Zingarella ingenua
By Anne Mather
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Zingarella ingenua - Anne Mather
successivo.
1
La lettera dall'Inghilterra arrivò esattamente un mese dopo l'improvvisa scomparsa del padre di Samantha.
Samantha era ancora sotto choc per la terribile notizia: l'incidente era avvenuto nel tratto di autostrada tra Milano e Bologna, quando era scoppiata una gomma dell'automobile guidata da suo padre.
La macchina aveva oltrepassato l'aiuola spartitraffico, ed era andata a sbattere con violenza contro un pullman di turisti che viaggiava sull'altra corsia. I passeggeri del pullman se l'erano cavata con un grande spavento, ma l'urto aveva ucciso sul colpo John Kingsley.
Samantha era annientata dal dolore: aveva passato tanti anni con il padre a Sirolo, un paesino sul mare Adriatico... C'era sempre stato un grande affetto tra padre e figlia. Troppo, perché adesso lei si sentiva sola al mondo. Persino la fedele Matilde, al loro servizio da sempre, non poteva colmare quella spaventosa sensazione di vuoto.
Samantha pensava disperata che non si sarebbe mai più sentita protetta o felice come quando il padre era ancora in vita.
John, era così che lo chiamava, si era recato a Milano per l'inaugurazione della sua prima mostra di sculture. Per anni nessuno si era accorto del suo talento, ma era bastato che un famoso critico apprezzasse il suo lavoro per spianargli la via del successo.
John si era fermato a Milano due settimane e aveva scritto a Samantha, fiero del successo riportato dalle sue opere. L'orribile tragedia era avvenuta sulla via del ritorno. Samantha pensava con amarezza alla crudele ironia della sorte: John era morto proprio nel momento in cui la fortuna aveva deciso di ricompensare i suoi sacrifici.
I funerali avevano avuto luogo a Sirolo; gli abitanti del paesino avevano voluto presenziare in massa all'ultimo addio. Si erano mostrati tutti molto premurosi nei confronti di Samantha, ma lei si era sentita quasi infastidita da quelle manifestazioni di affetto. Il suo unico desiderio era quello di restare sola, sola con il suo immenso dolore.
La situazione economica del padre non era delle migliori: la villetta nella quale vivevano era in affitto e, nonostante i suoi recenti successi, John Kingsley non aveva lasciato molto alla figlia.
Pagate le spese dei funerali, Samantha si ritrovava praticamente senza una lira. Sapeva che di lì a poco si sarebbe dovuta decidere a lasciare il villaggio e a trovarsi un lavoro. A meno che... a meno che non avesse accettato la proposta che aveva ricevuto.
Samantha non osava neppure pensare a quella soluzione inevitabile. Del resto, che genere di lavoro poteva sperare di trovare? Sapeva battere a macchina ed era una perfetta padrona di casa, ma questi requisiti, da soli, non bastavano certo a darle una collocazione nella società.
Viveva in Italia dall'età di quattro anni e parlava l'italiano come fosse la sua lingua madre, anche se il padre aveva sempre insistito perché in casa si parlasse inglese.
John le aveva raccontato che la mamma era morta quando lei era ancora molto piccola e che non avevano altri parenti in Inghilterra. Così si erano trasferiti in Italia dove John aveva sperato di trovare il tempo e l'ispirazione necessari al suo lavoro. Non avevano molti soldi, ma il pesce non mancava a Sirolo e Matilde coltivava un piccolo orto che forniva la maggior parte di verdure necessarie al loro fabbisogno. Samantha non aveva mai sofferto per quella vita modesta e gli anni erano trascorsi sereni.
Pochi giorni dopo i funerali, arrivò quell'incredibile lettera dall'Inghilterra, un paese che non era mai riuscita a considerare come il suo.
Girò e rigirò più volte la busta tra le mani prima di decidersi ad aprirla. La carta era di una qualità molto raffinata e questo particolare non fece che accrescere la curiosità di Samantha. Doveva trattarsi sicuramente di qualche amico del padre che aveva appreso recentemente la notizia della sua improvvisa scomparsa...
Il foglio recava un'intestazione in sottili caratteri dorati: Daven House, Daven, Wiltshire. Con un'espressione perplessa in viso, Samantha scorse rapidamente la lettera fino a leggerne la firma: Lucia Davenport.
Sempre più incuriosita, si accinse alla lettura.
Cara Samantha,
ho appena appreso la terribile notizia e il mio primo pensiero è stato per te. Devi assolutamente ritornare in Inghilterra. Siamo la tua famiglia e desideriamo averti vicina. Sono tua nonna e poiché Barbara continua a rifiutare di assumersi le sue responsabilità di madre, spetta a me dirti la verità.
Qualunque cosa ti abbia raccontato John, sappi che tua madre è viva. Ti spiegherò tutto meglio quando ci vedremo di persona. Sono molto vecchia ormai e sarei felicissima di averti con me a Daven. Conduco un'esistenza piuttosto monotona, ma ti prometto che farò tutto il possibile perché tu ti diverta e ti trovi bene qui.
Samantha restò a fissare la lettera, sbalordita. Si sentiva a un tratto debolissima e dovette sedersi sul bracciolo di una poltrona. Che stesse sognando? Che si trattasse di uno scherzo crudele? In preda a una grandissima agitazione, riprese a leggere:
Quando gli avvocati di John mi hanno contattato, secondo le ultime volontà di tuo padre, ho organizzato tutto per il tuo arrivo a Londra. Fammi sapere il giorno e l'ora esatti della partenza, in modo che possa venire a darti il benvenuto.
Per favore, non pensarci troppo. Vedrai che quando avrai ricevuto le disposizioni necessarie, tutto ti sembrerà molto facile. Pensa solo che qui ti aspettiamo con grande impazienza. Con tutto il mio affetto.
Lucia Davenport
Samantha era al colmo dello stupore. Infilò lentamente la lettera nella busta e rimase immobile, con gli occhi persi nel vuoto.
Era davvero possibile?, si chiese ancora una volta. Come aveva potuto passare tutti quegli anni nella più totale inconsapevolezza? Così, sua madre era ancora viva... Perché allora non le aveva fatto mai sapere niente di lei? Niente, neanche una parola! E se era tutta una storia inventata, chi poteva esserne l'autore?
No, si disse infine. Doveva essere la verità.
Estrasse una sigaretta da una scatolina di legno intagliata dal padre. Il suo piccolo universo si popolava improvvisamente di sconosciuti che affermavano di essere la sua famiglia! Una nonna... una madre! E se avesse avuto anche delle sorelle e dei fratelli?
L'unico modo per venire a capo di quel mistero era partire per Londra come le chiedevano. Samantha era terrorizzata all'idea di lasciare il piccolo mondo nel quale aveva vissuto tutto quel tempo. Come poteva separarsi da Matilde? La domestica aveva una sorella a Ravenna, ma che diritto aveva di abbandonarla così?
E che cosa sarebbe successo se lei, Samantha, non fosse andata d'accordo con i suoi nuovi parenti? In fondo, fino a quel momento non si erano mai preoccupati di lei. Ma perché John le aveva tenuto nascosta la loro esistenza per tutto quel tempo?
Sebbene facesse caldo, Samantha rabbrividì. Si alzò e si diresse lentamente verso la terrazza. Ai suoi piedi si stendeva una lunga spiaggia di sabbia bianca, lambita dolcemente dall'Adriatico.
Di fronte alla bellezza di quel paesaggio, Samantha si sentì stringere il cuore. Come poteva abbandonare tutto per una città triste e fredda, senza sole e senza calore? Era così che John le aveva sempre descritto Londra, anche se lei iniziava a chiedersi se fosse stato veramente obiettivo. Molto probabilmente era successo qualcosa che gli aveva reso insopportabile quella città e l'Inghilterra in generale. E se per lei fosse stato differente?
Spense la sigaretta; rientrò lentamente nella stanza e cominciò a spogliarsi. Al posto dei vecchi jeans e del maglione che portava sempre, indossò un bikini e raccolse i lunghi capelli in una coda di cavallo.
Appena arrivata in spiaggia, si tuffò correndo tra le onde e lasciò che la sferzata benefica dell'acqua le ridesse un po' di vigore. Mentre nuotava a lunghe bracciate, dimenticò tutte le sue preoccupazioni: per la prima volta dopo la morte del padre si sentiva di nuovo serena.
Guardando verso riva, si rese conto di essersi allontanata molto. In piedi sulla spiaggia distinse la sagoma familiare di un giovane pescatore e agitò la mano verso di lui in segno di saluto.
Luca Angeli la guardava avvicinarsi con gli occhi carichi di tenerezza e desiderio: che incanto quell'inglesina bionda e delicata, dai lunghi capelli e gli occhi verdi!
«Va un po' meglio?» le chiese appena lei lo raggiunse.
Samantha fece cenno di sì con la testa e si stirò con evidente piacere.
«L'acqua oggi è meravigliosa!»
Si lasciò cadere sulla sabbia e Luca s'inginocchiò di fianco a lei.
«Non dovresti allontanarti tanto quando sei sola!» le disse in tono di affettuoso rimprovero.
«Lo so» rispose Samantha con un sospiro.
Da quando era morto il padre, non avevano avuto l'occasione di parlare tranquillamente e quel giorno lei sembrava diversa, quasi un'altra persona.
Samantha sollevò lo sguardo su di lui, come se gli avesse letto nel pensiero.
«Se devo essere sincera» confessò, «mi sento un po' disorientata oggi. Stamattina ho ricevuto una lettera dall'Inghilterra.»
«Dall'Inghilterra?» le fece eco Luca, corrugando la fronte. «Ma se non conosci nessuno...»
«Invece, parrebbe proprio di sì» rispose lei sdraiandosi sul ventre.
«Chi è, un amico di tuo padre?»
«Sì... anche se l'espressione non è forse la più adatta a dipingere la situazione.»
«Insomma chi è? Vuoi dirmelo o no?»
Si lasciò cadere anche lui sulla sabbia e iniziò ad accarezzarle delicatamente la schiena. Samantha, che non era nello stato d'animo giusto per le effusioni, si liberò, con un gesto stizzito, della mano di Luca e si mise a sedere.
«Piantala!» esclamò infastidita. «Sto parlando di una cosa seria! Era una lettera di mia nonna. Lo capisci che cosa vuol dire?»
Luca era divenuto a un tratto serissimo.
«Tua nonna!» ripeté. «Ma se tuo padre ha sempre detto che non avevate più parenti!»
«Infatti. Ma evidentemente si sbagliava. A meno che non si tratti di uno scherzo... Ma non è tutto! Ho anche una madre!»
«Oh, Madonna!» non poté trattenersi dall'esclamare Luca.
«Proprio così» continuò Samantha. «Ho avuto anch'io la stessa reazione. Ma non è finita!»
«Che cosa c'è ancora?»
«Mia nonna vuole che ritorni in Inghilterra.»
«Ah, no!» esclamò Luca fuori di sé. «Non penserai davvero di andarci?!»
Samantha sospirò.
«Non ho ancora deciso» mormorò.
Luca si protese verso di lei.
«Ma e noi, allora? Lo sai che cosa provo per te. Credevo... speravo che presto...»
«Lo so» lo interruppe Samantha scuotendo la testa.
Non aveva mai avuto il minimo dubbio riguardo alla natura dei sentimenti di Luca nei suoi confronti. Erano cresciuti insieme e da allora erano stati praticamente inseparabili. Lui le aveva insegnato a nuotare, a portare la barca, a pescare. John non si era mai opposto alla loro amicizia, anche se non le aveva mai attribuito un significato particolare.
Comunque, Luca non aveva mai cercato di nascondere il suo amore. La famiglia di lui aveva già fatto progetti per il loro matrimonio e in paese si stava già cercando una casa per la futura coppia.
Samantha adorava i nipotini di Luca e aveva sempre apprezzato la loro compagnia. Tuttavia, considerava il matrimonio un passo molto importante e non riusciva ancora a immaginarsi nel ruolo di madre di famiglia. Era tormentata da mille dubbi, ma ogni volta che cercava di venirne a capo, la risposta era sempre la stessa: aveva davvero un'alternativa?
Dopo la morte di John il problema si era fatto pressante; poi, era arrivata quella lettera e le aveva dischiuso nuovi orizzonti... Nonostante l'angoscia che l'assaliva al pensiero di partire, Samantha sentiva che non doveva lasciarsi sfuggire quell'occasione unica di conoscere il mondo. Ma come poteva farlo capire a Luca? Lui era molto felice a Sirolo, amava la vita che vi conduceva e la