene sia in italiano sia in francese, grazie a un anno passato in ognuno dei due paesi a studiare alta moda.
Eppure, alla presenza di quest’uomo, doveva lottare per mantenere una certa facciata. Cosciente, in qualche recesso della mente, che sapeva leggerle nel pensiero.
Lo sguardo di Xandro rimase fisso. «È un problema?»
Fece un sorriso educato. «Sarà un piacere averti con noi.» E seppe che mentiva.
«Uno dei membri del comitato mi ha appena fatto un cenno» disse Liliana. «Non ci metterò molto.»
Per un attimo, Mia si sentì persa, e incredibilmente vulnerabile. Poteva fuggire con un buon motivo, scusarsi e spingersi verso un gruppo di ospiti. Ma sarebbe stato un pretesto, e anche inutile, perché dubitava che una simile mossa lo avrebbe minimamente ingannato.
Era inevitabile che le loro strade si incrociassero.
L’impero dei Caramanis era un noto benefattore di istituti benefici e, in un galà per la raccolta di fondi come questo, la presenza di Xandro era assicurata, di solito con una magnifica donna al seguito. Eppure, nelle recenti settimane, quella era la terza volta che partecipava a una serata da solo.
Che cosa nasconde?, si domandò un diavoletto silenzioso.
Mia represse una debole imprecazione soffocata in gola sul nascere. Il pensiero che potesse volutamente chiederle di uscire era ridicolo. Era il suo polo opposto e, inoltre, lei aveva chiuso con gli uomini. Da più di due anni, ormai, e una volta ingannata...
Un leggero brivido le attraversò la schiena, al ricordo che le fece rivivere la notte fatale in cui speranze e sogni erano stati crudelmente infranti.
Era sopravvissuta ed era andata avanti, dedicandosi interamente alla propria carriera al punto da permetterle di consumarle la vita. C’era poco che desiderava o di cui aveva bisogno. Nessun sogno inesaudito.
«Caro.» La soave voce femminile, puramente felina, ben si adattava alla bionda slanciata che si avvicinò a Xandro. «Non mi aspettavo di vederti stasera.»
«Danika!» esclamò Xandro, con un sorriso educato che mancò di riflettersi nei suoi occhi.
La modella austriaca calcava le passerelle internazionali ed era molto ricercata dagli stilisti, nonostante i suoi capricci. Era un incubo lavorare con lei, ma il modo magico in cui sfilava la poneva tra le migliori.
«Conosci Mia?»
Occhi azzurri brillanti si posarono distrattamente su di lei. «Dovrei?»
Lo smacco deliberato fu alleggerito da una piega abile della bocca finemente truccata.
«Mia è una stilista.»
«Davvero?»
Non poteva fingere meglio un annoiato disinteresse. Era una festa, e l’affascinante modella aveva solo un obiettivo in mente: Xandro Caramanis. Chi poteva biasimarla? L’uomo era la preda del decennio!
«Il tuo nome non mi è familiare. Mia... come?»
«Girard» la informò suadente Xandro.
Mia decise che non ci sarebbe più stato un momento migliore. «Arabelle.» Aspettò un attimo. «Ne indossi uno.» Ne indossava uno anche lei. Un abito meraviglioso di satin rosa scuro che aderiva alla figura.
Danika strinse appena gli occhi. «È stato venduto come un pezzo unico.»
«Regalato» la corresse Mia, e vide che la modella alzava una mano per porre fine alla questione.
«La mia agente ha a