Carezze nella notte: Harmony Destiny
By Eileen Wilks
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Eileen Wilks
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Carezze nella notte - Eileen Wilks
successivo.
1
Lo zio Miles gli aveva sempre detto che, un giorno o l'altro, il suo senso dell'umorismo gli sarebbe costato caro, rifletté Ethan. E forse quel giorno era arrivato.
«Vorrei iniziare il prima possibile.» La bionda seduta dall'altro lato della scrivania gli elargì un radioso sorriso. «Oh, vedrà, ne verrà fuori un articolo pazzesco.»
Forse sarebbe stata la curiosità a metterlo nei guai, stavolta.
Per quanto lo stuzzicasse la presenza nel suo ufficio di Claudia Barone, spacciatasi per giornalista, lui non avrebbe perso tempo ad ascoltare la sua assurda storia se non avesse voluto scoprire a tutti i costi che cosa diavolo stesse tramando quella donna. «Guardi che non le ho ancora detto di sì» puntualizzò, divertito.
«Oh, be'» mormorò lei, pacata, accavallando le lunghe gambe. «In che modo posso convincerla?»
O, forse, la colpa era proprio tutta di quelle gambe. Nell'istante in cui se l'era vista comparire sulla porta, nel suo tailleur rosso fuoco, aveva subito desiderato farla accomodare di fronte alla scrivania per scoprire fino a che punto le sarebbe salito l'orlo della gonna leggermente troppo corto.
Aveva un paio di gambe lunghe, affusolate, e lei ne era consapevole. Le aveva accavallate almeno quattro volte da quando si era seduta.
«In nessun modo» le rispose Ethan.
Senza perdersi d'animo, lei si lanciò in una ripetizione della sua storia inventata, gesticolando animatamente.
Era un contrasto intrigante, osservò lui. La sua postura era impeccabile, spalle in fuori, schiena dritta, e non alzava mai la voce. Ma i gesti erano vivaci come il colore del suo vestito.
Dopo dieci minuti che la conosceva, poteva già dire che Claudia Barone era un concentrato di contraddizioni. Sembrava il prototipo della bionda elegante e algida, carnagione diafana, figura slanciata, magrissima, occhi azzurri e lineamenti classici appena disturbati da un naso troppo dritto. I capelli biondo oro erano raccolti in un impeccabile, rigoroso chignon. Il taglio del vestito era classico, anche troppo, se si ignoravano l'orlo un po' corto... e il colore. Che echeggiava il rossetto vermiglio che le enfatizzava la bocca deliziosa.
La storia che gli aveva propinato poteva anche essere paradossale, ma la sua voce ne rendeva accattivante l'ascolto, anche se scavava in ricordi che lui avrebbe preferito non rievocare.
D'aspetto, era molto diversa dalla sua ex moglie. Bianca era anche lei una bionda, benché il colore dei suoi capelli fosse il risultato della maestria del suo parrucchiere. Non che avesse la certezza che le striature dorate della capigliatura di Claudia Barone fossero un dono di madre natura...
La voce, tuttavia, sembrava proprio quella di Bianca. Quel timbro leggermente velato gli era così fastidiosamente familiare, anche se si trattava di una pura e semplice coincidenza. I Conti e i Barone non potevano essere più diversi tra di loro del giorno con la notte. L'accento era lo stesso di Bianca, solo che quello di Claudia non era artefatto. L'alta società di Boston era l'ambiente naturale della famiglia Barone.
Decisamente agli antipodi rispetto all'ufficio di un investigatore privato di estrazione proletaria.
Ethan tamburellò con le dita sulla scrivania e le sorrise blandamente. «Come può intitolare l'articolo La giornata di un investigatore privato se ha intenzione di tenermi sotto osservazione per un'intera settimana?»
«Oh, be', sarà una sorta di collage, non una giornata vera e propria» spiegò lei. «Altrimenti, sarebbe fuorviante, no? Nessuna giornata in sé può essere tipica. Sarebbe più opportuno scegliere i momenti più salienti e significativi nell'arco di più giorni.»
«In tal caso, lo dovrebbe intitolare La giornata tipica di un investigatore privato.»
«Forse ha ragione.» Claudia intensificò il voltaggio del proprio sorriso. «Qualunque titolo darò al mio articolo, ne risulterà una pubblicità strepitosa per la sua agenzia. Gratis. E, le prometto, non le darò alcun fastidio. Allora, che ne dice?»
«Una pubblicità gratis è sempre gradita. Il problema è che lei non è affatto una giornalista come dichiara.»
Claudia Barone non si scompose minimamente. «Che cosa glielo fa pensare?»
Forse fu la naturalezza con cui lei raccontava le sue panzane che gli fece prendere quella decisione. O, forse, quel perverso senso dell'umorismo di cui parlava suo zio. O, forse, furono quelle gambe, lunghe, affusolate, che lei sfoggiava da quando si era messa a sedere. «Innanzitutto, le sue scarpe.»
«Le mie scarpe?» Claudia abbassò gli occhi, fissando le calzature di pelle rossa. «Che cosa c'è che non va nelle mie scarpe?»
«Proprio niente. Solo che, con quello che guadagna, una giornalista non si può permettere calzature di manifattura italiana. Quelle che indossa lei devono essere molto costose.»
«Perdiana.» La blanda imprecazione era tipica di una signora di buona famiglia. «Ho girato tre ore, ieri, in un paio di quei grandi magazzini che spuntano come funghi nei vari centri commerciali, per trovare questo vestito. Cercavo qualcosa di sobrio, elegante, anche se doveva essere a buon mercato per rendere l'immagine credibile. Perché una giornalista non può essere dotata di buongusto?» Attese una risposta.
«Infatti» concordò lui, affascinato.
«Stacy voleva che indossassi un tristissimo completo pantaloni marrone. Oddio, il marrone mi muore addosso. E poi, aveva un taglio orribile...» Guardò il suo tailleur rosso con soddisfazione. «Questo l'ho trovato in saldo, a ottantasette dollari. Da non credere, eh? Ma le scarpe economiche, oddio, quelle proprio no. Ti stringono o ti scorticano sempre da qualche parte, soprattutto quando sono nuove. E poi, non credevo che lei se ne intendesse tanto di calzature femminili da accorgersi delle differenze.»
«Perché non provengo dal suo stesso ambiente sociale?» ribatté lui, in tono leggermente risentito.
Claudia strabuzzò gli occhi. «Perché lei è un uomo. Tutto qui. Gli uomini non ne capiscono niente di abbigliamento, a meno che...» Batté le palpebre, sconcertata. «Non lo è, vero? Interessato lei stesso, intendo dire, all'abbigliamento femminile.»
«Mio Dio, no!»
Stavolta, il sorriso le increspò gli angoli degli occhi. Decisamente più naturale. «Ammetto che mi fa piacere sentirlo. Lo so, i suoi gusti sessuali non sono affari miei, ma si impara così poco se si è interessati a quel genere di cose, non trova?»
Era ora di liberarsi di lei, rifletté Ethan, prima di lasciarsi incuriosire fin troppo dalla successiva assurdità che avrebbe detto. Suo zio lo aveva sempre criticato per quella sua curiosità quasi maniacale per le personalità stravaganti. Così, spinse indietro la sedia e si alzò. «Non c'è bisogno che finga di essere una giornalista, sa?»
«No?» Lei lo osservò perplessa mentre girava attorno alla scrivania. «Ciò significa che mi permette di prendere parte alla sua indagine?»
Campa cavallo... «Significa che sono consapevole che un sacco di donne subiscono il fascino dell'investigatore privato.» Articolò le parole con un lieve ammiccamento e si permise di godersi un indolente viaggio sul suo corpo. Seni alti, piccoli, vita sottile, fianchi arrotondati... e quelle gambe da urlo. Che peccato dover spedire quel grazioso involucro fuori della porta. «Nessuna, però, è carina quanto lei.» Con ciò, appoggiò e strinse le mani attorno ai braccioli della sedia dove lei era seduta, inchiodandola al suo posto.
Alla fine, lei gli rivolse uno sguardo accigliato. «Guardi che ha frainteso.»
«Non sia imbarazzata.» Ethan si sospinse ancora di più verso di lei. I suoi seni si gonfiavano e sgonfiavano un po' troppo velocemente sotto il tessuto rosso della giacca. Lui tramutò il sorriso in un ghigno compiaciuto. «Ne sono lusingato. Sono convinto che potremmo escogitare insieme un modo per conoscerci meglio.»
Da vicino, gli occhi di quella donna sembravano diversi. Le iridi erano del colore del cielo d'estate, ma il contorno era di un azzurro più scuro, quasi grigio. Il suo sguardo si posò sulle labbra vermiglie. Lei se le leccò. E il cuore di Ethan ebbe un sussulto.
In quel momento lui avvertì un dolore intenso al piede sinistro. Gridò e si raddrizzò di scatto. Quella piccola delinquente gli aveva conficcato il tacco nel dorso del piede.
«Dovrebbe vergognarsi» protestò lei, indignata. «L'intimidazione sessuale non è un giochetto leale.»
«Non è un giochetto leale, dice?» Ethan fece una smorfia. «E, allora, quella cosetta che fa lei con le gambe, come la definirebbe? E il modo in cui si è leccata le labbra?»
Un fugace senso di colpa le attraversò il viso, ma Claudia sollevò il mento. «Io non la stavo provocando, se è a questo che allude.»
«Invece sì.» Ethan si appoggiò contro la scrivania, incrociò le braccia sul petto e le indirizzò uno sguardo di rimprovero. Stavolta sì che stava cercando di intimidirla. Alla vecchia maniera, però, sfruttando l'imponenza del suo fisico. «A meno che non voglia insistere con i suoi argomenti, credo che sia ora che tolga il disturbo.»
Claudia non si scompose. «Credo che lei sapesse fin dall'inizio chi fossi.»
«Ovvio. Sto investigando sull'incendio alla Baronessa. Ho anche una sua foto nel mio fascicolo.»
«Ma io non lavoro presso la compagnia.»
«Che cosa c'entra? È pur sempre un membro della famiglia Barone, e io sono un tipo scrupoloso, attento.» E poi il viso di Claudia era sempre su tutte le pagine della cronaca mondana di Boston.
Lei si protese in avanti. Lo scollo della giacca si aprì abbastanza da consentirgli un'interessante sbirciata al solco tra i due seni. «Ascolti, quell'incendio... Oh, per l'amor del cielo.» Si accorse della direzione del suo sguardo e si raddrizzò. «Ma la sua è un'ossessione! Mi vuole ascoltare, per piacere? È importante.»
«Riesco ad ascoltare e contemporaneamente a guardarle dentro la scollatura» le assicurò Ethan divertito. «Sono un uomo dalle mille risorse, io.»
Lei soffocò un risolino. «So che sta investigando sugli strani eventi che sono successi ultimamente alla Baronessa, il sabotaggio del gelato, l'incendio alla fabbrica. Naturalmente, ci serve sapere chi è il suo cliente e che cosa ha scoperto.»
«E io, naturalmente, non glielo dirò.»
«Lei ha bisogno della collaborazione dei dipendenti della Baronessa. Io posso aiutarla a ottenerla. Ciò che le chiedo in cambio è che mi tenga informata. O che mi permetta di accompagnarla mentre scopre quelle informazioni.»
«No. E si risparmi di sventolarmi sotto il naso un profumato assegno. Non mi lascio corrompere.»
«L'ho mai insinuato?» Claudia si stizzì. «Non mi sarei presa la briga d'inscenare questo teatrino se avessi pensato di risolvere tutto col denaro.»
Lui torse le labbra in una smorfia. Doveva darle ragione. «A ogni modo, la informo che ci ha già provato suo fratello.»
Una ruga increspò la fronte di Claudia. «Derrick? Non avrebbe dovuto. Eravamo d'accordo che me ne sarei occupata io. Bene.» Ondeggiò la mano in un gesto di noncuranza. «Non importa. Io...»
Squillò il telefono. Lui sollevò la cornetta.
«Mallory Investigations.»
Era Nick Charles, l'investigatore incaricato di indagare sull'incendio alla Baronessa, oltre che caro amico del cugino di Ethan, Mel. Nick non aveva, in realtà, grosse novità, ma